28 aprile 2010

A radiopop il28-4-2010 su i buoni propositi di Zaia, il muro, Cirillo...


Il Consiglio regionale del Veneto si è insediato e il Presidente Zaia in aula e, prima e dopo, sui giornali e in TV, ha espresso le sue intenzioni, quello che vuol fare.

Perché parlare ancora della Regione? Perché è importante, perché molte delle cose che succedono e succederanno a Verona, perché molte delle cose che si faranno o non si faranno a Verona, dipenderà da quel che si deciderà in Regione.

E cosa dice di voler fare Zaia? Il federalismo, naturalmente, ma lui stesso dice che ci vorranno anni, e poi le solite cose, agricoltura, impresa, ecologia, infrastrutture, istruzione...quello che hanno detto sempre i suoi predecessori al momento dell'insediamento.
In più, però, un paio di cose che fanno la differenza e non in meglio.

La prima. Modifica del Regolamento e dello Statuto con lo scopo, neppure mascherato, di limitare i già scarsi poteri delle opposizioni introducendo la famigerata “questione di fiducia” cioè la possibilità, da parte della maggioranza, di poter interrompere ogni libera discussione su qualsiasi argomento mettendo sul piatto la minaccia di caduta della giunta regionale e del “tutti a casa” nell'eventualità di voto negativo, con la conseguente messa in riga anche di eventuali dissidenti della maggioranza alla faccia della libertà di voto.
“Questione di fiducia” diventata arma letale nelle mani di Berlusconi e Zaia ne ha capito l'efficacia.

La seconda. Dice Zaia: “Il lavoro dovrà produrre un reddito adeguato al costo della vita del Veneto ciò significa attuare il federalismo contrattuale dando vita al Contratto Regionale di Attività che dovrà tener conto della specificità del nostro territorio”.
Cioè per lo stesso lavoro dipendente (fabbrica, ufficio...) più soldi all'operaio e all'impiegato del Nord e meno soldi all'operaio e all'impiegato del Sud.
Sotto la casereccia bonomia del nuovo presidente del Veneto, il prosecco, i tori alla griglia, il dialetto, traspare oltre il disegno politico, un di più, un che di torvo, di malvagità inespressa.

Alla sinistra, ai democratici, servirebbe una visione del mondo né retorica, né nostalgica, semplicemente alternativa a questa abbietta cultura di destra.





A proposito di informazione a Verona.

Una sera della settimana scorsa una Porsche pilotata da un quarantenne veronese piomba a tutta velocità contro le auto in sosta sotto Porta Borsari, all'angolo con via Diaz, e ne scaraventa una contro l'ingresso del bar sotto il portico coinvolgendo e ferendo una cliente venticinquenne poi trasportata all'ospedale di Borgo Trento per le cure.

Trasportata all'ospedale non dall'investitore, che si da alla fuga abbandonando la sua Porsche, ma da una ambulanza chiamata dai cittadini presenti.
Naturalmente l'investitore, che viene poi individuato, subito nega tutto ma poi, di fronte all'evidenza dei riscontri, ammette le sue responsabilità e rischia la reclusione da uno a sei anni.
Questo, più o meno, il resoconto che ne fa “L'Arena”.
Il guidatore della Porsche resta anonimo. Il giornale, infatti, educato e signorilmente discreto, non ne fa il nome.

E se, anziché di una Porsche guidata da un quarantenne veronese, si fosse trattato di una malandata Fiat degli anni 80 guidata da un quarantenne extracomunitario, il giornale sarebbe stato altrettanto educato e signorilmente discreto?

Ieri un quotidiano distribuito gratuitamente in migliaia di copie a Verona e in decine di migliaia in tutta Italia, nella pagina degli spettacoli fa un breve riassunto del film “Agora” che narra la vicenda della filosofa, astronoma e matematica Ipazia e scrive: “Nell'Alessandria d'Egitto ne 391 dopo Cristo la filosofa viene travolta dalla crisi di un mondo impaurito di fronte alla nascita di movimenti religiosi pagani sempre più fanatici”.

