29 dicembre 2009

intervento a radiopop 20091229 su hotel di lusso e tutti buoni a Natale

Cinque mesi fa, il 21 luglio, da radio popolare parlai della possibilità che in una delle zone più tutelate e belle di Verona, le Torricelle, si attuasse un intervento edilizio devastante e cioè la trasformazione dell'attuale seminario stimmatino, a San Leonardo, in albergo di lusso.

Un hotel con 100 stanze, piscina coperta e scoperta, terrazza panoramica con ristorante, su una superficie di trentamila metri quadrati di cui 12 mila edificati.

La notizia era presa da un volantino distribuito alla Fiera di Milano dalla Palladium Group, società immobiliare tra le più importanti d'Italia collegata con la immobiliare ”Adige Docks” dei costruttori veronesi fratelli Mazzi.

La Palladium Group, per intenderci, ha progettato il recupero della Manifattura Tabacchi ed è in corsa per realizzare “L'Ecoborgo” (centri commerciali, residence...) nell'area dell'ex Seminario Vescovile di San Massimo cioè non è una accolita di sprovveduti che butta lì un idea tanto per dir qualcosa tanto più che alla Camera di Commercio risulta una dichiarazione esplicita “intervento edilizio relativo all'area della Casa San Leonardo e zone limitrofe.

In quella trasmissione mettevo in rilievo come parti importanti dei quartieri storici della città, e della collina che le fa da sfondo, sono proprietà, oltre che dei militari, anche del clero e che, con la crisi delle vocazioni e relativo abbandono delle strutture esistenti, occorreva la massima attenzione da parte dei consiglieri della opposizione per impedire interventi speculativi.
I consiglieri, a dire il vero, intervennero più volte ma senza avere risposte soddisfacenti.

L'assessore all'urbanistica affermò che “non ci risulta che ci siano richieste per l'area di San Leonardo e la zona è a destinazione collinare e agricola sottoposta a precisi vincoli e norme per il rispetto ambientale e paesaggistico della collina.

Già, però se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che “ i precisi vincoli e norme” molte volte e, spesso proprio relativamente a proprietà del clero, sono andati a farsi benedire.

Ora la questione torna. Torna perché alcuni esponenti di “Sinistra, ecologia e libertà” affermano che il Comune non può continuare a fare la scimmietta che non vede, non sente e non parla. Affermano che “già sono stati fatti lavori di sbancamento e sono stati tolti degli ulivi secolari” e mostrano un documento affermando che si tratta di un contratto preliminare firmato dai padri stimmatini con la società Mazzi nel quale si parla della possibilità che in futuro le aree possano assumere vocazione edificatoria e “in particolare consentire la realizzazione in via preferenziale di una casa di riposo o, secondariamente, di un albergo”.

L'assessore all' urbanistica risponde così ” Chiudo la porta a qualsiasi velleità di costruire un albergo di lusso nella struttura religiosa però siamo disponibili a prendere in considerazione progetti di interesse pubblico, di ambito preminentemente religioso o legato al mondo della sanità”.

La porta sarà stata chiusa. Però non troppo bene. Si sentono gli spifferi.
Cosa significa “di ambito preminentemente religioso? “ ,Una bella struttura di accoglienza per i pellegrini diretti al vicino (cento metri) santuario, con ristorante panoramico e, perché no, anche con piscina cosa sarebbe? Potrebbe benissimo essere considerata una struttura di “ambito preminentemente religioso” o no?
A proposito che fine ha fatto, o sta facendo, la casa di cura Chierego Perbellini cinquanta metri più in basso?

Veniamo ora al Natale con la bontà diffusa in ogni luogo.
Il sindaco leghista di Sona dichiara “ io il crocifisso ce l'ho dappertutto, nel mio ufficio, nella mia camera da letto, nel mio cuore, nel mio portafogli”. Quest'ultima localizzazione lascia un po' perplessi.
Il presidente della Provincia Miozzi, a Natale, ha cucinato personalmente il risotto per i poveri.
Casualmente erano presenti giornalisti di tre quotidiani e operatori di due televisioni che non ci hanno fatto perdere nulla dell'avvenimento.
Nelle stesse ore i volontari dell'associazionismo, senza TV, i cercavano i poveri, cacciati dal suo collega Tosi e dalle ronde, per dar loro una coperta e un pasto caldo.

Il vescovo Zenti scrive “ ..a Verona si riscontra un diffuso senso di tolleranza e persino di accoglienza e di ospitalità, al di là di singoli episodi che potrebbero smentirlo e che una eccessiva risonanza dà in pasto ad un pubblico per nulla critico e bisogna che i media riservino almeno il 50% del loro spazio alle buone notizie”.

Ma sì, singoli (insignificanti?) episodi come l'assassinio di Nicola Tommasoli, il pestaggio al bar Posta, l'aggressione al procuratore capo Schinaia, i diciassette indagati per varie aggressioni in centro storico, la curva sud dello stadio, lo sgombero dei Rom e dei senza tetto ecc. ecc...?
“un pubblico per nulla critico” ? Un pubblico che per Zenti va bene quando crede a Tosi e a Berlusconi ma non va bene se pensa che Verona sia una città con grossi problemi di intolleranza e violenza.
Una docente universitaria, mi segnala un fatto. Riassumo ma spero di mantenere tutto il senso del suo discorso:
” Lo studente Giacomo Salbego, eletto rappresentante in Senato accademico, con una civilissima lettera chiede al Rettore ragione dei fatti del 16 novembre cioè Feltri e Tosi che fanno lo spot elettorale a spese dell'Università, polizia che reprime gli studenti solo perché osano porre domande.
Lo studente commette l'ingenuità di usare la mail del Comune di Verona, essendo impiegato alla Biblioteca civica per il tramite di una cooperativa.
Nello stesso periodo il presidente dell'azienda trasporti del Comune di Verona Massimo Mariotti usa la mail dell'azienda pubblica per invitare i suoi camerati ad una festa privata il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, specificando che è gradita la camicia nera.
Al presidente Mariotti nessuno dice niente e invece il Rettore Mazzucco si sdegna e lo studente Giacomo Salbego viene messo in ferie e gli è stato detto che è meglio che si licenzi se no sarà mandato a Prato.
L'idea che un rettore si muova a danno di un suo studente mi riesce insopportabile”.

Aggiungo io: insopportabile e intollerabile. Mettiamo Mazzucco insieme a Tosi e a Zenti?

Su “Verona Fedele”, settimanale della Curia don Fasani, portavoce del vescovo, rispondendo a una lettera di un lettore che si lamenta per gli insegnanti troppo multiculturali, cioè quelli che rispettano anche le altre religioni, cosi risponde: “...a forza di mandar giù anche i cristiani, quelli che hanno meno pazienza, potrebbero stancarsi, consegnando alla politica, cioè al braccio secolare, la difesa dei propri interessi e questo non sarebbe il massimo”.
Braccio secolare. Brunetta? Carabinieri? Forze armate? Polizia? Ronde Padane? Non sarebbe il massimo dice don Fasani.
Però se non c'è altro mezzo...

Giorgio Bragaja

26 dicembre 2009

a radiopop 22-12-2009 su la scomparsa del Consiglio Comunale, Zenti e Babbo Natale e altro


Per la discussione e approvazione del Bilancio del Comune di Verona, Bilancio che decide quanti dei nostri soldi saranno spesi e come saranno spesi, il giornale “L'Arena “ ha dedicato l'altro ieri una pagina.
E solo una ventina di righe, o poco più, per le proposte, o le critiche, dei consiglieri di minoranza , proposte e critiche che, in questo modo, sono apparse poco comprensibili nelle loro motivazioni.
Il resto della pagina alla Giunta. Poco anche ai consiglieri di maggioranza.
Per il resto dell'anno niente o quasi. Solo la presenza giornaliera, ossessiva. per 365 giorni, del sindaco Tosi e dei suoi assessori.

Io non credo che consiglieri di minoranza, esperti e di lunga militanza politica, come Pozzerle, Zerbato, Uboldi, Perini e altri non abbiano suggerimenti o critiche o proposte sulle quali chiedere che si discuta in Consiglio. Sono anzi convinto, anzi so, perché qualche volta assisto alle sedute, che tutti i consiglieri di minoranza intervengono e affrontano i temi in discussione.

Il problema è un altro. E' che “L'Arena” é interessata quasi esclusivamente a Tosi e ai suoi amici.

Una volta, non un secolo fa, ma fino a sei, sette anni fa, “a Consiglio Comunale aperto” ,cioè in seduta pubblica, erano presenti giornalisti e televisioni e “L'Arena” riportava, pur in sintesi e pur sempre con un occhio di riguardo per la maggioranza del momento, gli interventi dei consiglieri e così i cittadini- elettori riuscivano a sapere qualcosa di quello che facevano i loro eletti.

Cioè c'era un rapporto continuo, seppure indiretto, tra i cittadini e i loro rappresentanti; poco, ma qualcosa c'era. Ora non più. Solo poche righe ogni tanto.
E' stata una scelta del giornale.
Il Rengo, l'antica campana della torre dei Lamberti in piazza Erbe, i cui solenni rintocchi da secoli avvertono i cittadini veronesi che qualcosa di importante è successo o sta succedendo, suona, ancora oggi, per dire che, si riunirà il Consiglio Comunale.
Ma, oggi, la voce del Rengo assomiglia a quella di una campana a morto perché il Consiglio Comunale è scomparso. Così come sta scomparendo il Parlamento. Ci sono solo Berlusconi e compari a Roma e solo Tosi e compari a Verona.

Ora nessuno si illude, e tanto meno chi ha una qualche esperienza, che basti avere visibilità nelle pagine de “L'Arena” o apparire sugli schermi di Telearena o TeleNuovo per “esserci”politicamente.
Ci vuole ben altro e Tosi lo sa tanto è vero che lui e compagnia sono sempre in giro tra la gente ma serve anche questo, servono anche i giornali e le televisioni.

E allora perché i consiglieri di opposizione non protestano pubblicamente non alzano la voce con la informazione locale?
Hanno paura di essere ancor più oscurati? Più oscurati di come sono ora è impossibile.

E poi perché i consiglieri di minoranza, con una parte dei loro gettoni di presenza e anche con qualche aiuto finanziario dei loro rappresentanti in Parlamento, non pubblicano, almeno due o tre volte l'anno, un foglio, un bollettino da mandare a tutte le famiglie della città per far conoscere quello che si potrebbe fare per affrontare i problemi della città e, per dirne uno, il problema del lavoro problema al quale la Giunta Tosi neanche ci pensa?

Farlo una volta sola alla vigilia delle elezioni non serve, può essere controproducente, anzi lo sarebbe di sicuro

Cambiamo argomento. Non è un argomento nuovo ma non è colpa mia.

Zenti, il vescovo Zenti, ce l'ha con Babbo Natale. A Copenaghen i potenti del mondo non si mettono d'accordo su come salvare il pianeta ma lui pensa a Babbo Natale e, nell'incontro con i politici e amministratori veronesi in Seminario, dice: “Non ho nulla contro Babbo Natale ma lo si potrebbe festeggiare non il 25 dicembre ma un po' più avanti in occasione del carnevale”.

A nessuno sfugge la delicatezza e signorilità della proposta che, immediatamente, suscita l'invidia di Borghezio il quale si chiede: “ Ma perché questa idea non è venuta a me!”

Interi popoli hanno la tradizione natalizia impersonata da Babbo Natale, milioni e milioni di bambini, oramai anche da noi,”aspettano Babbo Natale che porta doni”.
Si può non essere d'accordo e rimpiangere i tempi in cui i doni li portava Gesù bambino o, come da noi, santa Lucia e il Natale non era preda di un forsennato consumismo ma non si può proporre, con volgare irrisione, di far sfilare Babbo Natale il “ venerdì gnocolar” con il Papà del gnoco, le marjorettes diVillafranca, il Duca della Pignata e il Re del Torbolin.

Il comitato del carnevale, carnevale che ha cinque secoli di storia, ha detto subito di no e Pietro Robbi il cittadino di San Zeno che ha vestito i panni del Papà del Gnoco nell'ultimo carnevale, ha detto : “Mi sembra sbagliato voler accostare una figura come quella di Babbo Natale, comunque legata ad un rito ed a un momento religioso, a una festa pagana e profana come il nostro carnevale”.

