19 aprile 2009

Intervento a Radio Popolare Verona - Carnevale e cultura (17 febbraio 2009)

Venerdì sarà venerdì gnocolar, il culmine del carnevale veronese con una sfilata di carri, dicono gli organizzatori, “lunga otto chilometri” cioè tre, quattro ore di noia insopportabile ma ben sopportata dai veronesi.
Sarà come l'anno scorso. Non uno sberleffo, non un colpo d'ala di satira, non una critica anche lieve ai potenti. Tutto di una malinconia servile e stucchevole. Il senso del carnevale come trasgressione in un giorno di libertà concessa agli ultimi per criticare i primi, tutto scomparso, affogato, da anni ormai, nella brodaglia dell'indifferenza e della volgarità, della mancanza di fantasia senza la più remota luce di immaginazione e di inventiva.
Verona, di anno in anno, si è autoproclamata: capitale mondiale della poesia, capitale mondiale della lirica, capitale mondiale dell'amore, capitale mondiale dei trasporti ora, pare, anche capitale del golf.
Intanto cerca di vendere a tutti i costi i suoi palazzi storici sede di musei e di gallerie d'arte e avere in cambio il Casinò, all'Ente lirico fondazione Arena nomina gli amici degli amici, il marito dell'attrice Cucinotta e Girondini. Soppressa la Settimana Cinematografica, prestigiosa rassegna di Piero Barzisa riconosciuta a livello internazionale, sostituita dalla mielosa e inutile Schermi d'Amore e ora pure questa soppressa. Chiuse due scuole di frontiera: la Bon Brenzoni e la Leonardo da Vinci. La Galleria d'Arte Moderna in pericolo, il Centro sociale La Chimica, luogo di incontri e presenza viva in un quartiere, smantellato. In questi anni, e su queste cose, Sironi, Zanotto e Tosi hanno fatto a gara.
Avevo letto uno scarno riassunto di un discorso del Presidente francese Sarkozy fatto poco tempo fa a Nimes, una non grande città della Francia meridionale tra l'altro gemellata con Verona per via di un anfiteatro romano.
Incuriosito da quel breve resoconto mi sono procurato il testo integrale e ora ve ne offro alcune parti per poi fare una breve considerazione.
Dice Sarkozy: “ Innanzitutto voglio schierarmi contro quelli che sostengono che dobbiamo investire nella cultura perchè è una attività economica che rappresenta un fatturato di decine di miliardi di euro. No, non è per questo che bisogna investire nella cultura. Si investe nella cultura perchè è essenziale, è la nostra civiltà che è in gioco, il risultato economico è accessorio”
Ancora: “ Stiamo facendo una grande riforma del settore audiovisivo. Quando vedo l'unanime consenso dei cittadini a proposito dei nuovi orari della TV pubblica e della soppressione della pubblicità nel servizio pubblico mi chiedo perchè l'idea non l'hanno avuta prima. Non serve- continua Sarkozy- un servizio pubblico che assomigli alle reti private. Se è per trasmettere gli stessi programmi non ne vale la pena. Stasera conclude Sarkozy, sono felice di vedere l'Enrico IV a France 2 alle 22,35”.
Sarkozy ha voluto come ministro della Cultura Cristine Albanel che era presidente del museo e della tenuta di Versailles e come direttore generale Marin Karmitz, regista e produttore cinematografico uomo di grande e riconosciuta esperienza culturale, insignito della Legion d'onore, che detto tra di noi, non è come il nostro cavalierato che, mi pare lo dicesse Giolitti , come il sigaro toscano, non si nega a nessuno e l'ha nominato anche se Karmitz si dichiara comunista. Cioè non gli amici degli amici ma gente competente.
Berlusconi ha nominato ministro per i Beni Culturali il povero Sandro Bondi che, a sua volta ha nominato direttore generale l'amico manager della Mc Donald, quella degli hamburgher e delle patatine fritte.
Ve le immaginate le parole di Sarkozy sulla bocca di Silvio Berlusconi o su quella di Sandro Bondi o di Tosi o di Girondini?
Per quanta fantasia abbiate non ci riuscireste.
Si capisce così perchè la Francia, che pure non ha più monumenti di noi, non ha più spiagge di noi, non ha più luoghi ameni di noi, ci stia affossando anche per quel che riguarda il riscontro economico del turismo e della cultura.
Ma noi, l'anno prossimo, faremo un carnevale non con otto chilometri di carri ma con sedici chilometri di carri e vedremo chi la spunterà se Versailles o il papà del gnoco.

Giorgio Bragaja

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