Come invece si sa, o si dovrebbe sapere quando si scrive, che, a parte la data sbagliata, Ipazia fu massacrata, tagliata a pezzi, da bande di assassini su preciso ordine del vescovo Cirillo che non ne sopportava i liberi e laici insegnamenti e i “movimenti sempre più fanatici” erano quelli cristiani che volevano imporre con la forza la nuova religione. Incendiarono anche la Biblioteca di Alessandria, la più grande del mondo di allora, dove insegnava Ipazia e massacrarono tutti gli oppositori della nuova religione.

Ratzinger il 3 ottobre 2007 in udienza generale ha glorificato il vescovo Cirillo custode della vera fede e padre della Chiesa. Il santo Cirillo sul calendario è segnato il 27 giugno.

Altro episodio: Telepace ha chiesto, in una breve intervista, un parere sulle celebrazioni del 25 Aprile al responsabile di Radio Popolare e siccome il giudizio era critico verso le istituzioni cittadine ha pensato bene di non trasmetterla.

Il “Muro” in piazza Bra. La maggioranza di destra del Comune ha deciso di collocare un nuovo monumento in piazza Bra. Per ricordare la caduta del muro di Berlino costruiranno un falso muro alto tre o quattro metri e largo altrettanto da collocare nei giardini con colombe di bronzo e altri ornamenti e scritte dipinte da sedicenti “artisti” veronesi.
Alcune domande al Sovrintendente: per mettere una qualsiasi cosa in piazza Bra, basta che qualcuno decida di farlo e si può mettere? Non sarebbe meglio fare un concorso chiamando i migliori artisti e poi decidere ? Lei signor sovrintendente sa quanti oggetti definiti artistici sono stati spalmati sui giardini della Bra negli ultimi decenni? E in tutta la città, sulle mura, sui palazzi storici, sugli argini dell'Adige, nelle piazze ? Testine di poeti, di preti, di Giuliette e di Romei, targhe, targhette, pesci volanti..., di una bruttezza indescrivibile ? Basta che qualcuno offra l'opera del suo ingegno (apprezzato solo da se stesso e da pochi intimi) perché venga collocata anche con i discorsi delle autorità nei luoghi più sensibili di questa disgraziata città. Ma Lei li ha visti? E dice che va bene così?
Siamo così assuefatti al peggio?
Mi offro per una visita guidata.


Giorgio Bragaja

22 aprile 2010

Lega e agricoltura...e Banche...e 25 Aprile


L'ex presidente della Regione Veneto Galan non voleva andarsene malgrado avesse già ricoperto la carica di Presidente per ben tre legislature e ha tenuto duro fino all'ultimo contro la Lega, e, soprattutto, contro Zaia.
Alla fine accettò di lasciare libero il campo con l'impegno, da parte di Berlusconi, di farlo ministro di qualche cosa.

Durante la campagna elettorale non risparmiò critiche e attacchi non tanto velati al candidato Zaia.
Le elezioni sono andate come sappiamo. La Lega è di gran lunga il primo partito del Veneto e così Zaia e la Lega hanno vistosamente celebrato il trionfo con Prosecco e tori allo spiedo.
Lega vittoriosa, PD sconfitto, Pdl umiliato. E Galan?
Galan ministro e ministro dell'agricoltura. Il dicastero che aveva Zaia quando era ministro e che la Lega voleva fortemente mantenere ancora per sé.

La contromossa dei leghisti è secca e rabbiosa; non hanno dimenticato gli attacchi di Galan e Bossi, forte del risultato elettorale, ordina che gli assessorati all'agricoltura delle tre super-regioni del Nord, Veneto, Lombardia e Piemonte siano attribuiti alla Lega.

Il Piemonte ha già eseguito l'ordine e il Presidente Cota ha nominato il leghista Claudio Sacchetto.
Il veneto pure ma con un risvolto comico.