Il carnevale veronese non mi piace più, è diventato cortigiano del potere ma in questa occasione il suo comitato ha risposto come si deve al vescovo Zenti il quale però, per la parte del suo discorso sui temi della politica, rivolto ai politici presenti in Seminario ha avuto invece il plauso del capogruppo del PDL-AN Ciro Maschio “...il vescovo è in piena sintonia con il nostro programma e di Governo e di Amministrazione comunale”.
Non c'erano dubbi.

Su “L'Arena”, ogni settimana, come se non ne bastasse uno, scrive anche un altro vescovo, Pietro Nonis, di Vicenza.

Ieri ha scritto, tra altre cose, per evidenziare che l'Italia va male: “ ... abbiamo un Parlamento nel quale di recente è stata mandata, senza meriti politici, una signora che aveva solo il pregio d'essere madre di un giovane ucciso da un carabiniere contro il quale quello aveva pericolosamente issato un estintore”.
Aveva solo il pregio...quasi una fortuna.

Haidi Giuliani, la mamma di Carlo, il ragazzo ucciso, dopo il G8 di Genova del 2001 ha svolto una costante attività e un sofferto impegno politico in tutta Italia e, nel 2006, è stata eletta al Senato. Dunque Nonis, con greve perfidia, dice il falso. Se ci fossero l' aldilà e l' inferno Nonis avrebbe il posto assicurato ma lui, Nonis, il vescovo Nonis, lo sa bene che non c'è né l'uno né l'altro.

Nonis, a differenza di qualche suo collega, ha fama di essere persona colta.
Il che rende ancora più indecente quello che ha scritto.


Giorgio Bragaja

17 dicembre 2009

a radio popolare 15-12-2009 su un film, un libro, Tosi, Zaia, Zenti e altro


Qualche sera fa ho rivisto in televisione un film di Pietro Germi “Signore e Signori”.
Il Film, un capolavoro, è del 1965 e Germi aveva visto, capito e rappresentato l'humus dal quale sarebbe nata la Lega e la maggioranza attuale.
I luoghi del film sono Treviso e dintorni ma avrebbero potuto essere anche Vicenza o Verona o Padova.
L'ambiente sociale è un ceto medio sordido e codardo con un bigottismo ostentato tutelato da un clero compiacente.
In quei luoghi, pochi anni dopo, nel 1978, Franco Rocchetta e Marilena Marin avrebbero fondato, con successo, la Lega Veneta. Sei anni prima che vedesse la luce la Lega Lombarda di Bossi.

Il Veneto, ricco e socialmente feroce, sarà preso ad esempio da tanti.

Se questo film lo ritrovate tra i programmi TV non perdetelo. Anche perché, con i disoccupati che crescono, i giovani che non trovano lavoro, gli evasori premiati con lo scudo fiscale, è bene sapere da dove viene la classe dirigente che governa il nostro Paese.

Un libro da leggere che, come il film di Germi, aiuta a capire molte cose, è quello appena uscito per le edizioni Cierre come numero speciale della rivista Venetica il cui titolo è già un programma. “La città in fondo a destra, integralismo, fascismo e leghismo a Verona”. C'è anche la curva sud dei tifosi dell' Hellas.
Scritto benissimo, chiaro, documentato, con numerose note esplicative e, per chi vuol saperne ancora di più, una preziosa bibliografia. Ne parlerò ancora.

Il procuratore Schinaia ha fatto allestire in Tribunale un Presepio con personaggi di colore compreso Gesù. Con la pelle scura come erano e come sono i palestinesi.
Il ministro Zaia, leghista doc veneto, dà fuori di testa e parla di provocazione e continua così :”se dedica tanto tempo a pensare a queste cose, cioè al presepio, spero che il Procuratore ne dedichi altrettanto a cause e processi “.
Zaia è il rivale di Tosi per la candidatura alla Presidenza della Regione Veneto e qualche maligno può pensare che l'invito ad occuparsi di più di cause e processi rivolto al procuratore sia fatto nella speranza che, cercando, si trovi qualcosa per arrivare al bis della condanna definitiva di Tosi per istigazione all'odio razziale di un paio di mesi fa eliminando così un concorrente pericoloso.

Il consueto sermone domenicale su “L'Arena” del vescovo Zenti è così accoratamente titolato : ”Se avessimo statisti alla De Gasperi !”. Ma la curia non l'aveva già trovato questo statista “alla De Gasperi” sia a Palazzo Barbieri a Verona che a Palazzo Chigi a Roma?

Infatti, se non ricordiamo male il portavoce del vescovo, don Fasani, non era corso in difesa di Tosi definendolo vittima di accanimento ideologico e giudiziario e non era corso in difesa di Berlusconi perché “ non si può chiedere le dimissioni del capo del Governo solo perché gli piacciono le donne”?

Una difesa così sincera, leale, dell'uno e dell'altro, di Tosi e di Berlusconi, significa che il politico “alla De Gasperi”, in Curia, l'avevano trovato anche se l'elenco delle malefatte di Tosi (pag. 189 e 190 del libro sopra citato) per non parlare di quelle di Berlusconi, è molto lungo e, certamente, a conoscenza del vescovo il quale, però, sta zitto perché dichiara di evitare pronunciamenti pubblici contro le amministrazioni perché favorevole ad una “ persuasione silenziosa” tanto silenziosa da essere inesistente, siccché Roberto Puliero, con feroce sarcasmo, propone che il motto episcopale sullo stemma del vescovo di Verona diventi “Tasi e Tosi”.
Se, domenica, il vescovo ha invocato uno statista “alla De Gasperi” vuol forse dire che la Curia comincia ad avere dei dubbi verso lo statista che ci governa ora?


Dubbi però quasi di sicuro destinati a sparire di fronte alle immagini di Berlusconi colpito, sanguinante ma tuttavia consapevole della presenza delle telecamere. Immagini che oscureranno per un qualche tempo il conflitto di interessi e il tentativo di stravolgere la Carta Costituzionale.
Ma solo per qualche tempo. L'aria sta cambiando. Il vento gira e prevede tempesta.

Altro argomento : la città, le sue strade le sue piazze.

Luciano Cenna è un architetto veronese e dire che è un architetto noto è riduttivo. Ha progettato cose importanti ha scritto sui giornali e ha scritto libri. Questi, quasi tutti, con argomento la sua città. La sua famiglia è stata titolare, e credo lo sia ancora, di un ristorante sul Liston in piazza Bra.
Quando qualcuno, sull'onda zeffiriliana, mesi fa, aveva proposto di abbattere alcuni alberi della sua piazza, la Bra, per dare spazio al plateatico dei ristoranti e bar, aveva scritto che sarebbe salito sugli alberi per impedirlo.

Nel 1989, venti anni fa, aveva scritto che” piazza Bra e piazza Erbe concorrono al titolo per le più sfortunate piazze italiane per l'occupazione del suolo pubblico con tavoli e poltroncine più adatti a contornare i bordi delle piscine in Florida che il centro storico della città”.

La realtà di oggi non è tanto diversa. Per capirlo basta andare, appunto, in piazza Bra dove Rana vince il ricorso al Tar sul plateatico o in piazza Erbe dove l'antico toloneo viene occupato non solo dai tavoli dei bar ma anche dai Suv e dove, per il Natale, il pandoro Bauli oscura, la colonna con il leone di San Marco e altre baracche e luminarie costruiscono una sconnessa sagra paesana.

In via Roma, a cinquanta metri da piazza Bra, hanno inaugurato il monumento alla motocicletta del campione Ruffo “forgiata dall'allievo di Berto da Cogollo” che va ad aggiungersi alle statue, alle lapidi, alle targhe, alle targhette, ai busti, alle iscrizioni con i quali e le quali i nostri amministratori appestano strade e piazze ignari della misura e del rispetto per i luoghi e la storia.

La domanda è : c'è un sovrintendente a Verona?


Giorgio Bragaja

01 dicembre 2009

A radiopop 20091201 su milioni che girano, assegni come lenzuola, il presepio e altro

Dai giornali di ieri e dell'altro ieri si apprende che si è conclusa la trattativa tra Comune di Verona e le Banche relativamente alla vicenda del Polo Finanziario e dei palazzi storici.
Il Comune cede Palazzo Forti, Palazzo Gobetti. Palazzo Pompei e si riprende i terreni davanti alla Fiera. Palazzo Forti resta come Galleria d'Arte Moderna.

Tutti contenti, pare. Però, però.... la cosa non convince più di tanto.
Anzi il giro dei milioni non convince affatto.

Vediamo di riassumere.

Tempo fa il Comune di Verona, in accordo con Cariverona, Cattolica Assicurazioni e Banco Popolare, decise che Verona dovesse avere il suo Polo Finanziario un luogo cioè dove concentrare attività finanziarie, bancarie. assicurative e di programmazione tecnologicamente avanzata addirittura in concorrenza con la City di Milano e a tal scopo predispose gli strumenti urbanistici necessari e ne individuò il sito di fronte alla Fiera.

Banche e Assicurazioni acquistarono i terreni e privati e imprese prepararono i progetti e il Comune incassò i soldi, circa 36 milioni.

Succede però che alcuni dei soggetti, Popolare e Cattolica, a causa di decisioni sbagliate e poco chiare, perdano un sacco di soldi tanto da dover ridurre personale e sportelli e le loro azioni crollano, in pratica restano “in braghe di tela” e, così, per loro, l'idea del Polo svanisce e, insieme con Cariverona, chiedono al Comune di riavere i soldi.

Il Comune stranamente non fa una piega. Dice che va bene ma soldi non ne ha e allora riprende slancio l'idea di vendere i suoi palazzi storici per restituire i soldi, anzi, ad un certo punto, decide che invece dei soldi è meglio dare direttamente i palazzi a Cariverona che poi si combinerà con Popolare e Cattolica.

I cittadini (alcuni) si pongono una domanda: perché il Comune si è sentito obbligato a restituire i 36 milioni?

A rinunciare all'iniziativa erano state le Banche, non il Comune che aveva rispettato gli impegni . Perciò il Comune poteva tenersi i soldi. E che le Banche e le Assicurazioni si arrangiassero!
Invece no, il Comune accetta di restituire i soldi. Perché?

Può darsi che mi sfugga qualcosa di importante però faccio questa domanda (da Radio popolare e anche su “L'Arena” ) e più volte, da un anno a questa parte e non ho ancora sentito, o letto, spiegazioni convincenti mentre quando si tratta dei soldi dei cittadini le spiegazioni non solo devono esserci ma devono essere, appunto, del tutto convincenti.
Se le risposte non sono assolutamente convincenti siamo autorizzati a pensare il peggio.

E allora ripropongo la domanda: perché dobbiamo pagare noi?

Ora parliamo di altri soldi, sempre nostri comunque.
L'altro ieri i giornali veronesi mettevano in bella vista l'assessore Di Dio che con altri comprimari reggeva la fotocopia, di due metri per uno, di un assegno di 35 mila euri che il Comune di Verona ha elargito alla parrocchia dei Santi Apostoli per concorrere alle spese per la riparazione del tetto e dei muri lesionati.
Un mese prima c'era stata una analoga foto con analoga compagnia, eccetto il cambio di assessore, il regionale Giorgetti invece del comunale Di Dio, e la fotocopia di un assegno, di 200 mila euri anche questa di due metri per uno, tipo lenzuolo, stanziati dalla Regione.

Negati alla discrezione e gonfi di boria populista, uomini pubblici ostentano generosità con i soldi altrui anche quando sarebbe il caso, prima di elargire soldi nostri, di capire bene chi ha provocato il danno e chi, perciò, dovrebbe pagare.

Infatti in molti pensano che il danno alla chiesa sia stato provocato dalle ruspe che, a pochi metri di
distanza, hanno scavato una voragine per un parcheggio sotterraneo e, all'inizio, tutti i giornali davano per certa questa spiegazione poi, con il passare delle settimane, questa ipotesi è scomparsa mano a mano che si veniva a sapere che l'impresa degli scavi per il garage era la stessa che ha vinto la gara per il traforo sotto le Torricelle. Potenza del cemento armato!

Domanda : perché dobbiamo pagare noi?

In Consiglio Comunale qualcuno ha chiesto spiegazioni?

Da tempo immemorabile a casa mia ai primi di dicembre si fa il Presepio. Ateo, continuo a farlo perché racconta una bella storia. Una storia buona. Le statuine, (i “personaggi”), di artigianato povero, sono vecchissime, rovinate, scheggiate, lisciate da numerose mani soprattutto di bambini.

A Natale, resisterò con tutte le mie forze quando il sindaco Tosi, e il comandante dei vigili urbani, con al seguito le cineprese di Telearena e Telenuovo, verranno a casa mia per procedere all'espulsione degli extracomunitari clandestini Gesù Giuseppe e Maria.

