11 giugno 2009

a radio pop su unicredit e s. leonardo

a radiopop il 12-5-09

Tra un paio di mesi la Unicredit Banca di Verona, con una riunione del suo Consiglio Generale, deciderà, come da statuto, quanti soldi dare al Comune per interventi nel settore culturale, interventi mirati, con indicazioni precise.
Per esempio: sistemare il tal monumento roso dal tempo e dall'inquinamento, restaurare la tal chiesa di proprietà comunale (ce ne sono) o altro.
In una città come Verona le opportunità o, meglio, le necessità non mancano, anzi.

Così è sempre avvenuto ma non, se ricordo bene, l'anno scorso e senza che qualcuno lo rilevasse; l'anomalia passò quasi, o del tutto, inosservata.

L'anno scorso infatti l'istituto finanziario veronese anziché dare soldi al Comune con indicazioni esatte dei progetti per i quali si dovesse spenderli, li erogò, li diede, senza “indirizzo” cioè come se avesse detto: Comune, sindaco, assessore alla cultura, questi sono i soldi, milioni di euri, spendeteli come volete.
Mai successo prima credo


Ciò può significare che il Comune, che deve tagliare le destinazioni di bilancio per la cultura perché il Governo ha tagliato i fondi agli Enti Locali, colloca i soldi della Banca dove più gli fa comodo per dimostrare che, in fondo, il Governo, del suo stesso colore politico, non è poi cosi cattivo.

Per esempio in voci di bilancio che comunque avrebbe dovuto ridurre come il funzionamento di strutture museali o scolastiche o come il sostegno a manifestazioni ed eventi culturali importanti previsti ma ancora non finanziati. Più in generale Unicredit è andata in soccorso di un bilancio in difficoltà. Un intervento politico dunque.

Cioè, in pratica, Berlusconi taglia i fondi per la cultura al suo ministro Bondi, il ministro Bondi è costretto a tagliare i fondi per la cultura al sindaco amico Tosi, mettendolo in difficoltà, ma interviene la Banca Unicredit e tutto, o quasi tutto, si sistema.

Alcune considerazioni. Perché Unicredit, il suo Consiglio Generale, rinuncia ad alcune sue importanti prerogative come il diritto di dare indicazioni precise su dove andranno a finire i suoi soldi? In cambio di cosa?
E' noto che i rapporti tra i responsabili di Unicredit e il sindaco Tosi non sono un granché ed è forse per questo motivo che la deroga a dare precise indicazioni, cioè, per dirla così com'è, questo “regalino” fatto alla Giunta di destra, viene visto come un tentativo di proclamare una specie di armistizio tra banca e Tosi.

Ancora; Unicredit opera su diversi territori, comuni e province. Gli Enti che governano questi territori se questa deroga, da “una tantum” nel 2008 come si spera che debba rimanere, dovesse diventare norma anche per quest'anno 2009 e per gli anni successivi, come reagiranno?
Si chiederanno il perché di tanto favore e discrezionalità concessi a Verona e non a loro.

Non pretenderanno anche loro perciò, e con più di una buona ragione, di godere degli stessi privilegi di cui gode il Comune di Verona o, più precisamente, la Giunta del sindaco Tosi?

E ancora: ricordando i precedenti può anche succedere che i soldi avuti, praticamente senza vincoli di destinazione, possano anche finanziare iniziative “culturali”, che malgrado abbiano dell'incredibile, come la gara di automobili in piazza Bra, automobili con le ruote sostituite da forme di grana padano, si sono realmente svolte qualche anno fa.

Oppure a promuovere le schioppettate leghiste in costume sparate per ricordare le Pasque Veronesi, schioppettate che, realmente, si svolgono ogni anno, in Aprile, in qualche piazza di Verona.

Oppure a sostenere la demenziale ricostruzione in plastica di parte dell'ala de l' Anfiteatro romano per consentire la mostra dei presepi, ricostruzione che, purtroppo e inesorabilmente, avverrà nel prossimo dicembre e che durerà tre o quattro mesi.

Allora, quando, in luglio o in settembre, si riunirà il Consiglio Generale di Unicredit sarebbe bene che i consiglieri ripristinassero la sana abitudine di indicare come, dove, e perché, andranno spesi i soldi. Magari mettendo tra le priorità qualcosa che riguardi Palazzo Forti per agevolarne la sua permanenza nel patrimonio pubblico con la destinazione e il vincolo museale che aveva stabilito il munifico donatore: lo scienziato veronese Achille Forti.

Giorgio Bragaja

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