Zaia, per il quale la fretta è la virtù maggiore come dimostrano i suoi 193 km all'ora (multati) in autostrada, aveva già nominato assessore all'agricoltura il veronese Giorgetti del PdL che si era subito dichiarato orgoglioso e contento per l'incarico.

Ma, poi, Bossi ordina e Zaia esegue e Giorgetti viene rimbalzato ai lavori pubblici non mancando di dichiararsi orgoglioso e contento per l'incarico.
La regione Lombardia deve ancora assegnare le deleghe agli assessori; vedremo.

Il risultato ( lo scopo) di queste incredibili manovre, che sarebbero da commedia se non rivelassero una temibile mancanza di senso dello Stato, sarà quello di far sì che se ciò che Galan, ministro dell'Agricoltura, propone o decreta va bene alla Lega, cioè alle regioni del Nord, allora tutto fila liscio ma se ciò che propone o decreta il ministro dell'agricoltura Galan non va bene alla Lega, cioè alle regioni del Nord, gli assessori regionali del Nord avranno mezzi, strumenti e volontà politica per bloccare tutto.

Cioè avremo un ministro della Repubblica sotto tutela.
Commedia o tragedia che sia, il copione è eversivo, gli attori impresentabili e il pubblico in dormiveglia.

Altro copione: le Banche.

“Le banche più grosse del Nord ce le dovremo prendere noi; ce lo chiede la nostra gente”.
Così Bossi dopo la vittoria elettorale.

Alcuni anni fa la Lega fondò una banca la Crediteuronord con capitale di 70 miliardi di lire raccolto soprattutto tra piccoli risparmiatori.
Fallì miseramente e migliaia di quei piccoli risparmiatori persero fino all'ultimo centesimo e la banca fu rilevata dalla Popolare di Lodi di Fiorani.

Una parentesi: a proposito di banche Brancher, il sottosegretario che fa il bello e cattivo tempo a Verona per quel che riguarda nomine e candidature è sotto processo a Milano in un procedimento che riguarda Fiorani e le sue banche con l'accusa di appropriazione indebita.
Naturalmente non si è presentato all'udienza invocando il legittimo impedimento, appena votato dal Parlamento, perché doveva andare alla Fiera di Hannover. Silvio insegna.

Tornando alla Lega e alla sua dichiarata volontà di prendersi qualche banca quello che stupisce è la meraviglia, lo stupore, per esempio a Verona, di chi, erede di alcuni partiti di maggioranza che per decenni sono stati, in città e provincia, i padroni incontrastati delle banche veronesi indirizzando il credito con la più assoluta discrezionalità, ora accusano la Lega di voler fare altrettanto.

La lega non vuole più, visti i precedenti, “comprarsi” le banche, vuole semplicemente riempire con i suoi uomini i consigli di amministrazione delle banche come hanno fatto le varie e diverse maggioranze in tutta Italia.
Sbagliato allora e sbagliato oggi, soprattutto oggi con la politica esasperatamente localistica della lega, con un federalismo del ”tutto al Nord e il Sud si arrangi”.
Tosi e Zaia sono già al lavoro e la loro agenda è zeppa di appuntamenti con i vari presidenti e dirigenti degli istituti finanziari del Nord: Biasi, Fratta Pasini, Profumo...e tra qualche settimana vedremo i risultati.
Forse sarebbe bene che qualcuno in Consiglio Comunale sollevasse il problema.

25 Aprile.
I risultati elettorali con l'elezione in Consiglio Regionale di alcuni consiglieri e assessori comunali impongono alcune sostituzioni nella giunta Tosi.
Pare certo che in sostituzione di Tosato, eletto in Consiglio Regionale, il sindaco Tosi intenda, domani, promuovere al rango di assessore Andrea Miglioranzi, capogruppo della lista Tosi in Consiglio, che si dichiara apertamente fascista e che, con il suo gruppo musicale, cantava le gesta del capitano Priebke, quello delle Fosse Ardeatine.
Ognuno celebra il 25 Aprile a modo suo.