Chiudiamo in allegria.
Con in mano i volantini per difendere il crocefisso nelle scuole, un attivista della Lega si è fatto scappare una serie di bestemmie durante una discussione con un passante e agli agenti spiegò che era arrabbiato perché aveva perso il lavoro. Speriamo che faccia un pensierino su come mai ha perso il lavoro e sul perché la sua Lega non parla mai dei problemi del lavoro ma solo di crocefissi, di bandiere, di clandestini e di ronde.

Giorgio Bragaja

26 novembre 2009

a radio pop 200901124 “Manifestazioni di Interesse” sulla città e altro


Mentre i cittadini vengono storditi, istupiditi da pagine intere de “L'Arena” e dalle televisioni locali sui test antidroga per i pubblici amministratori, inventati e proposti dal torvo terzetto composto dal viceministro Giovanardi, dal presidente del Consiglio Provinciale Pastorello e dal direttore del Centro Antidroga Serpelloni.

Mentre decine di sindaci leghisti del veronese con un bigottismo ostentato e rozzo minacciano multe e sanzioni a chi non mette il crocefisso negli uffici e altri sindaci sempre leghisti, che. con blasfema ferocia sociale, inventano un inedito Bianco Natale, bianco perché quei Comuni vengono ripuliti, con una ordinanza, da tutta quella parte di umanità dalla pelle scura o, comunque, straniera che viene cacciata .

Mentre tiene campo nei mezzi di informazione cittadini la polemica sul cavallo di terra e plastica postato in via Mazzini come opera d'arte e, invece, classificato come immondizia dall'AMIA e buttato in discarica.

Mentre scorre tutto questo mix di inettitudine e rissoso autoritarismo apprendiamo che, pare, siano più di mille le adesioni giunte negli uffici del settore Urbanistica del Comune di Verona dopo la chiusura dei termini, pochi giorni fa, del Bando pubblico per la “ Raccolta di Manifestazioni di Interesse” relativo al primo “Piano degli Interventi” sul territorio.

Qui occorre un minimo di spiegazione. Si tratta di Pianificazione urbana, di interventi sul territorio, di case, verde, spazi per la cultura, il tempo libero, la salute, la viabilità, l'istruzione, l'accoglienza, la scuola ....
Il Bando è connesso al primo “Piano degli Interventi” successivo e conseguente al più generale primo “Piano di Assetto del Territorio” (PAT).

Chi ha aderito al Bando ha “manifestato interesse” cioè si è dichiarato disponibile ad intervenire sul territorio. Imprese, società, privati, cioè tutti coloro che hanno possibilità progettuali, economiche, organizzative hanno presentato richieste, proposte per eseguire interventi, corredate da elaborati grafici, per realizzare progetti su parti piccole e grandi del territorio veronese.

Mille e più richieste che si tradurranno in mille e più interventi e oggi l'urbanistica più che regolamentata è diventata contrattata cioè con più margini di discrezionalità nell'acquisizione delle aree e nella loro utilizzazione sia da parte di chi concede licenze sia da parte di chi poi utilizzerà, realizzerà gli interventi con mattoni e cemento.

I luoghi definiti dal Bando cioè quelli nei quali sono possibili interventi sono i più importanti, i più strategici, i più appetibili e i più delicati di tutto il nostro territorio.
Sono Verona Sud, i centri storici, la collina, la campagna, i parchi....

Se mettiamo insieme le numerosissime “manifestazioni di interesse” presentate e raccolte, le esperienze passate in fatto di urbanistica tutt'altro che rassicuranti, l'ultima legge sulla casa con i demenziali permessi per aumenti di volume e alcune dichiarazioni di importanti personaggi del mondo della grande impresa come quelle rilasciate dal presidente dei costruttori veronesi Marani “ Verona Sud deve essere demolita e ricostruita e le demolizioni vanno estese alla città, non dico ai monumenti (bontà sua!) ma a tutto quello che c'è di decadente....” c'è di che preoccuparsi e molto.

E preoccupata deve essere, e di sicuro lo è, l'opposizione in Consiglio Comunale e in Consiglio Provinciale che, però, come si usa dire poco educatamente ma molto efficacemente, dovrebbe darsi una mossa magari promuovendo una iniziativa comune per informare i cittadini su quello che sta succedendo sul loro, su nostro territorio prima che sia troppo tardi, prima che le ruspe entrino in funzione prima che mani pesanti calino sulla città e sul territorio.
Un po' come fa il comitato contro il traforo.

A proposito, domenica pomeriggio tutti in piazza Braalla manifestazione contro il traforo.

La nostra terra veronese, la nostra città, sono colme di tesori naturali, monumenti, manufatti straordinari, segni inimitabili dell'intelligenza umana, lasciatici nel tempo, e dalla natura e, spesso inconsapevolmente, dai nostri avi.

Non voglio, non vogliamo, dover constatare tra qualche anno la eccezionalità del lascito e la miseria del restituito, Tanto abbiamo avuto dai nostri avi e poco restituiamo ai nostri figli.

Passiamo ad altro.
Dopo anni di impegno eravamo riusciti a far sgomberare dalle auto piazza Sant'Anastasia.
Con altrettanto impegno e con tutta la sua intelligenza di assessore Corsi è riuscito a intasarla di nuovo. Macchine fin sotto l'Arca di Castelbarco. E la sovrintendenza cosa dice?

Don Fasani; ancora? si, ancora; perché scrive su un foglio, “Verona Fedele”,che viene letto da migliaia di veronesi e dunque, cerchiamo di capire attraverso lui quel che pensa il vescovo Zenti.
Perché don Fasani è il portavoce autorizzato del vescovo e quel che dice o scrive don Fasani è quel che pensa il vescovo Zenti.

Era direttore di “Verona Fedele” ma il precedente vescovo l'aveva sostituito tuttavia mentre il nuovo direttore occupa una sola colonna in prima pagina, lui, don Fasani si è riservata tutta la seconda pagina con anche le risposte alle lettere che non sono più ”al direttore “ma sono “ a don Fasani”.
Parla di Berlusconi e della Magistratura che, mentre prima dormiva, ora è diventata fin troppo sveglia e “ usa il proprio potere in chiave politica con evidente peccato di protagonismo politico” e conclude, sponsorizzando il Lodo Alfano modificato, quello che manda al macero i processi nei quali è implicato Berlusconi, perché “ consentirebbe a chi governa di governare e a chi applica la giustizia di giudicare senza fare un altro mestiere”.

Il titolo era già un programma “Ogni potere al suo posto” dato che, come aveva scritto un mese fa, da vero uomo di mondo: “ non si può chiedere le dimissioni di un capo del Governo solo perché gli piacciono le donne”.
Ora sappiamo cosa pensa di Berlusconi il vescovo Zenti.


Giorgio Bragaja
a radio pop 20091110 su crocefisso, Gladio, parco scientifico...


Precari, cassintegrati, licenziati, pensionati al minimo, migranti... non ce la fanno a sfondare nella televisione se non in pochi e benemeriti casi come Report o Annozero e Rai 3 e, naturalmente Radio Popolare.
Sono sommersi, inghiottiti prima dai festini di casa Berlusconi poi dal caso Marrazzo e, ora, dalla contesa sul crocefisso nelle aule scolastiche.

A Verona il Consiglio Comunale dovrà discutere, oggi o dopodomani, una mozione di durissima condanna contro la Corte Europea dei diritti dell'uomo rea di aver detto a noi di togliere il crocefisso dalle aule scolastiche e da tutti i luoghi pubblici così come è, da sempre, negli altri Paesi.

La mozione, presentata dalla destra, sarà discussa assieme ad un altra mozione con la quale si chiede al Comune di riconoscere e premiare i meriti della associazione Gladio, associazione clandestina e fuori legge, costituita, credo negli anni cinquanta, per impedire l'invasione comunista. Non c'è stata invasione, non ci sono stati combattimenti e atti di eroismo, nessuno s'è fatto male ma li vogliono decorare.

E' di questi giorni, strana coincidenza, la notizia, riportata da “L'Arena”, che una importante casa cinematografica ha scelto Verona per girare uno sceneggiato sui malati di mente.

Tornando alla vicenda del crocefisso, Tosi, il sindaco leghista della nostra città, nel suo ufficio ha sostituito il ritratto del Presidente della Repubblica Napolitano con il ritratto del Papa e un crocefisso.
Nella sua volgarità il gesto è quasi una bestemmia.

La chiesa cattolica incassa, ogni anno, in Italia, con l'8 per mille e altre leggi e leggine votate da tutti i governi, più di cinque miliardi di euri, più di quanto costa l'intero sistema politico (Parlamento, ,Regioni ecc...) più di mezza Finanziaria per cui ogni atto che possa apparire come una diminuzione della sua presenza e della sua potenza viene visto anche come un pericoloso attentato ai privilegi di cui gode in materia finanziaria.

E così per loro va bene che il crocefisso sia presente, indifferentemente, sia d'oro e tempestato di brillanti bene in vista nelle scollature siliconate di note conduttrici televisive, sia, più modesto ma ben visibile, nelle aule scolastiche sopra la cattedra dalla quale insegnano religione professori pagati dallo Stato ma nominati, senza concorso, dal vescovo.

Credenti per bene scrivono che, come simbolo, esso, il crocefisso, viene usato strumentalmente da tutta la destra miscredente, quella degli atei devoti e quella di chi adora il dio Po e dai fondamentalisti che lo vedono come un simbolo della cultura e dell'identità nazionale, come la bandiera o la lingua. Una sorta di declassamento.

Ai cattolici conviene? Per i soldi, forse sì, ma per la fede?

Ora parliamo del Parco Scientifico Star sorto a Verona alcuni anni fa, nel 2001, e defunto la scorsa settimana. Defunto per manifesta inutilità.

Comune, Provincia, Regione, Associazioni degli imprenditori, Università, Camera di Commercio, ...pensarono di creare, mettendoci soldi, uno strumento per dare impulso allo sviluppo economico. Uno strumento basato sulla ricerca per le nuove tecnologie, per l'innovazione produttiva, uno strumento che, collegato con gemelle iniziative venete, fosse il cervello della economia della regione.

A Venezia si chiamò Parco Scientifico Vega, a Padova Parco Scientifico Galileo. Vega e Galileo funzionarono. Star, quello di Verona, partito con grandi speranze, per un po' di tempo fece quello che poteva per rispondere a quelle speranze ma, dopo, si ridusse solo a mangiare un bel po' di soldi per stipendi ai direttori e ai consiglieri di amministrazione spesso nominati perché amici degli amici.

Di solito ai funerali si dicono parole pietose e benevole anche aldilà dei meriti del defunto.
Sentite cosa dicono, invece, alcuni dei soci fondatori. Il Rettore dell'Università: “il Parco Star fa ricerca virtuale noi invece, ricerca concreta. Insomma un carrozzone”. “No- lo corregge il presidente di “Veneto innovazione” Simonetto- una carrozzina, un pasticciaccio tutto veronese, il Parco Star nasceva con tutte le premesse per funzionare, poi i veronesi, per motivi non tutti nobili, l' hanno messo in difficoltà. Pensavano di giocare a Monopoli”.

“A Padova e Venezia- continua Simonetto- i Parchi Scientifici sono stati visti e usati come strumenti non come un obiettivo da usare per conquistare la presidenza”.

Ce n'è da vendere.

La vicenda del Parco Scientifico si aggiunge alla scomparsa del Polo Finanziario a Verona Sud che doveva rivaleggiare con la City di Milano, alle traversie dell' aereoporto Catullo, alla gestione dell'Ente Lirico, al tunnel sotto le Torricelle, ai parcheggi sotterranei....

A volte, pensando alla classe politica e imprenditoriale che comanda a Verona, finisco per convincermi che molti dei suoi componenti siano abituali frequentatori di Lourdes, di Medjugorje, e di Pietralcina perché solo così mi spiego come siano giunti a tali posti di responsabilità.


Giorgio Bragaja

14 novembre 2009

Casa Pound, parcheggi e affreschi, e anche Berlusconi

Per una volta rubo pochi secondi per parlare anche di Berlusconi.

Molti, anche a sinistra, pensano, e lo dicono e lo scrivono, che è ora di smetterla di occuparci di quel che fa e dice Silvio Berlusconi e che occorra, invece, concentrarci sui problemi veri: il lavoro, l'economia, l'ambiente...

