24 dicembre 2010

intervento a radiopop 24-12-2010 su Torri, l'inno di Mameli, auguri e altro

Alcuni mesi fa qui a radio popolare avevo fatto un primo elenco di alcune vicende non troppo edificanti che coinvolgevano esponenti leghisti del Veneto e di Verona.

Ora l'elenco può essere aggiornato.
Torri è un comune del lago di Garda amministrato da Pdl e Lega.
Pochi giorni fa il pubblico ministero Valeria Ardito ha rinviato a giudizio il sindaco Giorgio Passionelli, Pdl e, praticamente, quasi tutto il gruppo dirigente del Comune.

Le accuse vanno dalla corruzione, all'estorsione, alla tentata estorsione, alle minacce, all'omissione e abuso in atti di ufficio, al falso in atto pubblico e omessa denuncia da pubblico ufficiale.

Una signora, Diomira Guerrato, esponente della Lega e grande procacciatrice di voti per il Carroccio, secondo l'accusa, passa da semplice impiegata del Comune a dirigente dell'area amministrativa contabile grazie ad un concorso interno truccato e in virtù delle minacce agli altri candidati che, o impauriti si ritirano, o vengono bocciati.
Sempre secondo il Pm ad uno dei candidati addirittura si minacciano, nel caso non si fosse ritirato, ritorsioni contro l'attività commerciale della madre.

Stessa, o simile vicenda con il comandante dei vigili.
Anche per la promozione del comandante dei vigili, scrive il Pm, si era preparato un concorso interno su misura, cioè con requisiti stampati esattamente sul curriculum del concorrente.
Il tutto come scambio per ripagare, per ricompensare, il comandante dei vigili che avrebbe chiuso un occhio su altri tre reati commessi per favorire la precedente amministrazione sempre guidata dallo stesso sindaco.
Il sindaco e la signora di cui sopra sono accusati anche di aver convinto il comandante dei vigili a non effettuare i dovuti controlli sugli abusi edilizi nell'abitazione del marito della esponente leghista come richiesto dai carabinieri.
Una bella compagnia, sindaco in testa più una decina di altri dipendenti, in un comune del bel lago di Garda a un tiro di schioppo dalle acque nelle quali il collega del sindaco di Torri, il sindaco di Verona il leghista Tosi, si tufferà, come ogni anno, non mi ricordo se a Natale o a Capodanno, confortato e riscaldato dagli applausi degli amici di partito.
Forse questa volta ci sarà qualche assenza giustificata.

Il consiglio comunale di Verona ha deciso che ogni seduta debba essere aperta con l'inno di Mameli.
La proposta iniziale pare fosse quella di far cantare l'inno dai consiglieri in piedi e con la mano destra sul cuore, all'americana.
L'inno di Mameli è già brutto di per sé sia come musica che come testo e immaginarlo cantato dai consiglieri è una sofferenza peggiore di quella che ognuno di noi prova quando a farfugliarlo sono i calciatori della nazionale.

Fortunatamente poi hanno optato per una registrazione diffusa dagli altoparlanti però sempre con i consiglieri in piedi e con la mano destra sul cuore.
Neanche al Parlamento c'è questa usanza e nessuno se ne lamenta anche perché ci sono modi più intelligenti per ricordare l'Unità d'Italia.
Le cronache riportano che al momento del voto qualcuno dai banchi della Lega abbia commentato ad alta voce “roba da matti”.
Tralasciando ogni considerazione sul pulpito dal quale viene la predica, come dargli torto?

“Il corriere della sera” pubblica una collana di venti libri, in vendita uniti al quotidiano, collana intitolata “Libri che hanno cambiato il mondo-I classici del pensiero libero”. Ci sono i testi di molti autori: Voltaire, Kant, Mazzini, Weill, Luigi Einaudi, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi,.....
Non c'è Marx, non c'è Gramsci.
Con tutto il rispetto e la giusta e grande considerazione dovuta ad Einaudi, a Spinelli, a Rossi e ad altri inclusi nella collana mi riesce difficile pensare che Marx e Gramsci non abbiano titoli almeno uguali a loro per poter essere inclusi tra coloro che hanno scritto libri che hanno contribuito a cambiare il mondo.
Gli scritti e il pensiero del primo hanno contribuito al riscatto, alla emancipazione e alla libertà di intere moltitudini umane. Non c'è stato solo il “socialismo reale”.
Gli scritti ed il pensiero del secondo hanno contribuito al riscatto e alla emancipazione delle classi subalterne italiane, e ad una nuova comprensione della nostra storia.
Il primo esiliato a vita dai potenti, il secondo morto in carcere.
La censura “colta” è la più pericolosa perché passa inavvertita.
E' tradizione, quasi un obbligo giunti a questo punto del calendario fare gli auguri affinché il nuovo anno sia più benevolo.
Credo però che questa volta, alla fine del 2010, gli auguri siano superflui.
Ragioniamo: quest'anno, 2010, oltre ad avere un sovrappiù di disgrazie naturali, ci siamo tenuti, Berlusconi primo ministro, il La Russa, la Santanché, il Bondi come ministri della Repubblica, il senatore Gasparri che propone gli arresti preventivi per i dimostranti, e, cosa non secondaria, noi veronesi, anche Tosi sindaco e, proprio per non farci mancare niente, anche Bricolo senatore della Repubblica.
Considerato tutto ciò gli auguri sono superflui.
Il 2011 non può che essere migliore del 2010.
Però non si sa mai e perciò gli auguri ve li faccio lo stesso: buon 2011 !

Una buona notizia dell'ultima ora.

Nel Comune veronese di Illasi al Gran Galà per la premiazione di cittadini illustri c'è stato un fuori programma
Quando è stato il turno dello studente Alberto Fabris per ritirate la busta del premio con 200 euro e il diploma di encomio per il massimo dei voti conseguito alla maturità classica, questi ha preso la parola ringraziando l'amministrazione ma non ha evitato di denunciare un fatto che ha definito gravissimo ed estremamente preoccupante.
In una delibera di giunta-ha detto-che intendeva assegnare un contributo a favore di una signora straniera in forte stato di indigenza, gli assessori in quota alla Lega Nord, Paolo Fasoli ed Elena Colognato si sono opposti mettendo a verbale che “l'oggetto della delibera va contro i principi morali, etici e ideologici del movimento che noi rappresentiamo”
Lo studente così commentava: “Criterio per ricevere sostentamento dunque non sarebbe l'effettivo bisogno ma una illasianità, una discriminazione consapevolmente motivata in termini morali, etici, e ideologici che ha un nome preciso: razzismo”.
Disgustato da questo fatto Fabris ha tenuto per sé il diploma e ha restituito la busta con il denaro chiedendo che venga data alla signora in difficoltà.

Giorgio Bragaja

11 dicembre 2010

intervento a radiopop 10-12-2010 su “L'Arena” e il Censis, piazza Erbe...

Su il giornale “L'Arena” di un paio di giorni fa l'articolo più importante era scritto da Carlo Pelanda, economista veronese, e trattava dell'ultimo rapporto del Censis (Centro studi e investimenti sociali) un istituto di indagine socio-economica che da circa un cinquantennio produce studi e indagini sullo stato delle cose in Italia.

Quast'anno il Censis è molto critico su quel che sta avvenendo nel nostro Paese e Pelanda, cioè “L'Arena”,non è d'accordo.
Dico “L'Arena” perché quando il direttore di un giornale affida la stesura e la firma di quello che si chiama “articolo di fondo” cioè quello situato nella prima colonna della prima pagina del giornale
, vuol dire che quell'articolo esprime la linea editoriale (politica) del giornale.
Ricordo che “L'Arena” è il giornale che, orgogliosamente, ci ricorda di essere sempre uscito, senza interruzioni, per 144 anni.

Si, è vero, è sempre uscito ininterrottamente anche quando altri giornali come il socialista “Verona del Popolo”, il cattolico “Corriere del Mattino, il comunista “L'Unità” venivano chiusi e le loro sedi devastate perché informavano mentre “L'Arena”, che non informava, poteva tranquillamente uscire.

Ma vediamo ora cosa dice il Censis e, poi, cosa, invece, dice “L'Arena”.

Il Censis ci dice che l'icona dell'individualismo, del consumismo, dell'uomo solo al comando si è rotta, che un lungo ciclo economico, politico, sociale e psicologico si è concluso lasciando sul campo fragilità e depressione nelle vite singolari e nella vita collettiva.

Che viviamo in una società priva di bussola, in cui al desiderio di fare, di realizzare per il futuro, si sostituisce il godimento immediato e un desiderio deviato su oggetti e su consumi superflui.
All'autorità della legge si sostituisce la frammentazione di poteri e norme inefficaci.

Che non è di autoritarimo che ci sarebbe bisogno ma di autorità e che non esistono in Italia quelle sedi di auctoritas che potrebbero o dovrebbero ridare forza alla legge.
Che bisognerebbe insistere sul rilancio del desiderio perché tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società ora troppo appagata e appiattita.
Che siamo alla fine della leadership troppo personalizzata, alla fine del mito della governabilità e del decisionismo, alla fine della fede nei miracoli dell'unto dal Signore, alla fine della credenza nelle magnifiche sorti di un capitalismo che sforna con continuità oggetti di consumo.

Tra i tanti dati e tabelle del Censis ne voglio citare solo uno.
Il 56% delle scuole italiane (dalla materna alle superiori) ha chiesto in quest'anno scolastico un contributo volontario alle famiglie, aggiuntivo alle tasse scolastiche e al costo della mensa.
La cifra media versata è pari a 80 euro, con punte fino a 100 euro alle primarie e 260 euro nei licei.
Le famiglie hanno anche collaborato a lavori di piccola manutenzione (come ridipingere le pareti) nel 13% degli edifici scolastici.
In definitiva una indagine sulla quale avrei anche delle osservazioni ma non si può dire che sia approssimata o banale.

Sentite invece cosa scrive “L'Arena”.
“L'idea di un Italia in declino antropologico, precursore di quello economico, non corrisponde alla realtà...il fatto è che molta gente non vuole più fare lavori considerati troppo faticosi e con poco status e ciò apre una domanda di lavoro per immigrati disposti a farli in quanto partono da condizioni di povertà”.
“L'Arena” non dice, ma lo dico io, che spesso molti imprenditori nell'edlizia, nell'agricoltura... preferiscono assumere immigrati perché ciò comporta meno salario, magari in nero, e nessun diritto per chi viene assunto e meno doveri per chi assume.
Il 30% di incidenti sul lavoro riguarda immigrati.
“L'Arena” così prosegue: “L'economia tecnologica e della conoscenza si è sviluppata molto più velocemente della capacità del sistema educativo di formare adeguatamente gli individui. Questo deficit di istruzione fa sì che la gente non capisce il nuovo sistema finanziario e vi partecipa facendosi abbindolare”. Grandioso!
“L'Arena” dice che la scuola non funziona bene ma non dice che il Governo ha tagliato gli stanziamenti proprio per la scuola e l'istruzione.
E ancora: “L'Arena” afferma che i risparmiatori si fanno “abbindolare” perché sono ignoranti e magari anche stupidi.

Se il padrone della Parmalat butta sul lastrico e nella disperazione migliaia di famiglie che gli avevano affidato i loro risparmi, per Pelanda e per “L'Arena”, appare quasi come una colpa, una dabbenaggine di quella povera gente che dopo 40 anni di lavoro, andati in pensione, non hanno avuto l'accortezza di mettersi a studiare scienza delle finanze e hanno affidato, incautamente, i soldi della liquidazione agli speculatori.
Il giornale non dice che certi meccanismi truffaldini della finanza sono stati inventati apposta per permettere tutto questo. Più le cose sono complicate più facile è rubare.

Un secolo e mezzo fa un tale, trattando del mondo della economia e della finanza, scrisse: “Il capitalismo sta riducendo il mondo ad un informe ammasso di merci”.
In quell'ammasso di merci potremmo, oggi, collocare anche qualche giornale.
I libri di quel tale non si studiano a scuola e la chiesa cattolica provvide a inserirli nell' ”Indice dei libri proibiti”. Chi li leggeva faceva peccato e, in certi casi, veniva scomunicato. I padroni dell'alta finanza, invece, potevano fare la comunione.

Altro argomento.

In piazza Erbe, sulla torre dei Lamberti, a metà della sua altezza, incombe uno smisurato cartellone con un brutto disegno e la scritta “I vigili del fuoco e il Comune di Verona augurano buone feste”.
La colonna con il leone viene aggredita dal volgare albero di natale con la pubblicità del pandoro Bauli, l'arco della costa è coperto dal cartellone che invita al mercato tedesco di piazza dei Signori, e così a porta Nuova e porta Borsari.

