26 novembre 2010

intervento a radiopop 26-11-2010

Due sentenze della Corte di Appello di Venezia e altre cose.

La prima sentenza:

La Corte di Appello di Venezia ha praticamente stravolto il giudizio emesso dalla Corte di Assise di Verona per i cinque imputati per la morte di Nicola Tommasoli.
Dieci anni e quattro mesi per Veneri e Perini, già condannati a quattordici anni. Due assolti, Dalle Donne e Corsi, prima condannati rispettivamente a dodici e dieci anni.

L' “Assemblea cittadina 17 maggio” rileva come “permanga irrisolto il nodo fondamentale di questa vicenda nodo che la città ha eluso e cioè che la vita di questi ragazzi imputati è intimamente collegata con le idee della destra estrema, di chi pratica e coltiva l'aggressività, quando non la violenza, come propria componente identitaria.

Volevamo impedire che la memoria dell'assassinio di Nicola Tommasoli fosse cancellata, volevamo impedire che si consolidasse questo silenzio, apparentemente apolitico ma, in realtà, fortemente politico perché inteso a difendere un certo tipo di cultura oltre che la strategia del potere che governano questa città.....anche la recente sentenza per la strage di piazza della Loggia a Brescia (nessun colpevole) ci mette di fronte a una crudele evidenza: in questo Paese l'impossibilità di formulare condanne si trasforma, inesorabilmente, in un opera di diseducazione civile”. Parole sante.

La seconda sentenza.

Per l'aggressione fuori dal bar Posta di piazza Viviani del 4 gennaio 2009 quando un gruppo di estrema destra ferì una ragazza che si lamentava per i loro cori razzisti, la Corte di Appello di Venezia ha confermato la condanna di primo grado a tre anni e otto mesi per Claudio Pellegrini e a due anni e due mesi per Andrea Iacona.

Se la cava completamente invece Luca Cugola (che in primo grado era già stato assolto ma però con formula dubitativa), per “proscioglimento procedurale”, solo per un vizio di forma tanto è vero che il presidente del tribunale ha ritenuto di dover rimarcare il fatto e cioè che l'assoluzione era dovuta essenzialmente alla bravura dei difensori che avevano rilevato l'errore procedurale più che al giudizio sugli avvenimenti e all'effettiva provata estraneità di Cugola al fatto cioè alla sua non colpevolezza.

Credo di aver riassunto con sufficiente precisione l'esito dei due processi e il giudizio, naturalmente del tutto condivisibile, espresso da l' “Assemblea cittadina del 17 maggio”.

Ora una mia considerazione: hanno avuto la meglio, quelli tra gli imputati (e le loro famiglie), che hanno avuto l'accortezza, che hanno saputo, e potuto, scegliersi i difensori migliori (e più costosi) e più presentabili, anche politicamente, sia nell'uno che nell'altro processo.

Difensori che nel processo del bar Posta hanno saputo trovare appigli procedurali e in quello Tommasoli sono riusciti a far passare la tesi, incredibile e fantasiosa, che gli aggressori sarebbero stati lì per caso, che non facevano gruppo (e perciò niente aggravante ) anche se pochi minuti prima, tutti insieme, avevano aggredito un altro ragazzo solo perché aveva un aspetto e un abbigliamento che a loro non piacevano.

Non voglio parlare di “risultati” giudiziari “di classe” ma di “censo” si. Considerando l' habitat sociale di alcuni degli imputati e usando il dialetto, che in questo caso rende bene, si può concludere così: el fiol del becar e el fiol de l'osto dentro, el fiol del dotor fora.
Si dirà che questi sono i meccanismi della giustizia.

Esatto, i meccanismi, non la giustizia.

Lapidaria la dichiarazione del procuratore capo di Verona Giulio Schinaia: “Però, Tommasoli non è morto da solo”. Cioè, non si è suicidato.

Altro argomento.

Il sindaco Tosi aveva pensato bene di far togliere le panchine dai piccoli giardini di lungadige Matteotti perché qualche volta li si riunivano alcuni extracomunitari in attesa di poter mangiare un pasto caldo alla vicina mensa della San Vincenzo.
Mao Valpiana allora aveva comprato una panchina e l'aveva messa là dove erano state tolte quelle del Comune.

Dopo poche ore, su ordine di Tosi, solerti agenti l'avevano divelta, portata via e multato Valpiana per occupazione abusiva di suolo pubblico.
Valpiana ha fatto ricorso e l'ha vinto e non pagherà nessuna multa ma il giardino continua ad essere senza panchine e desolatamente vuoto. Non c'è mai nessuno.

Mentre saranno piene, stracolme, le più belle piazze della città, piene di baracche e baracchine, castelli di cartone, più alti della Loggia di fra Giocondo, pacchi di carta igienica gonfiabili più alti del monumento a Vittorio Emanuele in piazza Bra, alberi di Natale giganteschi dedicati al pandoro in piazza Erbe....

Chissà qualche volta potremo vedere questa città, le sue piazze, occupate da bancarelle di libri, da giovani che ascoltano i versi di un poeta o i ragionamenti di un filosofo?
E' chiedere troppo?
Eppure queste cose succedono ogni anno in città a pochi chilometri dalle scrivanie degli assessori Corsi e Perbellini, a Mantova, a Ferrara, a Modena....
Da noi no.

Ultima notizia.

Leggo su “L'Arena” che:
domani, sabato, alle ore 12 alla FNAC di via Cappello, Ferruccio Pinotti presenterà il suo nuovo libro “La lobby di Dio” libro sicuramente interessante e documentato come i precedenti sull'Opus Dei, sulle Banche....

Tanti sinceri auguri a Pinotti per un meritato successo del suo libro però, però....qualche curioso dovrebbe chiedere all'autore notizie del suo primo libro “Il salario della fede”, scomparso in poche ore dalle librerie e mai più tornatovi e che gli costò non pochi ...contrattempi.

Chi volesse saperne di più può cercare sul mio blog l'intervento a Radio Popolare Verona del 23 giugno 2009


Giorgio Bragaja

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