19 aprile 2009

Intervento a Radio Popolare Verona - Giorno della Memoria (27 gennaio 2009)

Oggi, 27 gennaio, è il”Giorno della memoria” per ricordare milioni di donne, bambini, anziani, uccisi nei campi di sterminio nazisti.
Il 27 gennaio perchè, in quella data, nel 1945, l'Armata Rossa entrò nel campo di Auschwitz e rivelò al mondo le atrocità del nazismo. Gli scampati erano pochi così come negli altri campi.
Milioni di persone, di esseri umani, scomparsi. Ebrei, soprattutto, milioni, ma non solo ebrei, anche prigionieri politici comunisti, socialisti, democratici, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, semplici cittadini.
E, a verona, domenica, si è inaugurato un monumento per ricordare i deportati, per ricordare quelle vittime. E' un monumento di grande impatto, alto 5/6 metri di metallo scuro che rappresenta, esaltandone la dreammaticità, il filo spinato.
E' un monumento che non lascia indifferenti. A me piace, al di là del suo significato, anche come scultura. So, però, che ad altri non piace.
Alla inaugurazione ha parlato, tra gli altri, il sindaco Tosi con toni di dura condanna contro l'intolleranza e l'antisemitismo. Alcuni, tra i presenti, però, hanno fatto notare una netta contraddizione tra parole e fatti perchè Tosi, che è stato eletto dai veronesi con una altissima percentuale di voti, è stato eletto anche con i voti dell'estrema destra xenofoba e intollerante.
Infatti il capogruppo della lista Tosi in consiglio Comunale è un esponente di primo livello di questa destra che si richiama ai principi più reazionari e razzisti.
Parla, Tosi, davanti al monumento alle vittime del nazismo però sfila anche con le croci celtiche e i saluti romani. Non è una scelta politica la sua, è puro e squallido opportunismo: quel che serve per raggiungere l'obiettivo: la carica di sindaco o la presidenza della Regione o un seggio in Europa.Va bene tutto, va bene la stella di Davide, va bene il saluto romano.
E, ora, un altro fatto ma non del tutto staccato da ciò che ho appena detto.
Pensate a piazza dei Signori. Arrivando da piazza Erbe passando sotto l'arco della Costa là in fondo si vede il palazzo della Prefettura, cioè la reggia degli Scaligeri, con un loggiato aperto e tre archi, murati con mattoni, che fanno angolo con la Loggia di Frà Giocondo.
E' uno dei luoghi più significativi e belli di Verona, forse il più bello, con le Arche scaligere, il cortile del Mercato vecchio, quello del Tribunale, il palazzo del Capitano, scala Mazzanti, i palazzi da poco restaurati...
Anni fa alcuni cittadini, tra questi anche chi vi parla, Rinaldo Olivieri, l'architetto della stella di natale, l'architetto Libero Cecchini, l'architetto Luciano Cenna, il pittore Silvano Girardello e altri pensammo, e dicemmo, che sarebbe stato bello e intelligente aprire anche quei tre archi murati in modo da realizzare un grande spazio aperto, un percorso libero tra la piazza dei Signori, il cortile della Prefettura e corso santa Anastasia.
Un luogo stupendo, pieno di storia e di arte, regalato ai cittadini. E invece? Invece la Giunta Tosi, la Giunta della paura, siccome sulla panchina di pietra, sotto il loggiato, trovavano rifugio per la notte un paio di disgraziati senza casa, ha pensato bene non solo di non aprire i tre archi chiusi dai muri di mattoni ma di chiudere con una cancellata anche il loggiato aperto da tempo immemorabile.
Davano fastidio, i due, tre, senza casa a chi alloggia sopra, cioè al Prefetto? Oppure si è pensato che quei due o tre senza nulla rappresentassero un pericolo anche se, lì intorno, proprio perchè c'è il Prefetto, ci sono sempre carabinieri, polizia e vigili urbani?
Mentre guardavo quella cancellata ho chiesto a dei passanti cosa ne pensassero. “La cancellata bisogna metterla anche alla Loggia di Fra Giocondo!” mi hanno risposto.
E' la Verona della paura dei barboni, è la Verona della benevola tolleranza verso i bravi ragazzi di buona famiglia che, la sera, girano per le strade del centro storico a picchiare i diversi e, magari, ammazzarli.

La paura, creata e alimentata, così si parla poco, o niente, del piano regolatore, delle Banche, della crisi, di chi perde il lavoro e di chi, il lavoro, non lo trova.

giorgio bragaja

Nessun commento: