a radio pop 20090623 la scomparsa di un libro, prima areniana e altro
Parlerò della scomparsa di un libro.
Ieri alla FNAC di via Cappello è stato presentato dall'autore, Ferruccio Pinotti, il suo ultimo libro “L'Unto del Signore”.
Pinotti, assieme al coautore, il giornalista tedesco Udo Gumpel, fa la storia della carriera economica, finanziaria, imprenditoriale e politica di Silvio Berlusconi. Delle oscure origini di questa fortuna, dei legami con la finanza vaticana, con l'Opus Dei, con certi politici, con le banche.
E' scritto bene, con notizie inedite, riferimenti precisi e una sistemazione cronologica utilissima.
Pinotti, padovano di nascita ma da anni a Verona, ha scritto un bel po' di libri. I più noti: “Poteri forti”, “Opus Dei segreta”, “Fratelli d'Italia”. Libri scomodi che gli hanno dato una ben meritata notorietà ma anche creato, altrettanto ben meritate, inimicizie.
Di volta in volta, libro dopo libro, l'elenco dei suoi lavori si fa più sostanzioso e, come d'uso, viene riportato sulle copertine dei suoi libri.
Ma è un elenco incompleto: manca sempre il titolo del primo libro che ha scritto nel 2001 per le edizioni Demetra : “Il salario della fede”.
Il tessuto narrativo, di quel libro, “Il salario della fede”, era quello del thriller politico; il luogo Verona, l'ambiente quello religioso, politico, finanziario e sociale di questa città; l'epoca, all'incirca, a cavallo di tangentopoli.
Il protagonista, un giovane giornalista che fino all'ultimo tenta di resistere al clima di corruzione che grava sulla città e poi....Potrei anche raccontarvi la fine tanto il libro non lo potete leggere perché è scomparso, svanito nel nulla, ma non lo faccio perché, non si sa mai, può ricomparire.
Non so se Pinotti sarà contento, o se si arrabbierà, per questo mio intervento a Radio Popolare ma dato che ho cominciato vado avanti.
Il libro uscì, come ho detto, nel 2001, in maggio, credo. Ne lessi alcune pagine in libreria da Gheduzzi e mi sembrò interessante perché si capiva, da quelle poche pagine lette in fretta, che parlava in un certo modo delle persone che a Verona contavano e comandavano e queste persone, anche se rivestite con nomi di fantasia, erano facilmente identificabili.
Il presidente dell'importante banca, il direttore del quotidiano cittadino, il prelato influente e sessualmente disinibito, il costruttore disinvolto, il politico corruttibile e corrotto, il giornalista genuflesso.
Erano i personaggi che allora, e qualcuno anche oggi, facevano il bello e il cattivo tempo in città e non solo in città.
Come avevo fatto altre volte quando trovavo un libro che ritenevo interessante e utile ne compravo tre copie in più per darle ai miei figli. Non era una gran spesa e mi piaceva fare quel genere di piccoli regali.
Oggi, con un po' di immodestia, mi piace pensare che in quel momento ebbi una specie di intuizione.
E qui, infatti, interviene, con il suo fascino, una leggenda metropolitana che, come tutte le leggende metropolitane che si rispettino, è vera.
Il libro sparì. Dopo un paio di giorni dalla sua uscita gli scaffali delle librerie dove il libro alloggiava erano desolatamente vuoti e la leggenda narra di corrieri veloci, intransigenti e danarosi che provvidero alla razzia senza tanti complimenti.
Il libro sparì, come ho detto, anche dal curriculum dell'autore. Il quale autore, se ricordo bene, ebbe anche lui un periodo di oscuramento forzato che però, per lui, non fu del tutto negativo dato che quando riapparve nelle librerie lo fece in grande stile e con tanti lettori.
La domanda che mi sento di fare è questa : capisco tutto, il rischio di denunce, una sorta di ostracismo politico e penale che può ricadere sull'autore e anche, forse, un giudizio non positivo sulla qualità del libro da parte dello stesso autore, ma non sarebbe utile per tutti che quel libro, al di là di ogni giudizio preventivo, oggi, si potesse leggere?
PS
Ho letto i resoconti e ho visto, sui giornali e su Internet, quel che è stata la prima della stagione lirica. Il sovraintendente Girondini con una improbabile capigliatura e una farfallona argentea al collo con fascia copripancia in tinta, e signore al seguito strizzate in abiti da gardaland.
E la proposta di Zeffirelli di ornare piazza Bra con statue di cantanti accolta con entusiasmo dal sindaco.
“Verona fedele”, il settimanale della diocesi veronese, non scrive una parola sulle riflessioni della Commissione Episcopale Italiana e su quello che è stato scritto su “L'Avvenire” a proposito delle vicende del Presidente del Consiglio. Non una parola.
Non una parola neppure da parte dalle signore di Lega e Forza Italia e AN veronesi responsabili di incarichi per le pari opportunita, riguardo alle frasi dell'avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini : “se vuole Berlusconi, di donne può averne a carrettate” e “al massimo lui è l'utilizzatore finale (di donne) e non è penalmente perseguibile”.
Signore Cametti, Martini, Perbellini, mute?
E' una città così, con un sindaco così, con un vescovo così, con gente (non tutta) così.
Giorgio Bragaja
23 giugno 2009
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