16 maggio 2013

Intervento a radiopop 15-5-2013 su Vittorio Di Dio e varie Il governo Letta ha un ministro, una ministra, di colore. Anzi,“nera”, come, giustamente, si definisce lei. Il dicastero è quello dell'integrazione. Si chiama Cecile Kyenge, modenese, e al momento del suo insediamento ha dichiarato di essere si italiana ma di sentirsi anche congolese. Vittorio Di Dio, l' esponente della estrema destra veronese, amico di Casa Pound e del noto picchiatore Marcello Ruffo, già assessore del Comune di Verona e attualmente dirigente della Fiera, in vita sua non ha perso una sola occasione per poter dire delle stupidaggini e dunque non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione della nomina di una “negra”, come dice lui, ad un alta carica dello Stato. Ne ha chiesto le dimissioni perché al momento del giuramento la Kyenge ha fatto la dichiarazione di cui sopra. Per di più la neo ministra aveva detto: ”....sono italo-congolese e tengo a sottolinearlo perché appartengo a due culture a due Paesi che sono dentro di me e non potrei essere interamente italiana.” I camerati di Di Dio, quelli di Forza Nuova, hanno aggiunto:”....torni in Africa”. Probabilmente però quello che ha maggiormente infastidito Di Dio non è stato vedere una “negra” a capo di un ministero ma quella frase della Kengye: “ Appartengo a due culture”. Per uno come lui, sentire che, qualcuno, di culture ne ha addirittura due, è troppo. Io, come è noto a chi mi legge o mi ascolta, ho una pessima opinione della mia città e della maggioranza dei miei concittadini però, a volte, penso che, forse, esagero un po'. Poi si fa risentire Di Dio che, è vero, non è veronese “de soca” ma è stato nominato a cariche pubbliche e rimpannucciato dai veronesi, e allora mi consolido nelle mie opinioni. Il 20 di questo mese, cioè lunedì, grande festa in Arena per i 110 anni della squadra di calcio Hellas Verona. Tra i gruppi musicali che si esibiranno c'è un posto d'onore per quelli di estrema destra tanto cari alla tifoseria della squadra, tifoseria la più di destra e becera d'Italia- Questa cosa ha fatto preoccupare alcuni consiglieri comunali che ne hanno chiesto conto al sindaco che ha risposto: per mia formazione mentale non mi sono posto il problema dell'appartenenza politica degli artisti anche se è notorio che alcuni sono di destra e altri di sinistra. Cioè per lui, per il sindaco, va bene tutto sia chi canta “Bella ciao” sia chi canta “morte agli ebrei” come il gruppo Gesta Bellica”? Completa il quadro Alberto Lo Mastro estremista di destra noto alle cronache e non solo a quelle e organizzatore dell'evento (e anche organizzatore della campagna elettorale del sindaco) che dichiara: “....li abbiamo invitati a suonare senza chiedere la loro tessera politica”. Non aveva bisogno di chiederla perché lui, Lo Mastro, li conosce benissimo. Andiamo alle cose serie. Al momento, però, non ne trovo. E per oggi la chiudo qui. Giorgio Bragaja

10 maggio 2013

intervento a radiopop 9-5-13 su monumenti, tangenti e altro..... La sovrintendenza ai beni culturali ha giustamente negato al sindaco Tosi il permesso di utilizzare l'anfiteatro per due manifestazioni, una sportiva e una religiosa. “L'Arena è un monumento e va rispettato”. Tosi si è arrabbiato ma gli è stato risposto che il divieto di utilizzare l'Arena per manifestazioni sportive è stata proprio una idea sua e si vede che se ne è dimenticato. Sui monumenti tornerò più avanti. Prima voglio parlare delle tangenti a Verona per precisare alcune cose e dare a Cesare quel che è di Cesare. Il giornale “L'Arena”ricorda il democristiano Pietro Albertini scomparso qualche giorno fa e parla naturalmente anche delle vicende di tangentopoli veronese e di Ca' del Bue il mega impianto inceneritore che fu alla base di quelle vicende, vicende per le quali Albertini finì in carcere e che portarono alla fine della DC veronese e ricorda “....tutto ebbe inizio con l'inchiesta del Procuratore capo Guido Papalia”. Però “L'Arena” non dice perché il Procuratore capo Papalia si mosse. Penso sia giusto dare meriti e responsabilità a chi veramente diede inizio a tutta la vicenda. 1993, Consiglio comunale di Verona. All'ordine del giorno c'è l' AGSM l'Azienda Generale dei Servizi Municipalizzati, acqua, luce, gas. Nadir Welponer è seduto accanto a me in Consiglio e mi dice che il giorno prima era stato avvicinato da un suo amico, un piccolo imprenditore veronese, mi pare si chiamasse Donisi o Dionisi, il quale gli aveva confidato di aver pagato una tangente per poter avere l'affidamento di un lavoro da parte dell'AGSM. Welponer era preoccupato perché, disse, se ne parlo coinvolgo anche il mio amico però non posso tacere perché sarei complice. Io gli diedi ragione aggiungendo che, come consigliere comunale, era anche un pubblico ufficiale e il reato sarebbe stato ancor più grave. Welponer fece la sua denuncia in Consiglio e tutto ebbe inizio. Ecco perché il Procuratore capo Papalia si mosse. Dunque “L'Arena” avrebbe dovuto scrivere: “....tutto ebbe inizio con la denuncia di Nadir Welponer”. Albertini fu arrestato e dopo quasi due mesi di carcere cominciò a parlare e Verona entrò nelle cronache giudiziarie come il luogo della tangentopoli più grande, più grande anche di quella di Milano. L'intera DC veronese fu spazzata via, distrutta, e anche parte del PSI veronese. Torniamo ai monumenti. Perché la Sovrintendenza non compila una mappa delle innumerevoli opere pseudo artistiche prodotte da sedicenti artiste e artisti veronesi disseminate con oscena dovizia, in tutta la città, nei suoi giardini, nelle sue piazze, nelle sue strade? Per citarne qualcuno: le grasse sanguisughe volanti del monumento al marinaio di corso Porta Nuova, lo stormo di cornacchie del monumento all'aviatore di piazza Simoni, l'artigliere stanco di Valverde, il muro spezzato in piazza Bra, il grande libro bronzeo sempre in piazza Bra, il busto di Barbarani appiccicato sui portoni viscontei sempre in piazza Bra, la grande piastra bronzea del Bacanal a san Zeno, e tante targhe e targhette distribuite su monumenti e muraglioni, edifici storici. Quale concorso è stato indetto per decidere cosa mettere nelle nostre piazze, sui nostri monumenti, sui nostri edifici storici? Chi l'ha deciso? Che razza di città è questa? Aveva ragione John Ruskin nel 1869 quando scriveva: “...il luogo, Verona, è stupendo ma la gente è terribile, le sue creature umane sono terribili”?. Verona è la città più a destra, destra estrema, più razzista d'Italia e, in quanto tale, cioè più a destra e più razzista, è anche la più incolta d'Italia? E' morto Andreotti. Anni fa due scrittori, Renzi e Aristarco, scrissero un copione cinematografico intitolato “L'armata s'agapò” sull'occupazione della Grecia da parte dell'esercito italiano durante la seconda guerra mondiale. Ministro della Difesa era Andreotti che li fece arrestare e rinchiudere nel carcere militare di Peschiera sul Garda. Questo era Andreotti. Giorgio Bragaja