Giorgio Bragaja

14 aprile 2010

A radio popolare il 14-4-2010 su lega, Napolitano a Verona, gay e altro

La Lega ha vinto. Nelle elezioni regionali e in quasi tutti i comuni dove si è votato nelle settimane scorse. Ha vinto quasi dappertutto.
A Vigevano ha vinto persino contro i suoi amici del PdL, del popolo della libertà di Berlusconi.
A Vigevano infatti al ballottaggio di domenica i due concorrenti sindaci rimasti in gara erano un candidato della Lega e uno del PdL.

Ha vinto quello della Lega con il 73% dei voti.

Nel Veneto e a Verona sappiamo come è andata. Dopo il voto stanno litigando per gli assessorati, per le presidenze degli Enti e per i posti nei consigli di amministrazione degli stessi Enti.
Dibattito di alto livello politico ma non c'è di che preoccuparsi i posti sono tanti e tra un paio di giorni saranno di nuovo d'accordo.

La Lega ha surclassato il PdL, l'ha umiliato e ora impone le sue regole.
L'opposizione, praticamente inesistente durante la campagna elettorale, ora è afona.

Un paio di settimane fa, in Municipio, durante la cerimonia per l'inaugurazione di un busto del primo sindaco del dopoguerra, il socialista Aldo Fedeli, la signora che è prefetto di Verona ebbe pari parole di elogio per il socialista Fedeli e il leghista Tosi.
Un paio di giorni dopo il presidente degli industriali Bolla si dichiara entusiasta del trio Tosi, Miozzi, Zaia.

Anche il Presidente della Repubblica Napolitano nella sua visita a Verona non è stato parco di riconoscimenti alla città, alla sua bellezza, alla simpatia dei cittadini che lo applaudivano affettuosamente. Non accennando minimamente ad alcune cose non secondarie che in questa città, come altrove, danno segnali inquietanti come l'esasperazione del timore del diverso sfruttata dal sindaco per la ricerca del consenso, il problema sicurezza usato a danno dei più indifesi, ha pratica consentito al sindaco Tosi la farsa del pentimento per il ritratto del Presidente, il suo ritratto, di Napolitano, lasciato per un paio d'anni nello sgabuzzino.

E Napolitano ha scritto sul libro degli ospiti “E' con vivissimo piacere che visito questa storica città nella quale si è saputo realizzare un alto livello della qualità della vita e auguro pieno successo al suo sindaco e a tutti i suoi amministratori nell'impegno di costante valorizzazione del patrimonio culturale e civile di Verona”.

La segreteria del Presidente era, però, informata della condanna definitiva del sindaco Tosi per propaganda razzista e poi qualcuno gli avrà pur detto che, in fondo, alcuni dei progetti più ambiziosi sono miseramente falliti come il Polo Finanziario al posto del quale faranno un parcheggio e il Parco scientifico Star fallito non senza prima aver collocato alla sua presidenza un leghista correo di Tosi e con lui condannato.

Che, cioè, Verona non è poi così ben governata e che, dire e lasciare scritto di una “costante valorizzazione del suo patrimonio culturale e civile”, appare perlomeno un po' fuori luogo .

Invece la benevolenza di Napolitano ha consentito a Tosi e ai suoi,( il capogruppo della sua lista in Consiglio Comunale si dichiara pubblicamente fascista), di recitare la parte del moderato e dell'efficiente in sintonia con la nuova linea nazionale della Lega che vuol togliere a Berlusconi, nelle regioni e nei comuni, il primato della politica “del fare” .

