28 febbraio 2013

intervento per radiopop 27 nov 2012 Qualche amico mi ha rimproverato la mia visione “centrista” della città. Cioè parlo e scrivo quasi sempre dei luoghi del centro storico e poco degli altri quartieri e della periferia. E' vero. Solo in parte ma è vero e mi spiego (e mi giustifico?). Una volta nel centro storico abitavano ricchi, poveri, artigiani, proletariato, sottoproletariato, professionisti, commercianti, nobili, mendicanti, numerose prostitute libere con relative mezzane, più altre in quattro o cinque case di tolleranza. Di queste ultime, i “casini”, due o tre solo alla Carega. Oggi alla Carega ci puoi abitare solo se hai un reddito da banchiere, o da primario ospedaliero o da avvocato o notaio di grido. Per alcuni versi ho avuto un' infanzia e una adolescenza privilegiate. Aprivo la finestra della stanza dove dormivo con i miei fratelli e di fronte avevo la reggia di Cangrande e le Arche Scaligere Per andare a scuola, ogni mattina, attraversavo piazza dei Signori, piazza Erbe, poi passavo sotto la torre del Gardello, attraversavo piazzetta Monte e arrivavo alla Carega. Elementari “Isotta Nogarola” Il tempo libero, quello dei giochi, degli amici, delle “bande”, scorreva nei giardini sull'Adige dietro la chiesa di santa Anastasia con davanti castel san Pietro e il ponte Pietra o, se pioveva, sotto i portici di Sottoriva. Per anni, ogni giorno, più o meno consapevolmente, ho assorbito questo paesaggio urbano. Paesaggio urbano che, malgrado alcuni sciagurati interventi come la distruzione del parco della rimembranza del Liceo Maffei e dei giardinetti di piazzetta Bra Molinari, e della copertura di forte San Leonardo con un' inguardabile tempio votivo chiamato anche santuario, ancora permane. Questo paesaggio urbano ancora mi lega, mi trattiene tra queste strade, vicoli e piazze. Paesaggio urbano che è legato indissolubilmente a quanto c'è intorno, a quanto dalle sue piazze, dai suoi lungadige si vede. Forse che la città sarebbe la stessa se, per esempio, dalle sue piazze e dai suoi ponti non si vedesse la cinta delle colline? Anche se amministratori democristiani, una cinquantina d'anni fa, hanno deciso, come ho ricordato più sopra, di coprire e hanno poi coperto, uno dei più bei forti della cinta fortificata, il San Leonardo, con un incredibile tempio stile assiro- babilonese che incombe sul panorama. - Chi guarda dalla città a sinistra in alto vede il tempio e a destra in alto vede l'enorme croce luminosa del don Calabria. C'è qualche dubbio su chi comanda a Verona? Torno a dire, la città è anche la sua collina e dunque anche per questo il tunnel sotto le Torricelle oltre che inutile, costoso, stupido, è anche uno sfregio alla bellezza di Verona. E poi io sono uno che qualche volta pensa male e allora penso: il tunnel previsto esce quasi a Parona e allora chi dalla Valpantena deve andare all'ospedale di borgo Trento o in città cosa fa? Arrivato a Parona fa chilometri per tornare indietro o non ci sarà qualche bravo e premuroso amministratore che dirà: ma allora facciamo un'uscita anche in Valdonega! Fantapolitica? Sicuri? Non li conoscete. L'architetto Nico Bolla, urbanista, docente universitario, ex consigliere comunale è intervenuto a palazzo Barbieri in un dibattito sul tunnel. Intervenuto, come giustamente nota “L'Arena”, “con una classe di altri tempi”, per spiegare il suo deciso no al tunnel proponendo la Mediana come alternativa e per augurare “una iniezione di Umanesimo”. Augurio che l'assessore alla viabilità Corsi ha accolto con riserva dovendo, prima, farsene spiegare il senso dall'assessore alla cultura. Molti berlusconiani veronesi, tra questi il vicesindaco Giacino, stanno trasmigrando dal Pdl alla Lega. Titolo de “L'Arena”: “Fuga dal Pdl perché, dicono, Tosi ci dà più fiducia”. Chiamala fiducia! Tradotta, significa più posti e più prebende. Giorgio Bragaja Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona

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