19 novembre 2010

intervento a radiopop 19-11-2010 su alluvione di richieste, Arsenale e altro

All'inizio erano una decina, poi diciotto, ora sono diventati trentasei.
E' il numero di Comuni della provincia di Verona i cui sindaci hanno fatto richiesta per poter partecipare alla spartizione dei soldi dello Stato che arriveranno (se arriveranno e quando arriveranno) per il risarcimento dei danni provocati dall'alluvione nel Veneto.

Tolti i Comuni di Monteforte, di Soave, di pochi altri dell'Est veronese e della Lessinia tutti gli altri, fino ad arrivare ai trentasei, sono Comuni nel cui territorio la pioggia non ha provocato nulla di diverso da quello che ci si aspetta, e arriva, quando piove.
Comunque nulla che possa essere definito “disastro”, anche con la più generosa buona volontà.

Il fenomeno della diffusione delle richieste di indennizzo per danni da alluvione, dalla provincia di Verona si sta estendendo a tutto il Veneto, il Veneto sobrio, laborioso, silente, che non si lamenta ma lavora, che non se ne approfitta, che non specula, che si rimbocca le maniche a differenza di altri, “e sappiamo bene chi!”.

Alcuni sindaci dei Comuni veronesi, realmente disastrati, hanno già cominciato a parlare di sciacallaggio.
Parole forti ma non esagerate.

I soldi sono ancora in forse perché nella ordinanza, firmata da Berlusconi in questi giorni, pare non ci sia nulla riguardo al patto di stabilità cioè alla legge che vincola i bilanci dei Comuni e nulla anche per quel che riguarda gli sgravi fiscali richiesti.

In pratica, Monteforte, Soave e gli altri Comuni andati veramente e drammaticamente sott'acqua, o franati, non sanno se possono spendere soldi al di fuori e di più di quelli vincolati dalle previsioni dei loro striminziti bilanci normali.
Il fatto è che questi Comuni i soldi, in più e fuori dal bilancio, li hanno già spesi e li stanno spendendo per aiutare chi ha perso tutto e non può aspettare. E i sindaci dei paesi veramente disastrati perciò sono giustamente infuriati.

I soldi che verranno saranno comunque pochi e diverranno ancor meno per chi veramente ne ha bisogno, per chi ha avuto la casa sommersa, la fabbrica devastata, perché, come si sa, le fette di una torta diventano sempre più piccole mano a mano che aumentano i commensali. E ora i commensali in attesa, solo nel veronese, sono trentasei anziché dieci o quindici e, ma guarda! i commensali infiltratisi “a sbafo” in stragrande maggioranza hanno il fazzoletto verde che spunta dal taschino o un vezzoso foulard verde al collo.

Il vicepresidente leghista della Provincia di Treviso, tale Muraro, quando ha saputo che erano stati arrestati tre serbi mentre stavano rubando nelle case degli alluvionati ha detto: “Sono per la fucilazione”.
Anche per i suoi colleghi sindaci sciacalli?

E intanto la Magistratura ha avviato procedimenti per disastro colposo. Su alcuni perché dell'alluvione vedi sul mio blog, o sul sito di Radio Popolare, l'intervento del 5 novembre.


Altro argomento.
L'ultima proposta per l'Arsenale l'hanno pensata l' assessore Benetti e l'assessore Di Dio.
Il primo ha detto mettiamoci un po' di asili nido e di scuole materne, possibilmente cattoliche.
Il secondo ha detto facciamone appartamenti e negozi.
Uno stenta a crederlo e semmai pensa che i giornali non la dicano giusta ma poi si informa e capisce che è proprio cosi: quelle sono le ultime proposte. Però nessuna meraviglia.

Ora non voglio rifare per la centesima volta la storia del nostro bellissimo Arsenale ma è bene riportare qualcosa alla memoria
L'Arsenale è una struttura imponente sul modello del suo fratello maggiore di Vienna ( a proposito Vienna con le elezioni di pochi giorni fa ha conservato la sua amministrazione di sinistra ora diventata rosso-verde).
Dismesso dai militari, per Verona si era presentata una occasione unica, grandiosa: la possibilità di progettare in grande, di costruire il volto culturale della città.

Lì si pensava potesse esserci il museo di Storia Naturale con annesso uno splendido orto botanico (c'è a Padova, c'è a Modena...) e il completamento del Museo di Castelvecchio con la contemporanea e necessaria acquisizione del Circolo ufficiali che ancora, inutilmente, occupa tutta la parte a monte del castello che dà sull'Adige compresa la splendida terrazza sul fiume

Questo una quindicina di anni fa.
Poi sono cominciate le alzate di ingegno dei vari assessori e consiglieri del centro destra.
Uno stenta a crederlo però ci fu chi propose una grande birreria tirolese, chi un grande parco divertimenti, chi la città dei giochi, chi il magazzino per l'Ente Lirico, chi il museo dei costumi delle opere areniane, chi la caserma dei carabinieri.... e ora, eccome no, appartamenti e negozi.
E intanto va tutto in rovina.

La manifesta incapacità dei nostri amministratori di capire, di rendersi conto di quel che si trovano ad avere, di quello che abbiamo ereditato di bellezza, di cultura, di quello che ne potremmo ottenere per noi e per quelli che verranno, alla fin fine li rende invulnerabili. Come si fa a discutere con costoro? Finiscono per essere inattaccabili perché non ci sono argomenti comuni tra noi e loro. Neppure il linguaggio. Alfabeti e lingue diversi, incomunicabili.


Giorgio Bragaja

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