Intervento a radiopop 7-4-2010 su Padania felix, ancora Provolo e altro
Federalismo fiscale? Presto detto: i soldi del Nord al Nord, i soldi dei veneti ai veneti i soldi dei veronesi ai veronesi.
Oltre a tenerci i soldi che non versiamo per tasse evase vogliamo indietro anche i soldi (pochi rispetto al dovuto) che abbiamo pagato con le tasse.
Il Sud? Si arrangi! Ora quella disgraziata parte d'Italia non viene più chiamata “Il Mezzogiorno d'Italia” ma il Sud. Altra cosa, diversa, minore.
Con l'avvento della Padania Felix (la secessione è sempre nei sogni dei Renzino Bossi sparsi per le valli del Nord e ora anche nei Consigli Regionali) gli abitanti del Sud sempre più povero e preda delle mafie diventeranno quasi extracomunitari.
Esagerazioni? Forse.
Cotta presidente del Piemonte e Zaia Presidente del Veneto hanno cominciato bene con gli applausi di (quasi) tutti i loro sindaci.
La pillola Ru486, quella che consente alle donne che ne facciano richiesta secondo le norme della legge dello Stato di ricorrere all'aborto senza intervento chirurgico, ha stimolato la “politica del fare” dei due Presidenti.
Con tranquilla crudeltà burocratica e ostentato, quanto ipocrita, bigottismo hanno proclamato: “La pillola? La faro marcire nei magazzini” il primo e ” Non permetterò agli ospedali del Veneto di distribuirla” il secondo.
Sanno bene di dire delle stupidaggini perché c'è la legge dello Stato che dice il contrario ma solo il dirlo ha fatto loro guadagnare il commosso plauso di preti, vescovi, cardinali e Papa. Tanto basta.
E' un atto di sottomissione ipocrita ai “ dettami della Chiesa” che avrà, in cambio, la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche, quando servirà, per andare a Roma o a Venezia o a Palazzo Barbieri.
E intanto, mentre in Puglia, in Basilicata, in Emilia e altrove la pillola viene distribuita negli ospedali, in Veneto e in Piemonte no.
Che poi a rimetterci sia, come sempre, la parte più debole e già sofferente, le donne, non importa.
Del resto Sindaco, Presidente della Provincia e Presidente della Regione possono andar tranquilli e dire e fare quello che vogliono tanto da noi non solo il vescovo ma anche, e soprattutto, la parte che conta, quella con i soldi e il potere vero, non è mai stata (almeno a parole ) così entusiasta.
Sentite come si esprime il Presidente degli industriali veronesi Andrea Bolla:
“Siamo in una situazione potenzialmente storica. A Verona abbiamo in Comune un sindaco giovane, capace e con ampia maggioranza di centrodestra; in Provincia un presidente giovane, capace e con un ampia maggioranza di centrodestra; a Venezia abbiamo un neogovernatore giovane, con molta voglia di fare e ampia maggioranza di centrodestra..”
E continua “Se poi pensiamo che sindaco e governatore sono dello stesso partito, ritengo ci siano tutte le potenzialità per passare all'azione, per aprire una vera stagione del fare”.
Alcune osservazioni.
Dopo la stagione dei presidenti delle Associazioni degli industriali prostrati davanti alla DC, degli anni cinquanta e sessanta, ultimamente ci eravamo abituati a comportamenti più sobri, anche se pur sempre più o meno schierati con chi, sindaco o presidente del consiglio dei ministri o di regione, deteneva il potere.
Ora però con queste dichiarazioni il presidente Bolla, ignaro della misura, mi sembra anche fuori dal suo ruolo. Che bisogno c' è di ripetere per tre volte “ampia maggioranza di centro destra” non bastava dire “ampia maggioranza”? Evidentemente se fosse stata “un ampia maggioranza” di centro sinistra sarebbe stata, per il presidente Bolla, una disgrazia.
E questo bisogno incontinente di qualificare, e perciò di qualificarsi, “..di centro destra”, non è un segno di mancanza di autonomia, un po' servile, da parte di un presidente di una associazione che, comunque, rappresenta, dovrebbe rappresentare, tutti gli industriali veronesi anche chi, e ne conosco, non è d'accordo o del tutto d'accordo con Tosi, Miozzi, Zaia e con la politica “del fare” di Berlusconi o che, comunque, non è disposto ad identificarsi con loro?
E il riferimento a “sindaco e presidente della regione dello stesso partito” non dà l'idea dell'appartenenza ad una consorteria di furbi e prepotenti?
Altro argomento: l'istituto Provolo e le accuse di pedofilia.
Il vescovo Zenti ha rilasciato alcune interviste a”L'Arena” sulle vicende di pedofilia negli istituti religiosi a Verona e nel resto del mondo.
Aiutato da un benevolo giornalista che, già nelle domande, definisce “polverone” l'interesse suscitato da queste vicende risponde con un tono vagamente intimidatorio “si parla disinvoltamente di inchieste...e gli attacchi vanno oltre la soglia della credibilità e del buon senso oltre che del buon gusto..e poi tra l'accusa e la dichiarazione di responsabilità ci sarà un processo “.
E nella pastorale di Pasqua in Duomo riferendosi alla pillola: “..non esitiamo quindi a dichiarare l'aborto come un crimine esecrabile in ogni sua forma, chirurgico o farmacologico che sia, tanto
esecrabile quanto la pedofilia”. Peggio di così.
Un mio vecchio amico, incontrato in piazza Erbe, mi ha chiesto sorridendo se io credo ancora all'assalto al Palazzo d'inverno ( per i più giovani: 1917, Pietroburgo, rivoluzione russa). Non ho saputo rispondere bene subito. La risposta giusta, come spesso succede, mi è venuta dopo che lui se ne era andato e sarebbe stata questa: “Palazzo d'inverno?, ma qui siamo tornati a prima della Bastiglia!”.
Giorgio Bragaja
07 aprile 2010
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