a radio pop 20130502 su le botteghe del centro, e altro L'”L'Arena”, il giornale di Verona, dedica una intera pagina alla “Città che cambia” con il titolo: “Spariti quasi tutti i negozi storici sostituiti da grandi catene, griffe, e dagli empori di souvenir; dalle vecchie botteghe della Via Nuova al Centro-vetrina per turisti”. “Cinque solo intorno alla casa di Giulietta. Spuntati come funghi uno dopo l'altro. Cinque negozi di gadget, che vendono tutti gli stessi souvenir di Verona per lo più made in Cina. E' questo forse uno dei segnali più chiari del profondo cambiamento del nostro centro storico dove la rapidità con cui le attività commerciali aprono e chiudono è sempre maggiore: un paio di settimane senza passare da via Mazzini e via Cappello e si può star certi che al ritorno si troverà qualche nuovo arrivo e altrettante defezioni. Il centro è sempre meno il luogo degli acquisti dei veronesi, che per comprarsi abiti e scarpe preferiscono probabilmente andare ai centri commerciali fuori città. Intanto il centro si vota ai turisti: anche chi non se ne va si trasforma in tal senso”. L'architetto Giorgio Forti afferma “.....questo dipende da scelte sia individuali che amministrative e politiche che nel nostro caso sono totalmente mancate.....molti negozi sono stati comprati dai cinesi....poi gli stessi commercianti si lamentano perché arrivano i cinesi: ma chi è che ha venduto?”. Non ha torto ma la domanda vera è: “Perché hanno venduto?”. Perché era sparita la loro clientela cioè gli abitanti del centro città, 30 mila espulsi in dieci anni dalle politiche urbanistiche asociali delle amministrazioni. I cinesi sono venuti dopo. Ho tenuto i volantini e i manifesti che testimoniano che quella devastazione non è stata senza avversari. Ma erano in troppi: Confindustria, immobiliari, Chiesa, Banche..... E' cambiato completamente il tessuto sociale del centro storico, è cambiato il tipo di cliente. Nel centro storico fino agli anni 50/60 aveva il suo insediamento anche un ceto sociale proletario e piccolo borghese, a basso reddito, i cui consumi erano legati alle piccole botteghe, cliente e bottegaio si conoscevano da anni, dove era possibile”mettere sul conto” cioè pagare alla fine della settimana o alla fine del mese secondo il tipo di salario o stipendio che si percepiva. Abitare alla Carega o ai Filippini o a Santo Stefano, qualche decennio fa, significava avere pochi soldi, fare fatica a tirare avanti. Oggi, dopo la scellerata politica urbanistica di quegli anni, significa avere un buon conto in Banca. Cambia la domanda cambia l'offerta. Clienti danarosi? Botteghe lussuose. “E' il mercato bellezza!” ( mi scuso per la citazione storpiata). Corrono tempi nei quali motivi per stare un po' allegri non ce ne sono molti però una qualche distrazione ce la dà ogni tanto il consigliere comunale Gianluca Fantoni che mi pare sia ora della Lega o del Pdl ma non ha importanza. Dimenticavo, è anche vicepresidente del Consiglio. Per chi non ce l'ha nel suo taccuino delle persone importanti è quel tale che propose, nell'ordine: il terrazzamento sull'Adige di fronte al Teatro Romano per snellire il traffico, una passerella aerea tra il ponte della Pietra e il sagrato della chiesa di Santo Stefano, sempre per snellire il traffico, una galleria tra i bastioni di San Giorgio e i giardini di ponte Garibaldi sempre per snellire il traffico (è una sua fissa), battelli per turisti, sulle rapide sotto Ponte Pietra, battelli con cingoli naturalmente, per poter risalire, alla Giarina, e portare i turisti in giro per Verona e sollecitava la Giunta comunale a chiedere agli USA uno di quelli usati nella guerra in Irak. E ieri la sua proposta di copertura dell'anfiteatro con una cupola amovibile sostenuta da quattro grandi pilastri di acciaio, è stata ricordata dal quotidiano cittadino. E subito è arrivato il secco e infastidito no del ministero. Però, secondo me, sarà bene stare attenti perché il nostro è un paese nel quale anche le cose più stupide, se ripetute molte e molte volte, diventano cose accettabili. Giorgio Bragaja

27 aprile 2013

intervento a radiopop 18-4-2013 su Lega a Verona Qualche giorno fa c'è stata una importante riunione della Lega. Dalle cronache: .....ad un certo punto è scoppiato il parapiglia, con spintoni sputi, insulti. A uscire malconcio è stato Pizzolato che ha denunciato di essere stato colpito da Matteo Bragantini, vice capogruppo del Carroccio alla Camera, deputato veronese e tosiano di ferro, il quale, a sua volta si è difeso nel più classico dei modi: sono stato io a essere aggredito. Pizzolato finisce all'ospedale e la prognosi è di sospetto trauma cranico. Flavio Tosi esce dalla sala delle riunioni scortato dai carabinieri con la testa incassata tra le spalle per sottrarsi agli sputi e agli insulti “....traditore, buffone, picchiatore, fascista”. La Lega ha perso, nel Veneto, quasi 500 mila voti. Dopo la caduta di Bossi, travolto dagli scandali, il movimento si è avvitato in una spirale senza fine e si è diviso in una serie di gruppetti e capetti sempre più piccoli. E' ancora più difficile fermare questo processo se, in più, ci si mettono gli interessi personali, la voglia di spartirsi il potere accumulato in venti anni e di essere rieletti. E così, caduto Bossi, la lotta per l'eredità politica del partito più vecchio d'Italia, non è mai finita. Anche perché questa situazione non fa che far perdere consensi e il caso del Veneto dove la Lega è stata svuotata dai voti passati a Grillo è emblematico e meno voti ci sono meno potere c'è da dividere, e meno posti e relativi compensi e il movimento implode e litiga. Ora i conti si cominceranno a fare anche a Verona dove, tra l'altro, più o meno tutti i più importanti capi leghisti hanno a che fare con la giustizia, chi già con la condanna, chi sotto indagine. Ultimo il presidente di AMT, l'Azienda Municipalizzata Trasporti, Germano Zanella, iscritto ieri nel registro degli indagati dalla Procura di Verona per appropriazione indebita relativamente alla sua professione. Allora a me può interessare poco o niente che i capi leghisti si prendano a pugni tra di loro o che siano coinvolti in vicende giudiziarie. Però ricoprono le cariche politiche, economiche, amministrative e culturali (si, anche culturali) più importanti della mia città e allora mi interessa. Per dirla tutta: ci sono cose che di Verona e dei suoi cittadini non mi vanno ma ritengo comunque che sia la città che i suoi cittadini meritino qualcosa di meglio di questa fogna e di un sindaco che si fa sputacchiare dai suoi colleghi di partito. Giorgio Bragaja
Intervento a radio pop 11-4-2013 su multa da 3 miliardi di dollari alla Glaxo. Manzati e altro...... La società GlaxoSmithKline, la grande casa farmaceutica ben nota a Verona ( a Verona c'era la sua sede principale, fin dal 1932, vicino a Porta Palio ), è stata ritenuta colpevole di pubblicità ingannevole e per questo costretta dalle autorità degli Stati Uniti a pagare una multa salatissima, tre miliardi di dollari, e sarà sottoposta ad una commissione di controllo per i prossimi cinque anni per non aver informato i suoi clienti di alcuni potenziali rischi di farmaci usati da centinaia di migliaia di persone nel mondo. Un farmaco per diabetici, l'Avandia, e un antidepressivo per bambini, il Paxil dei quali non erano stati denunciati gli effetti collaterali. La stima attuale valuta una cifra che potrebbe variare tra i 50 mila e i 100 mila morti prematuramente a causa dell'inesattezza dei dati forniti. Il vice procuratore generale degli Stati Uniti ha dichiarato che non saranno più tollerate le reticenze delle case farmaceutiche che per troppi anni hanno “ giocato con la salute dei pazienti solo per aumentare il margine di profitto”. Come si sa il lupo perde il pelo ma non il vizio. Infatti non è la prima volta che questa grande casa farmaceutica fa parlare di sé. Oggi perché dà in giro farmaci cattivi con troppa generosità, ieri (dodici anni fa) perché i farmaci, quelli buoni, li centellinava esosamente a chi ne aveva più bisogno. Era il 2001 e nel mondo, soprattutto in Africa, morivano moltitudini di esseri umani colpite da Aids perché non potevano pagarsi i farmaci salvavita. Costavano troppo in quanto protetti da brevetto. La Glaxo era a Verona e anche a Verona c'era un Consiglio Comunale e un sindaco, una sindaca per la precisione. E così pensai che proprio qui, a Verona, si potesse e si dovesse fare qualcosa. Le grandi multinazionali dei farmaci si erano unite per impedire che lo Stato del Sudafrica distribuisse sotto costo, praticamente