Per quel che conta dico che non sono d'accordo.
Ma, davvero, qualcuno può pensare che, con a capo del governo uno come Silvio Berlusconi che fa nascere un comitato per la sua candidatura al premio Nobel per la pace, che fa quel che fa dentro e fuori casa, che controlla case editrici, giornali, televisioni pubbliche e private, che attacca quotidianamente la magistratura, che possiede e usa per i suoi scopi quantità immense di danaro, davvero si può pensare che affronti e risolva i problemi del lavoro, dell'economia, dell'ambiente nell'interesse dei più deboli?

Ora parlo di Milano per parlare di Verona.
A Milano militanti di Casa Pound, Blocco studentesco e altre organizzazioni di estrema destra, hanno compiuto una azione intimidatrice contro la sede di Radio Popolare.
Soliti slogan, soliti passamontagna.

Ezra Pound era un poeta americano che nel 1943, dalla radio italiana, definì Hitler “la nuova Giovanna D'Arco che avrebbe salvato l'Europa”. Scriveva belle poesie ma non sono certo le poesie che interessano agli attivisti di quel movimento.

Nello stesso anno, 1943, due fratelli, studenti universitari di Monaco di Baviera, Sophie e Hans Scholl, furono fatti decapitare dalla “nuova Giovanna D'Arco” per aver distribuito volantini pacifisti all'Università.

Negli anni sessanta Berto Perotti, io e altri insegnanti del “Ferraris”organizzammo un viaggio scolastico di alcune classi in Germania e Austria.
Una tappa importante fu una località, vicina a Monaco, dove incontrammo la sorella di Sophie e Hans, preside di una scuola superiore. Nessuna parola di odio. Un ricordo doloroso, un desiderio di fratellanza, di pace.
E venerdì 6 novembre l'Istituto veronese per la storia della resistenza e dell'età contemporanea nella sede della Cisl in lungadige Galtarossa 22, alle ore 20, farà proiettare il recente film su quella vicenda.

Casa Pound organizza, invece, conferenze con Dell'Utri, (socio di Berlusconi, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e condannato, in via definitiva, a due anni per frode fiscale ) e con Stefania Craxi per rivalutare la figura del padre.

Casa Pound, che opera anche a Verona, si definisce “forza antagonista al sistema”.
Antagonista? A chi? Non certo a Berlusconi e ai suoi domestici.

Cambiamo argomento , anzi diciamo, come dicono tutti i mezzi busti delle TV locali, cambiamo “decisamente” argomento. Come se non si potesse cambiare argomento normalmente, educatamente.

Parcheggi e volto della città. Non solo saccheggiano il volto del quartiere di San Zeno con il parcheggio in piazza Corrubio ma piovono macchine anche intorno a l'Arena e, adesso, anche su piazza Santa Anastasia davanti alla basilica e a ridosso di San Giorgeto e sotto l'arca di Castelbarco.

Solo dalle nove di sera alle sette del mattino, dice l'assessore, e solo per i residenti che, con due
o tre macchine per famiglia, non sanno più dove metterle.

Con questo brillante ragionamento si può arrivare a destinare a parcheggio notturno anche piazza dei Signori, cortile del Tribunale , cortile Mercato Vecchio, piazza Erbe...Una “Verona di notte” affascinante, in sintonia con l'ala dell'Arena prolungata per far posto alla mostra dei presepi (i lavori cominceranno entro novembre), con le statue crisoelefantine dei cantanti da sistemare in piazza Bra come proposto da Zeffirelli.
Tutto nel silenzio dei Sovrintendenti.

Per restare in argomento: le Case Mazzanti, in piazza Erbe, sono quelle che dall'arco della Costa arrivano fino all'angolo con corso Santa Anastasia. Erano state tutte affrescate dal Cavalli credo nel 1530 e, fino a qualche anno fa, gli affreschi si vedevano tutti, anche se un bel po' malandati.
Ma, alcuni anni fa decisero di restaurarli.

Dopo poco tempo l'affresco d'angolo, il più grande e maestoso, sparì, si dissolse, svanì e la grande facciata è, ora, desolatamente bianca, cimiteriale.

E' una proposta insensata pensare di ricostruirlo quell'affresco? Naturalmente con misura, con intelligenza e senza spacciarlo poi per vero, autentico. Sicuramente è una proposta insensata. Però, però...

Crocefisso, Gladio, Parco scientifico

Precari, cassintegrati, licenziati, pensionati al minimo, migranti... non ce la fanno a sfondare nella televisione se non in pochi e benemeriti casi come Report o Annozero e Rai 3 e, naturalmente Radio Popolare.
Sono sommersi, inghiottiti prima dai festini di casa Berlusconi poi dal caso Marrazzo e, ora, dalla contesa sul crocefisso nelle aule scolastiche.

A Verona il Consiglio Comunale dovrà discutere, oggi o dopodomani, una mozione di durissima condanna contro la Corte Europea dei diritti dell'uomo rea di aver detto a noi di togliere il crocefisso dalle aule scolastiche e da tutti i luoghi pubblici così come è, da sempre, negli altri Paesi.

La mozione, presentata dalla destra, sarà discussa assieme ad un altra mozione con la quale si chiede al Comune di riconoscere e premiare i meriti della associazione Gladio, associazione clandestina e fuori legge, costituita, credo negli anni cinquanta, per impedire l'invasione comunista. Non c'è stata invasione, non ci sono stati combattimenti e atti di eroismo, nessuno s'è fatto male ma li vogliono decorare.

E' di questi giorni, strana coincidenza, la notizia, riportata da “L'Arena”, che una importante casa cinematografica ha scelto Verona per girare uno sceneggiato sui malati di mente.

Tornando alla vicenda del crocefisso, Tosi, il sindaco leghista della nostra città, nel suo ufficio ha sostituito il ritratto del Presidente della Repubblica Napolitano con il ritratto del Papa e un crocefisso.
Nella sua volgarità il gesto è quasi una bestemmia.

La chiesa cattolica incassa, ogni anno, in Italia, con l'8 per mille e altre leggi e leggine votate da tutti i governi, più di cinque miliardi di euri, più di quanto costa l'intero sistema politico (Parlamento, ,Regioni ecc...) più di mezza Finanziaria per cui ogni atto che possa apparire come una diminuzione della sua presenza e della sua potenza viene visto anche come un pericoloso attentato ai privilegi di cui gode in materia finanziaria.

E così per loro va bene che il crocefisso sia presente, indifferentemente, sia d'oro e tempestato di brillanti bene in vista nelle scollature siliconate di note conduttrici televisive, sia, più modesto ma ben visibile, nelle aule scolastiche sopra la cattedra dalla quale insegnano religione professori pagati dallo Stato ma nominati, senza concorso, dal vescovo.

Credenti per bene scrivono che, come simbolo, esso, il crocefisso, viene usato strumentalmente da tutta la destra miscredente, quella degli atei devoti e quella di chi adora il dio Po e dai fondamentalisti che lo vedono come un simbolo della cultura e dell'identità nazionale, come la bandiera o la lingua. Una sorta di declassamento.

Ai cattolici conviene? Per i soldi, forse sì, ma per la fede?

Ora parliamo del Parco Scientifico Star sorto a Verona alcuni anni fa, nel 2001, e defunto la scorsa settimana. Defunto per manifesta inutilità.

Comune, Provincia, Regione, Associazioni degli imprenditori, Università, Camera di Commercio, ...pensarono di creare, mettendoci soldi, uno strumento per dare impulso allo sviluppo economico. Uno strumento basato sulla ricerca per le nuove tecnologie, per l'innovazione produttiva, uno strumento che, collegato con gemelle iniziative venete, fosse il cervello della economia della regione.

A Venezia si chiamò Parco Scientifico Vega, a Padova Parco Scientifico Galileo. Vega e Galileo funzionarono. Star, quello di Verona, partito con grandi speranze, per un po' di tempo fece quello che poteva per rispondere a quelle speranze ma, dopo, si ridusse solo a mangiare un bel po' di soldi per stipendi ai direttori e ai consiglieri di amministrazione spesso nominati perché amici degli amici.

Di solito ai funerali si dicono parole pietose e benevole anche aldilà dei meriti del defunto.
Sentite cosa dicono, invece, alcuni dei soci fondatori. Il Rettore dell'Università: “il Parco Star fa ricerca virtuale noi invece, ricerca concreta. Insomma un carrozzone”. “No- lo corregge il presidente di “Veneto innovazione” Simonetto- una carrozzina, un pasticciaccio tutto veronese, il Parco Star nasceva con tutte le premesse per funzionare, poi i veronesi, per motivi non tutti nobili, l' hanno messo in difficoltà. Pensavano di giocare a Monopoli”.

“A Padova e Venezia- continua Simonetto- i Parchi Scientifici sono stati visti e usati come strumenti non come un obiettivo da usare per conquistare la presidenza”.

Ce n'è da vendere.

La vicenda del Parco Scientifico si aggiunge alla scomparsa del Polo Finanziario a Verona Sud che doveva rivaleggiare con la City di Milano, alle traversie dell' aereoporto Catullo, alla gestione dell'Ente Lirico, al tunnel sotto le Torricelle, ai parcheggi sotterranei....

A volte, pensando alla classe politica e imprenditoriale che comanda a Verona, finisco per convincermi che molti dei suoi componenti siano abituali frequentatori di Lourdes, di Medjugorje, e di Pietralcina perché solo così mi spiego come siano giunti a tali posti di responsabilità.

Tasse, paradisi casalinghi e altro

Una volta per non pagare le tasse, o pagarne poche, non occorreva prendere la residenza in Lussemburgo o nel principato di Monaco o a San Marino, bastava essere residenti fuori città pur avendo le fonti di reddito a Verona.

Cercherò di spiegare perché questo c'entra con quel che succede oggi.
Allora, anni settanta, c'era l'imposta di famiglia che si pagava ai Comuni e poi c'erano le tasse dovute allo Stato.
L' imposta di famiglia veniva stabilita, su dichiarazione dei cittadini, da un ufficio tributi del Comune di residenza che stabiliva l'aliquota da pagare. Il cittadino se non riteneva equa la cifra da pagare poteva ricorrere e con l'ufficio tributi concordava il dovuto.

Questo era l'iter per i comuni cittadini, non per tutti,
I grandi redditieri trattavano, concordavano, direttamente con l'assessore ai tributi e se costui a Verona era, come era, un generoso e pio assessore, assessore potente anche perché fratello di un potente ministro, il paradiso fiscale non occorreva andare a cercarlo in Lussemburgo ma lo si trovava in piazza Bra, in municipio.

Così quando al grande industriale veronese produttore di caldaie viene accertato dai funzionari dell'ufficio tributi del Comune un reddito imponibile di 140 milioni di lire ( di allora), lui non accetta e va a concordare personalmente con l'assessore e il reddito imponibile fa un balzo in basso, addirittura precipita a 24 milioni, sei volte meno di quello che avevano accertato i funzionari dell'ufficio tributi del Comune.

In quegli stessi giorni quello stesso industriale concordava con il funzionario dello Stato delle Imposte Dirette ( quelle dovute allo Stato) un imponibile di 100 milioni cioè quattro volte di più di quello che aveva concordato, pochi giorni prima, con il pio e generoso assessore comunale.
Evidentementeil funzionario dello Stato era, forse, meno pio ma, certamente, meno generoso.
E lo stesso accadde al proprietario di una grossa azienda che produceva macchine agricole, a un importante immobiliarista e a tanti altri.

Ma se neppure la generosità del pio assessore era sufficiente allora non restava che la scelta del paradiso fiscale.
Non lontano, non oltre le Alpi o, oltre Oceano, per carità, ma a pochi passi da piazza Bra.

Così il grosso produttore di vini che a Verona, malgrado la generosità dell'assessore, dovrebbe pagare due milioni e mezzo (di lire) per un imponibile di 48 milioni, non è contento e si rifugia in un vicino Comune, a una ventina di chilometri dalla città, e lì trova un sindaco, ancora più pio e generoso, che gli riduce l'imponibile a tre milioni e la relativa imposta da pagare a 125 mila lire.
E così fa l'industriale metallurgico, l'ereditiera, il grosso commerciante...e altri grandi redditieri che, così, trovano il loro paradiso fiscale tra le amene colline o nella dolce pianura veronese.