Hitler e Mussolini hanno fatto anche cose bellissime, autostrade, stadi (il primo), prosciugato le paludi Pontine, istìtuito l'Opera Maternità e Infanzia, fatto correre i treni in orario(il secondo).
Erano maestri nella politica “del fare” però, come si sa, poi hanno fatto anche altre cose.
C'è un qualche istituto di ricerca, o qualche facoltà universitaria, a Verona che ha la voglia di fare non solo le cronache e analisi di quello che sta succedendo (cronache e analisi in alcuni casi già egregiamente fatte) ma anche di fare, che so, una simulazione di quello che, sulla base di quelle cronache, di quelle analisi e dei fatti esistenti, può succedere nell'immediato futuro?

Passiamo ad altro.

Il cardinale Bertone ha detto che all'origine della pedofilia non c'è l'imposizione del celibato ai sacerdoti ma solo l'omosessualità.
Giuste, e fin troppo benevole, le proteste delle associazioni gay.
In questo caso Verona è stata veramente all'avanguardia.
Tre giorni prima, infatti, su “Verona Fedele” don Fasani aveva scritto che gli attacchi a Ratzinger per la pedofilia negli istituti religiosi erano stati inventati e costruiti dalle ”lobby gay”.

Altro argomento.
Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato, durante l'inaugurazione del Vinitaly, che si può bere tranquillamente due bei bicchieri di vino e mettersi alla guida senza pericolo per sé e per gli altri.

Tutti sappiamo che per moltissime persone, non astemie, basta anche un solo bicchiere di vino per sentirsi diverse, meno controllate, euforiche, pronte a fare cose non usuali , a rinunciare alla abituale prudenza, a premere un po' di più il piede sull'acceleratore, a ridurre la consapevolezza del rischio.

E, poi, due bicchieri di quale vino? Di un leggero Bardolino, di un Valpantena alla spina di meno di undici gradi? O di un Valpolicella d'annata di tredici gradi o di un Amarone da sedici?

Lui, Zaia, il presidente Zaia, è quel tale che, multato perché in autostrada andava a 193 km all'ora, si giustificò dicendo che aveva fretta.

Tutto torna; anche il discorso dei due bicchieri.


Giorgio Bragaja

07 aprile 2010

Intervento a radiopop 7-4-2010 su Padania felix, ancora Provolo e altro

Federalismo fiscale? Presto detto: i soldi del Nord al Nord, i soldi dei veneti ai veneti i soldi dei veronesi ai veronesi.
Oltre a tenerci i soldi che non versiamo per tasse evase vogliamo indietro anche i soldi (pochi rispetto al dovuto) che abbiamo pagato con le tasse.

Il Sud? Si arrangi! Ora quella disgraziata parte d'Italia non viene più chiamata “Il Mezzogiorno d'Italia” ma il Sud. Altra cosa, diversa, minore.

Con l'avvento della Padania Felix (la secessione è sempre nei sogni dei Renzino Bossi sparsi per le valli del Nord e ora anche nei Consigli Regionali) gli abitanti del Sud sempre più povero e preda delle mafie diventeranno quasi extracomunitari.
Esagerazioni? Forse.

Cotta presidente del Piemonte e Zaia Presidente del Veneto hanno cominciato bene con gli applausi di (quasi) tutti i loro sindaci.
La pillola Ru486, quella che consente alle donne che ne facciano richiesta secondo le norme della legge dello Stato di ricorrere all'aborto senza intervento chirurgico, ha stimolato la “politica del fare” dei due Presidenti.

Con tranquilla crudeltà burocratica e ostentato, quanto ipocrita, bigottismo hanno proclamato: “La pillola? La faro marcire nei magazzini” il primo e ” Non permetterò agli ospedali del Veneto di distribuirla” il secondo.

Sanno bene di dire delle stupidaggini perché c'è la legge dello Stato che dice il contrario ma solo il dirlo ha fatto loro guadagnare il commosso plauso di preti, vescovi, cardinali e Papa. Tanto basta.
E' un atto di sottomissione ipocrita ai “ dettami della Chiesa” che avrà, in cambio, la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche, quando servirà, per andare a Roma o a Venezia o a Palazzo Barbieri.

