26 maggio 2010

A radiopop il 26-5-2010 su federalismo: arrivano i schei, sicurezza e altro

La gioia con la quale il Presidente della nostra Regione Zaia e il sindaco Tosi hanno accolto la notizia della approvazione del decreto sul federalismo demaniale è del tutto giustificata.

Ci sarà la grande liquidazione e la possibilità per gli Enti locali, soprattutto per i Comuni, di fare grandi affari.

Una liquidazione non limitata a ristretti periodi come quelle dei negozi di abbigliamento, Natale, Ferragosto, cambiamenti di stagione, no, sarà una liquidazione continua e durerà decenni.

Con questo decreto, che riguarda in maniera straordinaria la nostra città, Verona, lo Stato trasferisce, con qualche eccezione, tutti i beni demaniali, edifici, terreni.. agli Enti pubblici, Comuni, Province...con la possibilità che questi possano decidere varianti urbanistiche.

Cioè un edificio, una caserma, un ex ospedale militare, un terreno agricolo, un aeroporto dismesso, oggi vincolati, possono cambiare destinazione d'uso, essere venduti a privati e diventare residence, alberghi, terreni edificabili.
Uno può dire: bene, e allora?, cosa c'è di male?

Apparentemente niente se non si risale alle vere cause e motivazioni ed ai fini sciagurati, che stanno alla base di questo decreto.
Negli ultimi decenni, soprattutto negli ultimi anni, gli Enti locali. Comuni, Province, sono stati pesantemente indeboliti, privati di risorse finanziarie, appesantiti di compiti onerosi con funzioni accresciute, costretti ad indebitarsi, ricorrendo anche a finanziamenti al limite della correttezza, come i cosiddetti “derivati” sui quali stanno indagando organismi di controllo a livello centrale e il Comune di Verona ne sa qualcosa.

Alcuni Enti Locali si sono anche imbarcati in progetti per grandi opere, il più delle volte inutili e dannose, al di sopra delle loro possibilità sull'esempio del Governo centrale ( a proposito andate a firmare per il Referendum contro il traforo).

E ora, in pratica, soprattutto i Comuni, hanno un disperato bisogno di soldi e il Governo non glieli dà perché deve fare il ponte sullo Stretto, l'Alta velocità e altre cose e così concede a Comuni e Province la possibilità di vendere e svendere anche i gioielli di famiglia e, in questo, il Comune di Verona è stato un antesignano con la vendita di Palazzo Forti e Palazzo Gobetti.

Edoardo Salzano che è stato preside della Facoltà di Pianificazione del Territorio all'Università di Venezia ed è uno dei maggiori “esperti” di urbanistica italiani afferma: “ Oggi gli Enti locali, Comuni, Province, sono adoperabili, proprio per la loro procurata povertà, come grimaldelli per cedere patrimoni pubblici a soggetti privati ”.

Cioè i Comuni avranno sempre più bisogno di soldi per fare interventi sensati ( asili, scuole, case...) e anche, come a Verona, insensati (tunnel, Motorcity...) e allora avanti con le liquidazioni.

Se pensiamo a Verona vengono i brividi.
Il rione di San Zeno, per fare un solo esempio, ha un patrimonio demaniale immenso: la caserma Bisignani, la Pirotecnica, la Quarta ORE, la Riva di Villasanta (ex 8° Bersaglieri), patrimonio composto da edifici e da terreni liberi, collocati in una zona urbanisticamente prestigiosa. Da tanti schei.

La manovra finanziaria del Governo di queste ultime ore prevede nuovi e pesanti tagli ai Comuni e alle Province che potranno, si, aumentare le entrate aumentando la tassa sui rifiuti, le tariffe di acqua, luce e gas ma non più di tanto pena la perdita di consenso elettorale e allora avanti in fretta e senza tante cautele con le liquidazioni. Dimenticavo: il decreto sul federalismo demaniale è passato con i voti favorevoli della maggioranza, ma anche con il voto favorevole de l'Italia dei Valori (Di Pietro) e con l'astensione del Partito Democratico.

Altro argomento.