gratis, quelle medicine. E 39 multinazionali farmaceutiche intentarono un processo contro il Governo del Sud Africa per la difesa dei brevetti dei farmaci anti Aids, farmaci che il governo di quel Paese voleva produrre, o far produrre o acquistare, in versioni “generiche” e perciò meno costose. Di quei fatti parlo e scrivo “in prima persona singolare” dato che se usassi il plurale “noi” direi una bugia. Dunque riuscii a far convocare dalla commissione consiliare il direttore della Glaxo, mi pare si chiamasse Rossi, dottor Rossi. La maggioranza dei commissari era su posizioni glaxiane. Rossi si comportò da persona seria competente e ragionevole. Difese le ragioni della Glaxo ma aveva capito che i tempi stavano cambiando e dopo poco tempo, infatti, la Glaxo accettò, almeno in parte, il cambiamento. Ho tenuto i verbali ufficiali di quella riunione che, del resto, sono anche visibili in Comune . Rileggendo gli interventi di alcuni commissari della maggioranza, in difesa ottusa del monopolio Glaxo e ricordando lo stupore dello stesso direttore Rossi nell'ascoltarli, viene spontaneo dire che Berlusconi aveva già colpito duro sulla testa di molti italiani. Silvio Manzati se ne è andato. Con la sua bicicletta, con il suo sorriso ironico, con il suo coraggio. La bella orazione funebre di Giorgio Gabanizza ha ricordato gli aspetti più importanti della vita di Silvio Manzati, della sua militanza politica, dell'impegno culturale, della rettitudine della sua vita, dei suoi affetti. Quello che, di Silvio Manzati, ho sempre ammirato di più è il suo coraggio. Perché lui, a Verona non a Bologna, non a Torino o a Livorno rossa che più rossa non si può, o a Massa Carrara, anarchica, ma a Verona la città dominata dalla enorme croce luminosa sul colle del don Calabria, e dall'orrendo santuario sulle Torricelle, così da far capire bene chi è che comanda, a Verona, la città più a destra d'Italia, dove il sindaco è condannato per razzismo e il suo factotum canta “morte agli ebrei”, a Verona, Manzati organizzava, curava, diffondeva le idee laiche, libertarie di una società e di un futuro che lui, con altri, voleva costruire. Era l'anima dell'UAAR, l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Basterebbe questo per ricordarlo con affetto e riconoscenza. Giorgio Bragaja
a radio pop 20130404 su politici a Verona negli ultimi decenni e altro.... Il giornale “L'Arena” quattro giorni fa ha dedicato una intera pagina a Domenico (Nico) Bolla. Bolla è architetto, insegna composizione architettonica e urbana alla Facoltà di architettura dell'università di Venezia, è consulente scientifico per una convenzione tra l'Ulss 20 e l'Università, è membro di commissioni e istituti di ricerca in Italia e all'estero. Ha scritto libri e molti suoi interventi sono stati pubblicati su riviste di settore E' stato consigliere comunale del Pci al Comune di Verona “fino agli anni '90 quando è sparito il partito comunista”. Alcune sue dichiarazioni riportate dal giornale: “.....c'è la convinzione che costruire case rubando terreno agricolo sia una scelta produttiva, in realtà la cosiddetta città diffusa ha determinato più traffico e più spreco di aree e non ha mantenuto la promessa di tenere bassi i costi. Oggi non c'è più un territorio ma un'unica indifferenziata periferia- E si sta assistendo a fenomeni nuovi. Ad esempio le vecchie corti rurali abbandonate dalla popolazione locale che esprimeva una coesione sociale elevata, ora diventano insediamenti per gli immigrati. La dispersione dei centri abitati ha favorito l'isolamento sociale”. E ancora: “.....oggi è tutto sbilanciato sull'auto. Anche il perenne problema dei parcheggi rivela questa propensione...la stessa idea di scavare nel sottosuolo per fare dei parcheggi risponde più a una volontà di fare cassa che di risolvere il problema della viabilità.” E ancora: “....bisogna costruire sul costruito, non allargarsi. Demolire ciò che è vecchio e obsoleto e recuperare ciò che ha valore storico....l'eccesso di costruzioni nuove anche a Verona sta già producendo il degrado da invenduto. Case nuove che non vengono piazzate e che vanno in deperimento”. “Questa città-conclude Bolla-ha bisogno di una iniezione di umanesimo che rispetti la forma di Verona e non la stravolga con interventi devastanti”. Iniezione di umanesimo Umanesimo, Nico? Lo possiamo avere dal sindaco Tosi condannato per razzismo^ Dalla Lega? Dal Pdl? Dall'assessore Corsi quello del tunnel? Da Miglioranzi quello di “... morte agli ebrei” Da Fantoni? Quello delle terrazze sull'Adige sotto il Teatro Romano? Da Di Dio? Quello amico dei picchiatori? Per costoro umanesimo è un vocabolo che nel loro personale dizionario non esiste. Anni fa, decenni fa, eravamo insieme in consiglio comunale e lui, Nico Bolla, faceva già questi discorsi e dopo essere intervenuto mi diceva: “Ho l'impressione che non mi abbiano ascoltato”. Altroché se l'avevano ascoltato, ma gli affari in corso erano altri. Dunque “L'Arena” ha pubblicato questa bella intervista di Elena Cardinali a Nico Bolla intervista nella quale fa testo l'interesse per il bene comune, il senso della comunità solidale, il bisogno, la sete di cultura l'umanesimo, appunto. Verona ha avuto esponenti politici di vari partiti, di diverse provenienze culturali...penso a Gianfranco Bertani, a Luigi Brentegani, a Renato Gozzi, a Edo Montini, a Renzo Burro, a Giulio Segato, a Marino Offeddu, a Luigi Calcagni, a Giorgio Gabanizza, a Lillo Aldegheri...a Carlo De Gresti, a Romano Calzolari, a Mario Azzini, PieroTrabucchi, Vittorio Bottoli, Maurizio Solinas...e tanti altri. Non con tutti naturalmente ero d'accordo, anzi con qualcuno di loro ero in contrasto durissimo, addirittura senza possibilità di dialogo, ma mai ho pensato di loro quello, che mi capita di pensare di Tosi, di Miglioranzi, di Corsi, di Di Dio..... Sarebbe interessante, e anche divertente, leggere una intervista della Cardinali a qualcuno di questi personaggi di oggi e poi fare qualche confronto. Giorgio Bragaja

29 marzo 2013

a radio pop 20130328 su il Rettore, mimose, Di Dio...... Il Rettore Mazzucco se ne va dopo otto anni di rettorato nella nostra università. Rimpianto, forse, dalla destra, sia quella “normale” sia da quella violenta ed eversiva. Uno dei suoi ultimi atti è stato quello di aver cercato di impedire con tutti i mezzi una conferenza sul complesso fenomeno delle foibe e, poi, di aver inviato davanti ad una commissione disciplinare il professor Romagnani che quella conferenza aveva organizzato. Quella conferenza era stata salutata con una aggressione da parte degli studenti fascisti che, nella nostra università si sentono autorizzati a farla da padroni. Il PD, il circolo Pink e altre associazioni democratiche hanno espresso solidarietà al professor Romagnani. Ho sentito invece solo poche e isolate voci di solidarietà da parte del variegato mondo culturale, universitario e non, veronese. Pochi giorni dopo altra aggressione in un locale pubblico ritenuto di sinistra. Solidarietà ai prepotenti è stata espressa da Vittorio Di Dio grigia figura della estrema destra che ogni tanto si propone con invereconda sfacciataggine per uscire, appunto, dal grigiore nel quale, nella impietosa realtà, è confinato. Tosi, il sindaco, ha biascicato un ecumenico rimprovero. Del resto non ci si può aspettare di più da uno che è stato eletto con i voti, dichiarati, di Casa Pound. Verona si conferma, ancora una volta, così come abbiamo più volte detto, la città più a destra d'Italia. Ma non solo di destra perché, per fortuna, pare che ci sia, altrove, anche una destra intelligente. A ulteriore conferma di questa peculiarità veronese, ove ce ne fosse ancora bisogno, l'altro giorno è arrivata l'ennesima multa ( mi pare di ben 10 mila euro) alla squadra di calcio Hellas-Verona per i soliti cori razzisti della sua becera tifoseria. Un paio di settimane fa si è celebrata, l' 8 marzo, la festa della donna, festa istituita per ricordare l'eccidio di 129 operaie in una fabbrica americana nel 1908. Il fiore scelto: la mimosa. Nelle immagini in Tv e nelle foto dei giornali un tripudio di mimose. Anche su “L'Arena” e sugli schermi delle nostre Tv locali naturalmente. La foto scelta da giornali e TV? Quella che mostra un lungo bancone nella sede dei vigili urbani di Verona ricoperto da mazzetti di mimose. Il testo dell'articolo? Ne leggo uno stralcio: “.....sono proseguiti i controlli della polizia municipale di Verona per contrastare il commercio irregolare di mimose ai principali incroci cittadini....nel corso del pomeriggio sono stati ben 160 i mazzi di mimose recuperati dagli agenti e sequestrati ai venditori e in parte abbandonati a terra alla vista dei vigili ....gli ambulanti sono stati prima fermati e poi sanzionati...”