Pare che l'assessore alla cultura Erminia Perbellini, che cura anche gli eventi artistici della città, a casa sua abbia, alle pareti, quadri di autore molto belli.
E allora perché queste schifezze nelle nostre piazze?
Perché, come dice Alberto Sordi, nel bel film di Mario Monicelli “Il marchese del Grillo”, rivolto ai poveracci dell'osteria che si lamentano del diverso trattamento riservato dalle guardie a lui, marchese, e a loro: “Perché io so' io e voi nun siete un cazzo”.


Giorgio Bragaja

03 dicembre 2010

Intervento a radiopop 3-12-2010 un Rettore entusiasta, don Verzè, gnocco fritto e altro

Il rettore dell'università di Verona Alessandro Mazzucco, è intervenuto autorevolmente (e pesantemente) a proposito della legge Gelmini affermando, in un editoriale dell'altro ieri sul sito dell'Ateneo, che “ come ogni provvedimento assunto da un parlamento così litigioso, qual'è quello italiano, il disegno di legge è stato costruito con una singolare convergenza di contributi e con un consenso sostanzialmente totale” e prosegue e conclude così “ elementi fondamentali di innovazione rendono questa legge un incontestabile, anche se parziale, miglioramento rispetto alla insostenibile situazione attuale tale da consentire di affrontare il 2011 senza dover affrontare drammi”.
Questo zelante entusiasmo non è piaciuto agli studenti, ai ricercatori e docenti veronesi che da giorni protestano contro questa legge.

“Ieri è stato un giorno triste. Per l'università, per la ricerca per tutta l'istruzione italiana” affermano
e di fronte alle dichiarazioni del rettore replicano “ stupisce per prima cosa la tempistica di questo editoriale e non comprendiamo la ragione di un intervento che dichiari che il consenso a questa riforma è stato totale trasversale ed esteso mentre è del tutto chiaro che non è così.”

E ancora “Il rettore forse dimentica che ad oggi circa un centinaio di ricercatori dell'ateneo scaligero sono in mobilitazione contro questo disegno di legge, che quattro consigli di facoltà hanno approvato mozioni di critica severa alle norme ivi contenute, che non a tutti i presidi di facoltà questa riforma piace, che sono spuntate in soli due giorni 2000 firme nella sola facoltà di Lettere per chiedere al rettore la convocazione di una conferenza d'ateneo per discuterne i contenuti e nella quale il nostro rettore spieghi a quale titolo ritenga che in questa riforma vi siano elementi di miglioramento rispetto alla situazione veramente caotica di oggi”.

E concludono: “Anche qualora fosse approvata, questa legge, avrebbe bisogno di una decina di decreti attuativi delle singole norme. Tutto questo è destinato a bloccare il sistema universitario per parecchi anni”.

Docenti e studenti, in tutta Italia, con la loro protesta contro una legge che risponde ad una logica feroce di censo e di classe, sono riusciti a far diventare l'università, la scuola, l'istruzione, la cultura, un tema centrale nel panorama politico italiano come non avveniva da anni.
E sono anche riusciti, con l'aiuto della crisi governativa, a far rinviare la definitiva approvazione della legge a dopo il 15 dicembre e, se le cose andranno come dovrebbero andare, ad affossarla.

E il rettore Mazzucco, giorni fa, alle prime proteste di studenti e docenti aveva reagito dicendo, con un po' di puzza sotto il naso,: “Ma sono proteste con motivazioni politiche”.
Straordinario. E come e cosa dovrebbero essere? La legge non è fatta dalla politica? E le eventuali proteste contro una legge fatta dalla politica cosa potrebbero essere se non politiche?
E' proprio vero: non c'è due senza tre,... le disgrazie non vengono mai da sole,... piove sul bagnato, eccetera, eccetera
Dopo il vescovo Zenti e il sindaco Tosi ora anche il rettore. Siamo a posto.

A proposito di “piove sul bagnato”.
Per i disastri provocati dall'alluvione il procuratore capo di Verona Mario Giulio Schinaia ha aperto un inchiesta penale. L'ipotesi di reato è quella di disastro colposo e cercherà di individuare i responsabili e le altre contestazioni per le quali chiamarli in causa e di esaminare fino in fondo i piani regolatori dei territori coinvolti nel disastro.
Bene. E' un buon inizio.
Lega ambiente, Italia nostra,altre associazioni, alcune forze politiche e anche chi vi parla, in tempi, come si usa dire, non sospetti, avevano denunciato come la devastazione del territorio veneto, dovuta ad un intrecciarsi di interessi miopi e povertà culturali, avrebbe comportato, inevitabilmente, distruzioni e danni grandissimi.
Ora si tratta di non lasciare alla sola magistratura il compito di colpire chi ancora ritiene che l'acqua, il suolo, l'aria siano beni privati e come tali da sfruttare e sfinire.

Altro argomento-
Un paio di settimane fa commentai, ritenendola esagerata, la defenestrazione dell'assessore Rossi da parte del sindaco Tosi che non aveva sopportato le critiche al suo operato da parte dell'esponente UDC. Rossi aveva detto che a comandare a Verona, in realtà, fosse non il sindaco ma il suo portavoce Bolis. Critica sgradevole ma, ritenevo, punita esageratamente.

Ora però, riordinando alcune carte, ho trovato un intervento di un paio di mesi fa dell'ex assessore Rossi, che nella sua veste di consigliere provinciale oltre che assessore comunale, criticava duramente il progetto di don Verzè, il padrone dell'ospedale San Raffaele di Milano e grande amico di Berlusconi, per la costruzione in terra veronese, a Lavagno, di una megastruttura “per il benessere e il prolungamento della vita fino a 120 anni”.

L'argomentazione di Rossi era ineccepibile: “Se vogliamo rispettare il diritto della gente ad avere una sanità pubblica efficiente non possiamo spendere soldi per centri di cura privati. Chiudiamo gli ospedali pubblici e poi diamo i soldi a un centro privato, gli costruiamo le strade e poi partecipiamo alle spese per i suoi assistiti... Don Verzè costruisca pure l'ospedale ma lo faccia con i soldi suoi”.
Con ciò si capisce meglio il perché della sua cacciata dalla giunta comunale.


Ora una cosa simpatica e gradevole.

Oggi, venerdì, alle ore 20 alla libreria Gheduzzi di corso Santa Anastasia 7, si inaugura la mostra “Le ricette del Vigio nei disegni di Gianni Burato” e sarà presentata la riedizione del relativo libro di ricette.
Alberto Cavazzuti, detto El Bogòn, genero del Vigio, introdurrà e darà dimostrazione pratica cucinando gnocco fritto per il piacere e il palato dei presenti. Cavazzuti e Gianni Burato furono tra i principali collaboratori di Cesare Furnari nella redazione di “Verona Infedele” lo storico irriverente periodico satirico e di costume al quale mi onoro di aver collaborato e del quale sento insieme nostalgia e mancanza.

Il Vigio era il suocero di Cavazzuti, un emiliano tosto e gentile che nelle sue visite a Verona preparava il cibo per le cene casalinghe di “Verona Infedele”. Casalinghe nel senso che il desco era quello della ospitale casa di Alberto e Or nella.
Le ricette di quel cibo, illustrate da Gianni Burato, e gli originali delle illustrazioni, ora sono alla portata di chi le vuole fino al 12 dicembre.

Giorgio Bragaja

26 novembre 2010

intervento a radiopop 26-11-2010

Due sentenze della Corte di Appello di Venezia e altre cose.

La prima sentenza:

La Corte di Appello di Venezia ha praticamente stravolto il giudizio emesso dalla Corte di Assise di Verona per i cinque imputati per la morte di Nicola Tommasoli.
Dieci anni e quattro mesi per Veneri e Perini, già condannati a quattordici anni. Due assolti, Dalle Donne e Corsi, prima condannati rispettivamente a dodici e dieci anni.

L' “Assemblea cittadina 17 maggio” rileva come “permanga irrisolto il nodo fondamentale di questa vicenda nodo che la città ha eluso e cioè che la vita di questi ragazzi imputati è intimamente collegata con le idee della destra estrema, di chi pratica e coltiva l'aggressività, quando non la violenza, come propria componente identitaria.

Volevamo impedire che la memoria dell'assassinio di Nicola Tommasoli fosse cancellata, volevamo impedire che si consolidasse questo silenzio, apparentemente apolitico ma, in realtà, fortemente politico perché inteso a difendere un certo tipo di cultura oltre che la strategia del potere che governano questa città.....anche la recente sentenza per la strage di piazza della Loggia a Brescia (nessun colpevole) ci mette di fronte a una crudele evidenza: in questo Paese l'impossibilità di formulare condanne si trasforma, inesorabilmente, in un opera di diseducazione civile”. Parole sante.

La seconda sentenza.

Per l'aggressione fuori dal bar Posta di piazza Viviani del 4 gennaio 2009 quando un gruppo di estrema destra ferì una ragazza che si lamentava per i loro cori razzisti, la Corte di Appello di Venezia ha confermato la condanna di primo grado a tre anni e otto mesi per Claudio Pellegrini e a due anni e due mesi per Andrea Iacona.

Se la cava completamente invece Luca Cugola (che in primo grado era già stato assolto ma però con formula dubitativa), per “proscioglimento procedurale”, solo per un vizio di forma tanto è vero che il presidente del tribunale ha ritenuto di dover rimarcare il fatto e cioè che l'assoluzione era dovuta essenzialmente alla bravura dei difensori che avevano rilevato l'errore procedurale più che al giudizio sugli avvenimenti e all'effettiva provata estraneità di Cugola al fatto cioè alla sua non colpevolezza.

Credo di aver riassunto con sufficiente precisione l'esito dei due processi e il giudizio, naturalmente del tutto condivisibile, espresso da l' “Assemblea cittadina del 17 maggio”.

Ora una mia considerazione: hanno avuto la meglio, quelli tra gli imputati (e le loro famiglie), che hanno avuto l'accortezza, che hanno saputo, e potuto, scegliersi i difensori migliori (e più costosi) e più presentabili, anche politicamente, sia nell'uno che nell'altro processo.

Difensori che nel processo del bar Posta hanno saputo trovare appigli procedurali e in quello Tommasoli sono riusciti a far passare la tesi, incredibile e fantasiosa, che gli aggressori sarebbero stati lì per caso, che non facevano gruppo (e perciò niente aggravante ) anche se pochi minuti prima, tutti insieme, avevano aggredito un altro ragazzo solo perché aveva un aspetto e un abbigliamento che a loro non piacevano.

Non voglio parlare di “risultati” giudiziari “di classe” ma di “censo” si. Considerando l' habitat sociale di alcuni degli imputati e usando il dialetto, che in questo caso rende bene, si può concludere così: el fiol del becar e el fiol de l'osto dentro, el fiol del dotor fora.
Si dirà che questi sono i meccanismi della giustizia.

Esatto, i meccanismi, non la giustizia.

Lapidaria la dichiarazione del procuratore capo di Verona Giulio Schinaia: “Però, Tommasoli non è morto da solo”. Cioè, non si è suicidato.

Altro argomento.

Il sindaco Tosi aveva pensato bene di far togliere le panchine dai piccoli giardini di lungadige Matteotti perché qualche volta li si riunivano alcuni extracomunitari in attesa di poter mangiare un pasto caldo alla vicina mensa della San Vincenzo.
Mao Valpiana allora aveva comprato una panchina e l'aveva messa là dove erano state tolte quelle del Comune.

Dopo poche ore, su ordine di Tosi, solerti agenti l'avevano divelta, portata via e multato Valpiana per occupazione abusiva di suolo pubblico.
Valpiana ha fatto ricorso e l'ha vinto e non pagherà nessuna multa ma il giardino continua ad essere senza panchine e desolatamente vuoto. Non c'è mai nessuno.

Mentre saranno piene, stracolme, le più belle piazze della città, piene di baracche e baracchine, castelli di cartone, più alti della Loggia di fra Giocondo, pacchi di carta igienica gonfiabili più alti del monumento a Vittorio Emanuele in piazza Bra, alberi di Natale giganteschi dedicati al pandoro in piazza Erbe....

Chissà qualche volta potremo vedere questa città, le sue piazze, occupate da bancarelle di libri, da giovani che ascoltano i versi di un poeta o i ragionamenti di un filosofo?
E' chiedere troppo?
Eppure queste cose succedono ogni anno in città a pochi chilometri dalle scrivanie degli assessori Corsi e Perbellini, a Mantova, a Ferrara, a Modena....
Da noi no.