Se una fabbrica, un azienda chiude di solito chi vi lavora va a casa. Disoccupato.
Ma non è sempre così e non per tutti. Luigi Pisa, consigliere comunale prima de l' UDC poi di Forza Italia e infine della Lega, un paio di anni fa, proprio in virtù e per merito di questi calibrati spostamenti di squisito contenuto culturale e politico, si era meritato il posto di assessore nella Giunta Tosi ma però, all'ultimo momento, bilanciamenti interni alla maggioranza lo avevano escluso. E allora? Povero Pisa bisognava consolarlo in qualche modo e siccome si era liberato un posto di presidente all'Aato, un Consorzio per la gestione delle Acque Veronesi, pensarono di attribuirglielo .

Però c'era un intoppo : per essere presidente di quell'Ente bisognava essere assessore in un qualche Comune della provincia. Trovarono un Comune disponibile, Pisa fu nominato assessore a non so cosa ( e non lo sapeva neppure lui) di quel Comune e, forte della carica, poté diventare Presidente dell' Aato.

Ora, però, per legge, quell'Ente in autunno dovrà, sciogliersi e il povero Pisa rischia di restare disoccupato.
Niente paura mamma Lega e papà Tosi provvedono e Pisa, sulla base delle sue competenze,viene nominato assessore alle strade e ai giardini del Comune di Verona. Niente cassa integrazione. Lui, a differenza di altri, non ha avuto bisogno di salire sul tetto di palazzo Barbieri per essere riassunto.

Ultima cosa.

I piccoli giardini di lungadige Matteotti, vicino al ponte della Vittoria dalla parte di Borgo Trento, in questi giorni sentono la primavera: il prato è diventato bello verde e i grandi alberi si sono ricoperti di foglie.
Sono stati rifatti e ripuliti dal Comune l'anno scorso. Ripuliti anche dalle persone. C'erano delle panchine ma Tosi le aveva fatte togliere perché qualche extracomunitario le usava.
Mao Valpiana di tasca sua ne aveva rimesso una ma anche quella fu tolta nottetempo.

Ora in quel luogo, in quei giardini vista Adige, non ci si ferma e non ci passa nessuno.
Mentre invece sono affollatissimi e vi passano e vi si fermano indisturbati, con consumo di vettovaglie, torme di turisti in quei luoghi che le ordinanze di Tosi in difesa del decoro volevano impediti: la Berlina di piazza Erbe, la Domus Mercatorum, la colonna con il Leone di San Marco, la Tetona, il monumento a Dante in piazza dei Signori, il cortile Mercato Vecchio...e ai giardini di Pradaval la gente si accoltella ancora, in corso Porta Borsari teste rasate picchiano tutti quelli che incontrano, per non parlare di Corticella Leoni e altro.
Tutto come prima dell'era Tosi. Sono spariti solo i “moretti” con i loro borsoni di merce taroccata..
Ma intanto Tosi e la Lega con la questione sicurezza, avendo impaurito anche l'opposizione, avevano preso una barca di voti.


Giorgio Bragaja

19 maggio 2010

a radio pop 19-5-2010 banche e Forti: un buon affare? per chi? e altro

I banchieri veronesi e l'Amministrazione comunale, davanti al notaio, hanno concluso l'affare.

Palazzo Forti a Cariverona con il vincolo di mantenervi gratis la Galleria d'arte moderna per 20 anni e il Comune torna in possesso dell'85% dell'area dell'ex Mercato per farne un parcheggio con 5000 posti per la Fiera che resterà desolatamente vuoto per gran parte dell'anno. Il restante 15% lo acquisterà la Fiera stessa.

La notizia su “L'Arena” era corredata da una bella foto di gruppo con tutti sorridenti e felici: Paolo Biasi presidente di Cariverona, il sindaco Tosi, Ettore Riello presidente della Fiera, Paolo Bedoni presidente di Cattolica, Carlo Fratta Pasini presidente di Banco Popolare.

Fratta Pasini dice: “Scelta lungimirante dell'Amministrazione comunale”. Bedoni: “L'Amministrazione ha saputo risolvere i problemi guardando avanti”. Riello: “Tappa epocale nella strada per attuare progetti importanti per la città”. Nel coro si intrufola anche la Perbellini: “ Inizia così una stretta collaborazione con Cariverona per l'arte e il turismo”.
Mancavano solo Rana per la promozione dei tortellini e Tamassia per il club di Giulietta.