Allora quei fatti con nomi, cognomi e luoghi, furono pubblicati sulla carta stampata (non su “L'Arena”) e non fui denunciato perché erano fatti accertati, non opinioni o fantasie.
Perché, oggi, parlo di quelle vicende? Che rapporto hanno con vicende di oggi? Il rapporto, l'attualità, ci sono e sono questi:

Giorni fa il giornalista Giancarlo Beltrame ha intervistato per “L'Arena” il comandante della Guardia di Finanza di Verona. Una buona intervista.
Spiega il comandante della Guardia di Finanza: “...in collaborazione con gli Enti pubblici, Comuni, aziende sanitarie, Inps ..effettuiamo controlli incrociati che servono ad illuminare situazioni che danneggiano l'erario pubblico e creano disparità soggettive...per esempio il professionista, padre di famiglia che dichiara un reddito bassissimo per far entrare nelle liste degli asili nido comunali il figlio salvo poi accompagnarlo ogni mattina con un Suv o una Porsche da decine di migliaia di euri, alla faccia del lavoratore dipendente a basso reddito che pagando le tasse direttamente in busta paga si vede calcolare fino all'ultimo centesimo i propri guadagni..”

Sembra di leggere cose scritte anni fa e, recentemente, alcuni mesi fa, dette a Radio Popolare.
E' una buona notizia. Però, però...

Perché non si dice chi è che evade, chi è che ruba al lavoratore che paga le tasse il posto all'asilo nido per il figlio o il suo diritto a un giusto posto nella graduatoria per le case dell' Agec o nei concorsi per un posto di lavoro? Nome e cognome. Sui giornali.
Sarebbe un deterrente formidabile.

Allora, dopo gli articoli con i nomi dei miracolati dal pio assessore e dai paradisi fiscali casalinghi, l'assessore ai tributi, pur restando pio, diventò, d'un tratto, meno generoso e la via verso i paradisi fiscali casalinghi fu assai meno frequentata.

Contenitori e Verona fedele

Erano in tanti, alcuni giorni fa, a parlare di come utilizzare i grandi “contenitori”, palazzi, caserme, ecc. da anni vuoti e, alcuni, quasi in rovina.
C'era il sindaco Tosi, il presidente della Fondazione Cariverona Biasi, la direttrice del museo di Castelvecchio Marini, assessori. L'occasione era la decisione di iniziare i lavori per il museo di Castel San Pietro.
Tosi ha criticato la scelta fatta dalla precedente Amministrazione di vincolare il Castello ad uso museale. “Era meglio-ha detto-fare scelte diverse e più redditizie”. Un assessore ha detto che Verona ha troppi spazi peri musei.
A conclusione il presidente della Fondazione Cariverona Biasi ha detto: “Sarebbe cosa buona che si studiasse un Piano Regolatore ad hoc”.
Finalmente.

Una quindicina di anni fa il Consiglio Comunale della nostra città approvò all'unanimità una mia proposta che cosi diceva :”Il Consiglio Comunale di Verona, considerata la straordinaria rilevanza del patrimonio storico-monumentale della città ritiene che il Comune debba predisporre, con il concorso di professionalità ricercate anche fuori dal nostro territorio, un Piano Regolatore pluriennale per la destinazione e l'uso dei cosiddetti grandi contenitori, Piano all'interno del quale saranno poi previsti singoli interventi particolari ...”.

Documento approvato da tutto il Consiglio Comunale di quindici anni fa. Anche dall'allora consigliere Tosi (oggi sindaco) e dall'allora consigliere Tosato (oggi assessore).
Inviai il testo di quel documento a tutte le istituzioni culturali della città accompagnato da una lunga lettera esplicativa nella quale motivavo le ragioni che mi avevano spinto a fare quella proposta e i vantaggi che ne sarebbero venuti alla città se si fosse seguito un serio metodo di pianificazione urbana.
I destinatari furono il Rettore dell'Università. i Presidi di Facoltà, i Sovrintendenti, i direttori dei Musei, il ministro dei Beni Culturali, le Accademie, la Letteraria...e altri.
Alcuni, non moltissimi, risposero approvando.

Da allora, malgrado ogni anno rinnovassi la richiesta, e malgrado mi dichiarassi disposto a rinunciare alla paternità dell'iniziativa (perché, si sa, a Verona da una certa parte non può venire nulla di buono), silenzio assoluto.
Per quindici anni nulla di fatto se non interventi a caso, di volta in volta proposti e poi ritirati, senza una qualche logica complessiva, dettati solo da esigenze elettorali, propagandistiche...

Avevo fatto quella proposta perché stavano emergendo, tra le altre, alcuni suggerimenti avanzati anche da importanti personaggi della vita pubblica cittadina, tali da far temere il peggio.
Per esempio,per esempio, per l'Arsenale ci fu chi propose la città dei giochi, un complesso di birrerie e trattorie tirolesi; darlo in dono agli austriaci per un museo storico; una caserma per i carabinieri: un museo della lirica....
Per castel San Pietro: il Casinò, il museo dell'olio e del vino, un albergo per VIP con sovrastante balera, una grande gelateria con belvedere coperto,...

Tra l'altro, prima di dire “Verona ha troppi musei” non sarebbe bene fare un inventario di quanto c'è ancora nei magazzini e negli scantinati degli attuali musei e gallerie d'arte e capire se ci sono collezioni private disponibili? Collezioni degli Enti pubblici, delle Banche, dello stesso Comune?
Abbiamo dimenticato che, due anni fa, una importante e bellissima collezione privata di quadri (della famiglia Ferro) è stata affidata al Mart di Rovereto piuttosto ad un qualche museo o a una qualche galleria pubblica veronese?

Un qualsiasi piccolo borgo o cittadina tedesca o francese o belga è orgoglioso di poter esporre anche poche opere e ne fa un richiamo anche turistico e noi, probabilmente, teniamo disegni e quadri del seicento o raccolte di medaglie o monete del Rinascimento e opere di artisti veronesi del secolo scorso nei sotterranei dei musei o nelle esclusive stanze e uffici di dirigenti di istituzioni pubbliche o Banche? E diciamo che a Verona ci sono troppi musei? E' proprio vero? Abbiamo fatto bene i conti?
Lasciamo che sedicenti artisti riempiano le nostre strade, palazzi, giardini di targhe, targhette, busti e bustini e teniamo nelle cantine autentiche opere d'arte.
Ora quella mia proposta viene fatta dal presidente della Fondazione Cariverona che, si mormora, non sia proprio un comunista. Sarà la volta buona?

Altro argomento

Su il “Verona Fedele” di queste ultime settimane c'è stato un interessante confronto tra alcuni lettori e don Fasani editorialista del settimanale cattolico veronese, portavoce del vescovo Zenti e titolare della pagina delle lettere al giornale.

Alcuni lettori avevano scritto, a proposito di Berlusconi, che “ad un credente non è consentito accettare che un comportamento morale infranto possa venire ricomposto da un consenso popolare o elettorale”.
Don Fasani risponde, indispettito, e da vero uomo di mondo quale è, che “non mi sembra che per rompere con un Governo sia sufficiente che al suo capo piacciano le donne”. Piacciano le donne. Tutto lì?
Ma i lettori insistono e ribadiscono che non può esserci separazione tra morale pubblica e morale privata. E allora il portavoce del vescovo Zenti si scatena e ricorda, come in un impietoso, osceno e compiaciuto film dell'orrore, ”i ministri democristiani, santissimi e famosissimi, che si accompagnavano a ragazzi minorenni e facevano uso di droga....Presidenti della Repubblica, santissimi e famosissimi, che cambiavano amante come si cambiano i calzini, Presidenti del Consiglio che preferivano i carabinieri dai capelli biondi...”e avanti così.

Si scusa per non averlo detto allora pur sapendolo. Lo dice adesso per salvare Papi. Per dire che è sempre stato così che non c'è da farne una tragedia, via, cosi va il mondo e se lo dice lui che è il portavoce del vescovo è come se lo dicessero tutti i cattolici veronesi.
Ma è proprio così?
Dal tono delle lettere pubblicate, e da altri segnali, pare piuttosto che il portavoce don Fasani porti, si, la voce del vescovo Zenti ma un po' meno quella di tutti i cattolici veronesi.

Parcheggi e Ludwig

Riprendiamo dopo la lunga pausa estiva queste conversazioni a radio popolare.
Come nei mesi passati parlerò, quasi esclusivamente, di fatti, persone, avvenimenti veronesi ritenendo che, su vicende nazionali, parleranno tanti altri sicuramente più informati di me. E anche perché ritengo, per antica esperienza, che parlare di Verona (o di qualsiasi altro luogo del nostro Paese) spesso è come parlare di tutto il Paese.
Oggi vi parlerò di due fatti, uno in svolgimento in questi giorni e l'altro più lontano nel tempo ma riemerso in questi giorni con alcuni aspetti inquietanti.

Il primo: i contestati (giustamente) parcheggi sotterranei in particolare quello di San Zeno e quello di piazza S.S Apostoli.
E' vero che il piano dei parcheggi era stato approvato dalla precedente Giunta di centro sinistra, quella di Zanotto, ma è anche vero che, ancora prima, era stato preparato e approvato dalla giunta Sironi con relativa maggioranza di centro destra cioè con il voto di alcuni dei partiti che ora sono fieramente contrari.

Per il parcheggio di San Zeno, in piazza Corrubio, Zanotto ha precisato che Corsi e Tosi, rispettivamente assessore alla viabilità e sindaco, raccontano balle quando affermano che non si può tornare indietro perché l'iter burocratico è troppo avanti e il Comune avrebbe dovrebbe pagare una forte penale.

Zanotto ricorda che lui, Zanotto, si era limitato a inserire il parcheggio di San Zeno nel piano triennale delle opere e che si era fermato a quell'unica azione ufficiale e che è stato Tosi a voler procedere nell'iter burocratico e a far avanzare l'opera mentre poteva agevolmente bloccarla senza conseguenze di risarcimento alla ditta costruttrice e Zanotto ha ragione.

Però,aggiungo io, che è un altra balla affermare, come fa Corsi, che il risarcimento alla ditta costruttrice sarebbe altissimo. Non è vero perché, per esempio, uno degli elementi che ci ha consentito di bloccare il parcheggio di piazzale Cadorna è stata la tesi che sarebbe bastato sollevare la questione del pericolo per la salute dei cittadini per l'inquinamento provocato dai gas di scarico soffiati nell'aria dagli sfiatatoi e dalle rampe di entrata e uscita del garage per bloccare la costruzione e la penale si sarebbe ridotta al pagamento delle sole spese di progettazione. Cioè poca cosa

Per quel che riguarda l'altro parcheggio, quello della piazza S.S. Apostoli con il danneggiamento della omonima chiesa dovuto agli scavi a pochi metri dalle sua fondamenta, nel febbraio scorso qui, a radio popolare, dicevo che era assurdo che si pretendesse di far pagare il danno a tutti i cittadini e che il Comune avesse già versato 35 mila euri e che si apprestasse a versarne altri.

Se le crepe nei muri della antica chiesa dipendono dagli scavi per il parcheggio a pagare dovranno essere o l'impresa costruttrice o i proprietari dei garage o gli sconsiderati consiglieri comunali che hanno approvato quell'intervento.
Nessuno ne ha più parlato forse perché la ditta che sta facendo il parcheggio è la stessa che vuole fare il tunnel sotto le Torricelle e, si sa, gli affari sono affari.
Qualche consigliere comunale di opposizione può chiedere spiegazioni?


Ora veniamo all'altro fatto che come ho detto è molto lontano nel tempo ma che oggi si ripresenta con aspetti inquietanti.

Gianni Cantù era (ora è da tempo in pensione) il più preparato “cronista di nera” de “L'Arena”.
Ha scritto anche dei libri ma era soprattutto il giornalista della cronaca nera e aveva entrature serie presso la Questura, i carabinieri, la polizia politica( oggi Digos) la Prefettura e in un giorno di agosto di quest'anno rilascia un intervista ad un giornale nazionale, intervista che viene ripresa da “L'Arena” il 24 agosto.

L'intervistatore è Stefano Lorenzetto anche lui è stato giornalista de “L'Arena” e perciò conosce bene il Cantù.
Si parla della vicenda Ludwig cioè di quella mattanza in stile nazista (quindici assassinati) commessa dai veronesi Furlan e Abel tra il 1977 e il 1984.
Sostiene il Cantù che quando tentarono di incendiare con una tanica di benzina la discoteca di Castiglione delle Stiviere affollata di ragazzi e ragazze e furono invece arrestati necessariamente dovevano essere stati accompagnati e assistiti da un altra persona.

Una terza persona che, dice il Cantù, “ oggi, 2009, è un personaggio molto in vista che ha ricoperto incarichi pubblici ed era il rampollo di un imprenditore ricchissimo”.
Un identikit perfetto. Non resta che la caccia al tesoro cioè al complice. A Verona il campo non è tanto esteso.