Ultima notizia.

Leggo su “L'Arena” che:
domani, sabato, alle ore 12 alla FNAC di via Cappello, Ferruccio Pinotti presenterà il suo nuovo libro “La lobby di Dio” libro sicuramente interessante e documentato come i precedenti sull'Opus Dei, sulle Banche....

Tanti sinceri auguri a Pinotti per un meritato successo del suo libro però, però....qualche curioso dovrebbe chiedere all'autore notizie del suo primo libro “Il salario della fede”, scomparso in poche ore dalle librerie e mai più tornatovi e che gli costò non pochi ...contrattempi.

Chi volesse saperne di più può cercare sul mio blog l'intervento a Radio Popolare Verona del 23 giugno 2009


Giorgio Bragaja

19 novembre 2010

intervento a radiopop 19-11-2010 su alluvione di richieste, Arsenale e altro

All'inizio erano una decina, poi diciotto, ora sono diventati trentasei.
E' il numero di Comuni della provincia di Verona i cui sindaci hanno fatto richiesta per poter partecipare alla spartizione dei soldi dello Stato che arriveranno (se arriveranno e quando arriveranno) per il risarcimento dei danni provocati dall'alluvione nel Veneto.

Tolti i Comuni di Monteforte, di Soave, di pochi altri dell'Est veronese e della Lessinia tutti gli altri, fino ad arrivare ai trentasei, sono Comuni nel cui territorio la pioggia non ha provocato nulla di diverso da quello che ci si aspetta, e arriva, quando piove.
Comunque nulla che possa essere definito “disastro”, anche con la più generosa buona volontà.

Il fenomeno della diffusione delle richieste di indennizzo per danni da alluvione, dalla provincia di Verona si sta estendendo a tutto il Veneto, il Veneto sobrio, laborioso, silente, che non si lamenta ma lavora, che non se ne approfitta, che non specula, che si rimbocca le maniche a differenza di altri, “e sappiamo bene chi!”.

Alcuni sindaci dei Comuni veronesi, realmente disastrati, hanno già cominciato a parlare di sciacallaggio.
Parole forti ma non esagerate.

I soldi sono ancora in forse perché nella ordinanza, firmata da Berlusconi in questi giorni, pare non ci sia nulla riguardo al patto di stabilità cioè alla legge che vincola i bilanci dei Comuni e nulla anche per quel che riguarda gli sgravi fiscali richiesti.

In pratica, Monteforte, Soave e gli altri Comuni andati veramente e drammaticamente sott'acqua, o franati, non sanno se possono spendere soldi al di fuori e di più di quelli vincolati dalle previsioni dei loro striminziti bilanci normali.
Il fatto è che questi Comuni i soldi, in più e fuori dal bilancio, li hanno già spesi e li stanno spendendo per aiutare chi ha perso tutto e non può aspettare. E i sindaci dei paesi veramente disastrati perciò sono giustamente infuriati.

I soldi che verranno saranno comunque pochi e diverranno ancor meno per chi veramente ne ha bisogno, per chi ha avuto la casa sommersa, la fabbrica devastata, perché, come si sa, le fette di una torta diventano sempre più piccole mano a mano che aumentano i commensali. E ora i commensali in attesa, solo nel veronese, sono trentasei anziché dieci o quindici e, ma guarda! i commensali infiltratisi “a sbafo” in stragrande maggioranza hanno il fazzoletto verde che spunta dal taschino o un vezzoso foulard verde al collo.

Il vicepresidente leghista della Provincia di Treviso, tale Muraro, quando ha saputo che erano stati arrestati tre serbi mentre stavano rubando nelle case degli alluvionati ha detto: “Sono per la fucilazione”.
Anche per i suoi colleghi sindaci sciacalli?

E intanto la Magistratura ha avviato procedimenti per disastro colposo. Su alcuni perché dell'alluvione vedi sul mio blog, o sul sito di Radio Popolare, l'intervento del 5 novembre.


Altro argomento.
L'ultima proposta per l'Arsenale l'hanno pensata l' assessore Benetti e l'assessore Di Dio.
Il primo ha detto mettiamoci un po' di asili nido e di scuole materne, possibilmente cattoliche.
Il secondo ha detto facciamone appartamenti e negozi.
Uno stenta a crederlo e semmai pensa che i giornali non la dicano giusta ma poi si informa e capisce che è proprio cosi: quelle sono le ultime proposte. Però nessuna meraviglia.

Ora non voglio rifare per la centesima volta la storia del nostro bellissimo Arsenale ma è bene riportare qualcosa alla memoria
L'Arsenale è una struttura imponente sul modello del suo fratello maggiore di Vienna ( a proposito Vienna con le elezioni di pochi giorni fa ha conservato la sua amministrazione di sinistra ora diventata rosso-verde).
Dismesso dai militari, per Verona si era presentata una occasione unica, grandiosa: la possibilità di progettare in grande, di costruire il volto culturale della città.

Lì si pensava potesse esserci il museo di Storia Naturale con annesso uno splendido orto botanico (c'è a Padova, c'è a Modena...) e il completamento del Museo di Castelvecchio con la contemporanea e necessaria acquisizione del Circolo ufficiali che ancora, inutilmente, occupa tutta la parte a monte del castello che dà sull'Adige compresa la splendida terrazza sul fiume

Questo una quindicina di anni fa.
Poi sono cominciate le alzate di ingegno dei vari assessori e consiglieri del centro destra.
Uno stenta a crederlo però ci fu chi propose una grande birreria tirolese, chi un grande parco divertimenti, chi la città dei giochi, chi il magazzino per l'Ente Lirico, chi il museo dei costumi delle opere areniane, chi la caserma dei carabinieri.... e ora, eccome no, appartamenti e negozi.
E intanto va tutto in rovina.

La manifesta incapacità dei nostri amministratori di capire, di rendersi conto di quel che si trovano ad avere, di quello che abbiamo ereditato di bellezza, di cultura, di quello che ne potremmo ottenere per noi e per quelli che verranno, alla fin fine li rende invulnerabili. Come si fa a discutere con costoro? Finiscono per essere inattaccabili perché non ci sono argomenti comuni tra noi e loro. Neppure il linguaggio. Alfabeti e lingue diversi, incomunicabili.


Giorgio Bragaja

12 novembre 2010

Intervento a radio popolare 12-11-2010 su fai da te, assessore Rossi e altro.

Con le acque dell'alluvione il Veneto, in questi giorni, è stato sommerso anche dalla melma di un insopportabile razzismo traboccato dalle dichiarazioni di politici, da resoconti giornalistici e televisivi e persino dalle battute della celebre Olga di Silvino Gonzato su “L'Arena”.

I “calcinacci di Pompei” del sempreunto governatore del Veneto Zaia, contrapposti alle case allagate del veneto, il dolore dignitoso dei veneti contrapposto a quello urlato e becero dei meridionali, il “fai da te”, l'operosità dei veronesi, dei vicentini, dei padovani, contrapposto alla indolenza supplice dei napoletani e dei siciliani.

Quel che avevo da dire, che mi sentivo di dire, sulla disastrosa alluvione e sul “fai da te” nostrano, tutto veneto, sul dissesto idrogeologico fatto in casa, l'ho già detto la settimana scorsa sempre qui da Radio Popolare guadagnandomi, insieme, insulti e apprezzamenti e, per chi volesse, la trascrizione di quell'intervento la può trovare su “il blog di Giorgio Bragaja” o sul sito di Radio Popolare.

Voglio parlare adesso della vicenda dell'assessore comunale Mario Rossi ingiustamente relegata sul versante tragicomico da giornali e televisioni ma che ha, invece, secondo me, un senso meno macchiettistico, più serio.

Riepiloghiamo: un mese fa, circa, Mario Rossi esponente di primo piano dell' UDC veronese, consigliere comunale e consigliere provinciale, viene nominato assessore al Comune di Verona e, come impone la legge sugli Enti Locali, si dimette sia da consigliere comunale che da consigliere provinciale.

La settimana scorsa, intervenendo in un convegno del suo partito, Rossi punta il dito sugli emolumenti troppo alti dei dirigenti comunali e degli amministratori delle aziende pubbliche e, dato che c'è, afferma che il capo ufficio stampa del sindaco, Roberto Bolis, esorbiterebbe dalle sue funzioni, sarebbe fin troppo bravo tanto che, in pratica, sarebbe lui il vero sindaco di Verona.

E' vero, una cosa così uno la può anche pensare ma, se è assessore della giunta Tosi, farebbe meglio a tenersela per se.
Tosi si infuria e lo caccia dalla Giunta.

Rossi si scusa ma Tosi conferma la defenestrazione e Rossi resta, come si usa dire, “in braghe di tela” perché, ora, non è più assessore, non è più consigliere comunale non è più consigliere provinciale.
Peggio di così non poteva andargli e i media lo prendono un po' in giro.

Io la vedo diversamente e mi spiego.

Parto da una constatazione: la reazione di Tosi è stata esagerata. In fondo Rossi non ha espresso quel giudizio in Consiglio Comunale ma in una riunione del suo partito, si è scusato, altri assessori avevano, in altre occasioni, criticato Tosi senza essere cacciati.....

Ma quelle altre critiche, quelle degli altri assessori, riguardavano singoli atti del sindaco non attenevano alla sua credibilità in quanto sindaco ma, proprio per questo, Tosi avrebbe dimostrato l'inattendibilità della critica di Rossi solo se l'avesse considerata una battuta o poco più e, come tale, declassata.
E invece la reazione, esagerata, ha dato peso alla critica e ha mostrato che Rossi aveva toccato un tasto delicato, un nervo scoperto.

Sono tanti in città, soprattutto negli ambienti dell'informazione, e non solo, a ritenere che, effettivamente, il portavoce del sindaco, Bolis, sia uno che vuole comandare e che “comanda”.
Del resto la sua formazione, nella politica attiva, oltre che nella professione, è più antica e di più sostanza di quella di Tosi e la caratteristica preminente dell'amministrazione Tosi non è la continua esternazione mediatica? Proprio il terreno di Bolis?
E cioè l'esposizione martellante del nulla di fatto, del dichiarato, dell'appariscente, del rappresentato, del di là da venire, dell'apparso e subito scomparso.

Pensiamo alle ronde leghiste presentate con grande clamore due anni fa in piazza Erbe e scomparse nelle nebbie della periferia tra lo scherno generale, alle ordinanze e ai divieti anti merendine, al tunnel e alla tranvia sommersi dalle carte, a Verona capitale del mondo di questo e di quello, alle bolse sagre strapaesane nelle antiche piazze il tutto tra il fumo delle continue apparizioni in televisione sempre più ripetitive e noiose e le dichiarazioni tipo i “quattro sassi” di San Zeno e di lungadige Capuleti.

Insomma una politica quasi esclusivamente mediatica per riempire il vuoto delle realizzazioni non fatte, la politica, cioè, costruita in buona parte dal suo portavoce.

Il povero assessore Rossi aveva centrato il bersaglio.
In un certo senso aveva mostrato il re nudo e il re lo ha cacciato.

Giorgio Bragaja

06 novembre 2010

Intervento a radiopop 5-11-2010 pioggia e cemento,.. anche l'Adige

La senatrice veronese del PdL, Cinzia Bonfrisco, così riportano i giornali, dichiara: “ mi sono attivata per far giungere a Verona il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso”.
Con tutto l'Est veronese sotto acqua, con la gente di Monteforte e Soave, alla disperazione, con frane e smottamenti nelle nostre montagne e sul lago di Garda, se la senatrice Bonfrisco non si fosse “attivata” Bertolaso che, appunto, è il capo della Protezione Civile sarebbe andato in vacanza alle Bahamas?
Miserie. Sicuramente la senatrice avrebbe fatto meglio ad “attivarsi” prima per impedire che il suo Governo tagliasse, come ha fatto, di oltre il 60% i fondi per l'ambiente.

Dunque un disastro, una tragedia per intere popolazioni nel veronese e in tutto il Veneto.
Già, il Veneto. Il Veneto è il territorio che, in Italia, è stato il più stravolto e in tempo più breve da generazioni di amministratori pubblici irresponsabili.

