05 maggio 2010

Rai 3 su Tommasoli, tifare per la nazionale? il muro in Bra......

Domenica in televisione su Rai 3, nella trasmissione “Racconti di vita” si è parlato di Nicola Tommasoli, il ragazzo ucciso in corticella Leoni il 1° Maggio di due anni fa da un gruppo di giovani legati all'estrema destra e alla tifoseria violenta.

Toccanti e sobrie le testimonianze dei genitori tese più ad indicare le strade da percorrere perché fatti del genere non si ripetano piuttosto che a condannare evitando ogni interpretazione politica della vicenda forse con un eccesso di discrezione del resto comprensibile.

Meno comprensibile, per alcuni versi stupefacente, la neutralità, la preoccupazione, il timore, di “non criminalizzare Verona” da parte degli altri protagonisti della trasmissione.

Unica eccezione, chiara e incisiva, l'intervento, in collegamento televisivo, del procuratore capo di Brescia Guido Papalia, allora in servizio a Verona, che non ha avuto timore a richiamare il preciso riferimento alla matrice e alla cultura di destra eversiva e razzista della violenza subita da Nicola Tommasoli.
E a conferma di ciò la notizia dell'altro giorno: la conclusione delle indagini su altri atti di violenza perpetrati a Verona negli ultimi anni con il rinvio a giudizio di 14 giovani veronesi tutti riconducibili a ideologie di estrema destra e alla tifoseria violenta della curva Sud dell'Hellas-Verona.
Forse in quella trasmissione qualche timore in meno, ripeto non da parte dei genitori, ci sarebbe stato bene.

Bossi figlio, neo consigliere regionale della Lombardia, ha tenuto a farci sapere che lui, durante i prossimi campionati del mondo di calcio, non tiferà per la nazionale italiana.
Reazioni indignate e anatemi. Qualcuno gli ha intimato “Allora vattene dall'Italia”.

Le motivazioni del Bossi figlio “Roma ladrona, Padania libera” ecc. sono cretinate, d'accordo, ma è obbligo morale, impegno culturale, scelta di vita “fare il tifo” per la nostra nazionale di calcio?

Io non so se tiferò per la nostra nazionale. Può darsi che dopo le prime partite mi riesca più simpatica la squadra di Cipro, o del Camerun, o dell'Uzbekistan (c'è una nazionale di calcio dell'Uzbekistan?) e tiferò per una di queste.
Per la squadra che gioca meglio,che fa meno sceneggiate, meno vittimismo, che è meno scorretta....

Me ne devo andare dall'Italia? In esilio?
E magari anche da Verona perché faccio fatica a trovare simpatica una squadra, l'Hellas-Verona, i cui presidenti, allenatori e giocatori fino a pochi anni fa (e un po' anche adesso) sopportavano e coccolavano gli infami razzisti della curva Sud? Quelli che poi giravano per Verona a bastonare la gente.

Riflessione a margine: molti di quelli che vorrebbero esiliare Bossi figlio per quello che ha detto sono gli stessi che non fiatano di fronte alle cose, ben più gravi, che dice Bossi padre.

Il muro in Bra.
Nei prossimi giorni grandi festeggiamenti per celebrare il mezzo secolo del gemellaggio tra Verona e Monaco. Di quel gemellaggio fa parte anche la “fontana” di piazza Bra, quell'enorme pietra, scavata a Caprino Veronese, che vorrebbe raffigurare le Alpi, regalataci, anni dopo, dalla municipalità di Monaco di Baviera per ricambiare il dono, una copia della statua di Giulietta, fatto dalla municipalità di Verona.

Quando arrivò il dono di Monaco era il 1975. In Consiglio Comunale dissi che sarebbe stato meglio non seguire il detto” a caval donato non si guarda in bocca” e, magari, che so, fare un concorso, mettere a confronto le idee e le proposte dei migliori artisti perché, in fondo, si trattava di operare un inserimento importante in una delle più belle piazze d'Italia e quell'enorme masso brufoloso non mi pareva un granché.

Il mio intervento fu pubblicato su “L'Arena” e qualche giorno dopo mi arrivò una simpatica lettera di Renato Righetti, in arte Renato di Bosso, pittore e scultore futurista, che io conoscevo solo per aver visto e letto di lui su libri e riviste.

Mi scriveva che avevo ragione e che trovava singolare che i gioviali bavaresi non avessero trovato di meglio e di più originale che regalare una pietra di Verona a Verona. E per di più una brutta pietra che i veronesi non hanno tardato a definire in vari modi nessuno dei quali lusinghiero.

E ora si parla di mettere non una pietra ma un grosso muro di cemento (muro di Berlino) sempre nella disgraziatissima piazza Bra che oramai dovrebbe avere spontanee reazioni di rigetto tanti sono i corpi estranei che la opprimono. E senza che nessuno sia stato consultato.

L'assessore che ha avuto l'idea del muro dichiara: ” Chi è contro questo monumento ha nostalgia di quei regimi”. Ma veramente ci meritiamo questa gente? Abbiamo così tanto peccato?
Ricordando una antica storia vien da dire: “ci sarà pure un sovrintendente a Verona!”
Il sindaco Tosi dice che il sovrintendente ha già dato parere favorevole.
Non ci credo. Voglio sentirglielo dire o vederlo scritto.

Ultima notizia che fa ben sperare.

Gli spazi che “L'Arena” domenicale riserva al vescovo Zenti hanno subito, via via con il passare dei mesi, una drastica modifica.
Il testo del suo intervento, che resta pur sempre di una lunghezza inaudita, mentre fino a qualche tempo fa iniziava su tre colonne in prima pagina con titolo vistoso per poi concludersi in settima pagina, l'altro ieri era ridotto a sole dieci righe in prima pagina su una sola colonna con titolo striminzito e poi relegato in venticinquesima pagina per il seguito.
Se anche “L'Arena” non ne può più forse c'è qualche speranza.

Giorgio Bragaja

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