a radio pop 20090623 la scomparsa di un libro, prima areniana e altro
Parlerò della scomparsa di un libro.
Ieri alla FNAC di via Cappello è stato presentato dall'autore, Ferruccio Pinotti, il suo ultimo libro “L'Unto del Signore”.
Pinotti, assieme al coautore, il giornalista tedesco Udo Gumpel, fa la storia della carriera economica, finanziaria, imprenditoriale e politica di Silvio Berlusconi. Delle oscure origini di questa fortuna, dei legami con la finanza vaticana, con l'Opus Dei, con certi politici, con le banche.
E' scritto bene, con notizie inedite, riferimenti precisi e una sistemazione cronologica utilissima.
Pinotti, padovano di nascita ma da anni a Verona, ha scritto un bel po' di libri. I più noti: “Poteri forti”, “Opus Dei segreta”, “Fratelli d'Italia”. Libri scomodi che gli hanno dato una ben meritata notorietà ma anche creato, altrettanto ben meritate, inimicizie.
Di volta in volta, libro dopo libro, l'elenco dei suoi lavori si fa più sostanzioso e, come d'uso, viene riportato sulle copertine dei suoi libri.
Ma è un elenco incompleto: manca sempre il titolo del primo libro che ha scritto nel 2001 per le edizioni Demetra : “Il salario della fede”.
Il tessuto narrativo, di quel libro, “Il salario della fede”, era quello del thriller politico; il luogo Verona, l'ambiente quello religioso, politico, finanziario e sociale di questa città; l'epoca, all'incirca, a cavallo di tangentopoli.
Il protagonista, un giovane giornalista che fino all'ultimo tenta di resistere al clima di corruzione che grava sulla città e poi....Potrei anche raccontarvi la fine tanto il libro non lo potete leggere perché è scomparso, svanito nel nulla, ma non lo faccio perché, non si sa mai, può ricomparire.
Non so se Pinotti sarà contento, o se si arrabbierà, per questo mio intervento a Radio Popolare ma dato che ho cominciato vado avanti.
Il libro uscì, come ho detto, nel 2001, in maggio, credo. Ne lessi alcune pagine in libreria da Gheduzzi e mi sembrò interessante perché si capiva, da quelle poche pagine lette in fretta, che parlava in un certo modo delle persone che a Verona contavano e comandavano e queste persone, anche se rivestite con nomi di fantasia, erano facilmente identificabili.
Il presidente dell'importante banca, il direttore del quotidiano cittadino, il prelato influente e sessualmente disinibito, il costruttore disinvolto, il politico corruttibile e corrotto, il giornalista genuflesso.
Erano i personaggi che allora, e qualcuno anche oggi, facevano il bello e il cattivo tempo in città e non solo in città.
Come avevo fatto altre volte quando trovavo un libro che ritenevo interessante e utile ne compravo tre copie in più per darle ai miei figli. Non era una gran spesa e mi piaceva fare quel genere di piccoli regali.
Oggi, con un po' di immodestia, mi piace pensare che in quel momento ebbi una specie di intuizione.
E qui, infatti, interviene, con il suo fascino, una leggenda metropolitana che, come tutte le leggende metropolitane che si rispettino, è vera.
Il libro sparì. Dopo un paio di giorni dalla sua uscita gli scaffali delle librerie dove il libro alloggiava erano desolatamente vuoti e la leggenda narra di corrieri veloci, intransigenti e danarosi che provvidero alla razzia senza tanti complimenti.
Il libro sparì, come ho detto, anche dal curriculum dell'autore. Il quale autore, se ricordo bene, ebbe anche lui un periodo di oscuramento forzato che però, per lui, non fu del tutto negativo dato che quando riapparve nelle librerie lo fece in grande stile e con tanti lettori.
La domanda che mi sento di fare è questa : capisco tutto, il rischio di denunce, una sorta di ostracismo politico e penale che può ricadere sull'autore e anche, forse, un giudizio non positivo sulla qualità del libro da parte dello stesso autore, ma non sarebbe utile per tutti che quel libro, al di là di ogni giudizio preventivo, oggi, si potesse leggere?
PS
Ho letto i resoconti e ho visto, sui giornali e su Internet, quel che è stata la prima della stagione lirica. Il sovraintendente Girondini con una improbabile capigliatura e una farfallona argentea al collo con fascia copripancia in tinta, e signore al seguito strizzate in abiti da gardaland.
E la proposta di Zeffirelli di ornare piazza Bra con statue di cantanti accolta con entusiasmo dal sindaco.
“Verona fedele”, il settimanale della diocesi veronese, non scrive una parola sulle riflessioni della Commissione Episcopale Italiana e su quello che è stato scritto su “L'Avvenire” a proposito delle vicende del Presidente del Consiglio. Non una parola.
Non una parola neppure da parte dalle signore di Lega e Forza Italia e AN veronesi responsabili di incarichi per le pari opportunita, riguardo alle frasi dell'avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini : “se vuole Berlusconi, di donne può averne a carrettate” e “al massimo lui è l'utilizzatore finale (di donne) e non è penalmente perseguibile”.
Signore Cametti, Martini, Perbellini, mute?
E' una città così, con un sindaco così, con un vescovo così, con gente (non tutta) così.
Giorgio Bragaja
23 giugno 2009
intervento a radio popolare su libro scomparso e altro
che provvidero alla razzia senza tanti complimenti.
Il libro sparì, come ho detto, anche dal curriculum dell'autore. Il quale autore, se ricordo bene, ebbe anche lui un periodo di oscuramento forzato che però, per lui, non fu del tutto negativo dato che quando riapparve nelle librerie lo fece in grande stile e con tanti lettori.
La domanda che mi sento di fare è questa : capisco tutto, il rischio di denunce, una sorta di ostracismo politico e penale che può ricadere sull'autore e anche, forse, un giudizio non positivo sulla qualità del libro da parte dello stesso autore, ma non sarebbe utile per tutti che quel libro, al di là di ogni giudizio preventivo, oggi, si potesse leggere?
PS
Ho letto i resoconti e ho visto, sui giornali e su Internet, quel che è stata la prima della stagione lirica. Il sovraintendente Girondini con una improbabile capigliatura e una farfallona argentea al collo con fascia copripancia in tinta, e signore al seguito strizzate in abiti da gardaland.
E la proposta di Zeffirelli di ornare piazza Bra con statue di cantanti accolta con entusiasmo dal sindaco.
“Verona fedele”, il settimanale della diocesi veronese, non scrive una parola sulle riflessioni della Commissione Episcopale Italiana e su quello che è stato scritto su “L'Avvenire” a proposito delle vicende del Presidente del Consiglio. Non una parola.
Non una parola neppure da parte dalle signore di Lega e Forza Italia e AN veronesi responsabili di incarichi per le pari opportunita, riguardo alle frasi dell'avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini : “se vuole Berlusconi, di donne può averne a carrettate” e “al massimo lui è l'utilizzatore finale (di donne) e non è penalmente perseguibile”.
Signore Cametti, Martini, Perbellini, mute?
E' una città così, con un sindaco così, con un vescovo così, con gente (non tutta) così.
Giorgio Bragaja
Il libro sparì, come ho detto, anche dal curriculum dell'autore. Il quale autore, se ricordo bene, ebbe anche lui un periodo di oscuramento forzato che però, per lui, non fu del tutto negativo dato che quando riapparve nelle librerie lo fece in grande stile e con tanti lettori.
La domanda che mi sento di fare è questa : capisco tutto, il rischio di denunce, una sorta di ostracismo politico e penale che può ricadere sull'autore e anche, forse, un giudizio non positivo sulla qualità del libro da parte dello stesso autore, ma non sarebbe utile per tutti che quel libro, al di là di ogni giudizio preventivo, oggi, si potesse leggere?
PS
Ho letto i resoconti e ho visto, sui giornali e su Internet, quel che è stata la prima della stagione lirica. Il sovraintendente Girondini con una improbabile capigliatura e una farfallona argentea al collo con fascia copripancia in tinta, e signore al seguito strizzate in abiti da gardaland.