. Chissà se c'è lo stesso zelo nel sanzionare gli abusi edilizi sulle Torricelle. Una nota un po' divertente. Andrea Miglioranzi quello di viva Priebke, morte agli ebrei ecc..ecc oggi presidente, per la lista Tosi, di una delle più grandi aziende pubbliche del Veneto, l'AMIA, sul suo profilo personale in Internet, dichiara di essere membro dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme Cavalieri di Malta. Ordine che, naturalmente, non ha niente a che vedere con i veri cavalieri di Malta ed è catalogato tra le centinaia di pseudo ordini cavallereschi non riconosciuti né dal Vaticano né dalla Repubblica italiana. Del resto ci sono dei precedenti illustri. Un noto e potente direttore della più grande banca veronese, qualche anno fa, versò 80 milioni delle vecchie lire ad un tale per avere il titolo di marchese di Fatima. Di Fatima! Naturalmente non si ebbe più traccia né delle lire né di quel tale né del marchesato. Giorgio Bragaja

28 febbraio 2013

a radio pop 20130226 su fascisti all'università, il rettore e altro. La storica Alessandra Kersevan doveva presentare un suo libro sulle vicissitudini degli italiani d'Istria, le foibe e le vicende politiche del dopoguerra in quella regione ma non ha potuto farlo perché fascisti e autorità accademiche non l'hanno consentito. Gino Spiazzi, presidente dell'ANED, la Associazione Nazionale degli Ex Deportati, scrive: “ ...hanno voluto usare una denominazione e una vicinanza temporale per creare una sorta di par condicio rispetto al 27 gennaio “Giorno della Memoria” che commemora la deportazione di antifascisti, ebrei, rom e sinti, omosessuali, partigiani, militari renitenti alla leva da parte dei nazifascisti, e lo sterminio di 11 milioni di persone, quasi fosse possibile una “comparazione” tra i progetti di sterminio del nazionalsocialismo e altre dolorose vicende, in una inaccettabile e oscena guerra delle memorie. Certo non tutte le interpretazioni storiche possono essere condivisibili, ogni ricerca storica può essere dibattuta, ma non con la forza come è avvenuto facendo chiudere aule, togliendo la corrente elettrica dell'intero piano per vietare la proiezione di fotografie dell'epoca, consentendo l'irruzione di uno squadrismo fascista che conosciamo bene, lo abbiamo patito. Tutto questo non fa onore all'Università, ma, soprattutto, getta una ennesima luce sinistra sulla cultura politica della città di Verona. Attendiamo le scuse del Rettore insieme a quelle del mondo accademico veronese, certo nei riguardi della relatrice, delle studentesse e degli studenti che hanno avuto una ben triste testimonianza da parte della istituzione, ma anche a noi che abbiamo consumato la vita per non vedere più l'uso della forza per impedire il libero dispiegarsi delle idee.” E, così, interviene anche l'ex senatrice Tiziana Valpiana: “Gentile signor Rettore, sono rimasta basita nel leggere alcuni degli argomenti della lettera con cui Lei, cedendo alle pressioni di una ben precisa parte politica, proponeva al professor Romagnani di annullare una conferenza storica, che trova proprio nell'Università la sua collocazione più naturale. Lei scrive:”....l'impressione estremamente forte è che non si giustifichi la coincidenza di questa conferenza con il tempo della commemorazione....c'è un tempo per la pietà e un tempo per la scienza”. Contrariamente a quanto Lei sembra credere, signor Rettore, la legge chiede espressamente di...”rinnovare la memoria di quelle vicende” e dunque ritengo molto gravi le sue affermazioni che contrastano con il dettato legislativo e che impediscono una iniziativa non solo del tutto legittima ma auspicata dalla legge stessa. Sarebbe stato opportuno da parte della importante istituzione culturale che Lei presiede, prima di giudicare e reprimere, almeno ascoltare. Auspico che l'Università di Verona possa nel futuro farsi promotrice di iniziative per diffondere la conoscenza della complessa vicenda del confine orientale anziché vietare quelle organizzate e, attraverso il confronto delle idee, diventare un baluardo di cultura democratica anziché spettatrice impreparata di squadrismo fascista.” Dunque, nella nostra bella Verona, dove già abbiamo nelle cariche amministrative più importanti: Flavio Tosi, sindaco, condannato in via definitiva per razzismo Matteo Bragantini, deputato Lega, condannato in via definitiva per razzismo Luca Coletto, assessore del Comune di Verona, condannato in via definitiva per razzismo Maurizio Filippi, presidente Parco Scientifico “Star”, condannato in via definitiva per razzismo Enrico Corsi, assessore del Comine di Verona, condannato in via definitiva per razzismo Barbara Tosi, nel Cda della Cassa di San Miniato, condannata in via definitiva per razzismo Massimo Mariotti, che indossa la camicia nera quando presiede il Consiglio comunale di Verona, è presidente Acque Veronesi. Andrea Miglioranzi (Forza nuova e poi Lega), che compone e canta in lode del capitano delle SS Priebke, è presidente Amia.. Probabilmente, dimentico qualcuno. .......si aggiunge ora un Rettore che se la prende con gli studenti democratici aggrediti dai fascisti. Con tutto questo abbiamo fatto il pieno. Non serve altro. Giorgio Bragaja
intervento per radiopop 27 nov 2012 Qualche amico mi ha rimproverato la mia visione “centrista” della città. Cioè parlo e scrivo quasi sempre dei luoghi del centro storico e poco degli altri quartieri e della periferia. E' vero. Solo in parte ma è vero e mi spiego (e mi giustifico?). Una volta nel centro storico abitavano ricchi, poveri, artigiani, proletariato, sottoproletariato, professionisti, commercianti, nobili, mendicanti, numerose prostitute libere con relative mezzane, più altre in quattro o cinque case di tolleranza. Di queste ultime, i “casini”, due o tre solo alla Carega. Oggi alla Carega ci puoi abitare solo se hai un reddito da banchiere, o da primario ospedaliero o da avvocato o notaio di grido. Per alcuni versi ho avuto un' infanzia e una adolescenza privilegiate. Aprivo la finestra della stanza dove dormivo con i miei fratelli e di fronte avevo la reggia di Cangrande e le Arche Scaligere Per andare a scuola, ogni mattina, attraversavo piazza dei Signori, piazza Erbe, poi passavo sotto la torre del Gardello, attraversavo piazzetta Monte e arrivavo alla Carega. Elementari “Isotta Nogarola” Il tempo libero, quello dei giochi, degli amici, delle “bande”, scorreva nei giardini sull'Adige dietro la chiesa di santa Anastasia con davanti castel san Pietro e il ponte Pietra o, se pioveva, sotto i portici di Sottoriva. Per anni, ogni giorno, più o meno consapevolmente, ho assorbito questo paesaggio urbano. Paesaggio urbano che, malgrado alcuni sciagurati interventi come la distruzione del parco della rimembranza del Liceo Maffei e dei giardinetti di piazzetta Bra Molinari, e della copertura di forte San Leonardo con un' inguardabile tempio votivo chiamato anche santuario, ancora permane. Questo paesaggio urbano ancora mi lega, mi trattiene tra queste strade, vicoli e piazze. Paesaggio urbano che è legato indissolubilmente a quanto c'è intorno, a quanto dalle sue piazze, dai suoi lungadige si vede. Forse che la città sarebbe la stessa se, per esempio, dalle sue piazze e dai suoi ponti non si vedesse la cinta delle colline? Anche se amministratori democristiani, una cinquantina d'anni fa, hanno deciso, come ho ricordato più sopra, di coprire e hanno poi coperto, uno dei più bei forti della cinta fortificata, il San Leonardo, con un incredibile tempio stile assiro- babilonese che incombe sul panorama. - Chi guarda dalla città a sinistra in alto vede il tempio e a destra in alto vede l'enorme croce luminosa del don Calabria. C'è qualche dubbio su chi comanda a Verona? Torno a dire, la città è anche la sua collina e dunque anche per questo il tunnel sotto le Torricelle oltre che inutile, costoso, stupido, è anche uno sfregio alla bellezza di Verona. E poi io sono uno che qualche volta pensa male e allora penso: il tunnel previsto esce quasi a Parona e allora chi dalla Valpantena deve andare all'ospedale di borgo Trento o in città cosa fa? Arrivato a Parona fa chilometri per tornare indietro o non ci sarà qualche bravo e premuroso amministratore che dirà: ma allora facciamo un'uscita anche in Valdonega! Fantapolitica? Sicuri? Non li conoscete. L'architetto Nico Bolla, urbanista, docente universitario, ex consigliere comunale è intervenuto a palazzo Barbieri in un dibattito sul tunnel. Intervenuto, come giustamente nota “L'Arena”, “con una classe di altri tempi”, per spiegare il suo deciso no al tunnel proponendo la Mediana come alternativa e per augurare “una iniezione di Umanesimo”. Augurio che l'assessore alla viabilità Corsi ha accolto con riserva dovendo, prima, farsene spiegare il senso dall'assessore alla cultura. Molti berlusconiani veronesi, tra questi il vicesindaco Giacino, stanno trasmigrando dal Pdl alla Lega. Titolo de “L'Arena”: “Fuga dal Pdl perché, dicono, Tosi ci dà più fiducia”. Chiamala fiducia! Tradotta, significa più posti e più prebende. Giorgio Bragaja Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop su Agec e altre cose. Parlerò di Agec, l'Agenzia Gestione Edifici Comunali di Verona, del Comune di Verona, che, appunto, gestisce migliaia di appartamenti pubblici e che in questi giorni tiene banco tra le tante squallide vicende che percorrono le nostre giornate. Però, prima, due minuzie. La scrittrice Paola Tonussi ha dato alle stampe una “Antologia dei grandi scrittori veronesi degli ultimi centocinquant' anni”. Con una lettera a “L'Arena” Luciano Zenari critica le scelte dell'autrice sia per le esclusioni che per le inclusioni. Tra le ingiuste esclusioni, secondo Zenari, il poeta Giuseppe Piccoli, lo storico Pier Paolo Brugnoli, l'editrice e saggista Giuliana Pistoso... Tra le inclusioni, tra gli altri, spicca il nome di Giorgio Gioco che, afferma Zenari, “...stimo moltissimo come ristoratore e chef ma non riesco ad immaginarlo come grande scrittore”. Neppure come scultore anche se l'onnipresente .....Zucchetta ha patrocinato una sua scultura (di Gioco) per una esposizione alla Gran Guardia. La scultura si intitolava “Le melagrane” e rappresentava, ovviamente, un grappolo di melagrane a grandezza naturale. Naturalissime. Infatti, non erano state modellate dalla mano dello chef-scultore che, semplicemente, aveva comprato i frutti in un negozio, gli aveva portati, cosi com'erano, freschi e profumati, in fonderia dove dei bravi artigiani ne avrebbero ricavato il modello in creta, poi in cera, lo avrebbero messo nella fornace, da dove sarebbero uscite, dopo la colata di bronzo fuso, lucide e “come vere”così come sono ora, ornamento sui tavoli del “12 Apostoli”. Gioco, di suo, ci ha messo solo i soldi per comprare le melagrane dal fruttivendolo. Qualcuno può dire ma tu ce l'hai con Gioco. Si, un po', ma per un altro motivo, più serio. Tutti ammiriamo la bella scultura di Finotti, il Berto Barbarani, in piazza Erbe. Ma, lì dov'è, non è il suo posto. Quando fu messa lì un veronese molto importante scrisse: “.....Berto guarda la sua piazza, gli ombrelloni, la fontana con madonna Verona”. Balle. Se osservate il volto della statua vi accorgete subito che gli occhi non “vedono” gli ombrelloni ma sono fissi verso l'alto ben al di sopra degli ombrelloni, di palazzo Maffei, perfino più in alto della torre del Gardello. Il perché è semplice: era stata pensata e modellata per essere collocata in piazza San Zeno e gli occhi di Berto puntati sul rosone della basilica. Gioco riuscì a farla mettere vicino al suo ristorante. E gli occhi di Berto ora scrutano il cielo per capire “se vien da piovar”. Agec.
intervento per radiopop-3-11-2012 su: una foto d'epoca Titolo de “L'Arena” due giorni fa: “Verona rende onore all'Ottavo Bersaglieri-Verrà conferita la cittadinanza onoraria alla bandiera di guerra del Reggimento entrato nella storia militare della nostra città”. L'articolo, di Alessandra Vaccari, è corredato da una foto con i bersaglieri che sfilano a passo di corsa in piazza Bra. La foto (è scritto sotto) è del 1944. Repubblica di Salò. L'Ottavo Reggimento Bersaglieri ( la sua caserma era a San Zeno ) costituito più di un secolo fa, mi pare, nel 1871, ha partecipato a tutte le guerre, dalla fine del ' 800 in poi. In Eritrea, poi a Candia, poi in Cina, poi la guerra italo turca, poi la prima guerra mondiale, poi la seconda guerra mondiale in Albania, in Grecia, in Africa, e poi ai giorni nostri ovunque in aiuto a terremotati e alluvionati e, oggi, in giro per il mondo in “missioni di pace”. La foto scelta dalla Vaccari ( non ditemi che è stata una scelta di un qualsiasi altro redattore o del direttore ) riguarda però proprio il periodo della repubblica fascista. Che senso ha? E', questa, la foto che rappresenta la centenaria storia del reggimento? Proprio quella e solo quella foto tra le centinaia di foto che, magari, ritraggono i bersaglieri mentre. prima del '43 sfilano nelle vie e piazze di Verona? Ricordo che, spesso, il reggimento, andava, a passo di corsa, fino alla cattedrale di santa Anastasia per la messa. Lo vedevo dalle finestre di casa mia. E, spesso, la sua fanfara suonava sul Liston in piazza Bra. Ma, forse, quella foto è stata messa lì per compiacere qualche residuo nostalgico dei “bei tempi”. I miei tre fratelli sono stati tutti bersaglieri dell'ottavo reggimento, chi ufficiale, chi allievo ufficiale, chi semplice bersagliere e hanno combattuto in Albania, in Africa e al confine orientale. Il più giovane di loro, volontario proprio in quel reparto di bersaglieri, a diciotto anni, ne l' ottobre del 1943, è morto in Friuli ucciso, assieme a Stefano Rizzardi, dai partigiani jugoslavi. Il mio legame con lui era strettissimo, era il fratello maggiore che mi insegnava a giocare, che mi accompagnava a scuola nei primi anni delle elementari nel rione della Carega, ma, tuttavia, ciò non mi impedisce di dire che quel reggimento di bersaglieri del 1943, combattendo nelle cui file mio fratello è morto, come altri giovani veronesi, non rappresenta, proprio quello e solo quello, la centenaria storia de l' Ottavo reggimento bersaglieri. E, tra l'altro, nel 1944, non si chiamava neppure più Ottavo Reggimento Bersaglieri ma “Battaglione Bersaglieri Benito Mussolini”. Perché, nel 1943, quel reggimento si era collocato dalla parte sbagliata. Con i nazisti. E' chiaro che la Vaccari non la pensa così, anzi. Ed è altrettanto chiaro che il direttore de “L'Arena” neanche sa di cosa si parla. Cose di poca importanza? Credo di no. Giorgio