19 aprile 2009

Intervento a Radio Popolare Verona - Pizzaiolo e rumeni (07 aprile 2009)

Un pizzaiolo tenta di violentare una ragazza sua dipendente, lei reagisce, scappa e, con il marito, lo denuncia ai carabinieri, Il pizzaiolo tenta di far mettere tutto a tacere ma la ragazza e il marito non ne vogliono sapere, lui, chiede un incontro, ci va con la pistola e, davanti al loro figlioletto di cinque anni, spara “vi ammazzo così vado in galera per qualcosa invece di farmi sette anni per la vostra denuncia”.
La ragazza muore, suo marito, ferito, si salva per miracolo (è un modo di dire).
L'omicida è un italiano le due vittime romeni, il luogo un paese della provincia di Verona. Il sindaco di questo paese dice in TV che, per fortuna, non ci sono state pallottole vaganti che avrebbero potuto colpire qualche passante. Per fortuna tutte a segno.
I giornali subito avanzano l'ipotesi di un ricatto da parte della coppia di romeni. Ipotesi subito smentita dai fatti. Solo una giornalista de “L'Arena”, racconta con chiarezza e indignazione, come sono andati veramente i fatti.
Ai funerali solo il Presidente della Provincia di Mantova, il responsabile della Caritas e il sacerdote della comunità ortodossa.
E' vero che la ragazza abitava con il marito in un paese della provincia di Mantova ai confini con la provincia di Verona, ma lei lavorava a Villafranca, Comune veronese, è stata uccisa a Mozzecane Comune veronese. Da Verona nessuna autorità, nessuna iniziativa di solidarietà, nessun gesto.

D'altra parte si può capire: le vittime sono romeni, lo sparatore siciliano, mica sono padani. Non sono cosa nostra.

Il Presidente della Provincia di Mantova ha detto: “ Mi ha indignato leggere sulla stampa nazionale che la coppia romena è stata colpita perchè voleva mettere in atto un ricatto e non perché ha reagito ad una violenza; a cittadinanze invertite chissà che cancan sarebbe venuto fuori ”. Così il Presidente della Provincia di Mantova. Altra stoffa.

E poi, via, perché meravigliarsi? Nei vicini Comuni veronesi, quasi tutti governati dalla Lega con i suoi alleati, negli uffici dei sindaci al posto del ritratto del Presidente della Repubblica Napolitano c'è quello di Bossi, si intitolano strade ai Dogi, alla Serenissima, ad Alberto da Giussano, al sacro fiume Po, a Miglio, al Sole delle Alpi, alla Padania. A Oppeano, lì vicino, con l'inaugurazione di una scultura in marmo raffigurante il leone di San Marco( el leon che magna el teron, costo 44 mila Euri) non si celebra la Liberazione il 25 Aprile ma il 26 e la liberazione che si celebra non è quella contro i nazisti ma è quella delle Pasque Veronesi del 1797 contro i giacobini, quelli delle famigerate Libertè, Egalitè, Fraternitè.

Così va il mondo per gli allegroni della Lega. Padania Felix. Felix per loro non per i disoccupati e cassintegrati che crescono drammaticamente.

In tanta nebbia ogni tanto c'è qualche scintilla di intelligenza e di solidarietà.

Il sindaco Tosi, tempo fa, aveva fatto smantellare le panchine nei giardini e le aveva sostituite con altre munite di dissuasori in ferro per impedire, a qualche povero diseredato, di sdraiarsi.

Subito erano intervenuti gruppi di giovani, auto nominatisi “ Beati i Costruttori di Panche “, che con tanto di attrezzi e di cartelli “Lavori in corso” e “ Stiamo lavorando per voi “, in un battibaleno, davanti ai cittadini incuriositi e in pieno giorno, avevano segato, con la fiamma ossidrica, tutti i dissuasori e, prima dell'arrivo della Polizia, restituito le panchine alla loro originaria, civile e accogliente, funzione.

Giorni fa, sempre l'instancabile sindaco, con tranquilla crudeltà burocratica, aveva mandato schiere di vigili, pare un po' recalcitranti, a sgomberare, con azione notturna, alcuni portici del centro storico dalla presenza di alcuni “storici”, e meno storici, barboni. Cioè ha voluto liberare il “salotto buono “ della città.
Senonché, senonché, i “Beati i Costruttori di Panche “ hanno cambiato nome in “ Beati Arredatori di Interni “ e, portando poltrone, divani, coperte ( tutto in buono stato) hanno arredato il cortile del Tribunale e il cortile Mercato Vecchio, a due passi da piazza delle Erbe.

Cioè, in pochi minuti, hanno costruito un salotto di buon gusto, accogliente, dotato di tutti i confort e a disposizione di tutti, ma soprattutto a disposizione di chi, secondo il sindaco, deve essere scacciato dalla città-vetrina perchè “aggressivo, fannullone, parassita e straniero” e in questo nuovo salotto hanno fatto accomodare i barboni, offrendo loro anche da mangiare e da bere, meritandosi pure la solidarietà della Caritas.

A volte basta poco per ridare un po' di speranza e non solo ai barboni. Perché, è vero, la cosa grande, straordinaria, in questi giorni, sono stati i tanti, tantissimi lavoratori e pensionati in piazza con il sindacato ma contano anche queste piccole cose che, poi, a pensarci bene, tanto piccole non sono.

Giorgio Bragaja

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