17 dicembre 2009

a radio popolare 15-12-2009 su un film, un libro, Tosi, Zaia, Zenti e altro


Qualche sera fa ho rivisto in televisione un film di Pietro Germi “Signore e Signori”.
Il Film, un capolavoro, è del 1965 e Germi aveva visto, capito e rappresentato l'humus dal quale sarebbe nata la Lega e la maggioranza attuale.
I luoghi del film sono Treviso e dintorni ma avrebbero potuto essere anche Vicenza o Verona o Padova.
L'ambiente sociale è un ceto medio sordido e codardo con un bigottismo ostentato tutelato da un clero compiacente.
In quei luoghi, pochi anni dopo, nel 1978, Franco Rocchetta e Marilena Marin avrebbero fondato, con successo, la Lega Veneta. Sei anni prima che vedesse la luce la Lega Lombarda di Bossi.

Il Veneto, ricco e socialmente feroce, sarà preso ad esempio da tanti.

Se questo film lo ritrovate tra i programmi TV non perdetelo. Anche perché, con i disoccupati che crescono, i giovani che non trovano lavoro, gli evasori premiati con lo scudo fiscale, è bene sapere da dove viene la classe dirigente che governa il nostro Paese.

Un libro da leggere che, come il film di Germi, aiuta a capire molte cose, è quello appena uscito per le edizioni Cierre come numero speciale della rivista Venetica il cui titolo è già un programma. “La città in fondo a destra, integralismo, fascismo e leghismo a Verona”. C'è anche la curva sud dei tifosi dell' Hellas.
Scritto benissimo, chiaro, documentato, con numerose note esplicative e, per chi vuol saperne ancora di più, una preziosa bibliografia. Ne parlerò ancora.

Il procuratore Schinaia ha fatto allestire in Tribunale un Presepio con personaggi di colore compreso Gesù. Con la pelle scura come erano e come sono i palestinesi.
Il ministro Zaia, leghista doc veneto, dà fuori di testa e parla di provocazione e continua così :”se dedica tanto tempo a pensare a queste cose, cioè al presepio, spero che il Procuratore ne dedichi altrettanto a cause e processi “.
Zaia è il rivale di Tosi per la candidatura alla Presidenza della Regione Veneto e qualche maligno può pensare che l'invito ad occuparsi di più di cause e processi rivolto al procuratore sia fatto nella speranza che, cercando, si trovi qualcosa per arrivare al bis della condanna definitiva di Tosi per istigazione all'odio razziale di un paio di mesi fa eliminando così un concorrente pericoloso.

Il consueto sermone domenicale su “L'Arena” del vescovo Zenti è così accoratamente titolato : ”Se avessimo statisti alla De Gasperi !”. Ma la curia non l'aveva già trovato questo statista “alla De Gasperi” sia a Palazzo Barbieri a Verona che a Palazzo Chigi a Roma?

Infatti, se non ricordiamo male il portavoce del vescovo, don Fasani, non era corso in difesa di Tosi definendolo vittima di accanimento ideologico e giudiziario e non era corso in difesa di Berlusconi perché “ non si può chiedere le dimissioni del capo del Governo solo perché gli piacciono le donne”?

Una difesa così sincera, leale, dell'uno e dell'altro, di Tosi e di Berlusconi, significa che il politico “alla De Gasperi”, in Curia, l'avevano trovato anche se l'elenco delle malefatte di Tosi (pag. 189 e 190 del libro sopra citato) per non parlare di quelle di Berlusconi, è molto lungo e, certamente, a conoscenza del vescovo il quale, però, sta zitto perché dichiara di evitare pronunciamenti pubblici contro le amministrazioni perché favorevole ad una “ persuasione silenziosa” tanto silenziosa da essere inesistente, siccché Roberto Puliero, con feroce sarcasmo, propone che il motto episcopale sullo stemma del vescovo di Verona diventi “Tasi e Tosi”.
Se, domenica, il vescovo ha invocato uno statista “alla De Gasperi” vuol forse dire che la Curia comincia ad avere dei dubbi verso lo statista che ci governa ora?


Dubbi però quasi di sicuro destinati a sparire di fronte alle immagini di Berlusconi colpito, sanguinante ma tuttavia consapevole della presenza delle telecamere. Immagini che oscureranno per un qualche tempo il conflitto di interessi e il tentativo di stravolgere la Carta Costituzionale.
Ma solo per qualche tempo. L'aria sta cambiando. Il vento gira e prevede tempesta.

Altro argomento : la città, le sue strade le sue piazze.

Luciano Cenna è un architetto veronese e dire che è un architetto noto è riduttivo. Ha progettato cose importanti ha scritto sui giornali e ha scritto libri. Questi, quasi tutti, con argomento la sua città. La sua famiglia è stata titolare, e credo lo sia ancora, di un ristorante sul Liston in piazza Bra.
Quando qualcuno, sull'onda zeffiriliana, mesi fa, aveva proposto di abbattere alcuni alberi della sua piazza, la Bra, per dare spazio al plateatico dei ristoranti e bar, aveva scritto che sarebbe salito sugli alberi per impedirlo.

Nel 1989, venti anni fa, aveva scritto che” piazza Bra e piazza Erbe concorrono al titolo per le più sfortunate piazze italiane per l'occupazione del suolo pubblico con tavoli e poltroncine più adatti a contornare i bordi delle piscine in Florida che il centro storico della città”.

La realtà di oggi non è tanto diversa. Per capirlo basta andare, appunto, in piazza Bra dove Rana vince il ricorso al Tar sul plateatico o in piazza Erbe dove l'antico toloneo viene occupato non solo dai tavoli dei bar ma anche dai Suv e dove, per il Natale, il pandoro Bauli oscura, la colonna con il leone di San Marco e altre baracche e luminarie costruiscono una sconnessa sagra paesana.

In via Roma, a cinquanta metri da piazza Bra, hanno inaugurato il monumento alla motocicletta del campione Ruffo “forgiata dall'allievo di Berto da Cogollo” che va ad aggiungersi alle statue, alle lapidi, alle targhe, alle targhette, ai busti, alle iscrizioni con i quali e le quali i nostri amministratori appestano strade e piazze ignari della misura e del rispetto per i luoghi e la storia.

La domanda è : c'è un sovrintendente a Verona?


Giorgio Bragaja

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