21 aprile 2009

Intervento a Radio Popolare Verona - Tunnel, Passalacqua e SS Apostoli (21 aprile 2009)

Alcuni ascoltatori mi hanno chiesto perché a Radio popolare di Verona, non parlo anche di cose “fuori di Verona”, che so, del terremoto, delle nomine in RAI... Di queste cose parlano a Radio Popolare, quella centrale di Milano, altri colleghi che lo fanno molto bene, di sicuro meglio di quanto non possa farlo io.

Io parlo di cose del nostro territorio sia perché penso di conoscerle sufficientemente bene sia perché non penso che le cose di Verona siano così diverse, o non abbiano seri riferimenti, con quanto succede in tutta Italia. Anzi, credo che capire cose di Verona aiuti a capire meglio cose, che so, di Roma o di Palermo.
Per esempio tra il ponte sullo Stretto e il Tunnel sotto le Torricelle, sulle procedure, sulle aspettative che stanno nascendo, sugli interessi collegati, non c'è, forse, qualche parentela? Vediamo.

Se, di fronte alla fermissima intenzione del sindaco Tosi di proseguire velocemente alla assegnazione dei lavori per il tunnel, e relativi metri cubi di cemento di opere edilizie collaterali, alla società Technital, composta da costruttori veronesi.

Se, di fronte alla sua minaccia di mandare a casa tutto il Consiglio Comunale ove da parte di altre componenti della sua stessa maggioranza si continuasse a mettere ostacoli.

Se, esponenti di primo piano, sempre della sua maggioranza, dicono con tono minaccioso e con sottintesi non tanto limpidi (L'Arena di giovedì 16 aprile) “faccia pure ma sappia che gli chiederemo perché il piano Technital va bene”.

Se, due giorni dopo, in seguito ad una riunione notturna con il “mediatore” viceministro Brancher, inviato da Berlusconi, tutto si appiana e i contestatori di maggioranza, che due giorni prima annunciavano sfracelli, dicono addirittura che, per loro, le indicazioni favorevoli alla Technital “sono come la Bibbia”, non vi pare che le assonanze con le vicende politiche e amministrative del ponte sullo Stretto non siano poi tanto campate in aria?

Riparliamo ora di un altro grande progetto che si sta realizzando a Verona: quello della Passalacqua a Veronetta. Anche qui si tratta di metri cubi di cemento e ci sono novità.
Il progetto del Comune prevede 153 mila metri cubi di edificazione all'interno dell'area della Passalacqua e l'assessore dice che i nuovi metri cubi saranno molto meno di quelli già esistenti.

Legambiente ha osservato giustamente su “L'Arena” che i metri cubi esistenti sono quelli, a suo tempo, edificati dalla Nato, in pratica dagli americani, al di fuori da ogni pianificazione, contro ogni regola e senza tener conto dei vincoli monumentali (ci sono capannoni a ridosso del muro di Alberto della Scala) e che, perciò, dal punto di vista urbanistico, tali edificazioni dovrebbero essere non solo abbattute ma non dovrebbero neppure essere assunte e conteggiate come credito edilizio.

Cioè, a mo' d'esempio, supponiamo che qualcuno, anni fa, un prepotente, avesse costruito un condominio di sei piani in piazza Bra, naturalmente fuori da ogni regola. Passano un bel po' di anni e un Sindaco fa abbattere quel condominio di sei piani e, al suo posto, ne fa costruire, sempre in piazza Bra, uno di cinque dicendo: “vedete come sono bravo e rispettoso dell'ambiente e dei monumenti? Invece di sei piani, cinque. Meno metri cubi di prima; perché vi lamentate?“.
Per i nostri amministratori la logica dei metri cubi è questa ed è stringente e inoppugnabile.

Un ultimo argomento: forse ricorderete che un paio di settimane fa ho accennato al fatto che la chiesa dei S.S. Apostoli in corso Cavour presenta danni rilevanti alle strutture con molta probabilità dovuti agli scavi per un parcheggio sotterraneo effettuati nella piazzetta a ridosso della chiesa.

L'altro giorno la chiesa, antico monumento che avrebbe dovuto essere tutelato con il massimo riguardo, è stata dichiarata inagibile e i 1350 fedeli della parrocchia dovranno andare in un altra chiesa. I lavori di consolidamento dureranno parecchi mesi e la spesa ammonterà a circa un milione di euri. Il Comune, cioè noi, ne ha già dato 35 mila e ora il parroco spera nelle banche, ancora nel Comune, nella Regione e, naturalmente, nella Divina Provvidenza.

Per quest'ultima non ho voce in capitolo ma per gli altri soggetti, si, dato che i soldi del Comune, della Regione, e anche quelli delle Banche, sono sempre soldi nostri.
A pensarci bene pure quelli della Divina Provvidenza se pensiamo all'otto per mille e alle esenzioni ICI sulle proprietà commerciali della Chiesa.

Io sostenevo invece, e sostengo, che la chiesa dei S.S.Apostoli debba essere, si, risanata, ma che si debba accertare in fretta se, come è quasi certo, i danni siano collegati agli scavi, e una volta accertato ciò, i soldi li tiri fuori l'impresa, che è, guarda caso, la stessa del tunnel, o i committenti che hanno pensato di fare proprio lì i loro garage, e i soldi pubblici vadano in altre direzioni.
Con un milione di euri si può fare qualcosa per i senza tetto, per qualche famiglia in difficoltà, per i disoccupati o altro; non c'è che l'imbarazzo della scelta.

“L'Arena” di venerdì, scrivendo della inagibilità della chiesa, non menzionava più le possibili corresponsabilità dell'impresa. Già tutti assolti? Potenza dei metri cubi! Forse c'è di che preoccuparsi e sarà meglio insistere sull'argomento, per quel poco che contiamo.

Giorgio Bragaja

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