Più di due anni fa riuscii, dopo più di un mese di proteste, a vedere pubblicata su “L'Arena” questa mia lettera:

“ Tempo fa il Comune di Verona in accordo con Cariverona, Cattolica Assicurazioni e Banco Popolare, decise che Verona dovesse avere il suo Polo Finanziario, un luogo, cioè, dove concentrare attività finanziarie, bancarie, assicurative e di programmazione avanzata.

E, siccome le Banche e le Assicurazioni veronesi hanno un peso non solo provinciale, si pensava ad un Polo di livello interregionale, nazionale, da fare invidia, si diceva, persino a Milano e il Piano di Assetto Territoriale (PAT) ne individuò il sito: di fronte alla Fiera.

Banche, Assicurazioni, privati acquistarono i terreni per realizzare il Polo e il Comune incassò i soldi. Succede, però, che alcuni dei soggetti impegnati nella iniziativa (Popolare e Cattolica) cadano, come si usa dire con un eufemismo, “in sofferenza” cioè, per dirla con parole semplici, a causa di decisioni sbagliate perdono un sacco di soldi tanto da dover ridurre personale e sportelli, le loro azioni crollano e, per loro, l'idea del Polo svanisce e chiedono al Comune di riavere i soldi, all'incirca 40 milioni di euro.

Il Comune ubbidisce, non fa una piega, cambia il Piano e così il Polo Finanziario, vanto della Verona del futuro, va in fumo.

Ma per il Comune è un colpo duro, i soldi li ha già spesi e allora riprende con più vigore la decisione di vendere i gioielli di famiglia: Palazzo Forti, Palazzo Gobetti e altri.

Così le destinazioni urbanistiche di Verona, sia per quanto riguarda Verona Sud sia per il centro storico, il futuro della città, non vengono decise dai cittadini ma, in questo come in altri casi, (Castel san Pietro, Palazzi Scaligeri...) dalle Banche sia quando hanno i soldi sia, come in questo caso, quando non li hanno..”

Fin qui quello che scrivevo allora su “L'Arena”.
Un anno dopo, cioè un anno fa, da Radio Popolare chiedevo : “ se è vero che sono stati i soci del Polo Finanziario, Banche e Assicurazioni, in particolare Banco Popolare e Cattolica, trovatesi in braghe di tela per interventi sbagliati e spericolati, a non voler più, d'accordo anche con Cariverona, la realizzazione del Polo, perché il Comune si sente costretto a restituire circa 40 milioni di euro? Perché il Comune è così buono? Non sappiamo qualcosa che, invece, sarebbe bene sapere? “.

Come si usa dire in certi casi facciamo una ipotesi “al contrario”: le Banche sono proprietarie di un terreno, il signor Caio lo compera, il signor Caio è in difficoltà e chiede alle Banche di riprendersi il terreno e di dargli di ritorno i soldi. Le Banche in questa ipotesi “al contrario” si sarebbero tenuti i soldi e avrebbero fatto fallire il signor Caio e tutti i suoi eredi.

Oggi,19 maggio 2010, ad affare concluso, rivolgo gli stessi interrogativi ai consiglieri comunali di opposizione.


Già che ci sono pongo un altro interrogativo sempre agli stessi destinatari ma su un altro argomento.

Gli abitanti di piazza Santi Apostoli protestano per la devastazione provocata dagli scavi per il parcheggio sotterraneo.
Il Comune e la Regione hanno sborsato un bel po' di soldi per contribuire alla riparazione dei danni subiti dalla chiesa romanica e un anno fa chiesi: “ perché i soldi li dovrebbe mettere il Comune, cioè noi, e non la ditta che sta costruendo il parcheggio anche se è la stessa fortunata ditta che si è aggiudicata i lavori per il tunnel sotto le Torricelle? “

“L'Arena” pubblica la foto del progetto per il monumento che vogliono mettere in piazza Bra e fa un sondaggio. L'85% risponde che è una schifezza.
Il giorno dopo il risultato si capovolge: il 55% dice che è bello.
Tutti capiscono che c'è stata una mobilitazione da parte dei promotori del monumento.
Così vanno le cose e del resto anche il sovrintendente ha dato parere favorevole .