E la proposta di Zeffirelli di ornare piazza Bra con statue di cantanti accolta con entusiasmo dal sindaco.
“Verona fedele”, il settimanale della diocesi veronese, non scrive una parola sulle riflessioni della Commissione Episcopale Italiana e su quello che è stato scritto su “L'Avvenire” a proposito delle vicende del Presidente del Consiglio. Non una parola.
Non una parola neppure da parte dalle signore di Lega e Forza Italia e AN veronesi responsabili di incarichi per le pari opportunita, riguardo alle frasi dell'avvocato di Berlusconi, Nicolò Ghedini : “se vuole Berlusconi, di donne può averne a carrettate” e “al massimo lui è l'utilizzatore finale (di donne) e non è penalmente perseguibile”.
Signore Cametti, Martini, Perbellini, mute?
E' una città così, con un sindaco così, con un vescovo così, con gente (non tutta) così.
Giorgio Bragaja
16 giugno 2009
a radio pop giovani industriali veronesi e Berlusconi
a radio pop 20090616 giovani imprenditori veronesi, Berlusconi e altro
Parlando ai giovani industriali in assemblea generale, dunque anche davanti alla rappresentanza veronese, il presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi, come riportato da tutti i telegiornali e dalla stampa, ha avvertito i cittadini italiani dell'esistenza di un progetto eversivo contro di lui per mettere al suo posto un' altra persona non eletta.
Questo mentre il suo governo con il lodo Alfano, l'attacco forsennato alla magistratura, l'idea di svuotare le funzioni del Parlamento, il controllo dell' informazione attraverso il conflitto di interessi, e il disegno di legge sulle intercettazioni procede verso un vero progetto antidemocratico.
E infine conclude, davanti alla platea dei giovani industriali, alzando il tiro contro i giornali invitando gli imprenditori a non dare pubblicità ai media disfattisti.
Cioè come se avesse detto: voi imprenditori italiani non dovete più fare inserzioni pubblicitarie, cioè dare soldi, contribuire al loro finanziamento, a quei giornali, a quelle riviste, a quelle trasmissioni televisive ( anno zero, report...) che sono critici verso di me.
Basta con le cronache dei processi contro di me, basta con i voli di Stato usati per le mie feste, basta con le veline, il conflitto di interessi....
A quel convegno, o assemblea, nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria c'erano, di sicuro, anche i giovani imprenditori veronesi di Confindustria di Verona, probabilmente anche il loro presidente provinciale, mi pare si chiami De Paoli, e avranno ascoltato con l'attenzione dovuta il discorso del capo del Governo.
Bene, penso che i cittadini italiani, e perciò anche i cittadini veronesi, abbiano il diritto di capire alcune cose e per capirle hanno il diritto di fare alcune domande ai rappresentanti degli imprenditori veronesi presenti a quel convegno e il conseguente diritto ad avere delle risposte.
L'invito di Berlusconi, al netto delle previste e ovvie smentite, per le orecchie sensibili degli imprenditori, vecchi o giovani che siano, è stato chiaro: se finora qualcuno di voi ha tenuto aperti i cordoni della borsa con i media, giornali, TV dei miei avversari ora quei cordoni stringeteli forte immediatamente.
La domanda è: anche voi giovani imprenditori veronesi avete capito quel che hanno capito tutti, compreso quelli che dicono di non aver capito?
Se avete capito cosa ve ne sembra?
Siete d'accordo con l'indicazione di Berlusconi oppure la ritenete perlomeno inopportuna, un po' antidemocratica, un tantino facente parte di quel famoso conflitto di interessi del quale non si dovrebbe parlare e che, dunque, proprio perché inopportuna, antidemocratica ecc.. non ne terrete conto?
Oppure, terza possibilità, pensate, anche voi, che Berlusconi sia stato, come dice sempre lui, male interpretato, travisato e a voi non è parso che dicesse cose tanto rilevanti?
Molti cittadini veronesi gradirebbero sentire il vostro parere magari dalle colonne del “ giornale di Verona “ a voi, dicono, molto vicino: “L'Arena”, con una bella intervista condotta da uno dei redattori del quotidiano.
Piccola riflessione sulle dichiarazioni di Berlusconi:
Kant, tanto tempo fa, diceva che chi mente pone se stesso in una condizione simile a quella di Dio perché crea, crea! uno stato delle cose diverso da quello realmente esistente e perciò chi mente presume di avere un potere assoluto sulle persone. La menzogna ha, dunque, un intrinseco carattere tirannico quindi inaccettabile in una repubblica.
PS
Il fratello dell'assessore comunale Di Dio, candidato per il PDL alle recenti elezioni provinciali, aveva tappezzato la città con volantini recanti la scritta “Di Dio c'è” portando così acqua al mulino dei sostenitori dell'esistenza di dio dato che non è stato eletto.
Dio, se esiste, era evidentemente disattento quando invece è stato eletto l'altro Di Dio assessore alle pari opportunità del Comune di Verona quello che aveva detto, al momento della nomina, che di pari opportunità, in questi tempi permissivi, ne avevano più bisogno gli uomini che le donne e che era ora di finirla con un certo vittimismo da parte delle donne.
Giorgio Bragaja
Parlando ai giovani industriali in assemblea generale, dunque anche davanti alla rappresentanza veronese, il presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi, come riportato da tutti i telegiornali e dalla stampa, ha avvertito i cittadini italiani dell'esistenza di un progetto eversivo contro di lui per mettere al suo posto un' altra persona non eletta.
Questo mentre il suo governo con il lodo Alfano, l'attacco forsennato alla magistratura, l'idea di svuotare le funzioni del Parlamento, il controllo dell' informazione attraverso il conflitto di interessi, e il disegno di legge sulle intercettazioni procede verso un vero progetto antidemocratico.
E infine conclude, davanti alla platea dei giovani industriali, alzando il tiro contro i giornali invitando gli imprenditori a non dare pubblicità ai media disfattisti.
Cioè come se avesse detto: voi imprenditori italiani non dovete più fare inserzioni pubblicitarie, cioè dare soldi, contribuire al loro finanziamento, a quei giornali, a quelle riviste, a quelle trasmissioni televisive ( anno zero, report...) che sono critici verso di me.
Basta con le cronache dei processi contro di me, basta con i voli di Stato usati per le mie feste, basta con le veline, il conflitto di interessi....
A quel convegno, o assemblea, nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria c'erano, di sicuro, anche i giovani imprenditori veronesi di Confindustria di Verona, probabilmente anche il loro presidente provinciale, mi pare si chiami De Paoli, e avranno ascoltato con l'attenzione dovuta il discorso del capo del Governo.
Bene, penso che i cittadini italiani, e perciò anche i cittadini veronesi, abbiano il diritto di capire alcune cose e per capirle hanno il diritto di fare alcune domande ai rappresentanti degli imprenditori veronesi presenti a quel convegno e il conseguente diritto ad avere delle risposte.
L'invito di Berlusconi, al netto delle previste e ovvie smentite, per le orecchie sensibili degli imprenditori, vecchi o giovani che siano, è stato chiaro: se finora qualcuno di voi ha tenuto aperti i cordoni della borsa con i media, giornali, TV dei miei avversari ora quei cordoni stringeteli forte immediatamente.
La domanda è: anche voi giovani imprenditori veronesi avete capito quel che hanno capito tutti, compreso quelli che dicono di non aver capito?
Se avete capito cosa ve ne sembra?
Siete d'accordo con l'indicazione di Berlusconi oppure la ritenete perlomeno inopportuna, un po' antidemocratica, un tantino facente parte di quel famoso conflitto di interessi del quale non si dovrebbe parlare e che, dunque, proprio perché inopportuna, antidemocratica ecc.. non ne terrete conto?
Oppure, terza possibilità, pensate, anche voi, che Berlusconi sia stato, come dice sempre lui, male interpretato, travisato e a voi non è parso che dicesse cose tanto rilevanti?
Molti cittadini veronesi gradirebbero sentire il vostro parere magari dalle colonne del “ giornale di Verona “ a voi, dicono, molto vicino: “L'Arena”, con una bella intervista condotta da uno dei redattori del quotidiano.