L'Istat (l'Istituto nazionale di statistica) rileva che: ogni anno,tra il 1978 e il 1985, nel Veneto, sono stati edificati quasi 11 milioni di metri cubi di capannoni.
Poi dal 1986 al 1993 sono stati oltre 18 milioni di metri cubi all'anno per salire ancora negli anni successivi a oltre 20 milioni di metri cubi Poi un balzo: nel 2000 27 milioni di metri cubi, 38 nel 2002 e così via.
Per le abitazioni, negli anni '80 e '90, vennero rilasciate concessioni edilizie pari a 10 milioni di metri cubi l'anno. Nel 2002 sono diventate14 milioni, nel 2003 quasi 16, nel 2004 oltre 17.
La superficie agraria nel Veneto, in pianura e in montagna, in 20 anni è diminuita del 30 %.

Ora, in provincia di Verona, si è deciso, con il progetto del MotorCity tra Vigasio e Trevenzuolo, di gettare una colata di cemento su 4 milioni di metri quadrati di superficie agraria che non assorbirà più l'acqua piovana.
E con un parco divertimenti grande quasi il doppio di Gardaland e un Centro Commerciale cinque volte più grande della “Grande Mela”.

Non c'entra “Roma ladrona”. In Veneto c'è stato un furto di territorio, una devastazione ambientale a chilometro zero, tutta roba nostra, Doc, Denominazione di origine controllata al 100%.

Nell'area veneta, oggi colpita dall'alluvione, sempre dati Istat, ci sono 80 mila abitazioni senza inquilini, vuote, 9 mila solo a Verona.
Negli ultimi 6 anni i Comuni veneti hanno autorizzato 38 milioni di metri cubi per capannoni e 18 milioni di metri cubi per abitazioni.
Anche se rimanessero costanti i tassi di incremento demografico, immigrati compresi, ci vorrebbero15 anni per utilizzare tutte le abitazioni costruite.
Una follia programmata sulla pelle dei cittadini e sui conti in banca dei soliti pochi.

Il senatore leghista Bricolo ha chiesto che vengano tolti dal bilancio dello Stato i soldi per le celebrazioni dell'unità d'Italia per aiutare le popolazioni colpite dall'alluvione.
Non i soldi, molti, per il devastante ponte sullo stretto di Messina ma i soldi, pochi, per le celebrazioni dell' unità d'Italia.

E ora parliamo del nostro fiume, l'Adige. Facciamo pure tutti gli scongiuri del caso ma penso sia meglio parlare prima piuttosto che piangere dopo.

Il 31 gennaio del 2003 “L'Arena” pubblicò un mio intervento con il quale ricordavo la piena del 1966 e affermavo che in quella circostanza la nostra città si salvò solo per alcune straordinarie circostanze favorevoli.
Durante quella piena l'Adige, a Verona, era ancora in “magra” ( oggi no) mentre, invece, a nord, ruppe in nove punti e Trento fu completamente allagata alleggerendo così la portata del fiume prima che l'ondata di piena arrivasse da noi.
La massima piovosità era concentrata non da noi ma nell'area del Brenta, il lago di Garda era “basso” (oggi no) e così ebbe modo di accogliere l'acqua proveniente dalla galleria scolmatrce di Mori-Torbole e il Mincio poteva scaricare a Sud e il secondo affluente dell'Adige, il Noce, fu imbrigliato dal serbatoio trentino di Santa Giustina.

Tutte quelle condizioni comportarono la salvezza di Verona che, tuttavia, quando arrivò il colmo della piena, subì danni nei muraglioni e zone della città e della periferia furono allagate.

Ma ora le cose sono cambiate: Trento imparò la lezione, incanalò i torrenti e gli affluenti e murò la città con il risultato però di rendere il fiume più alimentato, con più portata e più veloce e dunque più pericoloso per Verona.
Concludevo quell'intervento così: “se oggi, 2003, dovessero ripetersi le condizioni atmosferiche di allora Verona andrebbe sotto” e chiedevo che il Comune di Verona programmasse interventi coordinati con Trento e Mantova per mettere in sicurezza il territorio percorso dal fiume.

L'allora assessore regionale Giorgetti mi accusò di fare dell'allarmismo dicendo che Verona non era a rischio perché si era fatta la pulizia e la manutenzione degli argini e che in caso di piena bastava la galleria di Mori-Torbole.
Cioè non si era fatto niente. Da allora più nessuna notizia.

Sarebbe bene che qualche consigliere comunale e provinciale chiedesse al sindaco e al Presidente della Provincia se con Trento e con Mantova è stato concordato di fare qualcosa o, meglio ancora, se è stato fatto qualcosa.
Temo che non sia stato fatto nulla. Speriamo.

Giorgio Bragaja

31 ottobre 2010

Intervento a Radiopop 29-10-2010 banche veronesi, vicinanze e altro.

Cerchiamo di capire un po' meglio quello che è successo in questi giorni nelle banche veronesi.

Fondazione Cariverona che è la principale azionista di Unicredit che, a sua volta, è una delle più grandi banche europee, ha rinnovato il suo Consiglio di Amministrazione.

Un paio di mesi fa il sindaco Tosi aveva dato una mano al presidente della Fondazione Biasi per cacciare l'amministratore delegato di Unicredit, Profumo, che non approvava il proclama di Bossi “La Lega si deve prendere le banche del Nord”.

Biasi vuole essere rieletto per la terza volta alla guida della Fondazione. Lo vuole, ne ha bisogno. per vari motivi ma è in difficoltà sia perché dovrà affrontare, in gennaio, un processo per bancarotta sia perché molti fanno osservare che lui è pure in conflitto di interesse in quanto socio della banca che finanzia le sue aziende in difficoltà e per il risanamento delle quali ha bisogno di un sacco di soldi per fronteggiare l'esposizione (debiti) che ha verso fornitori e altre banche, circa 100 milioni.

Milioni che possono venire dalla cessione, dalla vendita, dei terreni e degli immobili di sua proprietà situati a ridosso dell'autostrada Serenissima nel comune di Verona.
Come si sa il valore di terreni e di immobili dipende dalla loro destinazione d'uso e la loro destinazione d'uso può essere decisa, indicata, cambiata solo dal Comune cioè, per essere chiari, solo dal sindaco.

Nei giorni immediatamente precedenti l'assemblea dei soci che dovrà eleggere il CdA, le riunioni preparatorie si succedono a ritmo frenetico.
La Fondazione è un istituto privato ma dove si tengono queste riunioni? Nell'ufficio del sindaco.
E Tosi chiede, pretende, che un suo uomo, della Lega, non del Consiglio comunale, abbia un posto di comando: vuole il vicepresidente e propone l'avvocato Maccagnani “vicino” alla Lega.

Biasi, in qualche modo, tenta di allentare la pressione della Lega ma più di tanto non può.
La matita per disegnare i piani territoriali ce l'ha in mano Tosi e allora Biasi dice che alla vicepresidenza ci deve andare una persona esperta di finanza perché, dice, se sarò condannato per bancarotta dovrò lasciare.
L'accordo viene raggiunto con la nomina del professor Giovanni Sala come vicepresidente e di Maccagnani nel CdA come responsabile di due commissioni fondamentali: quella che decide le erogazioni e quella riservata agli investimenti e al patrimonio.
Cioè la cassaforte di Cariverona.

Cioè un potere economico e finanziario, una disponibilità di fondi, di soldi, immensa.

Qualche politico nostrano del centro sinistra e qualche giornale hanno detto e scritto che la Lega ha dovuto fare un passo indietro.
Forse sarebbe bene spiegare che quando Bossi dice “La Lega si deve prendere le banche del Nord” intende semplicemente dire che la Lega vuole le chiavi della cassaforte; il resto se lo tengano pure gli altri.
E gli altri, i berlusconiani veronesi, esclusi dal desco, sono infuriati.

Intendiamoci,non sono per i bei tempi passati.
La DC, a Verona, faceva più o meno lo stesso. Le banche erano “sue”ma il panorama, per alcuni aspetti, era diverso.
La finanza contava meno. Contava di più l'economia cioè il lavoro, la produzione pur se sempre di capitalismo si trattava.
Quel che mi sembra di poter dire è che una persona come Bias, con i problemi che ha, allora, non sarebbe stato eletto ancora una volta presidente del maggior istituto finanziario della città.
Una mano gliela deve aver data anche la sua casa di appartenenza: l'Opus Dei.

Parliamo di vicinanze.

La lingua, scritta e parlata, con una singola parola, un aggettivo, è spesso più precisa delle più elaborate descrizioni nel rappresentare i tempi in cui si vive.

Una volta, non tanto tempo fa, uno che faceva politica veniva indicato come democristiano, o comunista, o socialista o socialdemocratico....Poi si cominciò a distinguere: un democristiano poteva essere andreottiano o moroteo...; un comunista poteva essere migliorista o ingraiano...; un socialista poteva essere craxiano o lombardiano e così via.

Oggi dai giornali e dalle televisioni i politici vengono indicati, classificati così: il consigliere Mattia Galbiero è vicino a Conta, anche la consigliera Leso è vicina a Conta, mentre il consigliere Bruno Frustoli è vicino al consigliere Gasparato, ma il consigliere Bolcato è invece vicino a Brancher e l'assessore Di Dio è vicino a Mariotti e Alberto Murari si avvicina alla senatrice Bonfrisco.
Vicini, solo vicini perché non si sa mai...se le cose dovessero cambiare...non ero “con” lui, ero solo vicino, passavo di lì... non mi ero neanche fermato!
Ci vorrebbe Alberto Sordi.

Un ricordo personale che, forse, interesserà poco gli ascoltatori ma pazienza.
Negli anni '70 l'Estate Teatrale veronese mi chiese di fare una medaglia da consegnare a quanti avessero significativamente meritato del teatro italiano.
Così modellai una medaglia con castel San Pietro, il Teatro Romano e, sotto, l'Adige e una scritta: “Non c'è mondo fuori dalle mura di Verona”.
Niente di molto originale, tanto meno la scritta, ma mi andava bene così. Ritenevo che la mia città fosse un buon luogo dove viverci malgrado fosse governata da forze sostanzialmente conservatrici (l'esperienza Gozzi sarebbe stata immediatamente successiva).

Pochi anni fa, 2007, il Circolo del Cinema mi chiese di fare una medaglia per il sessantesimo anniversario della sua fondazione. Ne avevo già fatte per precedenti anniversari.
Modellai il tracciato delle mura attraversato dall'Adige e la scritta: “C'è un mondo fuori da queste mura”.
Si era appena insediata in Comune la nuova maggioranza composta dalla Lega, dall'estrema destra e da Forza Italia.

Giorgio Bragaja

23 ottobre 2010

intervento a radiopop 22-10-2010 su nucleare a Verona e altro

Adesso siamo quasi al completo. Non ci manca quasi nulla.

Dopo il traforo delle Torricelle, il Motorcity, il Centro Identificazione ed Espulsione per gli immigrati (CIE), il mefitico Ca' del Bue, le panchine con i dissuasori, le ronde padane multicolore (a proposito dove sono finite?), i parcheggi sotterranei al posto di giardini e siti archeologici, inguardabili monumenti, targhe e targhette di sedicenti artisti locali in ogni luogo, soprattutto in piazza Bra, finalmente è arrivato anche l'entusiastico sì del sindaco Tosi alla centrale nucleare ai confini di Verona ma, meglio ancora, come vedremo, se dentro i nostri confini.

Il grumo politico che comanda da noi fatto dai fascisti dichiarati del gruppo consiliare della lista Tosi, dai berlusconiani della prima e dell'ultima ora, dai padani della Lega, dagli integralisti negazionisti, grumo sostenuto all'esterno da banchieri Opus Dei intimi di Tosi e inquisiti, da associazioni imprenditoriali ingorde, da istituzioni culturali fatue e inconsistenti (salvo rare eccezioni), con stupida noncuranza del futuro, sa, pensa, di poter impunemente dire e fare tutto.

Nella nostra provincia al confine con Mantova sorgerà il più grande centro commerciale d'Europa con una pista per le gare automobilistiche e relative tribune per mezzo milione di spettatori e strade, raccordi, immensi parcheggi, alberghi, ipermercati, parchi divertimenti con un impatto ambientale , sociale ed economico devastante.

E ora, dall'altra parte del confine, la centrale nucleare che-dice Tosi- è un bene perché porterà lavoro , benessere e sviluppo.
Il nucleare-continua Tosi- è una scelta indispensabile e l'Italia è già in ritardo e oggi il nucleare è sicuro e il luogo dove si costruiscono queste centrali non è così determinante, farla in Lombardia o in Emilia o in Veneto non cambia molto. Chissà se la pensano così anche a Cernobyl.

