19 aprile 2009

Intervento a Radio Popolare Verona - Ronde, Tosi e Rai 2 (17 marzo 2009)

Qualche giorno fa la nostra città è stata la sede di una trasmissione televisiva di Rai 2 intitolata “Insieme sul 2”. In piazza Bra, in via Cappello, in piazza Erbe, durante i due giorni di trasmissione personaggi noti e meno noti di Verona sono stati intervistati su aspetti particolari della vita della nostra città. Il momento più interessante però è stato l'ultimo giorno, giovedi, quando il sindaco Tosi, accompagnato da una ronda, si è presentato davanti alle telecamere per illustrare la decisione di istituire le ronde cittadine.

La conduttrice della trasmissione aveva scelto il punto forse più bello di piazza Erbe, lo slargo vicino all'arco della Costa che si affaccia su piazza dei Signori.
La mattinata era magnifica, il sole invernale tiepido e luminoso, l'aria pulita e un bel po' di gente ferma a guardare e Tosi davanti alle telecamere, a dire il perchè e il come era bene aver istituito le ronde e che Verona era stata addirittura la prima e che tutti la stavano copiando e che i quartieri erano più sicuri e che la città gli era grata.

E a dimostrazione di quanto fosse buona, aperta, tollerante ben lontana da ogni forma di razzismo la sua Giunta comunale mise bene in evidenza la composizione della ronda che aveva portato con sé: una ronda composta da tre uomini: uno, in mezzo, di pelle bianca, piccolino, un po' vecchietto, con i pochi capelli tutti bianchi, un po' misero e due, ai suoi fianchi, di pelle nerissima, alti, robusti, prestanti, due marcantoni che lo sovrastavano.

Come a dire: vedete? altro che razzisti io e la mia Giunta e il mio ministro Maroni!
Queste sono le ronde a Verona! Più extracomunitari che veronesi. Più neri che bianchi.

Dicono, i bene informati, che Tosi non parli, non si muova, non si atteggi, non decida nemmeno che vestiti mettersi, cioè non muova foglia, senza che il suo capo ufficio stampa, un signore che si chiama Bolis, non voglia.
Se è così, quella mattina, il suo suggeritore, il suo capo ufficio stampa, ha sbagliato: ha esagerato.

Troppo evidente, infatti, la messa in scena. Volgare, indecente, umiliante per i protagonisti e per gli spettatori: uno sberleffo rozzo, controproducente perchè, appunto, troppo evidente la messa in scena. Tanto evidente che, secondo me, ha messo in moto, in chi guardava, un meccanismo mentale elementare e cioè questo: ma e allora? gli altri fatti: le graduatorie discriminatorie per la casa, gli sgomberi di poveri disgraziati, le panchine con i dissuasori, le complicità con gli estremisti di destra di Forza Nuova? Sono invenzioni? Tutte invenzioni?

E l'incursione in contrada La Rizza, a un paio di chilometri da piazza Erbe, durante la quale sono stati schedati con foto segnaletiche, decine di rom, cittadini veronesi da decenni, compresi alcuni minorenni, fotografati con un cartello in mano indicante cognome, nome e data di nascita e numero progressivo, nonostante fossero in possesso delle carte di identità, sono bugie anche se riportate da tutti i giornali e con tanto di denuncia alla Procura fatta dal sacerdote che seguiva i rom e le loro famiglie?

E i lavoratori stagionali extracomunitari ( ma anche comunitari come i rumeni) sfruttati, in nero, fin che servono, in agricoltura e nelle altre lavorazioni più dure, e poi cacciati via oltre confine? Sono bugie?
Le dure critiche della Caritas, dei comboniani, del Comitato “Verona città aperta” e di altre associazioni, laiche e cattoliche, sono, per caso, campate in aria?
Tutto inventato? Non è possibile! E, se non è possibile, come non è possibile, che queste siano tutte bugie, allora sono bugie le trovate di Tosi e del suo suggeritore.

Forse questo ragionamento, questo meccanismo mentale, sta cominciando a farsi strada, a scavare anche nelle teste dei veronesi che hanno votato Tosi. Forse qualcuno di loro sta già cominciando a capire che si parla tanto di ronde, inutili e ridicole, per non parlare di precariato, di costo della vita, di lavoratori comunali a rischio, di servizi pubblici privatizzati, di cementificazione del territorio e di banche rapinatrici.

Per finire un particolare che aiuta a capire meglio il personaggio e i suoi amici: mentre il sindaco Tosi, spavaldo e sorridente, attorniato da vigili e guardie, presentava la ronda, la sua ronda bianconera, il suo imponente macchinone, per tutto il tempo dell'intervista, quasi un' ora, è rimasto, ostentatamente, in sosta vietata, in curva e quasi in mezzo alla strada, vicino a palazzo Maffei. L'hanno fotografato.

Giorgio Bragaja

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