Piccola riflessione sulle dichiarazioni di Berlusconi:
Kant, tanto tempo fa, diceva che chi mente pone se stesso in una condizione simile a quella di Dio perché crea, crea! uno stato delle cose diverso da quello realmente esistente e perciò chi mente presume di avere un potere assoluto sulle persone. La menzogna ha, dunque, un intrinseco carattere tirannico quindi inaccettabile in una repubblica.
PS
Il fratello dell'assessore comunale Di Dio, candidato per il PDL alle recenti elezioni provinciali, aveva tappezzato la città con volantini recanti la scritta “Di Dio c'è” portando così acqua al mulino dei sostenitori dell'esistenza di dio dato che non è stato eletto.
Dio, se esiste, era evidentemente disattento quando invece è stato eletto l'altro Di Dio assessore alle pari opportunità del Comune di Verona quello che aveva detto, al momento della nomina, che di pari opportunità, in questi tempi permissivi, ne avevano più bisogno gli uomini che le donne e che era ora di finirla con un certo vittimismo da parte delle donne.
Giorgio Bragaja
11 giugno 2009
a radio pop procuratore schinaia e aria verona
a radio pop 20090609 procuratore Schinaia e aria di Verona
Il fatto è noto. Un diciasettenne veronese, già con atti di bullismo alle spalle, aggredisce e ferisce, dopo averlo insultato, il Procuratore Capo di Verona Mario Giulio Schinaia Viene rintracciato e ora se la dovrà vedere, faccia a faccia e non alle spalle, con qualche altro magistrato.
Il fatto è avvenuto dopo l'uccisione di Tommasoli a Porta Leoni e il ferimento di Francesca Ambrosi al bar Posta e numerosi altri atti violenti di matrice ultra destra e razzista.
Il Procuratore Capo Schinaia dichiara: “Questi giovani protagonisti degli ultimi avvenimenti fanno parte di una area politica ben precisa di estrema destra......ma i genitori hanno proprio bisogno che sia io ad avvisarli che hanno un figlio un po' sbilenco con una sentenza o un mandato o un divieto? Se i nostri figli sono così -prosegue Schinaia- è perché nelle loro case si ragiona così.....chi mi ha colpito è un parente degli aggressori del bar Posta....chiediamoci cosa succede nelle nostre famiglie, nei nostri ambiti di vita; violenza è vantare l'illegalità”.
Il Procuratore Capo più di così, ed è già tanto, non si sente di dire per la carica che ricopre e, secondo me, per la preoccupazione di non incrinare il delicato rapporto con altre Istituzioni presenti sul territorio.
Però già anni prima, e precisamente il 10 novembre del 2005, il CSM, cioè il Consiglio Superiore della Magistratura, si era espresso con chiarezza con una delibera riferendosi alla violenta campagna organizzata dall'allora segretario provinciale della Lega (non ancora sindaco) Flavio Tosi contro il procuratore Capo del tempo, Guido Papalia, reo di aver inquisito per comportamenti razzisti lo stesso Tosi.
In quella delibera del CSM c'è scritto: “....alla presenza di autorevoli membri di un partito della maggioranza parlamentare si è giunti a bruciare in piazza copie della sentenza e ad esibire una lapide funeraria col nome del magistrato che ha rappresentato lo Stato in quel processo.”
Le foto del tempo ci mostrano Tosi inginocchiato davanti ad una lapide sulla quale è scritto “Guido Papalia morto eroicamente con la Repubblica”.
La famiglia del ragazzo, ora inquisito, chiede un po' di silenzio “dopo tanto clamore” .Clamore, cioè chiasso esagerato. Certo il silenzio per loro sarebbe stato meglio come per tanti altri episodi simili non denunciati per paura di ritorsioni.
C'è chi sui giornali si chiede che aria tira a Verona, che aria si respira a Verona.
Non è difficile capirlo. Basterebbe leggere le ordinanze del sindaco Tosi opportunamente raccolte in una piccola e benemerita pubblicazione edita in questi giorni dall'associazione “brutti caratteri 2009”.
L'introduzione di questo piccolo libretto comincia così: “Leggere una dopo l'altra le ordinanze e i divieti dell' Amministrazione Tosi fa paura. Le parole hanno il ritmo incalzante di un ossessione. L'ossessione del decoro, del far pulizia che ha una lunga tradizione a Verona. E' la pulizia di Abel e Furlan (quindici omicidi con motivazioni naziste e razziste) o di chi ammazza a bastonate il Crea nel cortile del Tribunale fino alle squadracce del sabato sera, all'uccisione di Tommasoli”.
Basta, per capire che aria tira a Verona, ricordare che a supporto di Tosi in Comune ci sono quelli delle canzoni contro gli ebrei e in gloria del capitano Priebke (Fosse Ardeatine). Quelli che si mascherano da anticapitalisti contro il sistema e le banche ma però si alleano con Berlusconi. Quelli che ritengono che il mondo non sia un insieme di rapporti sociali e di produzione ma che sia dominato solo da lobbies sioniste e che hanno una lettura cospirativa della storia dal fondo della quale riemerge il tarlo di antiche ossessioni e la denuncia di oscuri complotti assai simili a quelli descritti nei famigerati “Protocolli di Sion”, il falso della polizia segreta zarista, concepito agli inizi del Novecento per fomentare i pogrom antiebraici e che poi serviranno per le campagne antisemite in Germania e in Italia.
Una estrema destra a sostegno di Tosi a parole antisistema e anticapitalista ma, nei fatti, alleata, a Roma e a Verona con Berlusconi, imprenditore capitalistico tra i più importanti del nostro Paese e tra i più ricchi del mondo. Questi sono gli alleati di Tosi.
L'aria che tira a Verona ? Non è più quella frizzante e allegra che una volta scendeva dal Monte Baldo e dai monti Lessini.
Oggi sia da quei monti che dalle Torricelle e lungo tutto il corso dell'Adige incombe l'aria del 60% e più a Lega e PDL. Un aria pesante e inquinata.
Speriamo in un bel temporale che rinfreschi un po'.
PS
La sinistra è scomparsa sia dal Parlamento italiano che da quello europeo.
Nell'ordine: Occhetto, Dalema, Fassino, Veltroni, Bertinotti. Si sa, i fatti sono stati terribili, da far
tremare, ma, loro, questa scomparsa, l'avevano programmata o erano soltanto degli apprendisti stregoni?
Giorgio Bragaja
.
Il fatto è noto. Un diciasettenne veronese, già con atti di bullismo alle spalle, aggredisce e ferisce, dopo averlo insultato, il Procuratore Capo di Verona Mario Giulio Schinaia Viene rintracciato e ora se la dovrà vedere, faccia a faccia e non alle spalle, con qualche altro magistrato.
Il fatto è avvenuto dopo l'uccisione di Tommasoli a Porta Leoni e il ferimento di Francesca Ambrosi al bar Posta e numerosi altri atti violenti di matrice ultra destra e razzista.
Il Procuratore Capo Schinaia dichiara: “Questi giovani protagonisti degli ultimi avvenimenti fanno parte di una area politica ben precisa di estrema destra......ma i genitori hanno proprio bisogno che sia io ad avvisarli che hanno un figlio un po' sbilenco con una sentenza o un mandato o un divieto? Se i nostri figli sono così -prosegue Schinaia- è perché nelle loro case si ragiona così.....chi mi ha colpito è un parente degli aggressori del bar Posta....chiediamoci cosa succede nelle nostre famiglie, nei nostri ambiti di vita; violenza è vantare l'illegalità”.
Il Procuratore Capo più di così, ed è già tanto, non si sente di dire per la carica che ricopre e, secondo me, per la preoccupazione di non incrinare il delicato rapporto con altre Istituzioni presenti sul territorio.
Però già anni prima, e precisamente il 10 novembre del 2005, il CSM, cioè il Consiglio Superiore della Magistratura, si era espresso con chiarezza con una delibera riferendosi alla violenta campagna organizzata dall'allora segretario provinciale della Lega (non ancora sindaco) Flavio Tosi contro il procuratore Capo del tempo, Guido Papalia, reo di aver inquisito per comportamenti razzisti lo stesso Tosi.