Formigoni, il governatore della Lombardia non la vuole. Zaia governatore del Veneto neppure perché, dice, il Veneto ha già dato con il rigasificatore, la centrale a carbone di Porto Tolle e la centrale a idrogeno di Fusina che utilizza il materiale di scarto del polo industriale di Marghera per la produzione di elettricità.
Ma tutti e due poi dicono che va bene costruirle in altre parti d'Italia.

E, invece non vanno bene in nessun posto perché, oltre al resto, la montagna di soldi che si spenderà per la loro costruzione bloccherà ogni intervento per le energie rinnovabili e per la ricerca su nuove fonti di energia.
Subito dopo a Tosi, Zaia, ai fratelli Giorgetti, al presidente della Provincia Miozzi viene in mente che, a pensarci bene, può essere anche un affare, che si possono fare un bel po' di soldi.
E allora dicono: anziché farla, la centrale, al di la del confine con Mantova facciamola al di qua, un dieci o quindici chilometri dentro il nostro territorio così ci becchiamo i milioni di euri erogati dallo stato.

Tanto se succede qualcosa un po' di chilometri in più o in meno non fanno differenza.
Solo, nel caso succedesse qualcosa, qualche decina di migliaia di contaminati in più o in meno ma, si sa, chi non risica non rosica.
Ambientalisti e opposizioni sono, naturalmente contrari e sostengono il loro no con argomenti concreti.
Il problema delle scorie, la ancora elevata insicurezza, i costi enormi e ricordano che in Italia ogni cittadino deve ancora sostenere le ingenti spese per coprire i buchi lasciati in eredità dal nucleare del passato. E cioè 150 milioni di euri l'anno prelevati direttamente sulle casalinghe bollette dell'energia elettrica.

E ancora: spese enormi a fronte di una domanda di energia che in Italia è in calo. Abbiamo, produciamo e importiamo più energia di quella che consumiamo. Il problema sta nella cattiva distribuzione, negli sprechi e nelle perdite in rete.

Argomenti forti ma, per adesso, considerati, da chi comanda, frutto di una cultura separata dal presente, una cultura arcaica da omettere più che da contrastare con altri argomenti.

Altro fatto.
una insegnante veronese su “L'Arena”:
“Sapere che il sindaco è stato negli USA con il suo nutrito drappello a spese delle casse comunali mi fa infuriare. Ognuno di loro ha chiesto un anticipo di cassa di 3600 euro per il viaggio. L'allegra brigata è costata quanto un insegnante guadagna in un anno...Vergogna! Se veramente sono stati in USA per promuovere l'Ente Fiera di Verona perché non ha pagato l'Ente Fiera questa costosa trasferta?”
Penso che i conti siano un po' diversi perché, secondo me, nei 3600 euri anticipati ad ogni consigliere non dovrebbero essere compresi né il costo del biglietto aereo né altre spese di soggiorno per cui forse si può parlare del costo di due insegnanti e non di uno soltanto.
Per quel che riguarda la domanda: se sono andati in America per la Fiera perché non ha pagato la Fiera? La risposta può essere: perché la Fiera è un po' più seria della Giunta comunale e con il viaggio non c'entra niente.

Giorgio Bragaja







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15 ottobre 2010

a radiopop 15-10-2010 su un libro ignorato, il festival areniano e altro

Circa un anno fa è uscito un volume: “Spazi per camminare. Camminare fa bene alla salute” scritto da Armando Barp e Domenico Bolla professori alla Facoltà di Architettura di Venezia nell'ambito di una convenzione tra quella Università e la ULSS 20 di Verona, con la collaborazione del dottor Massimo Valsecchi, degli architetti Andrea Lauria e Giuseppe Caldarola e delle dottoresse Susanna Morgante e Lucia De Noni.

E' un volume di un centinaio di pagine con molti disegni, fotografie, mappe, planimetrie.
Non è in vendita; è stato distribuito alle unità sanitarie del Veneto, ai Comuni, alle Province, ad altri Enti pubblici.
Barp è di Belluno, Bolla è veronese.

E' un testo, impegnativo, sul metodo e sulle concrete possibilità per rendere veramente abitato un luogo abitato. Con cittadini che si muovono, camminano, si incontrano, respirano, parlano tra loro, osservano e capiscono i luoghi della loro esistenza.
Di lettura non sempre facile ma utile, utilissimo. Per tutti, naturalmente, ma soprattutto dovrebbe esserlo per chi, votato, ha il compito di amministrare i beni e i luoghi della nostra vita.

Perché ne parlo? Vedo di spiegarmi.
In questi ultimissimi anni assistiamo nella nostra città, per quel che riguarda la vivibilità dei centri urbani, il traffico, la salute, ad un vero e proprio “Festival dei fuori di testa”.

Dal forzaitaliota che propone in Consiglio Comunale un terrazzamento in cemento armato sporgente un paio di metri su l'Adige lungo le Regaste Redentore da Ponte Pietra alla Giarina, con annessa passerella aerea tra il ponte e piazzetta Santo Stefano, per agevolare il traffico nella strettoia di fronte al Teatro Romano.

Alla gentile consigliera comunale che propone uguale balcone su l'Adige da ponte Catena fino a Parona e lo scavo di tutti i valli sotto le mura sanmicheliane e austriache per fare chilometri di parcheggi sotterranei.

All'assessore Corsi e al sindaco Tosi che, giustificandosi anche con errori delle precedenti Giunte (che ci sono stati, e grossi) scavano dappertutto con chiese che si crepano e reperti archeologici, definiti “quattro sassi”, buttati al macero, piazze alberate distrutte come a San Zeno e giardini senza panchine desolatamente vuoti come in lungadige Matteotti.
Alle panchine con i deterrenti anti immigrati e senzatetto.
A piazza Bra ridotta a becera sagra paesana con rotoli di carta igienica pubblicitari più alti del monumento a Vittorio Emanuele II°.

Allora avevo pensato: questo libro se lo staranno leggendo, i nostri amministratori e tra un po' ne vedremo i benefici effetti; in fondo è stato pagato con i soldi di una azienda pubblica, cioè nostri, e con lo scopo di dare utili indicazioni per migliorare per quanto possibile la nostra vita.

Così mi sono informato e ho avuto le informazioni: la Ussl 20 ha fatto promozione presso tutti gli Enti anche verso il Comune di Verona ma non ha avuto risposte né dalla maggioranza né dalla opposizione mentre altre Ussl sparse per il Veneto e altri Enti pubblici hanno risposto e così gli autori e i loro collaboratori e i dirigenti dell'azienda hanno girato per la regione a fare conferenze e il libro ha avuto successo e apprezzamenti tranne che a Verona.

Così, forse, in qualche altra parte del Veneto le cose miglioreranno mentre da noi continuerà il “Festival dei fuori di testa”.

Altro argomento.

Il sovrintendente della Fondazione Arena, quella degli spettacoli lirici, ha lanciato un grido di allarme perché i soldi calano insieme con gli spettatori e i commercianti e gli industriali veronesi non tirano fuori un euro malgrado, come dice il sovrintendente Girondini, si riempiano le tasche con il famoso indotto. Spalleggiato dall'assessore alla cultura Perbellini fa notare che in altre parti del mondo, che lui ha visitato come la Germania il Giappone, Dubai, gi Stati Uniti..., la cultura è sostenuta e generosamente finanziata.

Girondini potrebbe far risparmiare alla Fondazione Arena i soldi per i suoi viaggi in terre lontane e con l'auto o con il treno o in corriera andare molto più vicino, a Ferrara, a Modena, a Mantova dove ai festival della letteratura, della filosofia, dell'opera lirica nelle strade e nelle piazze, ci vanno, e partecipano attivamente, artisti, letterati, premi Nobel da tutto il mondo e fiumane di gente soprattutto giovani entusiasti e veri protagonisti degli eventi.
E ogni anno va sempre meglio.

Oppure andare al Mart di Rovereto a gustarsi la stupenda collezione di quadri (di impressionisti, e non solo) che recentemente un noto e colto imprenditore veronese ha lasciato in uso a quel museo e non a Verona ritenuta non meritevole.
E poi riflettere e capire che, forse, il trionfo de l'Aida e il balcone di Giulietta non sono il massimo e che occorre fare qualcosa di diverso. Avendone la voglia e la capacità, s'intende.

Ultimo argomento.

L'assessore Di Dio ha detto che lui e la Giunta non sono andati all'incontro con Saviano, padre Alex Zanotelli e i comboniani, che parlavano della tragica realtà del Sud e dei diseredati del mondo, perché era una iniziativa di parte.
Come dire: io sono di un altra parte. Di Dio, lo sapevamo!

Giorgio Bragaja

08 ottobre 2010

Intervento a radiopop 8-10-2010 su “solo per disinfettare”, Quo Vadis , giardini e altro

Il prete Floriano Abrahamowicz. quello che “le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dire se abbiano fatto morti oppure no” e i suoi amici dei vari comitati integralisti veronesi hanno vinto facile.

La Curia ha infatti sfrattato la comunità luterana di Verona dalla chiesa di San Pietro Martire, avuta in uso dal precedente vescovo Carraro, e l'ha costretta in quella sconsacrata di S.Domenico così come chiedevano con tridui, veglie e cortei i fanatici dei comitati integralisti e così come ha deciso, senza fare una piega, il vescovo Zenti.
Anche in disaccordo con le indicazioni del Papa che ha fatto visita alla chiesa luterana della capitale richiamandosi all'ecumenismo della Chiesa.

E il comitato, per ricordare la battaglia di Lepanto, voleva celebrare giovedì, con il prete di cui sopra, una messa nella basilica di Santa Anastasia rivolgendo in particolare una preghiera di ringraziamento alla Vergine Maria per la cacciata dei luterani dalla chiesa di San Pietro Martire.

La notizia di questa celebrazione, riportata con grande evidenza dai media, ha provocato la reazione di alcuni parroci della città tanto che la Diocesi è stata costretta a rifiutare l'uso della basilica affermando, poco credibilmente, di non essere stata informata, di non aver avuto comunicazione riguardo all'uso che se ne voleva fare.

A proposito dello svolgersi di questa triste vicenda don Carlo Vinco scrive su “L'Arena”: “Davvero non c'è altra soluzione che soccombere a chi fa la voce più grossa e minaccia? Mi fa molto pensare la parola della pastora luterana quando dice che la chiesa veronese ha avuto paura. Questa vicenda-prosegue don Vinco-certo piccola e marginale rispetto a tante altre questioni, sembra tuttavia emblematica di un clima che si respira in questi tempi, un clima triste...sembra impossibile che non ci sia altra soluzione che accettare la provocazione e la durezza di alcuni tradizionalisti...”.
Don Vinco è un prete generoso e intelligente e coraggioso ma più di tanto non può.
Posso io e do la mia spiegazione dei fatti.

Il vescovo Zenti è molto amico del sindaco Tosi (condannato in via definitiva per propaganda razzista), il sindaco Tosi è molto amico di Maurizio Ruggiero, presidente dei comitati integralisti che in Comune gira come a casa sua, e dunque la spiegazione è semplice.
Si dice che ogni città ha il sindaco che si merita cosi come ogni diocesi ha il vescovo che si merita.
Non può essere, per caso, che ci sia stato dato al di sopra dei nostri meriti?

Ieri sera, alla Gran Guardia, parlavano quelli di Nigrizia, i Comboniani, padre Alex Zanotelli, Gad Lerner e Roberto Saviano che è anche cittadino onorario di Verona. Sala stracolma. La lunga fila di poltrone riservata alle autorità comunali, deserta. Pure il vescovo Zenti assente.

Altro argomento.
La volta scorsa ho parlato del nuovo sponsor della squadra di calcio Hellas Verona e delle sue cariche in un certo Ordine di Malta e della distribuzione a pioggia di cavalierati e commende a consiglieri comunali della lista Tosi. ( la trascrizione di quel intervento di una settimana fa si può trovare sul mio blog).

Alcuni cittadini mi hanno fatto osservare che l'Ordine di Malta è una cosa seria.
Certo che lo è. Ma lo è quello che si chiama esattamente “Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta” la cui Delegazione veronese ha la sua sede a Santa Toscana e che, assieme a l' “Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme” è uno dei due soli Ordini cavallereschi religiosi riconosciuti dal Vaticano e che, naturalmente, non ha niente a che vedere con quello, stravagante, del nuovo sponsor dell'Hellas-Verona così prodigo di onorificenze agli amici di Tosi.

