Precari, cassintegrati, licenziati, pensionati al minimo, migranti... non ce la fanno a sfondare nella televisione se non in pochi e benemeriti casi come Report o Annozero e Rai 3 e, naturalmente Radio Popolare.
Sono sommersi, inghiottiti prima dai festini di casa Berlusconi poi dal caso Marrazzo e, ora, dalla contesa sul crocefisso nelle aule scolastiche.
A Verona il Consiglio Comunale dovrà discutere, oggi o dopodomani, una mozione di durissima condanna contro la Corte Europea dei diritti dell'uomo rea di aver detto a noi di togliere il crocefisso dalle aule scolastiche e da tutti i luoghi pubblici così come è, da sempre, negli altri Paesi.
La mozione, presentata dalla destra, sarà discussa assieme ad un altra mozione con la quale si chiede al Comune di riconoscere e premiare i meriti della associazione Gladio, associazione clandestina e fuori legge, costituita, credo negli anni cinquanta, per impedire l'invasione comunista. Non c'è stata invasione, non ci sono stati combattimenti e atti di eroismo, nessuno s'è fatto male ma li vogliono decorare.
E' di questi giorni, strana coincidenza, la notizia, riportata da “L'Arena”, che una importante casa cinematografica ha scelto Verona per girare uno sceneggiato sui malati di mente.
Tornando alla vicenda del crocefisso, Tosi, il sindaco leghista della nostra città, nel suo ufficio ha sostituito il ritratto del Presidente della Repubblica Napolitano con il ritratto del Papa e un crocefisso.
Nella sua volgarità il gesto è quasi una bestemmia.
La chiesa cattolica incassa, ogni anno, in Italia, con l'8 per mille e altre leggi e leggine votate da tutti i governi, più di cinque miliardi di euri, più di quanto costa l'intero sistema politico (Parlamento, ,Regioni ecc...) più di mezza Finanziaria per cui ogni atto che possa apparire come una diminuzione della sua presenza e della sua potenza viene visto anche come un pericoloso attentato ai privilegi di cui gode in materia finanziaria.
E così per loro va bene che il crocefisso sia presente, indifferentemente, sia d'oro e tempestato di brillanti bene in vista nelle scollature siliconate di note conduttrici televisive, sia, più modesto ma ben visibile, nelle aule scolastiche sopra la cattedra dalla quale insegnano religione professori pagati dallo Stato ma nominati, senza concorso, dal vescovo.
Credenti per bene scrivono che, come simbolo, esso, il crocefisso, viene usato strumentalmente da tutta la destra miscredente, quella degli atei devoti e quella di chi adora il dio Po e dai fondamentalisti che lo vedono come un simbolo della cultura e dell'identità nazionale, come la bandiera o la lingua. Una sorta di declassamento.
Ai cattolici conviene? Per i soldi, forse sì, ma per la fede?
Ora parliamo del Parco Scientifico Star sorto a Verona alcuni anni fa, nel 2001, e defunto la scorsa settimana. Defunto per manifesta inutilità.
Comune, Provincia, Regione, Associazioni degli imprenditori, Università, Camera di Commercio, ...pensarono di creare, mettendoci soldi, uno strumento per dare impulso allo sviluppo economico. Uno strumento basato sulla ricerca per le nuove tecnologie, per l'innovazione produttiva, uno strumento che, collegato con gemelle iniziative venete, fosse il cervello della economia della regione.
A Venezia si chiamò Parco Scientifico Vega, a Padova Parco Scientifico Galileo. Vega e Galileo funzionarono. Star, quello di Verona, partito con grandi speranze, per un po' di tempo fece quello che poteva per rispondere a quelle speranze ma, dopo, si ridusse solo a mangiare un bel po' di soldi per stipendi ai direttori e ai consiglieri di amministrazione spesso nominati perché amici degli amici.
Di solito ai funerali si dicono parole pietose e benevole anche aldilà dei meriti del defunto.
Sentite cosa dicono, invece, alcuni dei soci fondatori. Il Rettore dell'Università: “il Parco Star fa ricerca virtuale noi invece, ricerca concreta. Insomma un carrozzone”. “No- lo corregge il presidente di “Veneto innovazione” Simonetto- una carrozzina, un pasticciaccio tutto veronese, il Parco Star nasceva con tutte le premesse per funzionare, poi i veronesi, per motivi non tutti nobili, l' hanno messo in difficoltà. Pensavano di giocare a Monopoli”.
“A Padova e Venezia- continua Simonetto- i Parchi Scientifici sono stati visti e usati come strumenti non come un obiettivo da usare per conquistare la presidenza”.
Ce n'è da vendere.
La vicenda del Parco Scientifico si aggiunge alla scomparsa del Polo Finanziario a Verona Sud che doveva rivaleggiare con la City di Milano, alle traversie dell' aereoporto Catullo, alla gestione dell'Ente Lirico, al tunnel sotto le Torricelle, ai parcheggi sotterranei....
A volte, pensando alla classe politica e imprenditoriale che comanda a Verona, finisco per convincermi che molti dei suoi componenti siano abituali frequentatori di Lourdes, di Medjugorje, e di Pietralcina perché solo così mi spiego come siano giunti a tali posti di responsabilità.
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