27 aprile 2013
Intervento a radio pop 11-4-2013 su multa da 3 miliardi di dollari alla Glaxo. Manzati e altro......
La società GlaxoSmithKline, la grande casa farmaceutica ben nota a Verona ( a Verona c'era la sua sede principale, fin dal 1932, vicino a Porta Palio ), è stata ritenuta colpevole di pubblicità ingannevole e per questo costretta dalle autorità degli Stati Uniti a pagare una multa salatissima, tre miliardi di dollari, e sarà sottoposta ad una commissione di controllo per i prossimi cinque anni per non aver informato i suoi clienti di alcuni potenziali rischi di farmaci usati da centinaia di migliaia di persone nel mondo.
Un farmaco per diabetici, l'Avandia, e un antidepressivo per bambini, il Paxil dei quali non erano stati denunciati gli effetti collaterali.
La stima attuale valuta una cifra che potrebbe variare tra i 50 mila e i 100 mila morti prematuramente a causa dell'inesattezza dei dati forniti.
Il vice procuratore generale degli Stati Uniti ha dichiarato che non saranno più tollerate le reticenze delle case farmaceutiche che per troppi anni hanno “ giocato con la salute dei pazienti solo per aumentare il margine di profitto”.
Come si sa il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Infatti non è la prima volta che questa grande casa farmaceutica fa parlare di sé.
Oggi perché dà in giro farmaci cattivi con troppa generosità, ieri (dodici anni fa) perché i farmaci, quelli buoni, li centellinava esosamente a chi ne aveva più bisogno.
Era il 2001 e nel mondo, soprattutto in Africa, morivano moltitudini di esseri umani colpite da Aids perché non potevano pagarsi i farmaci salvavita.
Costavano troppo in quanto protetti da brevetto.
La Glaxo era a Verona e anche a Verona c'era un Consiglio Comunale e un sindaco, una sindaca per la precisione.
E così pensai che proprio qui, a Verona, si potesse e si dovesse fare qualcosa.
Le grandi multinazionali dei farmaci si erano unite per impedire che lo Stato del Sudafrica distribuisse sotto costo, praticamente gratis, quelle medicine.
E 39 multinazionali farmaceutiche intentarono un processo contro il Governo del Sud Africa per la difesa dei brevetti dei farmaci anti Aids, farmaci che il governo di quel Paese voleva produrre, o far produrre o acquistare, in versioni “generiche” e perciò meno costose.
Di quei fatti parlo e scrivo “in prima persona singolare” dato che se usassi il plurale “noi” direi una bugia.
Dunque riuscii a far convocare dalla commissione consiliare il direttore della Glaxo, mi pare si chiamasse Rossi, dottor Rossi.
La maggioranza dei commissari era su posizioni glaxiane. Rossi si comportò da persona seria competente e ragionevole.
Difese le ragioni della Glaxo ma aveva capito che i tempi stavano cambiando e dopo poco tempo, infatti, la Glaxo accettò, almeno in parte, il cambiamento.
Ho tenuto i verbali ufficiali di quella riunione che, del resto, sono anche visibili in Comune . Rileggendo gli interventi di alcuni commissari della maggioranza, in difesa ottusa del monopolio Glaxo e ricordando lo stupore dello stesso direttore Rossi nell'ascoltarli, viene spontaneo dire
che Berlusconi aveva già colpito duro sulla testa di molti italiani.
Silvio Manzati se ne è andato. Con la sua bicicletta, con il suo sorriso ironico, con il suo coraggio.
La bella orazione funebre di Giorgio Gabanizza ha ricordato gli aspetti più importanti della vita di Silvio Manzati, della sua militanza politica, dell'impegno culturale, della rettitudine della sua vita, dei suoi affetti.
Quello che, di Silvio Manzati, ho sempre ammirato di più è il suo coraggio.
Perché lui, a Verona non a Bologna, non a Torino o a Livorno rossa che più rossa non si può, o a Massa Carrara, anarchica, ma a Verona la città dominata dalla enorme croce luminosa sul colle del don Calabria, e dall'orrendo santuario sulle Torricelle, così da far capire bene chi è che comanda, a Verona, la città più a destra d'Italia, dove il sindaco è condannato per razzismo e il suo factotum canta “morte agli ebrei”, a Verona, Manzati organizzava, curava, diffondeva le idee laiche, libertarie di una società e di un futuro che lui, con altri, voleva costruire. Era l'anima dell'UAAR, l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.
Basterebbe questo per ricordarlo con affetto e riconoscenza.
Giorgio Bragaja
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