Per associazione di idee mi torna alla memoria un fatto divertente di alcuni anni fa.
Un giorno un tizio, don Qualcosa, arriva a Verona si sistema in un prestigioso alloggio del centro cittadino e afferma di essere il pretendente al trono del Portogallo. Organizza ricevimenti per la “Verona bene” e distribuisce titoli nobiliari dietro compenso. Naturalmente i soldi servono per la santa causa della riconquista del trono del Portogallo.

I postulanti sono molti, l'anticamera del suo alloggio è molto frequentata.
Tra questi il potente direttore della più grande banca della città, la Cassa Di Risparmio, che viene insignito del titolo di marchese di Fatima. si, proprio di Fatima. Dopo qualche giorno il pretendente al trono si dilegua e il direttore resta senza marchesato e senza 80 milioni delle vecchie lire.

Altro argomento
Non ho testimoni che lo possano confermare perché ero solo davanti alla TV perciò non dovrei dirlo ma lo dico lo stesso.
Quando, giorni fa, ho sentito del fallito attentato al direttore di “Libero”, Belpietro, delle modalità dell'azione, del racconto dell'uomo della scorta, mi son detto: “Ma questa è una patacca, una balla!”
Naturalmente mi posso sbagliare e, come si usa dire in questi casi, attendo fiducioso la conclusione delle indagini. Tuttavia ho poi constatato che molti altri hanno avuto la mia stessa immediata reazione.

Giorgio Bragaja

01 ottobre 2010

a radio popolare 1-10-2010 dimissioni difficili, Hellas e sponsor, varie

Il leghista Soardi, dimessosi da Presidente dell'Azienda Trasporti perché indagato per essersi approfittato di soldi pubblici, è anche sindaco del Comune di Sommacampagna.
Rispondendo a chi gli chiedeva di dimettersi anche da sindaco rispondeva che lui per il bene del Comune sarebbe rimasto al suo posto.
Anche la sindaca leghista del comune di Zimella ha detto che lei resta al suo posto malgrado risulti che il padre, funzionario dell'Ufficio delle Entrate (tasse), indagato per aver intascato bustarelle in cambio di occhi chiusi sulla situazione fiscale di alcuni industriali del settore della concia, abbia così risposto ai magistrati: “erano soldi per la mia famiglia, mia figlia ha comprato due piccoli appartamenti e io ho partecipato alle spese dandole 40 mila euro”.
La sindaca a chi le osservava che sarebbe stato opportuno dimettersi ha risposto. “...perché? sono affari miei e resto per il bene del Comune”. Per il nostro bene.
Il presidente della Fondazione Cariverona Biasi, indagato per bancarotta e, secondo il deputato dell'Italia dei Valori Borghesi, anche in aperto conflitto di interessi perché le sue aziende (ora in liquidazione) avrebbero avuto finanziamenti dalla stessa banca di cui Biasi è socio, è stato affettuosamente invitato dal Consiglio della Fondazione a non dare le dimissioni, a restare al suo posto e lui, commosso, ha benevolmente accolto l'invito. Per il bene della istituzione. Per il nostro bene.
L'ex viceministro socialista veronese Angelo Cresco ha però sollevato una obiezione. Con una lettera a “L'Arena” ha ricordato che “...qualche lustro fa Biasi chiese di rassegnare le dimissioni all'allora membro del consiglio della Cassa di Risparmio dottor Carlo Rinaldini, noto imprenditore titolare tra l'altro della Richard Ginori e delle ceramiche Pagnossin indipendente segnalato dai socialisti, colpito da un avviso di garanzia. Rinaldini mi incontrò e mi comunicò la richiesta fattagli dall'ingegner Biasi in nome dell'opportunità e in difesa del buon nome della Banca.
Il dottor Rinaldini si dimise, venne processato e assolto. Come cambiano i tempi, giustizialisti per gli altri, garantisti per se stessi ”. Così Angelo Cresco.
Biasi è, oggi, in amorosi sensi con i leghisti e con Tosi, nuovi apprendisti stregoni della finanza internazionale, e, dunque, fa come fanno i leghisti. Resta al suo posto per il nostro bene. Fin che dura.
Invece non resta al suo posto l'assessore leghista di S.Michele al Tagliamento (VE) perché arrestato ieri per aver intascato tangenti.

Altro argomento.
Una delle due squadre di calcio della nostra città è l'Hellas Verona nata, più di cento anni fa, per volontà di un gruppo di studenti del liceo “Scipione Maffei” ( perciò il nome Hellas, Grecia ) con un fondo sociale di 32 lire raccolte tra gli stessi studenti. Ora l'Hellas ha un nuovo sponsor.
La presentazione , riportata con grande evidenza da TV e giornali, è avvenuta con tutti i dirigenti della squadra e, naturalmente, con anche la presenza dello sponsor e del suo dirigente amministrativo Andrea Miglioranzi.
Miglioranzi, come si sa, è anche capogruppo della lista Tosi in Consiglio Comunale e lo sponsor, già candidato per “Fiamma tricolore” nelle ultime elezioni provinciali, così si presenta nel suo sito Internet: “.....dopo aver frequentato l'Istituto Superiore ha conseguito il dottorato in diritto internazionale e nel 2008 ha ricevuto l'investitura di Cavaliere di Malta del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. La Miami International University, prestigioso college e Università degli Stati Uniti d'America, gli ha conferito il 12 settembre 2008 la laurea Honoris Causa in Economia e Gestione Aziendale....in data 15 novembre 2008, a Malta, è stato innalzato al grado di Cav. Grand Ufficiale e, nell'occasione gli è stata conferita la nomina di Ministro della Sicurezza dell'Ordine di Malta “. E poi, in rapida successione, “Gran Croce, Priore, Colonnello comandante provinciale”.
Poche settimane fa , felice coincidenza, il quotidiano “L'Arena”, nella rubrica “Dalla parte del cittadino” tenuta dalla giornalista Marina Fracasso, metteva in guardia sulle lauree facili rilasciate a pagamento da strane Università americane.
Miglioranzi è stato nominato Cavaliere del sopracitato Ordine di Malta e, solo dopo pochi mesi anche Commendatore, mentre è soltanto Cavaliere l'altro consigliere della lista Tosi, Sardelli.

Però si da il caso che la Santa Sede riconosca due soli ordini cavallereschi e quello di cui si parla non è uno dei due e anche il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica italiana ha pubblicato una lunga lista di ordini cavallereschi non riconosciuti e in questo elenco pare proprio che ci sia anche quello di cui stiamo parlando.
Nel logo del nuovo sponsor, sulle maglie dei giocatori, c'è la solita aquila.

Alcuni miei amici, persone per bene, tuttora irriducibili sostenitori dell'Hellas, mi dicono che, in pratica, la squadra è sotto tutela di qualche centinaia di tifosi esagitati che insultano, minacciano, tengono sotto pressione giocatori e dirigenti e che solo recenti provvedimenti di polizia li costringono a non esibire più svastiche e scritte razziste ma che comunque la squadra è continuamente multata per colpa del loro comportamento.
Uno dei rappresentanti della tifoseria, spesso in TV e in Comune, è tale Lomastro denunciato nel 1996 per “l'impiccagione” di un manichino nero sugli spalti della curva sud e, pure lui, già candidato nelle liste di estrema destra.
L'Hellas, per molti veronesi, fa parte del patrimonio anche culturale di Verona. Purché torni ad essere quel che era anni fa prima che la tifoseria proterva di cui sopra occupasse lo stadio.

Alcune varie.

Al Liceo “Montanari” preside e genitori hanno istituito la “Commissione bon ton” ( si, proprio così: commissione bon ton) costituita da genitori e docenti preoccupati per gli atteggiamenti dei giovani allievi (in grande maggioranza ragazze) che userebbero espressioni un po' ardite con esibizione di qualche centimetro di pelle nuda tra jeans e magliette.
La demenziale proposta ha trovato tutti entusiasti; anche i dirigenti scolastici provinciali e regionali Pontara e Palumbo :”così devono fare tutti“e pure i rappresentanti degli studenti di quel liceo . Soprattutto l'assessore regionale all'istruzione Donazzan (AN) che, tra una comparsata e l'altra alle adunate di Casa Pound, ha trovato il tempo per proporre anche l' introduzione della divisa negli istituti superiori perché, ha detto, “la forma é sostanza”. Tutti i giorni meno uno da dedicare, in tuta mimetica, al tiro a segno con il fucile e l'arco come ha proposto il ministro La Russa.
Essendo queste le proposte del liceo “Montanari” per la scuola italiana, la ministra Gelmini, grata, ringrazia e prosegue tranquilla.

A proposito di scuola si registra il solito intasamento di macchine, in seconda e terza fila, con blocco del traffico davanti alle scuole cittadine con genitori ansiosi che accompagnano i propri figli fin sulla porta delle aule. Soprattutto in Borgo Trento quartiere nel quale spopolano fuoristrada mostruosi per i cui proprietari l'educazione è inversamente proporzionale alla cilindrata.

Ho seguito alla televisione il dibattito sulla fiducia al governo Berlusconi. Fortunatamente questa volta i commentatori “democratici” e di sinistra non hanno parlato dell'intervento di Di Pietro con la consueta puzza sotto il naso.

Giorgio Bragaja

14 settembre 2010

altre note per la ripresa degli interventi a Radiopop 13-9-2010

Roma ladrona? Necrologi e incenso, cromosomi e “ veronesità”.

Disperso l'incenso, non solo quello dei turiboli ma anche quello dei giornali e dei “partecipanti al lutto” per la morte dell'avvocato Luigi Righetti che hanno occupato intere pagine dei giornali per più giorni, mi permetto una osservazione.
L'avvocato Righetti, presidente del gruppo Athesis, gruppo proprietario del giornale “L'Arena” del “Giornale di Brescia” e del “Giornale di Vicenza”, è stato uomo di molto peso a Verona e ha influito su scelte importanti per la città.
Non ultima, come ha ricordato l'ex direttore Giuseppe Brugnoli su “L'Arena”, quella di aver bloccato con un blitz notturno anni fa assieme a Giorgio Zanotto e con i soldi della Banca Popolare, l'arrivo a Verona del gruppo editoriale di “Repubblica” quando il giornale “L'Arena”, in difficoltà finanziarie, era in vendita.

Per alcuni, tra questi Brugnoli, fu una fortuna, per altri, e tra questi chi scrive, una disgrazia.
A posteriori, oggi, osservando, per esempio, la sostanziale differenza tra le informazioni e le opinioni offerte da “L'Arena” e, quelle offerte dall'inserto veronese de “Il Corriere della Sera” cioè “Il Corriere di Verona”, confermo quel mio giudizio.
E “Il Corriere di Verona” non è certo un foglio bolscevico.

Si dice anche che l'avvocato Righetti sia stato tra i protagonisti della scomparsa di un libro. Un libro che trattava di Verona e di veronesi che contavano e che ancora contano, politici, giornalisti, banchieri, industriali, alti prelati.... rappresentati con nomi di fantasia ma, tuttavia, riconoscibili.
Per chi volesse saperne di più su quella straordinaria e istruttiva vicenda, quasi incredibile ma vera, sulla scomparsa di quel libro, può andare sul mio Blog e cercare alla data 23-giugno 2009 la trascrizione di un mio intervento a Radio Popolare.

Altro argomento.
Il presidente di una delle più grandi aziende pubbliche di Verona, l'Azienda Trasporti, è indagato dalla magistratura per per l'uso disinvolto di soldi pubblici. E' un leghista doc.
Secondo i magistrati avrebbe usato impropriamente auto e permessi autostradali e autisti dell'Azienda per andarsene in giro per l'Italia, lui e i suoi famigliari, in vacanza con relativi pernottamenti in albergo sempre pagati con i soldi pubblici, cioè nostri, e per aver usato auto e autisti dell'Azienda per accompagnare la figlia all'Università di Padova o la moglie a far la spesa e per essersi fatto rimborsare colazioni consumate in piazza Erbe pur non essendosi mosso dalla sua poltrona di sindaco di Sommacampagna.
Costui oltre che presidente dell'Azienda Trasporti è anche, imposto da Tosi, sindaco leghista del comune di Sommacampagna, fa parte dell'Associazione nazionale delle Aziende di trasporto, è dirigente responsabile dell'Unione piccoli proprietari immobiliari, Uppi, di Verona.
Come presidente dell'Azienda Trasporti ha un compenso lordo di 80 mila euri l'anno (se l'è aumentato un anno fa).
Sommando i vari presumibili compensi lordi delle sue varie attività e togliendo circa il 45% si arriva ad un attendibile netto mensile di circa 12 mila euri (24 milioni delle vecchie lire).
Pochi per lui visto che era anche costretto a mettersi d'accordo con un Caffè di piazza Erbe per aver pacchetti di scontrini di consumazioni, mai fatte, che però si faceva rimborsare dalla sua Azienda.