E' morto il poeta Edoardo Sanguineti.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando lui scrisse la prefazione critica e io quella storica al bel primo libro su Borgo Nuovo di Enzo e Raffaello Bassotto.
Ammirava Verona e conosceva le opere raccolte nei musei cittadini.
Chissà cosa avrebbe detto del muro che vogliono mettere in piazza Bra.

Giorgio Bragaja

13 maggio 2010

intervento a radiopop 13-5-2010 crisi non per tutti, ancora sulla Bra...

Pare che la crisi finanziaria possa essere superata senza gravi danni. Così dicono.
Le Borse sono precipitate e poi, con fasi alterne, hanno iniziato una faticosa e incerta ripresa.
Ne parlo perché questi fatti riguardano tutti, anche i veronesi, e perché mi pare che un aspetto della vicenda sia stato messo un po' in disparte.

Le società internazionali di valutazione economico-finanziaria (società di rating) sono state le protagoniste di questa ultima settimana. Con le loro valutazioni hanno contribuito a l' ascesa o al crollo di titoli di Borsa e di economie di singoli Paesi.

Banche, banchieri e annessi hanno fatto colossali affari : hanno rastrellato pacchi di obbligazioni a prezzi stracciati e ora possono passare all'incasso rivendendo titoli e opzioni alla Banca centrale europea.

Dunque durante la stessa settimana c'è chi ha guadagnato una barca di soldi. Persone, non entità astratte (che in economia non esistono) perché si tratta di soldi e dietro ai soldi non ci sono nuvole ma persone.
Altre persone ci hanno rimesso o ci rimetteranno e mentre di queste sappiamo esattamente tutto, chi sono, cosa fanno ( lavoratori, pensionati ecc..) delle prime, quelle che intascano e intascheranno, non si saprà nulla. Protette da un segreto che al confronto quello della confessione impallidisce.

Piazza Bra.

Le valutazioni che si fanno e si faranno su un determinato periodo storico, non necessariamente riferito a secoli ma anche soltanto a qualche decennio, si basano non solo su l'analisi di grandi eventi o decisioni e a perimetri geografici vasti, ma anche , e spesso con più profitto per quel che riguarda la loro comprensione, su fatti minori e su comunità ristrette.

In Bra, tutti lo abbiamo visto e lo vediamo, continua il barbaro scempio tollerato e voluto dai nostri amministratori.

Gommose piscine, gare di auto con forme di formaggio al posto delle ruote, mercati gastronomici che con l'occasione smerciano fondi di magazzino, cartelloni pubblicitari invadenti, scenografie areniane enormi in pianta stabile, fontana-regalo, piastre, targhe, opere di improbabili artisti e via deturpando. E tra poco il monumento al Muro, anzi no non al muro dice l'assessore Polato, chi l'ha mai detto io no, alla pace, forse, vedremo, gli artisti stanno lavorando. Quali artisti? Manzù, Michelangelo, Giacometti, Canova, Moore?

Giorni fa altri interventi. Inaugurato dall'assessore Corsi, travestito da birraio bavarese, un enorme tendone che nascondeva sia l'arena che palazzo Barbieri con relativi annessi: teutonico albero della cuccagna, pisciatoi post- birra e lavandini sotto al monumento agli Alpini.

Con una bella lettera a”L'Arena” un signore di antica casata che si definisce, con felice locuzione, “veronese vecchio e vecchio veronese” e che, penso, non sia un sovversivo, fa, con ferma gentilezza, alcune considerazioni.

Per cominciare mette il dito nella piaga ricordando che ” al MART , il museo di arte moderna di Rovereto, c'è una mostra permanente dei quadri di un nostro concittadino spinto ad esporre degnamente le opere di arte contemporanea sagacemente raccolte in una vita, in una sede prestigiosa e di richiamo, che a Verona non esiste.”
Il riferimento è alla raccolta Ferro che l'imprenditore veronese, qualche anno fa, affidò a Rovereto e non a Verona. Uno schiaffo, meritato, all'insipienza dei nostri amministratori.

La lettera continua elencando quello che di bello e utile sul piano culturale fanno altre città, anche se più piccole, a noi vicine. E aggiunge: “ Così Verona è ostaggio, da un lato della mancanza di idee dei padri coscritti e dall'altro, e di conseguenza, della tiratissima propensione alla spesa culturale delle imprese: un vicolo cieco, che paralizza e ci fa scadere nel trastullo per torme di visitatori prive di interessi, oltre al cibo e ai souvenir ”.

La lettera conclude augurandosi che alcune associazioni importanti, Industriali, Commercianti, Fiera.. “ finanziariamente provviste possano per una volta pensare al denaro non come ad un fine, ma ad un mezzo, da destinare al rilancio della vita culturale cittadina, lontano da fumosi interessi e intrecci di bottega “.

Mi ero sbagliato: questo “veronese vecchio e vecchio veronese” è un pericoloso sovversivo.

Nella stessa pagina con un altra lettera una signora, che è stata presidente della Circoscrizione centro storico nella passata amministrazione, dopo aver anche lei criticato gli interventi in Bra, scrive: “Bene ha fatto la Sovrintendenza a non concedere il benestare all'impianto di tendoni, bagni chimici e lavandini “.

Io però i bagni chimici, i lavandini e il tendone li ho ben visti.

Il fatto è che il divieto della Sovrintendenza è arrivato dopo, quando Tosi aveva già fatto quel che voleva fare, perché il Sovrintendente ha detto che cinque giorni, tanti ne aveva per esaminare la pratica presentata in ritardo, non gli sono bastati per dare il parere in tempo utile.
In cinque giorni si riesce, volendo, a esaminare il disegno di un tendone. L'impressione che se ne può ricavare è che non si sia voluto.
E Tosi, che definisce “quattro sassi” i reperti archeologici, ha capito l'antifona e si sentirà autorizzato a pensare che basterà presentare le richieste con qualche giorno di ritardo e si potrà fare tutto.


Per concludere: quando, in un futuro diverso da questo presente, vorranno dare una valutazione, un giudizio, su questo periodo a Verona, e riandranno, come in un film, a rivedere e risentire, tra le altre cose, l'assessore birraio Corsi, l'assessore Polato, quello del “muro si, muro no”, l'assessore “alle pari opportunità” Di Dio che però ha precisato: pari opportunità per gli uomini perché le donne di opportunità ne hanno anche troppe, il sindaco Tosi e soci con relative ordinanze securitarie, le foto di piazza Bra, il traforo delle Torricelle, il Motorcity, i leghisti in costume che, per le strade della città, sparacchiano contro “Liberté, Egalité, Fraternité”.. si chiederanno, increduli, come tutto ciò sia stato possibile.

Giorgio Bragaja

05 maggio 2010

Rai 3 su Tommasoli, tifare per la nazionale? il muro in Bra......

Domenica in televisione su Rai 3, nella trasmissione “Racconti di vita” si è parlato di Nicola Tommasoli, il ragazzo ucciso in corticella Leoni il 1° Maggio di due anni fa da un gruppo di giovani legati all'estrema destra e alla tifoseria violenta.

Toccanti e sobrie le testimonianze dei genitori tese più ad indicare le strade da percorrere perché fatti del genere non si ripetano piuttosto che a condannare evitando ogni interpretazione politica della vicenda forse con un eccesso di discrezione del resto comprensibile.

Meno comprensibile, per alcuni versi stupefacente, la neutralità, la preoccupazione, il timore, di “non criminalizzare Verona” da parte degli altri protagonisti della trasmissione.

Unica eccezione, chiara e incisiva, l'intervento, in collegamento televisivo, del procuratore capo di Brescia Guido Papalia, allora in servizio a Verona, che non ha avuto timore a richiamare il preciso riferimento alla matrice e alla cultura di destra eversiva e razzista della violenza subita da Nicola Tommasoli.
E a conferma di ciò la notizia dell'altro giorno: la conclusione delle indagini su altri atti di violenza perpetrati a Verona negli ultimi anni con il rinvio a giudizio di 14 giovani veronesi tutti riconducibili a ideologie di estrema destra e alla tifoseria violenta della curva Sud dell'Hellas-Verona.
Forse in quella trasmissione qualche timore in meno, ripeto non da parte dei genitori, ci sarebbe stato bene.