In quella delibera del CSM c'è scritto: “....alla presenza di autorevoli membri di un partito della maggioranza parlamentare si è giunti a bruciare in piazza copie della sentenza e ad esibire una lapide funeraria col nome del magistrato che ha rappresentato lo Stato in quel processo.”
Le foto del tempo ci mostrano Tosi inginocchiato davanti ad una lapide sulla quale è scritto “Guido Papalia morto eroicamente con la Repubblica”.
La famiglia del ragazzo, ora inquisito, chiede un po' di silenzio “dopo tanto clamore” .Clamore, cioè chiasso esagerato. Certo il silenzio per loro sarebbe stato meglio come per tanti altri episodi simili non denunciati per paura di ritorsioni.
C'è chi sui giornali si chiede che aria tira a Verona, che aria si respira a Verona.
Non è difficile capirlo. Basterebbe leggere le ordinanze del sindaco Tosi opportunamente raccolte in una piccola e benemerita pubblicazione edita in questi giorni dall'associazione “brutti caratteri 2009”.
L'introduzione di questo piccolo libretto comincia così: “Leggere una dopo l'altra le ordinanze e i divieti dell' Amministrazione Tosi fa paura. Le parole hanno il ritmo incalzante di un ossessione. L'ossessione del decoro, del far pulizia che ha una lunga tradizione a Verona. E' la pulizia di Abel e Furlan (quindici omicidi con motivazioni naziste e razziste) o di chi ammazza a bastonate il Crea nel cortile del Tribunale fino alle squadracce del sabato sera, all'uccisione di Tommasoli”.
Basta, per capire che aria tira a Verona, ricordare che a supporto di Tosi in Comune ci sono quelli delle canzoni contro gli ebrei e in gloria del capitano Priebke (Fosse Ardeatine). Quelli che si mascherano da anticapitalisti contro il sistema e le banche ma però si alleano con Berlusconi. Quelli che ritengono che il mondo non sia un insieme di rapporti sociali e di produzione ma che sia dominato solo da lobbies sioniste e che hanno una lettura cospirativa della storia dal fondo della quale riemerge il tarlo di antiche ossessioni e la denuncia di oscuri complotti assai simili a quelli descritti nei famigerati “Protocolli di Sion”, il falso della polizia segreta zarista, concepito agli inizi del Novecento per fomentare i pogrom antiebraici e che poi serviranno per le campagne antisemite in Germania e in Italia.
Una estrema destra a sostegno di Tosi a parole antisistema e anticapitalista ma, nei fatti, alleata, a Roma e a Verona con Berlusconi, imprenditore capitalistico tra i più importanti del nostro Paese e tra i più ricchi del mondo. Questi sono gli alleati di Tosi.
L'aria che tira a Verona ? Non è più quella frizzante e allegra che una volta scendeva dal Monte Baldo e dai monti Lessini.
Oggi sia da quei monti che dalle Torricelle e lungo tutto il corso dell'Adige incombe l'aria del 60% e più a Lega e PDL. Un aria pesante e inquinata.
Speriamo in un bel temporale che rinfreschi un po'.
PS
La sinistra è scomparsa sia dal Parlamento italiano che da quello europeo.
Nell'ordine: Occhetto, Dalema, Fassino, Veltroni, Bertinotti. Si sa, i fatti sono stati terribili, da far
tremare, ma, loro, questa scomparsa, l'avevano programmata o erano soltanto degli apprendisti stregoni?
Giorgio Bragaja
.
a radio pop ordinanze e s, apostoli
a radio pop 20090603 ordinanze, s.s apostoli, bugie Silvio
Anche Domenica il direttore de “L'Arena” ha gioiosamente spalancato la porta del “giornale di Verona” a Vespa per il consueto elogio, in prima pagina, a Berlusconi, buono, bravo, e perseguitato.
Parliamo d'altro. In piazza dei Signori si è imposto il silenzio con l'ordinanza del sindaco Tosi. In piazza Erbe, no. In corso Porta Borsari, no.
Una chitarra viene subito zittita in piazza dei Signori. Il rombo dei Suv, cafoni, giganteschi e rombanti fuori strada sulle pietre di piazza Erbe, no. Le liti e le urla in corso Porta Borsari, no.
I ragazzi di piazza dei Signori non lasciano sporco. Quelli di piazza Erbe e di corso Porta Borsari lasciano un letamaio.
Quelli di piazza dei Signori sono i cattivi definiti di sinistra mentre da piazza Erbe e da corso Porta Borsari sono transitati i buoni quelli finiti poi in galera per le aggressioni di Porta Leoni e piazza delle Poste.
I vigili di Tosi sono intervenuti duramente in piazza dei Signori e si sono fatti aiutare dalla Polizia in tenuta antisommossa. Sembra che il questore abbia preso un po' le distanze affermando che loro, la Polizia, sono stati chiamati dai vigili e non potevano fare altro e che, in fondo, c'è la legge e l'ordinanza era del sindaco.
A proposito di ordinanze e di leggi vorrei ricordare un fatto: verso la fine degli anni '60 pubblicammo su “Il Lavoratore”, periodico del PCI di Verona, un invito a raccogliere medicinali da mandare, poi, al Fronte di Liberazione del Vietnam. Il Prefetto ci denunciò per “accattonaggio” sulla base di una interpretazione delle norme emanate dal Ministero degli Interni e dovemmo pagare una ammenda.
Vorrei segnalare, non solo al Questore e al Prefetto, ma anche alla annunciatrice di una TV locale che, nelle “Lettere a L'Arena”, assieme a pochi altri, ha protestato per il disturbo provocato dai ragazzi di piazza dei Signori, che, con le ordinanze sulla sicurezza e il decoro, si sa come si comincia ma non si sa come si finisce. Dalla censura per le chitarre e i bonghi a quella sui giornali (e anche sulle TV) il cammino è breve e già una volta è stato percorso.
Parliamo ancora d'altro.
Chiesa dei Santi Apostoli. Si affaccia su corso Cavour, più che millenaria, piena di crepe vecchie e nuove. Mesi fa il parroco dà l'allarme anche perché li addosso le ruspe scavano per fare il solito demenziale parcheggio sotterraneo. “L'Arena” dà l'allarme e comincia a scrivere articoli.
A Radio Popolare dico che i soldi per le riparazioni li deve sborsare la ditta che scava e non i cittadini se vien fuori, come è ragionevole pensare e come tutti dicono fin dai primi giorni, che c'è un rapporto diretto tra gli scavi per il parcheggio e i danni più recenti alla chiesa.
Da allora ad oggi sei o sette articoli documentati con interviste e con, nel primo articolo, l'annuncio da parte del Comune di un primo stanziamento di 35 mila euri per le riparazioni. Però succede una cosa strana: articolo dopo articolo i riferimenti alla connessione tra scavi per il parcheggio e le crepe nella chiesa si attenuano, diminuiscono, fino a scomparire del tutto.
L'altro giorno, domenica, grande titolo: “Un assegno per far partire il cantiere” e una altrettanto grande foto con un assessore regionale che, assieme al parroco dei Santi Apostoli, regge una fotocopia, grande come un lenzuolo, di un assegno di 200 mila euri dati dalla Regione. Soldi nostri, dei cittadini, e l'assessore dice che il contributo della Regione potrà aumentare ove ce ne fosse bisogno.
Parla il parroco, parla l'assessore, parlano autorità, tecnici. Però non una parola sulle ruspe che continuano a scavare e a far tremare la terra e i muri della chiesa. Annunciano altri contributi della Camera di Commercio delle Banche e, forse, anche della Curia e, ancora, altri soldi del Comune. Insomma una grande, generosa gara a chi è più buono.
Che ci sia un legame tra la “scomparsa dei fatti”, cioè del rapporto diretto tra ruspe e crepe, e il fatto che il padrone delle ruspe che scavano sotto la chiesa è lo stesso padrone delle ruspe che scaveranno sotto le Torricelle per fare il tunnel, cioè la società Technital?