Quando si parla di soldi pubblici occorre , secondo me, chiarire sempre una cosa che invece viene taciuta e cioè i soldi pubblici non derivano solo da chi, avendo un qualche lavoro e un reddito non da fame paga, o dovrebbe pagare, le tasse, ma anche da chi, disoccupato, precario, barbone compera un sacchetto di pane o un arancia al Supermercato perché su ogni merce venduta una parte del costo va a finire, con l'Iva o altre imposte, allo Stato nel mucchio dei “soldi pubblici”. Cioè chi mette le mani nei soldi pubblici mette le mani anche nelle tasche dei disoccupati, dei precari, dei barboni. Il che rende il tutto ancora più insopportabile.

Ad Arzignano (Vicenza), zona altamente leghista, è in corso una vasta operazione della Guardia di Finanza operazione che coinvolge quasi tutti gli industriali della concia e della lavorazione delle pelli per un gran giro di tangenti con relativa corruzione di funzionari della Agenzia delle Entrate.

Uno dei funzionari indagati per aver intascato mazzette è il padre della sindaca leghista del comune veronese di Zimella. Quando gli inquirenti gli hanno chiesto come impiegasse il denaro delle bustarelle lui ha risposto: “Per il sostentamento del mio nucleo familiare....mia figlia ha comprato due piccoli appartamenti...ho partecipato alla spesa dandole una somma di denaro nell'ordine di 40 mila euro”.
La sindaca taglia corto: “Sono affari miei”. Il segretario provinciale della Lega Nord pure: “Se suo padre ha sbagliato non vedo perché debba essere lei a pagare”.
Non c'è alcun dubbio, le colpe dei padri non devono cadere sui figli. Neppure gli appartamenti pagati con le mazzette però.

Sullo stesso argomento.
Nel veronese sempre la Guardia di Finanza ha scoperto in questi giorni una associazione che, per anni, ha favorito l'immigrazione clandestina promettendo a extracomunitari un posto in aziende italiane, inesistenti, previa il pagamento di 7-8 mila euri. I poveri disgraziati vendevano casa, gregge o altro, pagavano, partivano, arrivavano in Italia e qui, privi di documenti, non trovavano niente e nessuno se non la Polizia che, quando li trovava, li rimandava, disperati, al loro paese di origine.
Alcuni dei responsabili sono finiti in carcere tra questi il presidente del sindacato Ugl coltivatori, altri ai domiciliari con varie e pesantissime accuse tra questi un esponente della Lega già consigliere comunale di Albaredo e segretario politico accusato di aver garantito l'ingresso illegale di almeno 285 cittadini stranieri.

Il presidente leghista del Consiglio regionale del Friulu-Venezia Giulia, Ballaman, è stato costretto alle dimissioni perché indagato per una vicenda simile a quella che riguarda il presidente dell'azienda trasporti di Verona
“Roma ladrona”? Sarà il caso che qualcuno pensi ad un aggiornamento dello slogan.

Ultima.
Il vescovo Zenti ha detto in un convegno che la mafia ha attecchito anche da noi perché con il provvedimento del soggiorno obbligato sono arrivate persone con ” cromosomi estranei alla veronesità”.
Un mio amico mi ha telefonato dicendo: “Ma questo è razzismo! “
L'ho rassicurato: è solo stupidità padana.

Giorgio Bragaja

26 agosto 2010

Note per dopo le ferie a radiopopolare

Radio Popolare è in ferie fino ai primi di settembre. Alcune brevi annotazioni per i prossimi interventi.

“Verona fedele” del 22 agosto: Don Fasani, portavoce del vescovo Zenti, dopo le ferie ritorna alla grande. Per parlare dello stato di crisi del nostro Paese? della questione morale tornata prepotentemente, purtroppo, alla ribalta? No. Parla dell'aborto, rallegrandosi del fatto che il numero di medici che si rifiutano di praticarlo è passato dal 59% di alcuni anni fa, al 71% con punte dell'80%. Poi se la prende con la Spagna che invece in controtendenza, citiamo le sue parole, “ha deciso di buttarsi in vacca”, e con la Puglia di Nichi Vendola che offre più garanzie ai medici che seguono la 194. Definisce poi “oche starnazzanti” le femministe, e le donne che in TV difendono la legge sull'aborto “quattro passionarie, magari reduci da qualche tiro di coca in discoteca”.

Nessuna meraviglia da parte mia, né per le argomentazioni né per il linguaggio del portavoce del vescovo cioè della diocesi, perché ricordo (e non mi stancherò di farlo) che questo prete qualche mese fa parlando in difesa di Berlusconi scrisse: “Se la prendono con lui solo perché gli piacciono le donne”. Nello stesso numero di “Verona fedele”, rispondendo ad un lettore definisce la FIOM (il sindacato dei metalmeccanici della CGIL) come “il sindacato che protegge i fannulloni” e definisce una “dabbenaggine concedere autorizzazioni per la costruzione di nuove moschee”. Obama l'ha concessa vicino ai resti delle Torri gemelle sfidando l'impopolarità e i razzisti americani. Questa è l'America. Gli amici di Don Fasani e del vescovo Zenti, Tosi e la Lega, invece fanno chiudere anche quelle che già ci sono: questo è il Veneto.

Il più diffuso settimanale cattolico, “Famiglia cristiana”, e il quotidiano “L'Avvenire”, il giornale dei vescovi italiani, sulla questione morale e sul razzismo parlano con un linguaggio del tutto diverso da quello della diocesi veronese, oramai a tutti gli effetti diocesi padana. Possibile che a Verona e ai veronesi tocchi sempre il peggio?

Il sindaco Tosi ha vietato l'uso del Teatro romano al musicista Morgan, reo di aver ammesso pubblicamente di aver fatto uso di cocaina.
Subito ha avuto il plauso entusiasta del veronese Serpelloni, responsabile delle politiche antidroga del Consiglio dei ministri, e anche quello del viceministro Giovanardi..
Presto però il terzetto ha fatto marcia indietro perché un po' tutti in giro per il mondo hanno fatto notare ai tre sprovveduti che, se passa questa discriminante verso gli artisti, tanto vale chiudere l'Arena, il Teatro romano, il Teatro nuovo e quasi tutti i luoghi di spettacolo e dare il sussidio di disoccupazione a Girondini sovrintendente dell'Ente lirico, Perbellini assessora alla cultura e Valerio direttore del Teatro Nuovo.
Per salvare la faccia hanno costretto Morgan, che deve guadagnarsi il pane, a fare atto di contrizione aggiungendo prepotenza a prepotenza in base alla buona regola sanfedista secondo la quale il perdono deve essere ancora peggiore del castigo.

Giorni prima Tosi se l'era presa per l'ennesima volta con i giudici perché a Verona avevano dato ragione al comitato contro il traforo. Prima se l'era presa con il procuratore Papalia, poi con il procuratore Schinaia e con la Cassazione, ora con il presidente del tribunale Gilardi. Anche in questo caso nessuna meraviglia: quando mai i condannati (Tosi è un condannato in via definitiva per questioni di razzismo) hanno amato i loro giudici?

Agosto è il mese delle feste. Feste de l'Unità (si chiamano ancora così?), feste di quartiere, festa di Rifondazione e di Radio Popolare tra poco. Ma soprattutto le più reclamizzate, quelle della Lega. Alle feste della Lega hanno parlato un po' tutti: Tosi, Bossi, Corsi, Bricolo giunto appositamente da Ginevra, e Calderoli. Calderoli ha parlato delle legge elettorale da lui voluta e scritta, e da lui stesso definita una porcata, e ne ha rivendicato il merito più grande cioè quello, ha detto, “di aver fato fuori il PCI”. Calderoli si vanta di un merito che non ha: il PCI l'hanno fatto fuori altri, il suo stesso gruppo dirigente che, terrorizzato dagli accadimenti, buttò con l'acqua sporca anche il bambino; bambino che però, dicono, si è salvato e aspetta di crescere. Poi, sempre Calderoli: “Bersani mi invita alle sue feste, devo avere un certo sex appeal; oddio, non ci vuol molto, nel PD Bersani si ritrova la Bindi. Non so il resto ma le gambe le ho più belle io”. Nel suo greve maschilismo c'è un che di incerto, quasi volesse esagerare per convincere se stesso più che il suo pubblico.

Questa sua uscita mi aiuta a fare una proposta. E se alle prossime elezioni le opposizioni proponessero come presidente del consiglio proprio Rosi Bindi? Ha in sé alcune delle aspirazioni proprie delle differenti componenti politiche dello schieramento: la moralità pubblica, il senso della giustizia, la solidarietà, e non teme il confronto anche duro come ne sono capaci, spesso più degli uomini, donne un po' fuori dai cliché, che esaltano la loro femminilità (anziché deprimerla) difendendo con coraggio gli ideali in cui credono.

Giorgio Bragaja

31 luglio 2010

Lessinia e Lega, consiglieri in ferie e altro

Ormai da molti anni, d'estate, passo un po' di tempo in Lessinia. Boschi, prati, aria fresca e pulita, paesaggio stupendo e tanta, tanta Lega. Però...
Si, a questo punto e in questo fine luglio 2010 ci sta bene il classico però. Quel però che introduce quasi una negazione del fino a poco prima asserito o, perlomeno, una sostanziale modifica di giudizi e ragionamenti precedenti.
Il però, in questo caso, riguarda non il paesaggio, i boschi, l'aria fresca e pulita ma la Lega, la Lega in Lessinia.
La Lega come padrona assoluta finora. Percentuali anche del 70%.
Qualcosa, però, sta cambiando.

Intanto nel Comune più importante del territorio, Boscochiesanuova, la Lega è incantonata all'opposizione e la maggioranza che governa il paese è di una lista civica non proprio di destra.
Pure la presidenza della Comunità montana non è della Lega.

E ora è scoppiata la vicenda delle quote latte.

In Lessinia la stragrande maggioranza degli allevatori, a suo tempo, ha pagato regolarmente le quote per produrre la quantità di latte voluto.
Anche migliaia di euro pro capite per quote ora ampiamente deprezzate. Altrove, invece, altri allevatori, leghisti, non hanno acquistato e pagato le quote per produrre più latte di quanto stabilito dalle normative europee. Hanno ampiamente sforato i limiti imposti da quelle norme e non hanno pagato le relative multe per un importo che si aggira attorno ai due miliardi di euro miliardi che cadranno sulle spalle dei contribuenti italiani compresi gli allevatori in regola.

Qui in Lessinia gli allevatori, che contano molto, non ci stanno. Non mandano giù di dover pagare ancora per i furbi che non hanno pagato e non sopportano il fatto che il Governo abbia fatto votare, l'altro ieri, un emendamento alla legge finanziaria, sotto le minacce di Bossi e il tacito assenso del presidente del Veneto, il leghista Zaia, emendamento che sposta ancora una volta la regolarizzazione della vertenza con l'Unione Europea e comporterà l'avvio delle concrete sanzioni finanziarie contro l'Italia.

Altri argomenti.

La Guardia di Finanza ha denunciato una coppia di mercanti d'arte di Verona perché, mentre al Fisco dichiaravano un reddito annuo di cinque mila euro ( un terzo del salario annuo di un operaio metalmeccanico ), la loro lussuosa casa era piena di opere d'arte e suppellettili di grande valore e. negli ultimi cinque anni. avevano fatto transitare per il loro conto corrente ben 10 milioni di euro, circa 20 miliardi delle vecchie lire.

Chi sono? Curiosità legittima ma non soddisfatta perché i loro nomi sono stati accuratamente tenuti nascosti dato che non sono due extra comunitari ladri di polli.

Nel mese di agosto, di solito, passano le cose più turpi: abusi edilizi sanati, progetti insensati, ristrutturazioni fuori norma, finanziamenti al limite della liceità.
I Consigli comunali e provinciali si sentono un po' in ferie, le presenze sono ad un pelo dal numero legale, l'attenzione dei consiglieri attenuata.

I termini per la presentazione delle osservazioni al progetto per il traforo delle Torricelle scadono il 22 agosto con uffici mezzi chiusi. Un opera da 430 milioni. Il progetto è stato approvato pochi giorni fa. con, ha detto l'assessore Corsi, “ una opposizione che non c'è stata”.
Subito si è corretto per non offendere nessuno e ha aggiunto:”C'è stata una opposizione costruttiva”.
L'opposizione c'è stata ma fuori, all'esterno, con il benemerito Comitato contro il traforo.
Però, posso dirlo? Niente che si possa paragonare alla combattività e alla durezza del Comitato per la Passalacqua di alcuni anni fa, meno beneducato, meno perbenino ma che ha vinto contro la Giunta Sironi che voleva lasciare la caserma alla Nato.

