23 aprile 2007

Natura morta 1


Natura morta 1
Originally uploaded by Giorgio Bragaja.
Schizzo realizzato a penna nel 1997.

17 aprile 2007

Uova marce 2

Al Direttore de “L’Arena”

Egregio Direttore,
leggo ogni giorno “L’Arena” e anche altri quotidiani, seguo i notiziari TV e Radio e perciò ho saputo la vicenda dei bidoni con quintali e quintali di uova putrefatte e ho appreso anche i nomi dei produttori di tali schifezze, però non ho letto, sentito o visto i nomi di chi ha utilizzato quelle schifezze per fare tagliatelle, dolci, gelati, merendine per i bambini ecc.. e, siccome è proprio questo che a me, consumatore, interessa, Le chiedo: mi sono perso qualche notizia, mi è sfuggito qualcosa?

La ringrazio e La saluto

(Lettera inviata al Direttore del giornale "L'Arena" il 4 gennaio 2006, e pubblicata pochi giorni dopo)

16 aprile 2007

Uova marce negli alimenti

Al Direttore de “L’Arena”

Egregio Direttore,

Lei, molto gentilmente, ha avuto la cortesia alcuni giorni fa di pubblicare una mia lettera nella quale, ricordando la vicenda delle tonnellate di uova marce che da anni venivano commercializzate per la produzione di alimenti, chiedevo come mai, mentre erano noti i nomi dei venditori di quelle uova (alcuni della nostra provincia), nulla era dato sapere su chi, utilizzandole, avesse prodotto tagliatelle, gelati, merendine per bambini e, aggiungo ora per non far torto a nessuno e per restare dalle nostre parti, anche pandori e tortellini. Nelle vetrine dei Supermercati le confezioni di questi alimenti, nella stragrande maggioranza, riportano tra gli “Ingredienti” la dicitura, un po’ equivoca come abbiamo appreso, “uova” e non quella più chiara e, sembra, più rassicurante, “uova fresche”. Dicono che solo una grande azienda dolciaria veronese (la Bauli) abbia sentito il lodevole obbligo di rassicurare i consumatori con un inserto pubblicitario in TV nel quale assicurava che nei suoi prodotti ci sono esclusivamente uova fresche. E gli altri? Si sentono al di sopra di ogni sospetto?
Fanno male, sbagliano, perché molte persone, invece, nutrono (verbo appropriato in questo caso) legittimi e corposi sospetti.
Non pensa, Direttore, che pubblicare i nomi delle Ditte poco attente (mettiamola così) nell’usare gli “ingredienti”, servirebbe, in futuro, a farle stare più attente?

Grazie e distinti saluti

(Lettera inviata al Direttore del giornale "L'Arena" il 12 gennaio 2006, e pubblicata pochi giorni dopo)