Cantù non dice penso, presumo, che dovesse esserci una terza persona, no. Ne descrive con precisione le caratteristiche, quasi l'identità. Personaggio pubblico, rampollo di un imprenditore ricchissimo che, altro particolare, “accompagnò Abel e Furlan con la sua Mercedes”.

Cioè Cantù afferma, in pratica, di sapere chi era il terzo uomo, il complice di Ludwig.

All'epoca anch'io su “L'Unità” avanzai l'ipotesi del terzo uomo scrivendo che era difficile che i due fossero andati in giro in motorino, motorino che non si è mai trovato, con una tanica di benzina sul manubrio. Ma la Magistratura decise che i due avevano agito da soli.
Non ne fui (e non ne sono ) convinto ma tant'è.

Ora però il fatto strano, e un po' inquietante, è che, dopo l'intervista a Cantù dell'agosto scorso, dopo quasi due mesi, “L'Arena”, non abbia ripreso l'argomento magari per dire che era un pezzo giornalistico di colore, estivo, senza importanza.
Niente, silenzio.
Forse sarebbe bene che qualcuno (magari “chi di dovere” come si diceva una volta) intervenisse per spiegare, chiarire o smentire. Altrimenti seguendo le indicazioni di Cantù ognuno di noi può sbizzarrirsi a dare un qualsiasi nome a quel rampollo figlio di ecc. ecc e, per dir la verità, non mi sembra una gran bella cosa.

28 luglio 2009

Dunque l'Autodromo in provincia di Verona, a Trevenzuolo, si farà.
Motor City, la Città dei motori, approvata e voluta dalla maggioranza di destra in Regione e in Provincia, coprirà, con con una desolata gettata di cemento, prati e coltivazioni.

Una vera e propria città con parcheggi sotterranei per 18 mila automobili, un Parco giochi da fare invidia a Disneyland, 400 appartamenti, un Centro commerciale di 180 mila metri quadrati con all'interno una copia di piazza Erbe (!), alberghi per 1100 stanze e una pista lunga 7 chilometri sulla quale sfrecceranno i bolidi della Formula Uno, le moto dei Gran Premi. Volume complessivo degli edifici 7 milioni di metri cubi. L'investimento, affermano i promotori, sarà superiore al miliardo di euri.

Una demenziale idea, ora in via di realizzazione, che ha avuto la contrarietà di quasi tutti i Comuni vicini, tranne Trevenzuolo e Vigasio. Il Sindaco di Isola della Scala, tale Miozzi (AN poi PDL) si era dichiarato contrario ma poi, eletto Presidente della Provincia, ha detto che va bene. Come Berlusconi. Dico una cosa e poi la smentisco.

Il Presidente della limitrofa Provincia di Mantova dichiara, invece, di essere nettamente contrario perché, “tra l'altro- afferma - una struttura cosi grande potrà attrarre gli appetiti della malavita organizzata”.

Il coro dei favorevoli lo accusa di fare allarmismo per invidia e dicono che se ha prove vada dai carabinieri.
Come se nel nostro Bel Paese cose del genere, cioè penetrazione di mafia, camorra e ndrangheta dove volano appalti e miliardi, fossero un eccezione.

I promotori dell'opera dicono che una struttura del genere c'è anche in altre parti del mondo come ad Abu Dabi, Indianapolis, Singapore. Appunto, mi pare un buon argomento per non farla.

Se ricordo bene Cansignorio, Signore di Verona, portò sull'orlo della rovina finanziaria la sua famiglia per aver speso molti denari (suoi e dei cittadini) per abbellire la città e la provincia.

Opere da lui volute e realizzate furono alcuni dei palazzi della reggia degli Scaligeri, la fontana di Madonna Verona con relativo acquedotto dal Lorì di Avesa, la torre del Gardello, mura e castelli in città e provincia a Soave, a Montorio, a Riva del Garda, e altro.

Si narra che amasse dire: “L'edificare è un dolce impoverire”. Un dolce impoverire!

C'è qualche temerario che se la sente di affermare che così è, e sarà, anche per gli immobiliaristi veronesi, per le imprese, per i promotori di Motor City ? Godranno di un dolce impoverire?

Altro argomento.

Sabato scorso “L'Arena” ha pubblicato l'articolo di una giornalista sulla vicenda dei denunciati per alcuni episodi accaduti durante il corteo di protesta per l'uccisione di Nicola Tommasoli del 17 maggio dell'anno passato.

Per la delicatezza del tema penso che l'articolo abbia avuto anche il via dal direttore Cattaneo per cui le osservazioni che farò riguardano anche lui.

Nell'articolo la giornalista scrive: “Tommasoli morto dopo una rissa”. Una rissa, non una aggressione. Cioè come se da una parte non ci fossero stati individui, alcuni recidivi, dediti ad aggredire chi viene ritenuto diverso, legati al tifo violento e all'estrema destra.

Se questa è l'aria che tira a “L'Arena” allora hanno ragione gli organizzatori di quella manifestazione che in un loro comunicato scrivono: “Il processo per l'uccisione di Nicola Tommasoli va per le lunghe....la Corte si è affidata a due periti super partes, di cui il luminare è il professor Carlo Torre, autore della famosa trovata del sasso che avrebbe deviato la pallottola che uccise Carlo Giuliani al G8 di Genova...nel frattempo si assiste ad una banalizzazione dei fatti di violenza accaduti a Verona....vogliamo sperare che questo tipo di azione giudiziaria (quella per i fatti di un anno fa durante la manifestazione) non sia l'ennesimo controbilanciamento volto a distogliere dalle vere responsabilità per la morte di Nicola....in una città che sembra aver già in gran parte assolto gli aggressori”.

La trasformazione dell'aggressione a rissa, da parte de”L'Arena”, rientra in questo clima.

Ultima cosa:

Anche questa Domenica “L'Arena” ha pubblicato il consueto articolo del vescovo Zenti. Quasi mezza pagina per dirci che al tempo, caldo o freddo, sole o pioggia, non si comanda.
E' da manuale. Succede di tutto. Nel vasto mondo, e anche da noi, ma lui, il vescovo, parla del tempo
Sempre di clima si tratta. Del clima di Verona.


Giorgio Bragaja



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25 luglio 2009

a radio pop 20090721 proprietà del clero, urbanistica e altro.

Se prendiamo una pianta topografica di Verona e coloriamo con il rosso le zone occupate da proprietà e strutture militari (vari ministeri competenti) e con il verde le zone occupate da proprietà e strutture ecclesiastiche (escluse le chiese) ci sorprendiamo per la loro estensione e per la loro collocazione urbanisticamente strategica.

Quartieri storici della città, Veronetta, San Zeno e altri, risultano coperti da grandi macchie rosse e verdi. Caserme, poligoni di tiro, istituti scolastici e pensionati-alberghi religiosi, collegi, distretti, seminari, intendenze, frutto di evenienze storiche, occupazioni militari, lasciti e donazioni, di scelte economiche, politiche avvenute nel corso dei secoli.

Lo ricordo, e ne parlo oggi, perché una notizia apparsa sui giornali, pochi giorni fa, dovrebbe preoccuparci.

Con un volantino distribuito alla Fiera di Milano la Palladium Group, società immobiliare tra le più importanti d'Italia, che a Verona ha progettato il recupero della Manifattura Tabacchi ed è in corsa per realizzare “L'Ecoborgo” (centri commerciali, residenze ecc.) nell'area del Seminario Vescovile di San Massimo, annuncia che un Hotel extra lusso verrà costruito in uno dei punti panoramici più belli di Verona sotto il Santuario della Madonna di Lourdes, sulle Torricelle, e al posto dell'attuale seminario stimmatino.

Un Hotel con 100 stanze piscina coperta e scoperta, terrazza panoramica con ristorante, su una superficie di trentamila metri quadrati di cui 12 mila edificati.
Il progetto del “San Leonardo Hotel” prevede anche la riqualificazione di tutte le aree esterne a verde e la possibilità di ospitare congressi ecc.

In Consiglio Comunale l'opposizione presenta interrogazioni per sapere come stanno realmente le cose.

L'assessore all'urbanistica della Giunta Tosi risponde che “sull'area del santuario Madonna di Lourdes e degli Stimmatini non risulta sia stata presentata dai privati alcuna proposta progettuale né l'Amministrazione ha alcun progetto in corso e, comunque, nell'area in questione per effettuare qualsiasi intervento edilizio è necessaria una variante urbanistica di cambio di destinazione d'uso e la zona è ora a destinazione collinare ed agricola sottoposta a precisi vincoli e norme per il rispetto ambientale e paesaggistico della collina”

Giornalisti de “L'Arena” e del “Corriere della sera” chiedono informazioni più precise alla Direzione della “Palladium” di Milano e al seminario stimmatino di San Leonardo ma non hanno risposte. Chi è via, chi è in riunione, insomma non si fanno trovare.

Fin qui lo stato delle cose. La Palladium è un gruppo immobiliare che ha grossi interessi in tutto il mondo, oltre che a Verona, e non penso che stampi e distribuisca notizie del tutto campate in aria in un centro d'affari importante come la Fiera di Milano.

D'altra parte non c'è da stupirsi se la Diocesi e alcuni Istituti religiosi conducono lucrose operazioni immobiliari; soprattutto oggi.

Perché soprattutto oggi? Perché oggi le vocazioni sacerdotali sono in pauroso calo, i seminari sono desolatamente vuoti e i seminari sono grandi edifici su grandi aree e posti in luoghi appetibilissimi per interventi di riqualificazione e di ristrutturazione urbana.

Si tratta di centinaia di migliaia di metri quadrati. In soldi un valore immenso!

Del resto già il nuovo seminario Vescovile di San Massimo diventerà un “Ecoborgo” con centro commerciale e zona residenziale e il vecchio Seminario di Veronetta, dietro piazza Isolo, pare stia facendo la stessa fine; i lavori sono in corso.

Per quel che riguarda il rispetto dei valori ambientalistici, architettonici e storici della città, da parte della proprietà degli Enti religiosi e da parte del Comune di Verona per saperne qualcosa è sufficiente mettersi sul ponte Garibaldi e dare uno sguardo al rione di Santo Stefano e osservare il sopralzo dell'Istituto Don Mazza che incombe sulle storiche case e strade del quartiere oppure, volgendo lo sguardo più a sinistra, sulle Torricelle, ricordare che il Santuario della Madonna di Lourdes, in puro stile assiro-babilonese, è stato costruito coprendo il bellissimo ottocentesco forte austriaco, opera del più grande architetto militare austriaco Franz von Scholl.

Per concludere vorrei dare un suggerimento, ai consiglieri di opposizione del Comune di Verona sperando che non se ne abbiano a male.

L'assessore ha detto che in Giunta non risulta nulla, però qualcuno di voi, in Agosto, non vada in ferie, perché alcune delle più brutte operazioni urbanistiche, spesso, sono state tentate proprio in Agosto. Resti in città, tanto più ora che si è verificata la combinazione Giunta di destra e proprietà degli istituti religiosa e questa combinazione può essere devastante.

PS

Ancora, dopo settimane, nessuna spiegazione del perché il Comune (cioè noi) dovrebbe rimborsare 40 milioni di euri alle banche perché queste non vogliono più fare il Polo Finanziario.


Giorgio Bragaja
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17 luglio 2009

a radio pop 20091407 polo finanziario e verità nascoste.


Si ritorna a parlare alla grande del Polo finanziario perché i tre soci: Banco popolare, Cattolica Assicurazioni, Cariverona hanno promosso azione legale contro il Comune di Verona per riavere i soldi che avevano pagato per i terreni, a Verona Sud, sui quali avrebbe dovuto sorgere il Polo Finanziario, Polo che non si farà più.

All'origine di questa mossa della società per il Polo ci sarebbe la richiesta del Banco Popolare e di Cattolica di riavere i soldi versati a Cariverona che aveva comprato l'area dell'ex Mercato dal Comune per 33 milioni ai quali vanno aggiunti,ora, circa altri sette per le spese di progettazione della City bancaria.

Cattolica e Popolare avevano messo circa un terzo a testa della spesa, circa 13 milioni l'una, e ora li rivogliono, in contanti e subito, senza attendere la incerta conclusione delle trattative tra Cariverona e il Comune per la permuta tra quote della Polo e gli edifici storici posti in vendita dalla Giunta Tosi come palazzo Forti o palazzo Gobetti che Cariverona potrebbe ottenere in cambio.

Ma il valore degli immobili, anche storici, in questi ultimi anni è calato. Mancherebbero otto, dieci milioni. Il che complica le cose.

