14 novembre 2009

Tasse, paradisi casalinghi e altro

Una volta per non pagare le tasse, o pagarne poche, non occorreva prendere la residenza in Lussemburgo o nel principato di Monaco o a San Marino, bastava essere residenti fuori città pur avendo le fonti di reddito a Verona.

Cercherò di spiegare perché questo c'entra con quel che succede oggi.
Allora, anni settanta, c'era l'imposta di famiglia che si pagava ai Comuni e poi c'erano le tasse dovute allo Stato.
L' imposta di famiglia veniva stabilita, su dichiarazione dei cittadini, da un ufficio tributi del Comune di residenza che stabiliva l'aliquota da pagare. Il cittadino se non riteneva equa la cifra da pagare poteva ricorrere e con l'ufficio tributi concordava il dovuto.

Questo era l'iter per i comuni cittadini, non per tutti,
I grandi redditieri trattavano, concordavano, direttamente con l'assessore ai tributi e se costui a Verona era, come era, un generoso e pio assessore, assessore potente anche perché fratello di un potente ministro, il paradiso fiscale non occorreva andare a cercarlo in Lussemburgo ma lo si trovava in piazza Bra, in municipio.

Così quando al grande industriale veronese produttore di caldaie viene accertato dai funzionari dell'ufficio tributi del Comune un reddito imponibile di 140 milioni di lire ( di allora), lui non accetta e va a concordare personalmente con l'assessore e il reddito imponibile fa un balzo in basso, addirittura precipita a 24 milioni, sei volte meno di quello che avevano accertato i funzionari dell'ufficio tributi del Comune.

In quegli stessi giorni quello stesso industriale concordava con il funzionario dello Stato delle Imposte Dirette ( quelle dovute allo Stato) un imponibile di 100 milioni cioè quattro volte di più di quello che aveva concordato, pochi giorni prima, con il pio e generoso assessore comunale.
Evidentementeil funzionario dello Stato era, forse, meno pio ma, certamente, meno generoso.
E lo stesso accadde al proprietario di una grossa azienda che produceva macchine agricole, a un importante immobiliarista e a tanti altri.

Ma se neppure la generosità del pio assessore era sufficiente allora non restava che la scelta del paradiso fiscale.
Non lontano, non oltre le Alpi o, oltre Oceano, per carità, ma a pochi passi da piazza Bra.

Così il grosso produttore di vini che a Verona, malgrado la generosità dell'assessore, dovrebbe pagare due milioni e mezzo (di lire) per un imponibile di 48 milioni, non è contento e si rifugia in un vicino Comune, a una ventina di chilometri dalla città, e lì trova un sindaco, ancora più pio e generoso, che gli riduce l'imponibile a tre milioni e la relativa imposta da pagare a 125 mila lire.
E così fa l'industriale metallurgico, l'ereditiera, il grosso commerciante...e altri grandi redditieri che, così, trovano il loro paradiso fiscale tra le amene colline o nella dolce pianura veronese.

Allora quei fatti con nomi, cognomi e luoghi, furono pubblicati sulla carta stampata (non su “L'Arena”) e non fui denunciato perché erano fatti accertati, non opinioni o fantasie.
Perché, oggi, parlo di quelle vicende? Che rapporto hanno con vicende di oggi? Il rapporto, l'attualità, ci sono e sono questi:

Giorni fa il giornalista Giancarlo Beltrame ha intervistato per “L'Arena” il comandante della Guardia di Finanza di Verona. Una buona intervista.
Spiega il comandante della Guardia di Finanza: “...in collaborazione con gli Enti pubblici, Comuni, aziende sanitarie, Inps ..effettuiamo controlli incrociati che servono ad illuminare situazioni che danneggiano l'erario pubblico e creano disparità soggettive...per esempio il professionista, padre di famiglia che dichiara un reddito bassissimo per far entrare nelle liste degli asili nido comunali il figlio salvo poi accompagnarlo ogni mattina con un Suv o una Porsche da decine di migliaia di euri, alla faccia del lavoratore dipendente a basso reddito che pagando le tasse direttamente in busta paga si vede calcolare fino all'ultimo centesimo i propri guadagni..”

Sembra di leggere cose scritte anni fa e, recentemente, alcuni mesi fa, dette a Radio Popolare.
E' una buona notizia. Però, però...

Perché non si dice chi è che evade, chi è che ruba al lavoratore che paga le tasse il posto all'asilo nido per il figlio o il suo diritto a un giusto posto nella graduatoria per le case dell' Agec o nei concorsi per un posto di lavoro? Nome e cognome. Sui giornali.
Sarebbe un deterrente formidabile.

Allora, dopo gli articoli con i nomi dei miracolati dal pio assessore e dai paradisi fiscali casalinghi, l'assessore ai tributi, pur restando pio, diventò, d'un tratto, meno generoso e la via verso i paradisi fiscali casalinghi fu assai meno frequentata.

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