14 aprile 2007

Opus Dei, banche e città

Il signor Enzo Miglioranzi, su “L'Arena” del 31 marzo mi chiede: “cosa Le ha fatto San Josemaria Escrivà per avercela tanto con l'Opus Dei ?”
Credo che l'Opus Dei, in quanto speciale prelatura, paghi poche tasse e tributi sulle molte proprietà e attività che ha a Verona e in Italia. Se tutti pagassero tutti pagheremmo meno. Semplice.
Ma, naturalmente, questo non è il solo, o il più importante, motivo per il quale io e, per fortuna, tanti altri, siamo critici verso l'Opus Dei.
Dice, il signor Miglioranzi, che non siamo bene informati. Davvero?
Chi ha Internet può informarsi collegandosi al sito pubblico, della dottoressa Patrizia Stella, citata come esempio positivo di aderente all'Opus Dei dal signor Miglioranzi, severa custode dei “valori assoluti quale, ad esempio, la vita umana”, spesso presente sui media, e apprenderà che lo Tsunami, il maremoto che ha provocato migliaia di vittime in Indonesia, sarebbe stato un giusto castigo di Dio, potrà ascoltare le urla di Satana quando l'esorcista lo fa uscire dalla bocca di un malato e leggerà anche : ” si narra che durante uno dei bombardamenti sulla città di Verona San Giovanni Calabria, che dal monte dove abitava assisteva a quella distruzione, mentre pregava per le vittime e invocava la misericordia di Dio, fu sentito sussurrare: un solo peccato veniale è un male ben più grave e peggiore di questo bombardamento”.
Io, però, mi ero limitato a dire che, per l'Opus Dei, esiste ancora, con altro nome, l'Indice dei libri proibiti cioè l'indicazione a non leggere le opere dei più grandi pensatori dell'umanità ma chiedevo anche se fosse possibile conoscere il bilancio dell'Opus Dei cosi come si possono conoscere i bilanci delle banche, dei giornali, dei partiti, delle cooperative, dei Comuni, dello Stato, delle aziende ecc. ma questa richiesta, non ha avuto risposta.
[le righe seguenti, fino alla successiva parentesi quadra, non sono state pubblicate]
Già che ci sono aggiungo un altra cosa.
Alcuni dei più consistenti interventi urbanistici a Verona sono stati finanziati, sono finanziati , e decisi, dalle banche : il polo bancario, Castel S.Pietro, parte di Verona Sud, i palazzi Scaligeri,i magazzini generali...La Banca dice : ti do i soldi e lì farai questo e là farai quello.
Io ritengo che sia cosa utile, e doverosa, che le banche diano i soldi ( che sono, però, non dimentichiamolo, anche i “ nostri ” soldi ) per interventi nel territorio ma ritengo anche che non debbano essere loro, le banche, a decidere dove e come spenderli perchè è il Comune, e solo il Comune con i suoi organi elettivi, che può e deve decidere lo sviluppo della città e perciò se è vero , come si dice e si scrive, che alcuni responsabili di Istituti Bancari veronesi siano membri dell'Opus Dei, visto quanto riportato più sopra, non mi va tanto bene che siano loro a decidere il futuro della mia città.
[fine della parte non pubblicata]
Ma non mi faccio illusioni. In fondo non è Verona la città che ha pensato bene di mettere la statua del suo poeta, quello de “i pitochi”, a far la guardia proprio davanti ad una banca?

(Lettera pubblicata dal quotidiano "L'Arena" il 15 aprile 2007)

01 aprile 2007

Per Cesare Furnari

Ci si vedeva in piazza Erbe davanti al banco di frutta e verdura di Armando e Natale: pacco di giornali e libri sotto il braccio, calzoni larghi “all'inglese” e sandali anche d'inverno. Mia moglie diceva che, a modo suo, era elegantissimo.

Negli ultimi anni mi telefonava spesso e mi leggeva alcuni suoi “pensieri” che avrebbero dovuto far parte di un libro che, poi, non c'è stato.
Ce l'aveva, ancora, con gli ipocriti, con i basabanchi e i basaBanche, con i banchieri opusdeini, con i grandi ladri riveriti dai piccoli opportunisti, con i moralisti senza morale, con le intelligenze mercenarie, con i preti televisivi “infasanadi”, con la sinistra per modo di dire... cioè con tutti quelli che comandano a Verona. Per cui vita grama. Ma non triste. Anzi.
Gli incontri, a casa sua, con gli altri “infedeli”, erano allegri, leggeri, con lui tra montagne di carte, disegni, bicchieri di vino e gatti nevrastenici rifugiati sull'armadio, felice all'idea che un nuovo numero del giornale si stava formando.
Cesare è stato, per tutta la sua vita, un commovente caos di idee chiare.

Mi piace ricordarlo con una poesia di Edoardo Galeano, “L'utopia”

“Lei è all'orizzonte.
Mi avvicino di due passi,
lei si allontana di due
passi.
Cammino per dieci passi e
l'orizzonte si sposta
dieci passi più in là.
Per quanto io cammini,
non la raggiungerò mai.
A cosa serve l'utopia?
Serve a questo:
a camminare.”


...a camminare. Anche se con i sandali.

Giorgio Bragaja


Verona, 24/03/2007