A radio popolare il 26-5-09 stampa e Verona
Sabato scorso Bruno Vespa ha scritto, non “ha detto” a “Porta a porta”, ha scritto: “Silvio Berlusconi sospetta che qualcuno voglia bucargli le gomme dell'auto per impedirgli di vincere la corsa che ormai conduce con largo margine da un anno. Prima la vicenda Noemi poi il deposito della motivazione della sentenza sul caso Mills a pochi giorni dalle elezioni per colpirlo con armi improprie visto che quelle proprie dell'ordinaria lotta politica finora non hanno funzionato... Quest'uomo è davvero così pericoloso da dovrgli bucare le gomme dell'automobile per impedirgli di vincere le prossime elezioni? Fermare Berlusconi è davvero una priorità per la democrazia italiana? Davvero il suo potere sui giornali e sulle televisioni è tale da impedire la libera informazione in Italia? “
Naturalmente per Vespa Berlusconi è innocente, bravissimo, non pericoloso ecc...
Perché, all'inizio, ho sottolineato il fatto che Vespa “ha scritto” e non “detto” a “Porta a porta” ? Perché l'ha scritto sabato scorso su “L'Arena”, il giornale di questa città.
E lui, Bruno Vespa, scrive una o più volte la settimana su “L'Arena” e non in quarta o quinta pagina marginalmente, ma scrive, in prima pagina, l'articolo di fondo, quello in prima colonna a sinistra, l'articolo che caratterizza il giornale, che ne esprime la linea politica nazionale.
In una località della Toscana nei giorni scorsi si è tenuta l'annuale rassegna nazionale sul giornalismo, rassegna che è anche promotrice dell'iniziativa “Il Quotidiano in classe”.
Al termine sono stati assegnati premi a chi “Ha tenuto alto l'orgoglio della nostra bandiera a livello internazionale”.
Un premio è andato, come sempre, ad Andreotti, un altro a Paolo Bonaiuti, il portavoce di Berlusconi, quello che si vede sempre alle spalle del suo capo e che continua a dire di si con la testa, e un altro a Maurizio Gasparri quello che in televisione urla sempre per impedire agli altri di farsi capire.
Bene a quella rassegna, che è durata più giorni, hanno partecipato, per imparare a fare i giornalisti, anche sette studenti inviati dalla più ricca e frequentata scuola privata di Verona “L'Aleardi” e “L'Arena” ha dato ampio risalto alla notizia con commenti entusiasti da parte dell'inviata e degli studenti intervistati.
Giorni fa c'è stata l'assemblea nazionale degli industriali italiani con il discorso, applauditissimo, di Berlusconi sul Parlamento ingombrante, la stampa nemica, i giudici estremisti di sinistra ecc.
Presente era anche, naturalmente, il neo presidente degli industriali veronesi Bolla poi intervistato da “L'Arena”. Però nessuna domanda del tipo: “ma Lei presidente Bolla cosa ne pensa di quello che ha detto il presidente del Consiglio Berlusconi, anche Lei l'ha applaudito quando ha parlato del Parlamento e dei giudici ?” Perché, in fondo, potrebbe interessare ai cittadini veronesi sapere cosa ne pensa il responsabile degli industriali della loro città. Nessuna domanda del genere.
A Verona è diffuso, gratuitamente, nelle strade e attraverso Internet, un altro quotidiano “il Verona”.
In una sua rubrica un docente dell'Università di Verona critica, con ragione, il modo semplicistico con il quale i politici (salvo eccezioni) dibattono in TV, con frasi fatte slogan risaputi, battute banali, cioè il contrario della informazione per cui “si inculcano nelle persone non reali convincimenti ma credenze irrazionali senza possibilità di confronto; per fortuna-scrive-che ci sono altri giornali, come “il Verona”, che danno ampia libertà di espressione a persone, politici e non, di orientamento diverso”. Ed è vero.
Però io ritengo che il grosso della informazione, percentualmente esorbitante in sede locale, la dia, per tradizione, per abitudini consolidate e altro, “L'Arena” e le TV locali, informazione targata poteri forti per dirla con un luogo comune ma vero, cioè industriali, banche, associazioni di categoria e forze politiche di centro destra, la Diocesi.
E ciò malgrado alcuni giornalisti non “in riga” (fin che durano) e malgrado oggi “L'Arena” , come gran parte della carta stampata, sia in crisi e abbia programmato il licenziamento di una ventina di giornalisti e la drastica riduzione delle pagine.
Che il possesso dell'informazione sia determinante anche in ambito locale lo dimostrò la caparbietà dei potenti veronesi “scesi in campo”, è proprio il caso di dirlo, in una notte di qualche anno fa.
Era ormai quasi fatta. C'era la concreta possibilità che il gruppo editoriale de “La repubblica” arrivasse a Verona soppiantando “L'Arena” in difficoltà finanziarie.
La notizia era conosciuta e aveva provocato attese e speranze ma ecco che poche ore prima della conclusione, a notte fonda, Giorgio Zanotto, presidente della Banca Popolare, convoca il consiglio di amministrazione della banca e decide di dare i due miliardi mancanti a “L'Arena” e così blocca “La repubblica” e torna il buio più completo.
Perché parlo tanto della informazione locale? Ne parlo perché ritengo che in alcuni territori dove i giornali locali sono radicati per tradizione, cultura, abitudini, questi giornali fanno politica non tanto meno dei fogli e delle televisioni nazionali.
Per questo è importante, deve diventare importante, Radio Popolare di Verona.
Un ultimo riferimento. “L'Arena” è uscita per la prima volta nel 1866 e nel 1966 celebrava il suo centenario con un numero speciale. La prima pagina di quel numero speciale era così titolata: “Per cento anni ininterrottamente al servizio dei cittadini”. Diceva la verità come fatto ma una menzogna come storia.
Allora, a Verona, nel 1966, pubblicavamo, come Partito Comunista, il quindicinale “Il lavoratore” con circa dieci mila copie per numero. Scrissi un articolo dicendo che sì, era vero, “L'Arena” era stata ininterrottamente in edicola per cento anni ma non era un gran merito dato che, per esempio, le sedi di altri giornali, nel ventennio, erano state devastate come quella de”L'unità” o quella del “Corriere del mattino” di Verona giornale del Partito Popolare o di “Verona del popolo” settimanale socialista di Verona e che il direttore de “L'unità”, Antonio Gramsci, era stato incarcerato e ucciso.
Il direttore de “L'Arena” di allora, del 1966, non lo conoscevo, mi dissero che era una brava persona ma che si era dimenticato di quei fatti.
Non vorrei che nel suo centocinquantesimo anniversario, nel 2016, “L'Arena”uscisse con un titolo come quello del centenario dimenticando fatti da qui ad allora accaduti, non violenti come quelli ricordati, ma però altrettanto devastanti per la libertà di informazione come l'occupazione dei canali RAI, il monopolio berlusconiano delle altre reti, il soffocamento finanziario delle rimanenti testate indipendenti.
Forse è tempo come sinistra, ma non solo come sinistra, penso anche al sindacato, come democratici, penso proprio che sia tempo di darci una mossa.
Giorgio Bragaja
11 giugno 2009
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