Altro progetto in corso: il Motorcity che prevede una spesa di un miliardo e mezzo di euro e una superficie di un milione e ottanta mila metri quadrati coperta da edifici.
Autodromo per formula uno e per gran premio motociclistico, centri commerciali, alberghi di lusso con sale per 1100 stanze ecc.ecc.

Il tutto tra i comuni di Vigasio e Trevenzuolo che, naturalmente, sperano di diventare come Las Vegas. o qualcosa di simile.
Il progetto sta andando avanti e, in agosto, è probabile una accelerata.
Il Presidente della confinante Provincia di Mantova ha detto che ci saranno di sicuro infiltrazioni mafiose.
Sarebbe bene che i consiglieri comunali e provinciali di opposizione garantissero una vigile presenza.

Ultima nota: l'ex ministro e coordinatore per Verona del Polo delle libertà, il veronese Brancher è stato condannato a due anni di carcere per appropriazione indebita e ricettazione per vicende legate al caso della Banca Antonveneta.

Daniele Polato, definito come “fedelissimo” seguace di Brancher e che è assessore al patrimonio del Comune di Verona, e che perciò se ne intende , con singolare senso dell'umorismo ha detto che l'ex ministro è un geloso difensore delle istituzioni. Forse intendeva quelle bancarie.
E poi non ha mancato di lanciare un avvertimento ai suoi colleghi di partito che si sono dimostrati un po' tiepidi nel dare solidarietà al condannato: “...ricordatevi che Brancher non dimentica”.
Peggio di così....

Giorgio Bragaja

25 luglio 2010

intervento a radiopop 22-7-19 su intercettazioni, ass, Di Dio, don Fasani e Zenti

Alcune settimane fa, qui da Radio Popolare, azzardai un ipotesi: con questa proposta della maggioranza sulle intercettazioni andrà a finire come andavano a finire le trattazioni tra i contadini che tanti anni fa, il lunedì mattina, affollavano piazza Erbe per concludere i loro affari.

Il venditore offriva la sua merce, campi, bestiame, attrezzi, vigneti o altro ad un prezzo talmente esorbitante da suscitare le plateali proteste del compratore.
Tale era la distanza tra i due che pareva remota ogni possibilità di accordo.

Allora interveniva il mediatore e dopo estenuanti e folcloristiche trattative l'affare si concludeva.
A guadagnarci veramente era, dei due (oltre al mediatore) colui che aveva più capacità di resistere, il più forte anche economicamente, che poi se ne andava magari scuotendo la testa e lamentandosi: “g'ho rimesso”.

Berlusconi ha messo sul tavolo una proposta talmente fuori dal mondo, ben sapendolo, che tutti, ONU, Consiglio d'Europa, editori, giornalisti, anche i suoi (e ciò avrebbe dovuto far drizzare le orecchie all'opposizione), la Magistratura, la Consulta, l'hanno dichiarata non accoglibile, antidemocratica, liberticida....

E allora ecco che anche qui interviene il mediatore, il presidente della Camera Fini.
La proposta viene ridimensionata, Berlusconi, che ha già pronta la proposta per la riforma della giustizia che prevede la dipendenza dei pubblici ministeri dal Governo con la quale si annullerebbero i “miglioramenti” del mediatore Fini, se ne lamenta magari anche lui scuote la testa ma incassa comunque un guadagno, Fini incassa le lodi di tutti e una cambiale in bianco per il suo futuro politico, tutti si dichiarano un po' vincitori, più o meno soddisfatti o meno indignati.

L'ipotesi di cui parlavo qualche giorno fa sta diventando realtà?
Vedremo come andrà a finire. Temo il peggio ma spero di sbagliarmi.

Altro argomento.

Per rendere ancora più triste, più loffio, l'attuale panorama politico cittadino ci mancava solo la lite tra l'assessore alle pari opportunità del Comune di Verona Di Dio e il fotografo Toscani.
Motivo della lite la campagna pubblicitaria che reclamizza cibo per cani e gatti con immagini di donne e uomini nudi dall'ombelico in su e con volti di cani e gatti.

“Quelle immagini-afferma l'assessore sollecitato, dice lui, da un gruppo di giovani, possono essere dannose per il normale sviluppo psichico dei giovani e così ho fatto togliere i manifesti”.

Toscani lo manda a quel paese e precisa che i manifesti sono stati tolti perché la campagna pubblicitaria era terminata e solo per quello e non per l'intervento dell'assessore.

A me Toscani, quel che fa, quel che fotografa, quel che dice, a volte piace e volte no.
Però trovo che sollevare tanto rumore da parte dell'assessore alle pari opportunità, che è sempre quello che al momento del suo insediamento dichiarò: “...pari opportunità? Si ma per gli uomini perché le donne di opportunità ne hanno avute anche troppe” , sia stato solo un voler accattivarsi un certo elettorato anche se, come dice lui, è stato sollecitato da un gruppo di giovani.

Quali giovani? Forse quelli di casa Pound. Quelli fieramente antisistema e anticapitalisti e altrettanto fieramente sostenitori di Berlusconi.

L'assessore è lo stesso che, sul caso Brancher, il ministro sotto processo per appropriazione indebita fatto dimettere dopo che aveva chiesto il legittimo impedimento per non presentarsi in Tribunale, ha dichiarato: “Le dimissioni di Brancher? Nobile gesto che dimostra il suo alto senso delle istituzioni”.
E se la prende con Toscani per quattro manifesti. Recano più danno ai giovani le foto di Toscani o le sue dichiarazioni in lode di Brancher?

Su “Verona Fedele” il direttore Margoni ha scritto in prima pagina un durissimo intervento su Brancher e all'interno pubblica una intera pagina sempre sullo stesso argomento molto critica.

Invece silenzio assoluto del vescovo Zenti e di don Fasani che pure parlano e scrivono su tutto e su tutti.
La voce della Diocesi, Zenti, afona, il suo megafono, don Fasani, guasto. Come mai?

Quest'ultimo, don Fasani, dopo aver criticato Cgil e Fiom per la vertenza Fiat, fa una confessione.
Si rimprovera per aver celebrato una messa con grande distrazione a causa della poca educazione dei fedeli che parlavano, si muovevano, disturbavano...e scrive: “ ...non so se questa cosa mi costerà qualche anno di Purgatorio”.
Purgatorio?

Giorgio Bragaja

19 luglio 2010

a radio pop 14-7-2010 su giardini per Escrivà e altro

Giuseppe Brugnoli ha uno spazio settimanale sul giormale “L'Arena”, del quale è stato anche direttore, dove parla, scrive, di costume, di fatti, di persone.
L'altro giorno ha scritto della nostra città, di come va continuamente cambiando e non in meglio.
Lo spunto è stato la trasformazione del centralissimo palazzo delle Poste, a due passi da piazza Erbe e piazza dei Signori, in una residenza di lusso, un grande dormitorio per gente danarosa.
Il palazzo delle Poste, scrive Brugnoli, assieme ad altri luoghi di importanti servizi civici, era “la città” il suo aspetto anche morale.

Dormitorio di lusso che, di notte, da quando fa buio fino all'alba, sarà magari disturbato da torme di giovanotti che abbandonano in massa le vaste e lontane periferie, desolate accolte di abitazioni povere, per arrivare in centro a sognare davanti ad un bicchiere una vita meno solitaria e derelitta di quella che stanno vivendo tra lavori precari o disoccupazione in tutte le giornate.
Il degrado di una città non avviene tutto di un colpo ma comincia quando civiche amministrazioni abbandonano parte delle loro residenze nella città.

Fin qui Brugnoli. Tutto vero e tutto giusto e descritto con quel tanto di indignazione che non guasta.
Manca qualcosa però.
I giovani di cui scrive Brugnoli sono, in gran parte, i figli o i nipoti di quei cittadini veronesi, circa 30 mila, operai, artigiani, pensionati, impiegati che vivevano alla Carega, ai Filippini, a San Stefano, in Sottoriva e in altri rioni del centro, che alcuni decenni fa furono cacciati da una economia famelica e senza cultura e da una politica consenziente e senza la speranza di un futuro più giusto.
Fu soprattutto quella migrazioni forzata che cambiò il volto della città.
E ora il bicchiere in piazza Erbe e dintorni dei giovani delle periferie non è che un illusorio ritorno nei luoghi descritti dai loro anziani.
Il che rende ancora più triste il rito dello sballo del sabato sera in centro storico.

altro argomento

La notizia mi era sfuggita e alcuni amici me l'hanno ricordata.
La stampa cittadina, e varie agenzie nazionali, giorni fa, riportavano, con molto risalto,
la seguente notizia:
“Alla presenza di numerose autorità la città di Verona ha intitolato al fondatore dell'Opus Dei, Josemaria Escrivà di Balaguer una gradevole area verde. Situati tra via del Pontiere e lungadige Capuleti i giardini san Josemaria Escrivà risultano molto vicini all'Arena e alla tomba di Giulietta in sintonia con la vocazione artistica della città e molto frequentati dai turisti.
La targa è stata inaugurata dal sindaco Tosi che ha sottolineato il forte impulso dato da san Josemaria al mondo cattolico all'interno della società civile.

L'assessore Polato ha detto che Josemaria ha lasciato un segno nella storia con il suo messaggio di speranza. L'assessore Sboarina ha detto che l'intitolazione dei giardini a Josemaria è un gesto che ci rende felici e orgogliosi per tutta Verona.
Risaltava una delegazione della Associazione Nazionale Alpini”.

Fin qui la notizia.

Il fondatore dell'Opus Dei è stato fatto santo da Wojtila alcuni anni fa con tempi da primato olimpico e una procedura, dicono in molti, alquanto disinvolta tanto è vero che l'attuale Papa, anche per questo, sta frenando la corsa del suo predecessore al “santo subito”.

Il buon Josemaria fu un appassionato sostenitore del dittatore Francisco Franco e quando Papa Montini nel 1966 abolì l' Index Librorum Prohibitorum in vigore dal 1559 lui, Josemaria, istituì, ricalcandolo, la “Guida Bibliografica dei libri vietati”.
Tra questi, libri di Alfieri, Adorno, Balzac, Bergson, Bobbio, Croce (l'opera completa), Cartesio, Kundera, Pascal, Pavese, Proust, Roth, Rousseau, Spinoza, Voltaire, Zola....per non parlare di Labriola, Gramsci, Marx e tantissimi altri.

L'Opus Dei ha case, palazzi, scuole, attività commerciali, alberghi, sparsi in tutta Italia e anche a Verona: via Duomo , via Leoncino, Torricelle....

Tutti, privati, enti pubblici, associazioni, partiti, giornali, aziende, presentano i loro bilanci. Che io sappia non esiste, in qualche parte, un bilancio dell'Opus Dei che si possa vedere.
Ora ha anche un suo giardino a Verona e secondo i sopracitati assessori è un fatto che ci dovrebbe “rendere felici e orgogliosi”.

Le dichiarazioni e i commenti che i nostri assessori fanno in questa e in altre occasioni, i loro comportamenti, i posti di rilievo e di responsabilità, retribuiti, che ricoprono, il prestigio che a loro viene concesso, mi mettono in contraddizione con me stesso.

Mi spiego: io non credo ai miracoli. Ma se non esistono i miracoli come si spiega l'esistenza dei miracolati di cui sopra?

Alla cerimonia pare fossero presenti quelli dell'Opus Dei che, a Verona, non contano niente, avvocaticchi, ufficialetti, qualche prete, ma non quelli che contano veramente: banchieri, industriali , immobiliaristi. Questi hanno lasciato la rappresentazione alle sole comparse con contorno di alpini inconsapevoli e turisti deliziati. Loro hanno altri luoghi, riparati e discreti, esentasse.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il 14 luglio, che in Francia è festa nazionale perché in quel giorno, tanti anni fa, i francesi decisero che non ne potevano più del Re (semplifico) e assaltarono la Bastiglia, il carcere simbolo della tirannia, ha detto: “...è ora di dare un taglio al giacobinismo italiano”.

A proposito di tagli e di giacobini qualcuno dovrebbe consigliare a Berlusconi l'ascolto di un bel canto popolare francese di quei tempi: “ ça ira “, magari nella interpretazione di Edith Piaf.

Giorgio Bragaja