Altro argomento. Qualcuno afferma che i fatti privati di Silvio Berlusconi non ci devono interessare come se Berlusconi fosse il mio vicino di casa e non il capo della maggioranza del Parlamento e del Governo cioè di quelli che decidono cosa devo o non devo fare, cosa devo pagare, come devo comportarmi, che non devo mentire negli atti pubblici ecc..
A volte anche persone che godono di una meritata stima si lasciano prendere da una sorta di malintesa superiorità verso comportamenti ritenuti volgari e non degni di nota, dimenticando però che questi comportamenti , venendo dall'alto, diventano esempi da seguire per tutti. Con effetti nefasti.
E poi uno che racconta continuamente balle racconta balle anche nella sua attività di governo e allora, via, non facciamo i superiori.
Giorgio Bragaja
P.S.
E' in atto una procedura per l'accertamento delle cause (e delle eventuali responsabilità) che hanno provocato danni alla chiesa dei Santi Apostoli ?
Se è così è legittima l'elargizione di denaro pubblico prima dell'accertamento delle cause e delle responsabilità ?
Se non è cosi, cioè se non sono in atto procedure di accertamento, qualche consigliere comunale o regionale può chiedere perché ?
Anche Domenica il direttore de “L'Arena” ha gioiosamente spalancato la porta del “giornale di Verona” a Vespa per il consueto elogio, in prima pagina, a Berlusconi, buono, bravo, e perseguitato.
Parliamo d'altro. In piazza dei Signori si è imposto il silenzio con l'ordinanza del sindaco Tosi. In piazza Erbe, no. In corso Porta Borsari, no.
Una chitarra viene subito zittita in piazza dei Signori. Il rombo dei Suv, cafoni, giganteschi e rombanti fuori strada sulle pietre di piazza Erbe, no. Le liti e le urla in corso Porta Borsari, no.
I ragazzi di piazza dei Signori non lasciano sporco. Quelli di piazza Erbe e di corso Porta Borsari lasciano un letamaio.
Quelli di piazza dei Signori sono i cattivi definiti di sinistra mentre da piazza Erbe e da corso Porta Borsari sono transitati i buoni quelli finiti poi in galera per le aggressioni di Porta Leoni e piazza delle Poste.
I vigili di Tosi sono intervenuti duramente in piazza dei Signori e si sono fatti aiutare dalla Polizia in tenuta antisommossa. Sembra che il questore abbia preso un po' le distanze affermando che loro, la Polizia, sono stati chiamati dai vigili e non potevano fare altro e che, in fondo, c'è la legge e l'ordinanza era del sindaco.
A proposito di ordinanze e di leggi vorrei ricordare un fatto: verso la fine degli anni '60 pubblicammo su “Il Lavoratore”, periodico del PCI di Verona, un invito a raccogliere medicinali da mandare, poi, al Fronte di Liberazione del Vietnam. Il Prefetto ci denunciò per “accattonaggio” sulla base di una interpretazione delle norme emanate dal Ministero degli Interni e dovemmo pagare una ammenda.
Vorrei segnalare, non solo al Questore e al Prefetto, ma anche alla annunciatrice di una TV locale che, nelle “Lettere a L'Arena”, assieme a pochi altri, ha protestato per il disturbo provocato dai ragazzi di piazza dei Signori, che, con le ordinanze sulla sicurezza e il decoro, si sa come si comincia ma non si sa come si finisce. Dalla censura per le chitarre e i bonghi a quella sui giornali (e anche sulle TV) il cammino è breve e già una volta è stato percorso.
Parliamo ancora d'altro.
Chiesa dei Santi Apostoli. Si affaccia su corso Cavour, più che millenaria, piena di crepe vecchie e nuove. Mesi fa il parroco dà l'allarme anche perché li addosso le ruspe scavano per fare il solito demenziale parcheggio sotterraneo. “L'Arena” dà l'allarme e comincia a scrivere articoli.
A Radio Popolare dico che i soldi per le riparazioni li deve sborsare la ditta che scava e non i cittadini se vien fuori, come è ragionevole pensare e come tutti dicono fin dai primi giorni, che c'è un rapporto diretto tra gli scavi per il parcheggio e i danni più recenti alla chiesa.
Da allora ad oggi sei o sette articoli documentati con interviste e con, nel primo articolo, l'annuncio da parte del Comune di un primo stanziamento di 35 mila euri per le riparazioni. Però succede una cosa strana: articolo dopo articolo i riferimenti alla connessione tra scavi per il parcheggio e le crepe nella chiesa si attenuano, diminuiscono, fino a scomparire del tutto.
L'altro giorno, domenica, grande titolo: “Un assegno per far partire il cantiere” e una altrettanto grande foto con un assessore regionale che, assieme al parroco dei Santi Apostoli, regge una fotocopia, grande come un lenzuolo, di un assegno di 200 mila euri dati dalla Regione. Soldi nostri, dei cittadini, e l'assessore dice che il contributo della Regione potrà aumentare ove ce ne fosse bisogno.
Parla il parroco, parla l'assessore, parlano autorità, tecnici. Però non una parola sulle ruspe che continuano a scavare e a far tremare la terra e i muri della chiesa. Annunciano altri contributi della Camera di Commercio delle Banche e, forse, anche della Curia e, ancora, altri soldi del Comune. Insomma una grande, generosa gara a chi è più buono.
Che ci sia un legame tra la “scomparsa dei fatti”, cioè del rapporto diretto tra ruspe e crepe, e il fatto che il padrone delle ruspe che scavano sotto la chiesa è lo stesso padrone delle ruspe che scaveranno sotto le Torricelle per fare il tunnel, cioè la società Technital?
Altro argomento. Qualcuno afferma che i fatti privati di Silvio Berlusconi non ci devono interessare come se Berlusconi fosse il mio vicino di casa e non il capo della maggioranza del Parlamento e del Governo cioè di quelli che decidono cosa devo o non devo fare, cosa devo pagare, come devo comportarmi, che non devo mentire negli atti pubblici ecc..
A volte anche persone che godono di una meritata stima si lasciano prendere da una sorta di malintesa superiorità verso comportamenti ritenuti volgari e non degni di nota, dimenticando però che questi comportamenti , venendo dall'alto, diventano esempi da seguire per tutti. Con effetti nefasti.
E poi uno che racconta continuamente balle racconta balle anche nella sua attività di governo e allora, via, non facciamo i superiori.
Giorgio Bragaja
P.S.
E' in atto una procedura per l'accertamento delle cause (e delle eventuali responsabilità) che hanno provocato danni alla chiesa dei Santi Apostoli ?
Se è così è legittima l'elargizione di denaro pubblico prima dell'accertamento delle cause e delle responsabilità ?
Se non è cosi, cioè se non sono in atto procedure di accertamento, qualche consigliere comunale o regionale può chiedere perché ?
a radio pop stampa e verona
A radio popolare il 26-5-09 stampa e Verona
Sabato scorso Bruno Vespa ha scritto, non “ha detto” a “Porta a porta”, ha scritto: “Silvio Berlusconi sospetta che qualcuno voglia bucargli le gomme dell'auto per impedirgli di vincere la corsa che ormai conduce con largo margine da un anno. Prima la vicenda Noemi poi il deposito della motivazione della sentenza sul caso Mills a pochi giorni dalle elezioni per colpirlo con armi improprie visto che quelle proprie dell'ordinaria lotta politica finora non hanno funzionato... Quest'uomo è davvero così pericoloso da dovrgli bucare le gomme dell'automobile per impedirgli di vincere le prossime elezioni? Fermare Berlusconi è davvero una priorità per la democrazia italiana? Davvero il suo potere sui giornali e sulle televisioni è tale da impedire la libera informazione in Italia? “
Naturalmente per Vespa Berlusconi è innocente, bravissimo, non pericoloso ecc...
Perché, all'inizio, ho sottolineato il fatto che Vespa “ha scritto” e non “detto” a “Porta a porta” ? Perché l'ha scritto sabato scorso su “L'Arena”, il giornale di questa città.
E lui, Bruno Vespa, scrive una o più volte la settimana su “L'Arena” e non in quarta o quinta pagina marginalmente, ma scrive, in prima pagina, l'articolo di fondo, quello in prima colonna a sinistra, l'articolo che caratterizza il giornale, che ne esprime la linea politica nazionale.
