17 luglio 2009

a radio pop 20090707 indagine “Verona Fedele”, Zenti, ruote di marmo.


Sull'ultimo numero del settimanale della Diocesi di Verona, “Verona Fedele” il sacerdote Mario Masina nella rubrica “Appunti di pastorale” riferisce, e commenta, gli esiti di una indagine fatta dalla Azione Cattolica Diocesana veronese.

Indagine fatta distribuendo i questionari tra gli associati e tra i parenti degli stessi. 1038 schede raccolte.

Un campionario scelto e militante, fatto all'interno della punta di diamante dell'associazionismo cattolico veronese.

Alla domanda “Quali tra i valori educativi consideri i più importanti nella costruzione della società?” hanno indicato il “rispetto”. Il sacerdote commenta: “cosa poi ognuno metta dentro il termine rispetto non è dato saperlo anche se è legittimo sospettarvi quel tanto di individualismo del quale siamo un po' tutti ammalati; il rispetto che pretendo per me; con le buone intenzioni potremmo vederci il rispetto dell'altro che può anche equivalere a lasciare l'altro lì dove è a condizione che non disturbi più di tanto” e prosegue: “ La cosa che lascia perplessi è la posizione occupata dalla parola -solidarietà-. Relegata all'ultimo posto. I più giovani le attribuiscono un due per cento di importanza, i più vecchi arrivano fino al cinque”.

E continua: “ Non occorre una laurea in Scienze Politiche per accorgersi che dall'agenda del Governo centrale così come da quella di molte amministrazioni locali il termine solidarietà è scomparso; cercano di farci convinti che in tempi come i nostri la priorità va data alla sicurezza o, se proprio vogliamo andare sul sottile, alla legalità.”

E conclude: “Il fatto è che la stessa aria sta tirando in ambienti immacolati, dove fino a poco tempo fa non te la saresti certamente aspettata. L'impressione che resta è quella di essere ormai arrivati anche dentro il mondo cattolico, senza scosse e senza clamori, alla eutanasia della solidarietà”. Eutanasia, morte procurata.

Fin qui “Verona Fedele”. Un articolo sincero e non facile da scrivere.

Nel mondo succede di tutto: la repressione in Iran, i missili della Corea del Nord, la fame..in Italia la infame legge sulla sicurezza che provoca le proteste del cardinale di Milano Tettamanzi secondo il quale questa legge provocherà sofferenza, tutte le associazioni cattoliche che insorgono, padre Alex Zanotelli, che di umiliati e offesi se ne intende, scrive: “ mi vergogno di essere italiano e cristiano e non avrei mai pensato che un paese come l'Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba; questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth”.

E il vescovo di Verona Zenti? Domenica, come ogni domenica, ha scritto su “L'Arena”, snobbando “Verona Fedele”, perché “L'Arena” di copie ne stampa ben di più, circa 50 mila e perciò dà più visibilità mediatica, ha scritto raccontando ancora di nonno Titta e del nipote Checo, ambedue ormai un po' rincoglioniti, e del loro fondamentale problema esistenziale: cioè se sia meglio adoperare il computer o la vecchia macchina da scrivere.

I migranti? E chi sono? La legge razzista? Ma quale legge razzista! Le proteste di tanta parte del mondo cattolico? Ma quali proteste! L'importante, per il vescovo Zenti, è capire se è meglio il computer o la macchina da scrivere.

Del resto questo vescovo non fu parco di lodi e compiacimenti verso Tosi quando costui fu eletto sindaco di Verona pur conoscendone gesta, condanne per razzismo, intenzioni, alleanze e programmi e, ora, sa anche dell'esultanza di Tosi per la nuova legge sulla sicurezza che, per tanti credenti, vescovi, parroci, associazioni cattoliche “produrrà tanta sofferenza tra i più deboli e indifesi”. Ma lui, Zenti, parla d'altro.

E allora lo sconcerto, sincero, del sacerdote Mario Masina di fronte ai risultati dell'indagine di “Verona Fedele” fatta a Verona, non ha senso. Quei risultati non sono altro che la prevedibile conseguenza di molti fattori tipicamente veronesi tra i quali, non ultimo, l'atteggiamento del vescovado verso l'Amministrazione Tosi.

Altro argomento meno serio però fino ad un certo punto.
Abbiamo appreso dai giornali e dalle televisioni che nel bel mezzo di corso Porta Nuova, con pareri favorevoli di Comune e Sovrintendenza, sarà stabilmente collocata una ruota di marmo policromo alta cinque/sei metri per ricordare i veronesi all'estero, cioè i molti nostri concittadini che, non tanti anni fa, furono costretti a cercarsi il pane nelle più lontane contrade.

Due considerazioni:

La prima: non ho nulla in contrario se, per un paio di mesi, opere d'arte (o ritenute tali) sono collocate in piazze e strade della città anche se starei più attento alla qualità di queste opere, ma penso invece che sia ora di finirla con questa smania di riempire stabilmente ogni spazio, muro, giardino, piazza, cortile, con statue, statuine, busti, ruote, targhe, targhette di poeti, preti, scespirini, giuliette, romei, mercuzi e quant'altro spesso opere di incerti scultori.

La seconda: ma quale cupa autoironia ha suggerito di innalzare un monumento ai migranti proprio nella Verona del sindaco Tosi?


Giorgio Bragaja

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