17 luglio 2009

a radio pop 20091407 polo finanziario e verità nascoste.


Si ritorna a parlare alla grande del Polo finanziario perché i tre soci: Banco popolare, Cattolica Assicurazioni, Cariverona hanno promosso azione legale contro il Comune di Verona per riavere i soldi che avevano pagato per i terreni, a Verona Sud, sui quali avrebbe dovuto sorgere il Polo Finanziario, Polo che non si farà più.

All'origine di questa mossa della società per il Polo ci sarebbe la richiesta del Banco Popolare e di Cattolica di riavere i soldi versati a Cariverona che aveva comprato l'area dell'ex Mercato dal Comune per 33 milioni ai quali vanno aggiunti,ora, circa altri sette per le spese di progettazione della City bancaria.

Cattolica e Popolare avevano messo circa un terzo a testa della spesa, circa 13 milioni l'una, e ora li rivogliono, in contanti e subito, senza attendere la incerta conclusione delle trattative tra Cariverona e il Comune per la permuta tra quote della Polo e gli edifici storici posti in vendita dalla Giunta Tosi come palazzo Forti o palazzo Gobetti che Cariverona potrebbe ottenere in cambio.

Ma il valore degli immobili, anche storici, in questi ultimi anni è calato. Mancherebbero otto, dieci milioni. Il che complica le cose.

Però in tutta questa vicenda ci sono cose poco chiare e quando si tratta di soldi pubblici, tanti soldi pubblici, sarebbe bene che le cose, invece, fossero chiare, molto chiare.

Più di un anno fa riuscii, dopo più di un mese di proteste, a vedere pubblicata su “L'Arena” una mia lettera nella quale dicevo questo:

“Tempo fa il Comune di Verona in accordo con Cariverona, Cattolica e Popolare, decise che Verona dovesse avere il suo Polo Finanziario, un luogo, cioè, dove concentrare attività finanziarie, bancarie, assicurative e di programmazione tecnologicamente avanzata.

E siccome le Banche e le Assicurazioni veronesi hanno un peso non solo provinciale si pensava ad un Polo di livello interregionale, nazionale, da fare invidia, si diceva, persino a Milano e il Piano di Assetto Territoriale (PAT) ne individuò il sito: di fronte alla Fiera.

Banche, Assicurazioni, privati acquistarono i terreni per realizzare il Polo e il Comune incassò i soldi. Succede, però, che alcuni dei soggetti impegnati nella iniziativa (Popolare e Cattolica) cadano, come si usa dire con un eufemismo, “in sofferenza” cioè, per dirla con parole semplici, a causa di decisioni sbagliate perdono un sacco di soldi tanto da dover ridurre personale e sportelli, le loro azioni crollano e, per loro, l'idea del Polo svanisce e chiedono al Comune di riavere i soldi (33 milioni di euri ma forse di più).

Il Comune ubbidisce, non fa una piega, cambia il Piano e così il Polo Finanziario, vanto della Verona del futuro, va in fumo.
Ma per il Comune è un colpo duro. Di soldi ne ha pochi e allora riprende con più vigore la decisione di vendere i gioielli di famiglia: Palazzo Forti, Palazzo Pompei ecc. per farne negozi, uffici, appartamenti.

Così le destinazioni urbanistiche di Verona, sia per quanto riguarda Verona Sud sia per il centro storico, il futuro della città, non viene deciso dai cittadini ma, in questo come in altri casi, (castel S.Pietro, palazzi Scaligeri...) dalle Banche sia quando hanno i soldi sia quando non non li hanno...”

Fin qui quello che scrivevo allora.

La domanda che faccio ora è questa: se è vero quello che scrivevo allora (e che penso anche oggi) e che oramai dicono anche altri all'interno della maggioranza, e cioè che che sono stati i soci del Polo Finanziario, banche e assicurazioni, in particolare Banco Popolare e Cattolica Assicurazioni trovatesi in braghe di tela per interventi sbagliati e spericolati, a non voler più, d'accordo anche con Cariverona, la realizzazione del Polo, perché il Comune si sente costretto non solo a cambiare la sua politica urbanistica ma addirittura a restituire circa 40 milioni di euri, 80 miliardi di lire?

Il sindaco Tosi oggi dice che, in fondo è meglio così perché, dice, fare il Polo finanziario era sbagliato.
Non c'entra nulla. E' una sua opinione e può essere anche la mia. Ma il punto è un altro: perché i cittadini veronesi devono vedersi privare di servizi corrispondenti a 40 milioni di euri solo perché alcune banche si sono trovate in difficoltà e non per colpa dei cittadini ma per colpa di dirigenti che non valgono una lira, anzi un euro?

Perché il Comune è così buono? C'è qualcosa che non sappiamo e che,invece, sarebbe bene sapere?
Radio popolare Verona e chi vi parla hanno possibilità di indagine limitate ma, per esempio, il grande quotidiano locale che stampa 50 mila copie, che ha conoscenze, entrature, riferimenti importanti, potrebbe fare un po' più di chiarezza?
Naturalmente se può.


Giorgio Bragaja

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