Bossi figlio, neo consigliere regionale della Lombardia, ha tenuto a farci sapere che lui, durante i prossimi campionati del mondo di calcio, non tiferà per la nazionale italiana.
Reazioni indignate e anatemi. Qualcuno gli ha intimato “Allora vattene dall'Italia”.

Le motivazioni del Bossi figlio “Roma ladrona, Padania libera” ecc. sono cretinate, d'accordo, ma è obbligo morale, impegno culturale, scelta di vita “fare il tifo” per la nostra nazionale di calcio?

Io non so se tiferò per la nostra nazionale. Può darsi che dopo le prime partite mi riesca più simpatica la squadra di Cipro, o del Camerun, o dell'Uzbekistan (c'è una nazionale di calcio dell'Uzbekistan?) e tiferò per una di queste.
Per la squadra che gioca meglio,che fa meno sceneggiate, meno vittimismo, che è meno scorretta....

Me ne devo andare dall'Italia? In esilio?
E magari anche da Verona perché faccio fatica a trovare simpatica una squadra, l'Hellas-Verona, i cui presidenti, allenatori e giocatori fino a pochi anni fa (e un po' anche adesso) sopportavano e coccolavano gli infami razzisti della curva Sud? Quelli che poi giravano per Verona a bastonare la gente.

Riflessione a margine: molti di quelli che vorrebbero esiliare Bossi figlio per quello che ha detto sono gli stessi che non fiatano di fronte alle cose, ben più gravi, che dice Bossi padre.

Il muro in Bra.
Nei prossimi giorni grandi festeggiamenti per celebrare il mezzo secolo del gemellaggio tra Verona e Monaco. Di quel gemellaggio fa parte anche la “fontana” di piazza Bra, quell'enorme pietra, scavata a Caprino Veronese, che vorrebbe raffigurare le Alpi, regalataci, anni dopo, dalla municipalità di Monaco di Baviera per ricambiare il dono, una copia della statua di Giulietta, fatto dalla municipalità di Verona.

Quando arrivò il dono di Monaco era il 1975. In Consiglio Comunale dissi che sarebbe stato meglio non seguire il detto” a caval donato non si guarda in bocca” e, magari, che so, fare un concorso, mettere a confronto le idee e le proposte dei migliori artisti perché, in fondo, si trattava di operare un inserimento importante in una delle più belle piazze d'Italia e quell'enorme masso brufoloso non mi pareva un granché.

Il mio intervento fu pubblicato su “L'Arena” e qualche giorno dopo mi arrivò una simpatica lettera di Renato Righetti, in arte Renato di Bosso, pittore e scultore futurista, che io conoscevo solo per aver visto e letto di lui su libri e riviste.

Mi scriveva che avevo ragione e che trovava singolare che i gioviali bavaresi non avessero trovato di meglio e di più originale che regalare una pietra di Verona a Verona. E per di più una brutta pietra che i veronesi non hanno tardato a definire in vari modi nessuno dei quali lusinghiero.

E ora si parla di mettere non una pietra ma un grosso muro di cemento (muro di Berlino) sempre nella disgraziatissima piazza Bra che oramai dovrebbe avere spontanee reazioni di rigetto tanti sono i corpi estranei che la opprimono. E senza che nessuno sia stato consultato.

L'assessore che ha avuto l'idea del muro dichiara: ” Chi è contro questo monumento ha nostalgia di quei regimi”. Ma veramente ci meritiamo questa gente? Abbiamo così tanto peccato?
Ricordando una antica storia vien da dire: “ci sarà pure un sovrintendente a Verona!”
Il sindaco Tosi dice che il sovrintendente ha già dato parere favorevole.
Non ci credo. Voglio sentirglielo dire o vederlo scritto.

Ultima notizia che fa ben sperare.

Gli spazi che “L'Arena” domenicale riserva al vescovo Zenti hanno subito, via via con il passare dei mesi, una drastica modifica.
Il testo del suo intervento, che resta pur sempre di una lunghezza inaudita, mentre fino a qualche tempo fa iniziava su tre colonne in prima pagina con titolo vistoso per poi concludersi in settima pagina, l'altro ieri era ridotto a sole dieci righe in prima pagina su una sola colonna con titolo striminzito e poi relegato in venticinquesima pagina per il seguito.
Se anche “L'Arena” non ne può più forse c'è qualche speranza.

Giorgio Bragaja