In una località della Toscana nei giorni scorsi si è tenuta l'annuale rassegna nazionale sul giornalismo, rassegna che è anche promotrice dell'iniziativa “Il Quotidiano in classe”.
Al termine sono stati assegnati premi a chi “Ha tenuto alto l'orgoglio della nostra bandiera a livello internazionale”.
Un premio è andato, come sempre, ad Andreotti, un altro a Paolo Bonaiuti, il portavoce di Berlusconi, quello che si vede sempre alle spalle del suo capo e che continua a dire di si con la testa, e un altro a Maurizio Gasparri quello che in televisione urla sempre per impedire agli altri di farsi capire.
Bene a quella rassegna, che è durata più giorni, hanno partecipato, per imparare a fare i giornalisti, anche sette studenti inviati dalla più ricca e frequentata scuola privata di Verona “L'Aleardi” e “L'Arena” ha dato ampio risalto alla notizia con commenti entusiasti da parte dell'inviata e degli studenti intervistati.
Giorni fa c'è stata l'assemblea nazionale degli industriali italiani con il discorso, applauditissimo, di Berlusconi sul Parlamento ingombrante, la stampa nemica, i giudici estremisti di sinistra ecc.
Presente era anche, naturalmente, il neo presidente degli industriali veronesi Bolla poi intervistato da “L'Arena”. Però nessuna domanda del tipo: “ma Lei presidente Bolla cosa ne pensa di quello che ha detto il presidente del Consiglio Berlusconi, anche Lei l'ha applaudito quando ha parlato del Parlamento e dei giudici ?” Perché, in fondo, potrebbe interessare ai cittadini veronesi sapere cosa ne pensa il responsabile degli industriali della loro città. Nessuna domanda del genere.
A Verona è diffuso, gratuitamente, nelle strade e attraverso Internet, un altro quotidiano “il Verona”.
In una sua rubrica un docente dell'Università di Verona critica, con ragione, il modo semplicistico con il quale i politici (salvo eccezioni) dibattono in TV, con frasi fatte slogan risaputi, battute banali, cioè il contrario della informazione per cui “si inculcano nelle persone non reali convincimenti ma credenze irrazionali senza possibilità di confronto; per fortuna-scrive-che ci sono altri giornali, come “il Verona”, che danno ampia libertà di espressione a persone, politici e non, di orientamento diverso”. Ed è vero.
Però io ritengo che il grosso della informazione, percentualmente esorbitante in sede locale, la dia, per tradizione, per abitudini consolidate e altro, “L'Arena” e le TV locali, informazione targata poteri forti per dirla con un luogo comune ma vero, cioè industriali, banche, associazioni di categoria e forze politiche di centro destra, la Diocesi.
E ciò malgrado alcuni giornalisti non “in riga” (fin che durano) e malgrado oggi “L'Arena” , come gran parte della carta stampata, sia in crisi e abbia programmato il licenziamento di una ventina di giornalisti e la drastica riduzione delle pagine.
Che il possesso dell'informazione sia determinante anche in ambito locale lo dimostrò la caparbietà dei potenti veronesi “scesi in campo”, è proprio il caso di dirlo, in una notte di qualche anno fa.
Era ormai quasi fatta. C'era la concreta possibilità che il gruppo editoriale de “La repubblica” arrivasse a Verona soppiantando “L'Arena” in difficoltà finanziarie.
La notizia era conosciuta e aveva provocato attese e speranze ma ecco che poche ore prima della conclusione, a notte fonda, Giorgio Zanotto, presidente della Banca Popolare, convoca il consiglio di amministrazione della banca e decide di dare i due miliardi mancanti a “L'Arena” e così blocca “La repubblica” e torna il buio più completo.
Perché parlo tanto della informazione locale? Ne parlo perché ritengo che in alcuni territori dove i giornali locali sono radicati per tradizione, cultura, abitudini, questi giornali fanno politica non tanto meno dei fogli e delle televisioni nazionali.
Per questo è importante, deve diventare importante, Radio Popolare di Verona.
Un ultimo riferimento. “L'Arena” è uscita per la prima volta nel 1866 e nel 1966 celebrava il suo centenario con un numero speciale. La prima pagina di quel numero speciale era così titolata: “Per cento anni ininterrottamente al servizio dei cittadini”. Diceva la verità come fatto ma una menzogna come storia.
Allora, a Verona, nel 1966, pubblicavamo, come Partito Comunista, il quindicinale “Il lavoratore” con circa dieci mila copie per numero. Scrissi un articolo dicendo che sì, era vero, “L'Arena” era stata ininterrottamente in edicola per cento anni ma non era un gran merito dato che, per esempio, le sedi di altri giornali, nel ventennio, erano state devastate come quella de”L'unità” o quella del “Corriere del mattino” di Verona giornale del Partito Popolare o di “Verona del popolo” settimanale socialista di Verona e che il direttore de “L'unità”, Antonio Gramsci, era stato incarcerato e ucciso.
Il direttore de “L'Arena” di allora, del 1966, non lo conoscevo, mi dissero che era una brava persona ma che si era dimenticato di quei fatti.
Non vorrei che nel suo centocinquantesimo anniversario, nel 2016, “L'Arena”uscisse con un titolo come quello del centenario dimenticando fatti da qui ad allora accaduti, non violenti come quelli ricordati, ma però altrettanto devastanti per la libertà di informazione come l'occupazione dei canali RAI, il monopolio berlusconiano delle altre reti, il soffocamento finanziario delle rimanenti testate indipendenti.
Forse è tempo come sinistra, ma non solo come sinistra, penso anche al sindacato, come democratici, penso proprio che sia tempo di darci una mossa.
Giorgio Bragaja
Sabato scorso Bruno Vespa ha scritto, non “ha detto” a “Porta a porta”, ha scritto: “Silvio Berlusconi sospetta che qualcuno voglia bucargli le gomme dell'auto per impedirgli di vincere la corsa che ormai conduce con largo margine da un anno. Prima la vicenda Noemi poi il deposito della motivazione della sentenza sul caso Mills a pochi giorni dalle elezioni per colpirlo con armi improprie visto che quelle proprie dell'ordinaria lotta politica finora non hanno funzionato... Quest'uomo è davvero così pericoloso da dovrgli bucare le gomme dell'automobile per impedirgli di vincere le prossime elezioni? Fermare Berlusconi è davvero una priorità per la democrazia italiana? Davvero il suo potere sui giornali e sulle televisioni è tale da impedire la libera informazione in Italia? “
Naturalmente per Vespa Berlusconi è innocente, bravissimo, non pericoloso ecc...
Perché, all'inizio, ho sottolineato il fatto che Vespa “ha scritto” e non “detto” a “Porta a porta” ? Perché l'ha scritto sabato scorso su “L'Arena”, il giornale di questa città.
E lui, Bruno Vespa, scrive una o più volte la settimana su “L'Arena” e non in quarta o quinta pagina marginalmente, ma scrive, in prima pagina, l'articolo di fondo, quello in prima colonna a sinistra, l'articolo che caratterizza il giornale, che ne esprime la linea politica nazionale.
In una località della Toscana nei giorni scorsi si è tenuta l'annuale rassegna nazionale sul giornalismo, rassegna che è anche promotrice dell'iniziativa “Il Quotidiano in classe”.
Al termine sono stati assegnati premi a chi “Ha tenuto alto l'orgoglio della nostra bandiera a livello internazionale”.
Un premio è andato, come sempre, ad Andreotti, un altro a Paolo Bonaiuti, il portavoce di Berlusconi, quello che si vede sempre alle spalle del suo capo e che continua a dire di si con la testa, e un altro a Maurizio Gasparri quello che in televisione urla sempre per impedire agli altri di farsi capire.
Bene a quella rassegna, che è durata più giorni, hanno partecipato, per imparare a fare i giornalisti, anche sette studenti inviati dalla più ricca e frequentata scuola privata di Verona “L'Aleardi” e “L'Arena” ha dato ampio risalto alla notizia con commenti entusiasti da parte dell'inviata e degli studenti intervistati.