E intanto, mentre in Puglia, in Basilicata, in Emilia e altrove la pillola viene distribuita negli ospedali, in Veneto e in Piemonte no.
Che poi a rimetterci sia, come sempre, la parte più debole e già sofferente, le donne, non importa.

Del resto Sindaco, Presidente della Provincia e Presidente della Regione possono andar tranquilli e dire e fare quello che vogliono tanto da noi non solo il vescovo ma anche, e soprattutto, la parte che conta, quella con i soldi e il potere vero, non è mai stata (almeno a parole ) così entusiasta.

Sentite come si esprime il Presidente degli industriali veronesi Andrea Bolla:

“Siamo in una situazione potenzialmente storica. A Verona abbiamo in Comune un sindaco giovane, capace e con ampia maggioranza di centrodestra; in Provincia un presidente giovane, capace e con un ampia maggioranza di centrodestra; a Venezia abbiamo un neogovernatore giovane, con molta voglia di fare e ampia maggioranza di centrodestra..”

E continua “Se poi pensiamo che sindaco e governatore sono dello stesso partito, ritengo ci siano tutte le potenzialità per passare all'azione, per aprire una vera stagione del fare”.

Alcune osservazioni.
Dopo la stagione dei presidenti delle Associazioni degli industriali prostrati davanti alla DC, degli anni cinquanta e sessanta, ultimamente ci eravamo abituati a comportamenti più sobri, anche se pur sempre più o meno schierati con chi, sindaco o presidente del consiglio dei ministri o di regione, deteneva il potere.

Ora però con queste dichiarazioni il presidente Bolla, ignaro della misura, mi sembra anche fuori dal suo ruolo. Che bisogno c' è di ripetere per tre volte “ampia maggioranza di centro destra” non bastava dire “ampia maggioranza”? Evidentemente se fosse stata “un ampia maggioranza” di centro sinistra sarebbe stata, per il presidente Bolla, una disgrazia.

E questo bisogno incontinente di qualificare, e perciò di qualificarsi, “..di centro destra”, non è un segno di mancanza di autonomia, un po' servile, da parte di un presidente di una associazione che, comunque, rappresenta, dovrebbe rappresentare, tutti gli industriali veronesi anche chi, e ne conosco, non è d'accordo o del tutto d'accordo con Tosi, Miozzi, Zaia e con la politica “del fare” di Berlusconi o che, comunque, non è disposto ad identificarsi con loro?

E il riferimento a “sindaco e presidente della regione dello stesso partito” non dà l'idea dell'appartenenza ad una consorteria di furbi e prepotenti?

Altro argomento: l'istituto Provolo e le accuse di pedofilia.
Il vescovo Zenti ha rilasciato alcune interviste a”L'Arena” sulle vicende di pedofilia negli istituti religiosi a Verona e nel resto del mondo.

Aiutato da un benevolo giornalista che, già nelle domande, definisce “polverone” l'interesse suscitato da queste vicende risponde con un tono vagamente intimidatorio “si parla disinvoltamente di inchieste...e gli attacchi vanno oltre la soglia della credibilità e del buon senso oltre che del buon gusto..e poi tra l'accusa e la dichiarazione di responsabilità ci sarà un processo “.

E nella pastorale di Pasqua in Duomo riferendosi alla pillola: “..non esitiamo quindi a dichiarare l'aborto come un crimine esecrabile in ogni sua forma, chirurgico o farmacologico che sia, tanto
esecrabile quanto la pedofilia”. Peggio di così.

Un mio vecchio amico, incontrato in piazza Erbe, mi ha chiesto sorridendo se io credo ancora all'assalto al Palazzo d'inverno ( per i più giovani: 1917, Pietroburgo, rivoluzione russa). Non ho saputo rispondere bene subito. La risposta giusta, come spesso succede, mi è venuta dopo che lui se ne era andato e sarebbe stata questa: “Palazzo d'inverno?, ma qui siamo tornati a prima della Bastiglia!”.

Giorgio Bragaja