Però in tutta questa vicenda ci sono cose poco chiare e quando si tratta di soldi pubblici, tanti soldi pubblici, sarebbe bene che le cose, invece, fossero chiare, molto chiare.

Più di un anno fa riuscii, dopo più di un mese di proteste, a vedere pubblicata su “L'Arena” una mia lettera nella quale dicevo questo:

“Tempo fa il Comune di Verona in accordo con Cariverona, Cattolica e Popolare, decise che Verona dovesse avere il suo Polo Finanziario, un luogo, cioè, dove concentrare attività finanziarie, bancarie, assicurative e di programmazione tecnologicamente avanzata.

E siccome le Banche e le Assicurazioni veronesi hanno un peso non solo provinciale si pensava ad un Polo di livello interregionale, nazionale, da fare invidia, si diceva, persino a Milano e il Piano di Assetto Territoriale (PAT) ne individuò il sito: di fronte alla Fiera.

Banche, Assicurazioni, privati acquistarono i terreni per realizzare il Polo e il Comune incassò i soldi. Succede, però, che alcuni dei soggetti impegnati nella iniziativa (Popolare e Cattolica) cadano, come si usa dire con un eufemismo, “in sofferenza” cioè, per dirla con parole semplici, a causa di decisioni sbagliate perdono un sacco di soldi tanto da dover ridurre personale e sportelli, le loro azioni crollano e, per loro, l'idea del Polo svanisce e chiedono al Comune di riavere i soldi (33 milioni di euri ma forse di più).

Il Comune ubbidisce, non fa una piega, cambia il Piano e così il Polo Finanziario, vanto della Verona del futuro, va in fumo.
Ma per il Comune è un colpo duro. Di soldi ne ha pochi e allora riprende con più vigore la decisione di vendere i gioielli di famiglia: Palazzo Forti, Palazzo Pompei ecc. per farne negozi, uffici, appartamenti.

Così le destinazioni urbanistiche di Verona, sia per quanto riguarda Verona Sud sia per il centro storico, il futuro della città, non viene deciso dai cittadini ma, in questo come in altri casi, (castel S.Pietro, palazzi Scaligeri...) dalle Banche sia quando hanno i soldi sia quando non non li hanno...”

Fin qui quello che scrivevo allora.

La domanda che faccio ora è questa: se è vero quello che scrivevo allora (e che penso anche oggi) e che oramai dicono anche altri all'interno della maggioranza, e cioè che che sono stati i soci del Polo Finanziario, banche e assicurazioni, in particolare Banco Popolare e Cattolica Assicurazioni trovatesi in braghe di tela per interventi sbagliati e spericolati, a non voler più, d'accordo anche con Cariverona, la realizzazione del Polo, perché il Comune si sente costretto non solo a cambiare la sua politica urbanistica ma addirittura a restituire circa 40 milioni di euri, 80 miliardi di lire?

Il sindaco Tosi oggi dice che, in fondo è meglio così perché, dice, fare il Polo finanziario era sbagliato.
Non c'entra nulla. E' una sua opinione e può essere anche la mia. Ma il punto è un altro: perché i cittadini veronesi devono vedersi privare di servizi corrispondenti a 40 milioni di euri solo perché alcune banche si sono trovate in difficoltà e non per colpa dei cittadini ma per colpa di dirigenti che non valgono una lira, anzi un euro?

Perché il Comune è così buono? C'è qualcosa che non sappiamo e che,invece, sarebbe bene sapere?
Radio popolare Verona e chi vi parla hanno possibilità di indagine limitate ma, per esempio, il grande quotidiano locale che stampa 50 mila copie, che ha conoscenze, entrature, riferimenti importanti, potrebbe fare un po' più di chiarezza?
Naturalmente se può.


Giorgio Bragaja
a radio pop 20090707 indagine “Verona Fedele”, Zenti, ruote di marmo.


Sull'ultimo numero del settimanale della Diocesi di Verona, “Verona Fedele” il sacerdote Mario Masina nella rubrica “Appunti di pastorale” riferisce, e commenta, gli esiti di una indagine fatta dalla Azione Cattolica Diocesana veronese.

Indagine fatta distribuendo i questionari tra gli associati e tra i parenti degli stessi. 1038 schede raccolte.

Un campionario scelto e militante, fatto all'interno della punta di diamante dell'associazionismo cattolico veronese.

Alla domanda “Quali tra i valori educativi consideri i più importanti nella costruzione della società?” hanno indicato il “rispetto”. Il sacerdote commenta: “cosa poi ognuno metta dentro il termine rispetto non è dato saperlo anche se è legittimo sospettarvi quel tanto di individualismo del quale siamo un po' tutti ammalati; il rispetto che pretendo per me; con le buone intenzioni potremmo vederci il rispetto dell'altro che può anche equivalere a lasciare l'altro lì dove è a condizione che non disturbi più di tanto” e prosegue: “ La cosa che lascia perplessi è la posizione occupata dalla parola -solidarietà-. Relegata all'ultimo posto. I più giovani le attribuiscono un due per cento di importanza, i più vecchi arrivano fino al cinque”.

E continua: “ Non occorre una laurea in Scienze Politiche per accorgersi che dall'agenda del Governo centrale così come da quella di molte amministrazioni locali il termine solidarietà è scomparso; cercano di farci convinti che in tempi come i nostri la priorità va data alla sicurezza o, se proprio vogliamo andare sul sottile, alla legalità.”

E conclude: “Il fatto è che la stessa aria sta tirando in ambienti immacolati, dove fino a poco tempo fa non te la saresti certamente aspettata. L'impressione che resta è quella di essere ormai arrivati anche dentro il mondo cattolico, senza scosse e senza clamori, alla eutanasia della solidarietà”. Eutanasia, morte procurata.

Fin qui “Verona Fedele”. Un articolo sincero e non facile da scrivere.

Nel mondo succede di tutto: la repressione in Iran, i missili della Corea del Nord, la fame..in Italia la infame legge sulla sicurezza che provoca le proteste del cardinale di Milano Tettamanzi secondo il quale questa legge provocherà sofferenza, tutte le associazioni cattoliche che insorgono, padre Alex Zanotelli, che di umiliati e offesi se ne intende, scrive: “ mi vergogno di essere italiano e cristiano e non avrei mai pensato che un paese come l'Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba; questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth”.

E il vescovo di Verona Zenti? Domenica, come ogni domenica, ha scritto su “L'Arena”, snobbando “Verona Fedele”, perché “L'Arena” di copie ne stampa ben di più, circa 50 mila e perciò dà più visibilità mediatica, ha scritto raccontando ancora di nonno Titta e del nipote Checo, ambedue ormai un po' rincoglioniti, e del loro fondamentale problema esistenziale: cioè se sia meglio adoperare il computer o la vecchia macchina da scrivere.

I migranti? E chi sono? La legge razzista? Ma quale legge razzista! Le proteste di tanta parte del mondo cattolico? Ma quali proteste! L'importante, per il vescovo Zenti, è capire se è meglio il computer o la macchina da scrivere.

Del resto questo vescovo non fu parco di lodi e compiacimenti verso Tosi quando costui fu eletto sindaco di Verona pur conoscendone gesta, condanne per razzismo, intenzioni, alleanze e programmi e, ora, sa anche dell'esultanza di Tosi per la nuova legge sulla sicurezza che, per tanti credenti, vescovi, parroci, associazioni cattoliche “produrrà tanta sofferenza tra i più deboli e indifesi”. Ma lui, Zenti, parla d'altro.

E allora lo sconcerto, sincero, del sacerdote Mario Masina di fronte ai risultati dell'indagine di “Verona Fedele” fatta a Verona, non ha senso. Quei risultati non sono altro che la prevedibile conseguenza di molti fattori tipicamente veronesi tra i quali, non ultimo, l'atteggiamento del vescovado verso l'Amministrazione Tosi.

Altro argomento meno serio però fino ad un certo punto.
Abbiamo appreso dai giornali e dalle televisioni che nel bel mezzo di corso Porta Nuova, con pareri favorevoli di Comune e Sovrintendenza, sarà stabilmente collocata una ruota di marmo policromo alta cinque/sei metri per ricordare i veronesi all'estero, cioè i molti nostri concittadini che, non tanti anni fa, furono costretti a cercarsi il pane nelle più lontane contrade.

Due considerazioni:

La prima: non ho nulla in contrario se, per un paio di mesi, opere d'arte (o ritenute tali) sono collocate in piazze e strade della città anche se starei più attento alla qualità di queste opere, ma penso invece che sia ora di finirla con questa smania di riempire stabilmente ogni spazio, muro, giardino, piazza, cortile, con statue, statuine, busti, ruote, targhe, targhette di poeti, preti, scespirini, giuliette, romei, mercuzi e quant'altro spesso opere di incerti scultori.

La seconda: ma quale cupa autoironia ha suggerito di innalzare un monumento ai migranti proprio nella Verona del sindaco Tosi?


Giorgio Bragaja

16 luglio 2009

01 luglio 2009

a radio pop 20090630

i soliti ignoti, i soliti noti, piazza Bra'

Evadere il fisco, non pagare le tasse, è un reato. Chi non paga le tasse è come se mettesse le mani nelle tasche di chi le paga perché, per dirne una, come si sa, per alcuni servizi pubblici: asili nido, scuole materne, alloggi di Enti pubblici e anche per borse di studio, si fanno delle graduatorie il cui punteggio dipende molto dal reddito dichiarato.

Chi non dichiara i soldi che ha risulta avere un reddito più basso di chi, invece, volente o nolente, dichiara tutti i soldi che guadagna, e, così,il primo, dichiarando il falso, guadagna punti in graduatoria e ruba il diritto alla casa, o all'asilo nido per i figli, a chi aveva dichiarato il vero.

Questa premessa per commentare un fatto riportato dai giornali veronesi sabato scorso.

La Guardia di Finanza di Verona ha scoperto e denunciato un giro di occultamento di capitali all'estero.
Una compagnia di benestanti buontemponi: notai, medici, dentisti, avvocati, commercianti, imprenditori edili, commercialisti, sportivi professionisti ecc.. trovandosi un bel po' di soldi in più nelle tasche ha pensato di far fare un interessante viaggio a questi soldi.
Dalle loro tasche prima sono transitati in banche di S.Marino, poi in banche delle isole Vergini in centro america, poi in banche del granducato del Lussemburgo da dove, infine, ben ripuliti, rientravano in Italia come beni immobili senza aver pagato un centesimo di tasse.

Circa 32 milioni di euri. Un bel gruzzolo.

Il racconto della operazione della Guardia di Finanza di Verona è stato preciso e puntuale.
Però nessun nome. Chi saranno mai questi notai, medici avvocati ecc. ecc...che con la complicità di banche, banchieri e bancari, frodando il fisco, hanno messo allegramente le mani nelle nostre tasche?
Non lo sappiamo perché Guardia di Finanza, televisioni locali e stampa non ce lo dicono.

Però sappiamo di sicuro due cose.

La prima: tra i frodatori non c'è un insegnante, o un bidello, non c'è un operaio, non c'è un autista di autobus, non c'è un impiegato, nessuno di coloro che hanno un reddito fisso accertato dalla busta paga. Da questi non scappa un euro né a S.Marino né alle isole Vergini.

La seconda : se, invece Alì o Dimitriu rubano o spacciano, Polizia, Carabinieri, Televisioni locali e stampa ci danno nome, cognome, età e foto mentre i professionisti di cui sopra restano tranquillamente anonimi e magari si cuccano la casa del Comune scavalcando il bidello di scuola che aveva fatto domanda allegando la sua, vera, dichiarazione dei redditi.

Rubare e spacciare è brutto ma è forse bello, per caso, rubare i soldi, e i diritti, di tutti?

Parliamo di cose più allegre che, poi, tanto allegre non sono.

Piazza Bra'. La più grossa associazione dei commercianti veronesi, la Confcommercio, una volta feudo dei democristiani e ora, credo, di Lega e Casa della Libertà, in un comunicato afferma di “sposare la proposta del maestro Franco Zeffirelli di ampliare il Liston e chiede che venga ripensata la gestione del verde perché i giardini sono diventati una foresta”. Meglio tagliare un po' di alberi.

Cioè, assieme ad altri, chiede che si aumenti il plateatico cioè lo spazio per i tavolini magari fino ai giardini e che si taglino un po' di alberi perché, secondo qualcuno, impedirebbero la completa visuale dell'Arena che è il tempio della lirica e Verona, si sa, senza la lirica è niente. Che l'Arena sia anche un monumento è secondario tanto è vero che questo inverno faranno una galleria di plastica davanti e sotto l'ala per ospitare la mostra dei presepi.