Giorni fa c'è stata l'assemblea nazionale degli industriali italiani con il discorso, applauditissimo, di Berlusconi sul Parlamento ingombrante, la stampa nemica, i giudici estremisti di sinistra ecc.
Presente era anche, naturalmente, il neo presidente degli industriali veronesi Bolla poi intervistato da “L'Arena”. Però nessuna domanda del tipo: “ma Lei presidente Bolla cosa ne pensa di quello che ha detto il presidente del Consiglio Berlusconi, anche Lei l'ha applaudito quando ha parlato del Parlamento e dei giudici ?” Perché, in fondo, potrebbe interessare ai cittadini veronesi sapere cosa ne pensa il responsabile degli industriali della loro città. Nessuna domanda del genere.
A Verona è diffuso, gratuitamente, nelle strade e attraverso Internet, un altro quotidiano “il Verona”.
In una sua rubrica un docente dell'Università di Verona critica, con ragione, il modo semplicistico con il quale i politici (salvo eccezioni) dibattono in TV, con frasi fatte slogan risaputi, battute banali, cioè il contrario della informazione per cui “si inculcano nelle persone non reali convincimenti ma credenze irrazionali senza possibilità di confronto; per fortuna-scrive-che ci sono altri giornali, come “il Verona”, che danno ampia libertà di espressione a persone, politici e non, di orientamento diverso”. Ed è vero.
Però io ritengo che il grosso della informazione, percentualmente esorbitante in sede locale, la dia, per tradizione, per abitudini consolidate e altro, “L'Arena” e le TV locali, informazione targata poteri forti per dirla con un luogo comune ma vero, cioè industriali, banche, associazioni di categoria e forze politiche di centro destra, la Diocesi.
E ciò malgrado alcuni giornalisti non “in riga” (fin che durano) e malgrado oggi “L'Arena” , come gran parte della carta stampata, sia in crisi e abbia programmato il licenziamento di una ventina di giornalisti e la drastica riduzione delle pagine.
Che il possesso dell'informazione sia determinante anche in ambito locale lo dimostrò la caparbietà dei potenti veronesi “scesi in campo”, è proprio il caso di dirlo, in una notte di qualche anno fa.
Era ormai quasi fatta. C'era la concreta possibilità che il gruppo editoriale de “La repubblica” arrivasse a Verona soppiantando “L'Arena” in difficoltà finanziarie.
La notizia era conosciuta e aveva provocato attese e speranze ma ecco che poche ore prima della conclusione, a notte fonda, Giorgio Zanotto, presidente della Banca Popolare, convoca il consiglio di amministrazione della banca e decide di dare i due miliardi mancanti a “L'Arena” e così blocca “La repubblica” e torna il buio più completo.
Perché parlo tanto della informazione locale? Ne parlo perché ritengo che in alcuni territori dove i giornali locali sono radicati per tradizione, cultura, abitudini, questi giornali fanno politica non tanto meno dei fogli e delle televisioni nazionali.
Per questo è importante, deve diventare importante, Radio Popolare di Verona.
Un ultimo riferimento. “L'Arena” è uscita per la prima volta nel 1866 e nel 1966 celebrava il suo centenario con un numero speciale. La prima pagina di quel numero speciale era così titolata: “Per cento anni ininterrottamente al servizio dei cittadini”. Diceva la verità come fatto ma una menzogna come storia.
Allora, a Verona, nel 1966, pubblicavamo, come Partito Comunista, il quindicinale “Il lavoratore” con circa dieci mila copie per numero. Scrissi un articolo dicendo che sì, era vero, “L'Arena” era stata ininterrottamente in edicola per cento anni ma non era un gran merito dato che, per esempio, le sedi di altri giornali, nel ventennio, erano state devastate come quella de”L'unità” o quella del “Corriere del mattino” di Verona giornale del Partito Popolare o di “Verona del popolo” settimanale socialista di Verona e che il direttore de “L'unità”, Antonio Gramsci, era stato incarcerato e ucciso.
Il direttore de “L'Arena” di allora, del 1966, non lo conoscevo, mi dissero che era una brava persona ma che si era dimenticato di quei fatti.
Non vorrei che nel suo centocinquantesimo anniversario, nel 2016, “L'Arena”uscisse con un titolo come quello del centenario dimenticando fatti da qui ad allora accaduti, non violenti come quelli ricordati, ma però altrettanto devastanti per la libertà di informazione come l'occupazione dei canali RAI, il monopolio berlusconiano delle altre reti, il soffocamento finanziario delle rimanenti testate indipendenti.
Forse è tempo come sinistra, ma non solo come sinistra, penso anche al sindacato, come democratici, penso proprio che sia tempo di darci una mossa.
Giorgio Bragaja
respingimenti e vescovo zenti a radio pop
a radio pop 20090519 su respingimenti e vescovo Zenti
Nei giorni scorsi sono apparse su “L'Arena” tre bellissime lettere sul problema dei migranti respinti in Libia dal nostro Governo.
Denunciano la crudeltà del provvedimento. Lettere firmate.
Una firmata Massimo Gerosa descrive impietosamente quali condizioni di non vita attendano in Libia i disperati respinti dalle nostre motovedette, disperati molti dei quali sicuramente aventi diritto all'asilo politico secondo le convenzioni internazionali.
“Nei campi libici-scrive Gerosa-i migranti etiopi od eritrei di religione copta vengono torturati dai carcerieri libici fino alle esecuzioni sommarie. Dove- dati confermati dalla Charitas, Medecins sans Frontieres, Amnesty etc.-la maggior parte delle donne e molti dei minori vengono sistematicamente e ripetutamente violentati” e, nel viaggio di ritorno verso i Paesi dai quali erano fuggiti, “stipati in conteiner nel deserto per due o tre giorni senza viveri e acqua e poi abbandonati lungo le frontiere con il Niger, il Ciad il Sudan o Egitto o venduti ai mercanti di schiavi”.
La seconda firmata Enrico Zampini dice: “Abbiamo il dovere, non solo come credenti ma come esseri umani almeno di gridare la nostra contrarietà...lo stanno facendo sacerdoti e vescovi, don Luigi Ciotti, l'Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, spero lo facciano i nostri parroci nelle omelie domenicali”.
La terza firmata Lorenzo Bolomini è più esplicita per quel che riguarda Verona e tocca un tasto delicato. Dice infatti. “ Dopo aver letto su “L'Arena” di domenica 10 il simpatico e istruttivo raccontino su nonno Tita e Checo, scritto da monsignor Zenti, ho pensato che in un momento nel quale la caccia ai clandestini si sta facendo, anche per motivi elettoralistici, crudele e serrata, sarebbe molto utile che il nostro vescovo, erede di un vescovo africano come San Zeno (forse anche lui arrivato in Italia come clandestino?) spiegasse ai veronesi, dalle pagine del nostro quotidiano, che l'accoglienza fa parte dei valori cristiani...insomma vorrei che monsignor Zenti unisse pubblicamente la sua voce a quella di tutti i vescovi italiani, da sempre, e oggi più che mai, decisi nel sostenere non solo il valore e dovere cristiano dell'accoglienza ma anche il valore della multietnicità”. E prosegue. “ Mi perdoni, il nostro vescovo, se ritiene che le mie parole siano una presuntuosa e indebita invasione di campo, ma le ho scritte perché credo nella forza della sua autorità religiosa e morale “
Fin qui le lettere.
Anche la CEI, la Commissione Episcopale Italiana, a Roma, ha criticato l'iniziativa del Governo sui respingimenti.
L'altro giorno, domenica, in prima pagina su “Verona Fedele”, il settimanale della Diocesi veronese, il direttore scriveva.
“..... vengono respinti ancor prima di aver verificato se vi fosse a bordo chi avrebbe potuto godere dello status di rifugiato politico oltre alla presenza di donne in stato di gravidanza o di persone che necessitavano di soccorsi sanitari...il risultato è stato si efficace ma, per certi aspetti, addirittura disumano”.