Bragaja Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop-3-11-2012 su: una foto d'epoca Titolo de “L'Arena” due giorni fa: “Verona rende onore all'Ottavo Bersaglieri-Verrà conferita la cittadinanza onoraria alla bandiera di guerra del Reggimento entrato nella storia militare della nostra città”. L'articolo, di Alessandra Vaccari, è corredato da una foto con i bersaglieri che sfilano a passo di corsa in piazza Bra. La foto (è scritto sotto) è del 1944. Repubblica di Salò. L'Ottavo Reggimento Bersaglieri ( la sua caserma era a San Zeno ) costituito più di un secolo fa, mi pare, nel 1871, ha partecipato a tutte le guerre, dalla fine del ' 800 in poi. In Eritrea, poi a Candia, poi in Cina, poi la guerra italo turca, poi la prima guerra mondiale, poi la seconda guerra mondiale in Albania, in Grecia, in Africa, e poi ai giorni nostri ovunque in aiuto a terremotati e alluvionati e, oggi, in giro per il mondo in “missioni di pace”. La foto scelta dalla Vaccari ( non ditemi che è stata una scelta di un qualsiasi altro redattore o del direttore ) riguarda però proprio il periodo della repubblica fascista. Che senso ha? E', questa, la foto che rappresenta la centenaria storia del reggimento? Proprio quella e solo quella foto tra le centinaia di foto che, magari, ritraggono i bersaglieri mentre. prima del '43 sfilano nelle vie e piazze di Verona? Ricordo che, spesso, il reggimento, andava, a passo di corsa, fino alla cattedrale di santa Anastasia per la messa. Lo vedevo dalle finestre di casa mia. E, spesso, la sua fanfara suonava sul Liston in piazza Bra. Ma, forse, quella foto è stata messa lì per compiacere qualche residuo nostalgico dei “bei tempi”. I miei tre fratelli sono stati tutti bersaglieri dell'ottavo reggimento, chi ufficiale, chi allievo ufficiale, chi semplice bersagliere e hanno combattuto in Albania, in Africa e al confine orientale. Il più giovane di loro, volontario proprio in quel reparto di bersaglieri, a diciotto anni, ne l' ottobre del 1943, è morto in Friuli ucciso, assieme a Stefano Rizzardi, dai partigiani jugoslavi. Il mio legame con lui era strettissimo, era il fratello maggiore che mi insegnava a giocare, che mi accompagnava a scuola nei primi anni delle elementari nel rione della Carega, ma, tuttavia, ciò non mi impedisce di dire che quel reggimento di bersaglieri del 1943, combattendo nelle cui file mio fratello è morto, come altri giovani veronesi, non rappresenta, proprio quello e solo quello, la centenaria storia de l' Ottavo reggimento bersaglieri. E, tra l'altro, nel 1944, non si chiamava neppure più Ottavo Reggimento Bersaglieri ma “Battaglione Bersaglieri Benito Mussolini”. Perché, nel 1943, quel reggimento si era collocato dalla parte sbagliata. Con i nazisti. E' chiaro che la Vaccari non la pensa così, anzi. Ed è altrettanto chiaro che il direttore de “L'Arena” neanche sa di cosa si parla. Cose di poca importanza? Credo di no. Giorgio Bragaja Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop 16-10-2012 su si salvi chi può e altro E' un “si salvi chi può” disperato e generalizzato. Ieri Forza Italia, oggi il Pdl. Le previsioni sono nere. Berlusconi sparito,o quasi, dalla scena politica, la Lega al minimo del gradimento, la devastazione delle inchieste e degli arresti, ognuno, nella maggioranza, pensa per sé stesso e solo per sé stesso. A Roma come a Verona. Il vicesindaco Giacino non ha perso tempo e ha anticipato tutti. Capito che, tra non molto, probabilmente prima della scadenza del mandato, la barca di Tosi salperà per altri lidi e tenterà di avvicinarsi a porti più opulenti, Venezia o Roma o Strasburgo, e che, via Tosi, per i suoi amici e famigli veronesi la vita si farà dura, ha avuto una pensata: perché non posso apparire io come quello che, in forte anticipo, lancia l'idea, per esempio, di Tosi deputato con una lista nazionale fatta da “amministratori che abbiano dimostrato di meritare la fiducia dei loro amministrati al di fuori di quei partiti cui la gente non crede più” ? Una sorta di lista Tosi nazionale. E con dentro anche il nostro Giacino, naturalmente, perché anche lui si considera un bravo amministratore anche se quasi nessuno sa cosa abbia fatto di notevole in questi anni ( oltre a sostituire il sindaco al taglio di qualche nastro), e come tale si considera meritevole di una promozione a più alti incarichi, deputato anche lui al fianco di Tosi. Se chiedete in giro “lei sa chi è Giacino? “ vi sentirete rispondere, parenti esclusi: ”Giacino chi?”. Ma tant'è, la disperazione del “si salvi chi può” è tale che sta investendo un po' tutti i miracolati da Tosi. Presidenti e consiglieri di amministrazione di Enti comunali e Aziende pubbliche (quasi tutti di destra o estrema destra) e quasi tutti senza alcuna esperienza o competenza, nominati solo perché fedeli al capo al quale diranno sempre di si, fiutano l'aria, sentono che qualcosa sta cambiando e che loro saranno i primi a pagare. Maurizio Filippi, Andrea Miglioranzi e soci presiedono istituzioni e Enti pubblici di enorme importanza, di ricerca o di servizi come il Parco scientifico e tecnologico “Verona Innovazione “ o AMIA o altre aziende avendo fatto prima rispettivamente, mi pare, il tabaccaio il primo e il rappresentante di caramelle il secondo, con tutto il rispetto per questi mestieri, e altri che si sono occupati di cose che comunque nulla hanno a che fare con gli incarichi loro regalati da Tosi. Miglioranzi, veramente, un merito e una positiva esperienza, agli occhi di Tosi, ce l'ha. Faceva parte fino a pochi anni fa del complesso musicale Gesta Bellica, quello che cantava morte agli ebrei e viva Priebke. Ora è dirigente del movimento politico Partito Nazionale Fiamma Futura il cui acronimo è PNFF che richiama, volutamente, l'altro acronimo: PNF. Cioè quello del tristemente famoso Partito Nazionale Fascista del ventennio. Fino a poco tempo fa l'acronimo amato da Miglioranzi e dai suoi amuci era il numero 88. Il numero 8 nel nostro alfabeto sta alla lettera H. Due H, cioè HH, significano, per questi giocherelloni, Heil Hitler. Via Tosi tutti costoro resteranno, giustamente, come si usa dire, “in braghe di tela” e sotto le intemperie. Perché, le intemperie, arriveranno. Cinque giovani veronesi, sul lago, massacrano di botte un ragazzo. Bastonate, calci, cinghiate. Risultato: fratture, tagli....prognosi 60 giorni. Poliziotti, psicologi, giornali e Tv: “....ma il movente non è politico”. Si da il caso, però, che gli aggressori siano, a quanto pare, tutti di estrema destra, di Forza Nuova, tutti fedeli della doppia H. Giorgio Bragaja Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop 3 ottobre 2012 su “intransigenza”, case Mazzanti e altro. “ Sono diventato meno intransigente “ ha dichiarato qualche giorno, fa durante una delle sue quasi quotidiane interviste a giornali e Tv, il sindaco di Verona Flavio Tosi. La categoria dell'intransigenza, comunemente, viene associata a valori nobili. Tosi è stato condannato, in via definitiva dopo tre gradi di giudizio, per razzismo non per intransigenza. Quando parla di sé dovrebbe essere più preciso. Comunque se intendeva dire: “ sono diventato meno razzista”, ce ne rallegriamo. La stampa internazionale ha detto (scritto) che piazza Erbe è la più bella piazza del mondo. Ivan Zerbato ha espresso pubblicamente, e con ragione, la sua disapprovazione per il colore dell'intonaco, color giallo canarino, con il quale è stata ricoperta una delle case Mazzanti in piazza Erbe, quella vicina a via della Costa. Anni fa, fu restaurato un affresco delle Case Mazzanti, quello più a sinistra sulla facciata della casa che fa angolo con corso santa Anastasia, affresco che tuttavia era ancora ben visibile. Dopo qualche tempo, poco, l'affresco sparì quasi completamente e ora resta un vasto muro desolatamente