Zeffirelli ha poi consegnato ad un sindaco Tosi, soddisfatto e contento, il bozzetto per una statua di Maria Callas che sarà collocata nel vallo dell'anfiteatro.
Il regista, riporta la stampa, la vorrebbe in marmo bianco per la parte del viso e in bronzo per il lungo vestito che la avvolge o in alternativa, dice, si potrebbe fare in marmo rosso- verona con inserti in marmo bianco. Qualcuno ha suggerito di mettere anche dei lapislazzuli.

Resta sempre in campo anche la proposta della associazione degli albergatori di coprire l'anfiteatro perché la pioggia non può permettersi di disturbare gli spettacoli.

Altri, sull'onda dell'entusiasmo per la proposta di Zeffirelli, fanno sapere che ancora meglio sarebbe fare e collocare tutt'intorno anche altre statue di altri cantanti celebri.

E dire che perfino il quotidiano “L'Arena” è arrivato a scrivere mercoledì scorso: “ Zeffirelli, un artista magari un po' bolso e demodé ma che però gode molto credito a Verona“.


Giorgio Bragaja

23 giugno 2009

a radio popolare sulla scomparsa di un libro e altro

a radio pop 20090623 la scomparsa di un libro, prima areniana e altro


Parlerò della scomparsa di un libro.
Ieri alla FNAC di via Cappello è stato presentato dall'autore, Ferruccio Pinotti, il suo ultimo libro “L'Unto del Signore”.
Pinotti, assieme al coautore, il giornalista tedesco Udo Gumpel, fa la storia della carriera economica, finanziaria, imprenditoriale e politica di Silvio Berlusconi. Delle oscure origini di questa fortuna, dei legami con la finanza vaticana, con l'Opus Dei, con certi politici, con le banche.

E' scritto bene, con notizie inedite, riferimenti precisi e una sistemazione cronologica utilissima.
Pinotti, padovano di nascita ma da anni a Verona, ha scritto un bel po' di libri. I più noti: “Poteri forti”, “Opus Dei segreta”, “Fratelli d'Italia”. Libri scomodi che gli hanno dato una ben meritata notorietà ma anche creato, altrettanto ben meritate, inimicizie.

Di volta in volta, libro dopo libro, l'elenco dei suoi lavori si fa più sostanzioso e, come d'uso, viene riportato sulle copertine dei suoi libri.
Ma è un elenco incompleto: manca sempre il titolo del primo libro che ha scritto nel 2001 per le edizioni Demetra : “Il salario della fede”.

Il tessuto narrativo, di quel libro, “Il salario della fede”, era quello del thriller politico; il luogo Verona, l'ambiente quello religioso, politico, finanziario e sociale di questa città; l'epoca, all'incirca, a cavallo di tangentopoli.
Il protagonista, un giovane giornalista che fino all'ultimo tenta di resistere al clima di corruzione che grava sulla città e poi....Potrei anche raccontarvi la fine tanto il libro non lo potete leggere perché è scomparso, svanito nel nulla, ma non lo faccio perché, non si sa mai, può ricomparire.

Non so se Pinotti sarà contento, o se si arrabbierà, per questo mio intervento a Radio Popolare ma dato che ho cominciato vado avanti.


Il libro uscì, come ho detto, nel 2001, in maggio, credo. Ne lessi alcune pagine in libreria da Gheduzzi e mi sembrò interessante perché si capiva, da quelle poche pagine lette in fretta, che parlava in un certo modo delle persone che a Verona contavano e comandavano e queste persone, anche se rivestite con nomi di fantasia, erano facilmente identificabili.

Il presidente dell'importante banca, il direttore del quotidiano cittadino, il prelato influente e sessualmente disinibito, il costruttore disinvolto, il politico corruttibile e corrotto, il giornalista genuflesso.
Erano i personaggi che allora, e qualcuno anche oggi, facevano il bello e il cattivo tempo in città e non solo in città.
Come avevo fatto altre volte quando trovavo un libro che ritenevo interessante e utile ne compravo tre copie in più per darle ai miei figli. Non era una gran spesa e mi piaceva fare quel genere di piccoli regali.

Oggi, con un po' di immodestia, mi piace pensare che in quel momento ebbi una specie di intuizione.
E qui, infatti, interviene, con il suo fascino, una leggenda metropolitana che, come tutte le leggende metropolitane che si rispettino, è vera.

Il libro sparì. Dopo un paio di giorni dalla sua uscita gli scaffali delle librerie dove il libro alloggiava erano desolatamente vuoti e la leggenda narra di corrieri veloci, intransigenti e danarosi che provvidero alla razzia senza tanti complimenti.
Il libro sparì, come ho detto, anche dal curriculum dell'autore. Il quale autore, se ricordo bene, ebbe anche lui un periodo di oscuramento forzato che però, per lui, non fu del tutto negativo dato che quando riapparve nelle librerie lo fece in grande stile e con tanti lettori.

La domanda che mi sento di fare è questa : capisco tutto, il rischio di denunce, una sorta di ostracismo politico e penale che può ricadere sull'autore e anche, forse, un giudizio non positivo sulla qualità del libro da parte dello stesso autore, ma non sarebbe utile per tutti che quel libro, al di là di ogni giudizio preventivo, oggi, si potesse leggere?

PS

Ho letto i resoconti e ho visto, sui giornali e su Internet, quel che è stata la prima della stagione lirica. Il sovraintendente Girondini con una improbabile capigliatura e una farfallona argentea al collo con fascia copripancia in tinta, e signore al seguito strizzate in abiti da gardaland.
E la proposta di Zeffirelli di ornare piazza Bra con statue di cantanti accolta con entusiasmo dal sindaco.

“Verona fedele”, il settimanale della diocesi veronese, non scrive una parola sulle riflessioni della Commissione Episcopale Italiana e su quello che è stato scritto su “L'Avvenire” a proposito delle vicende del Presidente del Consiglio. Non una parola.
Non una parola neppure da parte dalle signore di Lega e Forza Italia e AN veronesi responsabili di incarichi per le pari opportunita, riguardo alle frasi dell'avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini : “se vuole Berlusconi, di donne può averne a carrettate” e “al massimo lui è l'utilizzatore finale (di donne) e non è penalmente perseguibile”.
Signore Cametti, Martini, Perbellini, mute?

E' una città così, con un sindaco così, con un vescovo così, con gente (non tutta) così.

Giorgio Bragaja

intervento a radio popolare su libro scomparso e altro

che provvidero alla razzia senza tanti complimenti.
Il libro sparì, come ho detto, anche dal curriculum dell'autore. Il quale autore, se ricordo bene, ebbe anche lui un periodo di oscuramento forzato che però, per lui, non fu del tutto negativo dato che quando riapparve nelle librerie lo fece in grande stile e con tanti lettori.

La domanda che mi sento di fare è questa : capisco tutto, il rischio di denunce, una sorta di ostracismo politico e penale che può ricadere sull'autore e anche, forse, un giudizio non positivo sulla qualità del libro da parte dello stesso autore, ma non sarebbe utile per tutti che quel libro, al di là di ogni giudizio preventivo, oggi, si potesse leggere?

PS

Ho letto i resoconti e ho visto, sui giornali e su Internet, quel che è stata la prima della stagione lirica. Il sovraintendente Girondini con una improbabile capigliatura e una farfallona argentea al collo con fascia copripancia in tinta, e signore al seguito strizzate in abiti da gardaland.
E la proposta di Zeffirelli di ornare piazza Bra con statue di cantanti accolta con entusiasmo dal sindaco.

“Verona fedele”, il settimanale della diocesi veronese, non scrive una parola sulle riflessioni della Commissione Episcopale Italiana e su quello che è stato scritto su “L'Avvenire” a proposito delle vicende del Presidente del Consiglio. Non una parola.
Non una parola neppure da parte dalle signore di Lega e Forza Italia e AN veronesi responsabili di incarichi per le pari opportunita, riguardo alle frasi dell'avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini : “se vuole Berlusconi, di donne può averne a carrettate” e “al massimo lui è l'utilizzatore finale (di donne) e non è penalmente perseguibile”.
Signore Cametti, Martini, Perbellini, mute?

E' una città così, con un sindaco così, con un vescovo così, con gente (non tutta) così.

Giorgio Bragaja

16 giugno 2009

a radio pop giovani industriali veronesi e Berlusconi

a radio pop 20090616 giovani imprenditori veronesi, Berlusconi e altro


Parlando ai giovani industriali in assemblea generale, dunque anche davanti alla rappresentanza veronese, il presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi, come riportato da tutti i telegiornali e dalla stampa, ha avvertito i cittadini italiani dell'esistenza di un progetto eversivo contro di lui per mettere al suo posto un' altra persona non eletta.

Questo mentre il suo governo con il lodo Alfano, l'attacco forsennato alla magistratura, l'idea di svuotare le funzioni del Parlamento, il controllo dell' informazione attraverso il conflitto di interessi, e il disegno di legge sulle intercettazioni procede verso un vero progetto antidemocratico.

E infine conclude, davanti alla platea dei giovani industriali, alzando il tiro contro i giornali invitando gli imprenditori a non dare pubblicità ai media disfattisti.

Cioè come se avesse detto: voi imprenditori italiani non dovete più fare inserzioni pubblicitarie, cioè dare soldi, contribuire al loro finanziamento, a quei giornali, a quelle riviste, a quelle trasmissioni televisive ( anno zero, report...) che sono critici verso di me.
Basta con le cronache dei processi contro di me, basta con i voli di Stato usati per le mie feste, basta con le veline, il conflitto di interessi....

A quel convegno, o assemblea, nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria c'erano, di sicuro, anche i giovani imprenditori veronesi di Confindustria di Verona, probabilmente anche il loro presidente provinciale, mi pare si chiami De Paoli, e avranno ascoltato con l'attenzione dovuta il discorso del capo del Governo.

Bene, penso che i cittadini italiani, e perciò anche i cittadini veronesi, abbiano il diritto di capire alcune cose e per capirle hanno il diritto di fare alcune domande ai rappresentanti degli imprenditori veronesi presenti a quel convegno e il conseguente diritto ad avere delle risposte.

L'invito di Berlusconi, al netto delle previste e ovvie smentite, per le orecchie sensibili degli imprenditori, vecchi o giovani che siano, è stato chiaro: se finora qualcuno di voi ha tenuto aperti i cordoni della borsa con i media, giornali, TV dei miei avversari ora quei cordoni stringeteli forte immediatamente.

La domanda è: anche voi giovani imprenditori veronesi avete capito quel che hanno capito tutti, compreso quelli che dicono di non aver capito?

Se avete capito cosa ve ne sembra?

Siete d'accordo con l'indicazione di Berlusconi oppure la ritenete perlomeno inopportuna, un po' antidemocratica, un tantino facente parte di quel famoso conflitto di interessi del quale non si dovrebbe parlare e che, dunque, proprio perché inopportuna, antidemocratica ecc.. non ne terrete conto?

Oppure, terza possibilità, pensate, anche voi, che Berlusconi sia stato, come dice sempre lui, male interpretato, travisato e a voi non è parso che dicesse cose tanto rilevanti?

Molti cittadini veronesi gradirebbero sentire il vostro parere magari dalle colonne del “ giornale di Verona “ a voi, dicono, molto vicino: “L'Arena”, con una bella intervista condotta da uno dei redattori del quotidiano.

Piccola riflessione sulle dichiarazioni di Berlusconi:

Kant, tanto tempo fa, diceva che chi mente pone se stesso in una condizione simile a quella di Dio perché crea, crea! uno stato delle cose diverso da quello realmente esistente e perciò chi mente presume di avere un potere assoluto sulle persone. La menzogna ha, dunque, un intrinseco carattere tirannico quindi inaccettabile in una repubblica.


PS

Il fratello dell'assessore comunale Di Dio, candidato per il PDL alle recenti elezioni provinciali, aveva tappezzato la città con volantini recanti la scritta “Di Dio c'è” portando così acqua al mulino dei sostenitori dell'esistenza di dio dato che non è stato eletto.
Dio, se esiste, era evidentemente disattento quando invece è stato eletto l'altro Di Dio assessore alle pari opportunità del Comune di Verona quello che aveva detto, al momento della nomina, che di pari opportunità, in questi tempi permissivi, ne avevano più bisogno gli uomini che le donne e che era ora di finirla con un certo vittimismo da parte delle donne.

Giorgio Bragaja