grigio con qualche residua traccia di colore. L'intervento di restauro era evidentemente sbagliato. L'anno scorso, o l'altr'anno, sempre in questa (quasi) settimanale rubrica azzardai una proposta: perché non “ravvivarlo”, quell'affresco, ripristinarlo, ricostruirlo, farlo rivivere, riportarlo come era prima del restauro sbagliato? In fondo si tratterebbe solo di rimediare ad un errore umano di oggi e non di ignorare, artificiosamente e volgarmente, gli effetti del naturale ma implacabile trascorrere dei secoli. Intere città d'arte in Europa sono state ricostruite tali e quali dopo la guerra e perché no un affresco? Un esponente de Pdl lombardo, un certo Piazza, presidente di una importante istituzione pubblica parcheggia la sua Jaguar nel posto riservato ad un invalido , l'invalido protesta ma l'altro se ne frega. L'invalido chiama un vigile che da una multa al prepotente. Questi si allontana, si procura un punteruolo, torna e buca tutte le gomme della macchina dell'invalido. Così ne scrive “il manifesto”: “....se domani si deplorerà che qualcuno abbia messo mano ai forconi non bisognerà andare a chiederne conto agli incazzati, agli umiliati, ai depredati, agli offesi, ma rivolgersi gentilmente ai signori Piazza, Fiorito, Polverini, Turano e agli altri come loro...perché non vorremmo, un domani, trovarci a deplorare, contriti, un tragico passare alle vie di fatto, che, forse, in altri luoghi, in altre latitudini, in altri contesti meno ottenebrati, sarebbe già avvenuto”. Commento e giudizio troppo pessimisti, addirittura catastrofici? Io, per consolidate abitudini, spesso giro per il centro e poi mi fermo in corte Sgarzarie dove trovo vecchi e nuovi amici. Fino ad un paio di anni fa ci si trovava in piazza Erbe all'angolo con corso santa Anastasia, proprio sotto l'affresco di cui sopra, ma poi anche quel posto, come tanti altri, si era autopromosso di rango diventando un “quasi ristorante” ai tavolini del quale non è più consentito sedersi per gustare una sola modesta consumazione cioè un bianco o un rosso e così ci siamo trasferiti nella più accogliente corte Sgarzarie. Ebbene i commenti di questi miei vecchi e nuovi amici, quasi tutti di idee politiche diverse dalle mie e appartenenti a categorie sociali le più diverse, concordano con il commento de “il manifesto”. Anzi, per qualcuno di loro i forconi non bastano. L'Istat, l'Istituto di statistica nazionale, rileva che il 98% degli italiani si informa solo con la Tv. Anni e anni fa a Verona c'era una emittente radiofonica di sinistra, “Radio Centrale” diventata poi, per breve tempo prima di scomparire, una rete televisiva ,”Tele centrale”, sostenute finanziariamente, la radio e la televisione, dalla generosità dell'avvocato radicale veronese Bruno Kovarich. Io collaboravo per i commenti politici. Le difficoltà erano enormi e la generosità di Kovarich non sarebbe stata eterna. E infatti fu così e ora a Verona l'informazione alternativa è praticamente affidata solo a questa radio, a Radio Popolare Verona....che non è una televisione e che funziona solo grazie al lavoro volontario e all'impegno di pochi. Un esposto denuncia di un gruppo di cittadini di Veronetta ha indotto la magistratura ad aprire un fascicolo per verificare la possibile presenza e dispersione nell'aria di polveri di amianto durante i lavori in corso alla Passalacqua. Naturalmente il Comune per bocca dell'assessore Giacino ha detto che amianto non ce n'è. Vedremo. Giorgio Bragaja Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona.

17 febbraio 2013

Intervento a radio pop 16-9-2012 Quando Monti fu nominato (non eletto) capo del governo, in uno di questi miei interventi affermai che, utilizzando la sua fama di persona seria, sarebbe riuscito a fare quel che a Berlusconi non era stato permesso fare. Era una previsione facile facile. Ma la realtà sta dimostrando che era una previsione al ribasso. Infatti: Monti afferma che lo Statuto dei lavoratori ha portato più danni che benefici ai lavoratori stessi e, conformemente a questa sua pensata, di quello Statuto non tiene gran conto. La sua ministra Fornero afferma che il lavoro non è un diritto confermando di non aver mai letto la nostra Costituzione e che le sue lacrime al momento della nomina non erano dovute alla consapevolezza della pesante responsabilità che si stava assumendo ma erano dovute alla incontenibile gioia e meraviglia per la botta di fortuna che le era immeritatamente piovuta dal cielo. E c'è ancora chi scrive e dice che la lotta di classe e le ideologie sono roba del secolo scorso, oramai morte e sepolte. Renzi, sindaco di Firenze ma più noto come “il rottamatore”, è partito da Verona con il suo camper per un tour italiano durante il quale si batterà, dice, per svecchiare, rottamare, il suo partito, il Pd, ma anche gli altri partiti, i sindacati, le istituzioni e si propone come capo del governo se il Pd dovesse vincere le prossime elezioni. Largo ai giovani politici e via i vecchi politici. Fa bene? Ha ragione? In qualche misura si. Però.... Qualche volta sono andato ad assistere alle sedute del consiglio comunale, leggo sui giornali i resoconti delle sedute, ascolto alla radio e alla televisione i discorsi, le dichiarazioni, le interviste dei nuovi giovani politici veronesi e non. Se devo dir la verità non mi sembrano granché. Non è la solita solfa di “...ai miei tempi...” ecc. ecc. Se ne avete la voglia e il tempo andate qualche volta anche voi ad assistere alle sedute del consiglio, ad ascoltarli dal vivo e riconoscerete che una qualche ragione ce l'ho. Perciò se Renzi vuole rottamare non si limiti al vecchio e usato ( che, spesso, è “usato garantito”) ma dia un'occhiata anche al nuovo. Il materiale non è del migliore e la resa è piuttosto scarsa. Nel precedente intervento, la settimana scorsa, avevo parlato degli spettacoli in Arena e al Teatro romano criticando i primi ed elogiando i secondi attribuendo meriti e demeriti ai rispettivi responsabili. Bene Savorelli per il Teatro Romano, male Girondini per la lirica in arena. L'altro giorno la Federazione della Sinistra, il Partito Socialista e Sinistra Ecologia e Libertà sono tornati ancora una volta sulla questione con una dichiarazione comune dal titolo significativo: “ La lirica a Verona retrocessa in Serie B”. E dicono: “La situazione areniana è il fallimento più clamoroso, non solo per il calo di spettatori e incassi, ma per la qualità delle perdite e per la mancanza assoluta di una proposta di inversione della rotta. E il calo del turismo non c'entra assolutamente nulla perché altrimenti non si spiegherebbero le cifre record di Salisburgo ma neppure quelle positive di teatri di qualità (Macerata) o quelle in crescita del Teatro Romano a Verona. I turisti, purtroppo, sono oramai gli unici spettatori del Festival lirico mentre da anni non vengono più a Verona i melomani e gli appassionati dall'Italia e dall'estero preferendo altre piazze di caratura e serietà superiore. In realtà il buco del 2012 è il coronamento inevitabile di una politica culturalmente disastrosa di Tosi e Girondini politica che ha affossato, anno dopo anno, la musica lirica a vantaggio di altre manifestazioni di cassetta”. Silvia Nicolis, imprenditrice, direttrice del museo Nicolis di Villafranca, presidente della sezione turismo di Confindustria dice: “....le mostre sono mancate del tutto....anche la stagione lirica ha segnato un momento di difficoltà: qualcuno dice che sia mancata la qualità....voglio credere che all'interno della Fondazione Arena ci sia una totale competenza per scelte di qualità...”. Un modo molto beneducato, molto “inglese”, per dire, sostanzialmente, le stesse cose dette da quei sovversivi di cui sopra. Giorgio Bragaja Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona .
a radiopop luglio 2012 varie di fine estate La stagione degli spettacoli al Teatro Romano è andata molto bene. Gli spettatori sono aumentati e le rappresentazioni si sono mantenute al solito buon livello come del resto c'era da aspettarsi conoscendo bene, e da lungo tempo, fin dalla mia esperienza in consiglio comunale, le capacità e l'esperienza del responsabile del settore cioè chi, in definitiva, ha più voce in capitolo per quel che riguarda la scelta degli spettacoli, dei registi e quant'altro: Savorelli. La stagione degli spettacoli lirici in Arena è andata molto male . Non conosco altrettanto bene le capacità e l'esperienza del responsabile del settore, Girondini, però, pur essendo forse vero che l'abito non fa il monaco, se penso a certe sue mises viste in qualche occasione mondana, capigliatura parruccata e fusciacche addominali violacee, qualche dubbio sulle sue scelte per gli spettacoli in arena poteva essere più che legittimo. Quando il sindaco Tosi era assessore in Regione si portò dietro Girondini e lo nominò responsabile del settore cultura. Quando Tosi tornò a Verona per fare il sindaco riportò con sé anche Girondini e lo nominò sovrintendente dell'Ente Lirico. Tosi-Girondini è così diventato un binomio inscindibile. Non risultano tracce importanti del lavoro di Girondini in Regione. Invece, ci sono tracce importanti del suo lavoro a Verona. In arena spettatori in calo, livello artistico degli spettacoli a dir poco deludente. Il suo sodale, Tosi, non è da meno. In città non una mostra dignitosa. Castelvecchio, Palazzo Forti, Palazzi Scaligeri, Gran Guardia, come morti. Mantova, Ferrara, Brescia, Trento, Vicenza, Padova, Rovereto, per non dire di Venezia, allestiscono mostre in continuazione e mai men che dignitose, spesso di alto livello. Tosi ha preteso per sé anche l'assessorato alla cultura e pensa perciò che sia suo compito principale dare la caccia ai turisti, soprattutto giovani, che mangiano panini sugli scalini della Domus Mercatorum in piazza Erbe e a chi gli fa osservare che i giovani turisti con pochi soldi di oggi tra cinque, dieci anni potrebbero essere i turisti che portano molti soldi a Verona, risponde, all'unisono con quel genio dell'ex presidente degli albergatori veronesi di confindustria, tale Cavara, che è meglio un uovo oggi che una gallina domani. Oggi le multe a chi mangia un panino in piazza Erbe. Tra qualche settimana salsicce a volontà in piazza dei Signori per le sagre degli amici tirolesi dell'assessore Corsi e del sindaco Tosi. Del resto Tosi è pur sempre quello dei “quattro sassi” . Cioè i reperti archeologici. Un paio d'anni fa un noto imprenditore veronese mi disse di aver affidato, perché fosse esposta, la sua ricca collezione di quadri (impressionisti e non solo) al Mart, il museo di Rovereto e non a qualche istituzione veronese perché qui non se la meritavano. In Tv ( se ricordo bene sulla rete “7” ) una conduttrice che, a pare mio, non l'ha molto in simpatia, gli ricorda che lui, Tosi, ha dichiarato di avere tre pistole. E Tosi risponde: ”Si, è vero; è perché sono stato minacciato e ho anche un fucile con la licenza di caccia”. Tre? Una per un aggressore rom, una per un aggressore marocchino e una per un aggressore albanese? Non ha fatto una gran bella figura. Forse il suo suggeritore, il capo ufficio stampa Roberto Bolis, è in ferie. Sul tema delle alleanze Tosi ha dichiarato l'altro giorno: “ per il prossimo governo la Lega non dovrebbe guardare il colore politico di chi ha di fronte”. E' vero. Lui non ha bisogno di guardare. Va sicuro. A occhi chiusi. Infatti il responsabile della sua campagna elettorale è stato tale Andrea Miglioranzi, esponente della destra veronese più estrema, che senza pudore alcuno dichiara apertamente di essere fascista. E, siccome ha lavorato bene, ora Miglioranzi è diventato anche presidente dell'Amia con relativo lauto emolumento. Se osserviamo il panorama degli eletti in cariche istituzionali e dei nominati alle presidenze e nei consigli di amministrazione degli Enti pubblici, Verona si conferma come la città più a destra d'Italia. Ma non è una novità. Giorgio Bragaja I precedenti interventi si trovano su: Radio Popolare Verona
a radiopop luglio 2012 varie di fine estate La stagione degli spettacoli al Teatro Romano è andata molto bene. Gli spettatori sono aumentati e le rappresentazioni si sono mantenute al solito buon livello come del resto c'era da aspettarsi conoscendo bene, e da lungo tempo, fin dalla mia esperienza in consiglio comunale, le capacità e l'esperienza del responsabile del settore cioè chi, in definitiva, ha più voce in capitolo per quel che riguarda la scelta degli spettacoli, dei registi e quant'altro: Savorelli. La stagione degli spettacoli lirici in Arena è andata molto male . Non conosco altrettanto bene le capacità e l'esperienza del responsabile del settore, Girondini, però, pur essendo forse vero che l'abito non fa il monaco, se penso a certe sue mises viste in qualche occasione mondana, capigliatura parruccata e fusciacche addominali violacee, qualche dubbio sulle sue scelte per gli spettacoli in arena poteva essere più che legittimo. Quando il sindaco Tosi era assessore in Regione si portò dietro Girondini e lo nominò responsabile del settore cultura. Quando Tosi tornò a Verona per fare il sindaco riportò con sé anche Girondini e lo nominò sovrintendente dell'Ente Lirico. Tosi-Girondini è così diventato un binomio inscindibile. Non risultano tracce importanti del lavoro di Girondini in Regione. Invece, ci sono tracce importanti del suo lavoro a Verona. In arena spettatori in calo, livello artistico degli spettacoli a dir poco deludente. Il suo sodale, Tosi, non è da meno. In città non una mostra dignitosa. Castelvecchio, Palazzo Forti, Palazzi Scaligeri, Gran Guardia, come morti. Mantova, Ferrara, Brescia, Trento, Vicenza, Padova, Rovereto, per non dire di Venezia, allestiscono mostre in continuazione e mai men che dignitose, spesso di alto livello. Tosi ha preteso per sé anche l'assessorato alla cultura e pensa perciò che sia suo compito principale dare la caccia ai turisti, soprattutto giovani, che mangiano panini sugli scalini della Domus Mercatorum in piazza Erbe e a chi gli fa osservare che i giovani turisti con pochi soldi di oggi tra cinque, dieci anni potrebbero essere i turisti che portano molti soldi a Verona, risponde, all'unisono con quel genio dell'ex presidente degli albergatori veronesi di confindustria, tale Cavara, che è meglio un uovo oggi che una gallina domani. Oggi le multe a chi mangia un panino in piazza Erbe. Tra qualche settimana salsicce a volontà in piazza dei Signori per le sagre degli amici tirolesi dell'assessore Corsi e del sindaco Tosi. Del resto Tosi è pur sempre quello dei “quattro sassi” . Cioè i reperti archeologici. Un paio d'anni fa un noto imprenditore veronese mi disse di aver affidato, perché fosse esposta, la sua ricca collezione di quadri (impressionisti e non solo) al Mart, il museo di Rovereto e non a qualche istituzione veronese perché qui non se la meritavano. In Tv ( se ricordo bene sulla rete “7” ) una conduttrice che, a pare mio, non l'ha molto in simpatia, gli ricorda che lui, Tosi, ha dichiarato di avere tre pistole. E Tosi risponde: ”Si, è vero; è perché sono stato minacciato e ho anche un fucile con la licenza di caccia”. Tre? Una per un aggressore rom, una per un aggressore marocchino e una per un aggressore albanese? Non ha fatto una gran bella figura. Forse il suo suggeritore, il capo ufficio stampa Roberto Bolis, è in ferie. Sul tema delle alleanze Tosi ha dichiarato l'altro giorno: “ per il prossimo governo la Lega non dovrebbe guardare il colore politico di chi ha di fronte”. E' vero. Lui non ha bisogno di guardare. Va sicuro. A occhi chiusi. Infatti il responsabile della sua campagna elettorale è stato tale Andrea Miglioranzi, esponente della destra veronese più estrema, che senza pudore alcuno dichiara apertamente di essere fascista. E, siccome ha lavorato bene, ora Miglioranzi è diventato anche presidente dell'Amia con relativo lauto emolumento. Se osserviamo il panorama degli eletti in cariche istituzionali e dei nominati alle presidenze e nei consigli di amministrazione degli Enti pubblici, Verona si conferma come la città più a destra d'Italia. Ma non è una novità. Giorgio Bragaja I precedenti interventi si trovano su: Radio Popolare Verona