Bene. Però le lettere apparse su “L'Arena” pongono un problema e, soprattutto due, di queste lettere, avanzano una richiesta al clero e al vescovo di Verona.
Perché qui siamo a Verona e il settimanale “Verona Fedele” non si chiama “Italia Fedele” ma, appunto, “Verona Fedele” e qui, a Verona, c'è il sindaco Tosi che alla notizia della approvazione in Parlamento della famigerata legge per i respingimenti non ha saputo trattenere la sua gioia e la sua soddisfazione proclamando di essere stato il primo a chiederla quella legge rivendicandone la primogenitura.
Qui, a Verona, c'è il capogruppo della Lega al Senato della Repubblica, il senatore veronese Bricolo, che, in ogni sua dichiarazione, accentua il contenuto discriminatorio della politica governativa ed esalta i risultati di questa legge. Qui, a Verona, c'è la Giunta di destra che dà la caccia ai senza tetto, che toglie le panchine dai giardini per impedirne l'uso agli immigrati o che le arricchisce di strumenti atti a renderne impossibile l'uso... e altro ancora.
Il vescovo Zenti, l'altro giorno, domenica, circa dieci giorni dopo le tre lettere apparse su “L'Arena”, nel suo consueto intervento sulla prima pagina comincia così. “Se la schiavitù è una delle peggiori condizioni che possono toccare in sorte all'uomo..” e subito il lettore pensa: meno male ora dirà qualcosa sui disperati respinti nell'inferno dal quale erano fuggiti. E invece no perché continua così: “ potremmo rallegrarci almeno del fatto che da qualche secolo la schiavitù è tramontata e praticamente scomparsa peccato-continua il vescovo- che nel frattempo siano subentrate altre forme di schiavitù: la droga, l'alcol, il fumo, la pornografia, il sesso sfrenato e depravato”. Pensa all'Istituto Provolo e all'inchiesta in corso?
Comunque parla d'altro.
“Hic Rhodus, hic salta”( o saltus). Cioè: qui è Rodi qui devi saltare. Così Esopo, in una delle sue favole, dove un atleta afferma di aver fatto un grandissimo salto mentre era a Rodi, e di poter esibire dei testimoni; al che uno degli ascoltatori gli dice che non è necessario chiedere ai testimoni, basta che faccia il salto, adesso, lì dove si trova.
Oggi Rodi è a Verona. Qui bisogna saltare, cioè parlare, denunciare ad alta voce.
In fondo è questo quel che chiedevano i tre cittadini con quelle lettere a “L'Arena”. Ma non hanno avuto risposta.
Dicono che Zenti sia amico di Tosi. Non è una spiegazione o, se lo è, non è una buona spiegazione.
Giorgio Bragaja
Nei giorni scorsi sono apparse su “L'Arena” tre bellissime lettere sul problema dei migranti respinti in Libia dal nostro Governo.
Denunciano la crudeltà del provvedimento. Lettere firmate.
Una firmata Massimo Gerosa descrive impietosamente quali condizioni di non vita attendano in Libia i disperati respinti dalle nostre motovedette, disperati molti dei quali sicuramente aventi diritto all'asilo politico secondo le convenzioni internazionali.
“Nei campi libici-scrive Gerosa-i migranti etiopi od eritrei di religione copta vengono torturati dai carcerieri libici fino alle esecuzioni sommarie. Dove- dati confermati dalla Charitas, Medecins sans Frontieres, Amnesty etc.-la maggior parte delle donne e molti dei minori vengono sistematicamente e ripetutamente violentati” e, nel viaggio di ritorno verso i Paesi dai quali erano fuggiti, “stipati in conteiner nel deserto per due o tre giorni senza viveri e acqua e poi abbandonati lungo le frontiere con il Niger, il Ciad il Sudan o Egitto o venduti ai mercanti di schiavi”.
La seconda firmata Enrico Zampini dice: “Abbiamo il dovere, non solo come credenti ma come esseri umani almeno di gridare la nostra contrarietà...lo stanno facendo sacerdoti e vescovi, don Luigi Ciotti, l'Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, spero lo facciano i nostri parroci nelle omelie domenicali”.
La terza firmata Lorenzo Bolomini è più esplicita per quel che riguarda Verona e tocca un tasto delicato. Dice infatti. “ Dopo aver letto su “L'Arena” di domenica 10 il simpatico e istruttivo raccontino su nonno Tita e Checo, scritto da monsignor Zenti, ho pensato che in un momento nel quale la caccia ai clandestini si sta facendo, anche per motivi elettoralistici, crudele e serrata, sarebbe molto utile che il nostro vescovo, erede di un vescovo africano come San Zeno (forse anche lui arrivato in Italia come clandestino?) spiegasse ai veronesi, dalle pagine del nostro quotidiano, che l'accoglienza fa parte dei valori cristiani...insomma vorrei che monsignor Zenti unisse pubblicamente la sua voce a quella di tutti i vescovi italiani, da sempre, e oggi più che mai, decisi nel sostenere non solo il valore e dovere cristiano dell'accoglienza ma anche il valore della multietnicità”. E prosegue. “ Mi perdoni, il nostro vescovo, se ritiene che le mie parole siano una presuntuosa e indebita invasione di campo, ma le ho scritte perché credo nella forza della sua autorità religiosa e morale “
Fin qui le lettere.
Anche la CEI, la Commissione Episcopale Italiana, a Roma, ha criticato l'iniziativa del Governo sui respingimenti.
L'altro giorno, domenica, in prima pagina su “Verona Fedele”, il settimanale della Diocesi veronese, il direttore scriveva.
“..... vengono respinti ancor prima di aver verificato se vi fosse a bordo chi avrebbe potuto godere dello status di rifugiato politico oltre alla presenza di donne in stato di gravidanza o di persone che necessitavano di soccorsi sanitari...il risultato è stato si efficace ma, per certi aspetti, addirittura disumano”.
Bene. Però le lettere apparse su “L'Arena” pongono un problema e, soprattutto due, di queste lettere, avanzano una richiesta al clero e al vescovo di Verona.
Perché qui siamo a Verona e il settimanale “Verona Fedele” non si chiama “Italia Fedele” ma, appunto, “Verona Fedele” e qui, a Verona, c'è il sindaco Tosi che alla notizia della approvazione in Parlamento della famigerata legge per i respingimenti non ha saputo trattenere la sua gioia e la sua soddisfazione proclamando di essere stato il primo a chiederla quella legge rivendicandone la primogenitura.
Qui, a Verona, c'è il capogruppo della Lega al Senato della Repubblica, il senatore veronese Bricolo, che, in ogni sua dichiarazione, accentua il contenuto discriminatorio della politica governativa ed esalta i risultati di questa legge. Qui, a Verona, c'è la Giunta di destra che dà la caccia ai senza tetto, che toglie le panchine dai giardini per impedirne l'uso agli immigrati o che le arricchisce di strumenti atti a renderne impossibile l'uso... e altro ancora.
Il vescovo Zenti, l'altro giorno, domenica, circa dieci giorni dopo le tre lettere apparse su “L'Arena”, nel suo consueto intervento sulla prima pagina comincia così. “Se la schiavitù è una delle peggiori condizioni che possono toccare in sorte all'uomo..” e subito il lettore pensa: meno male ora dirà qualcosa sui disperati respinti nell'inferno dal quale erano fuggiti. E invece no perché continua così: “ potremmo rallegrarci almeno del fatto che da qualche secolo la schiavitù è tramontata e praticamente scomparsa peccato-continua il vescovo- che nel frattempo siano subentrate altre forme di schiavitù: la droga, l'alcol, il fumo, la pornografia, il sesso sfrenato e depravato”. Pensa all'Istituto Provolo e all'inchiesta in corso?
Comunque parla d'altro.
“Hic Rhodus, hic salta”( o saltus). Cioè: qui è Rodi qui devi saltare. Così Esopo, in una delle sue favole, dove un atleta afferma di aver fatto un grandissimo salto mentre era a Rodi, e di poter esibire dei testimoni; al che uno degli ascoltatori gli dice che non è necessario chiedere ai testimoni, basta che faccia il salto, adesso, lì dove si trova.
Oggi Rodi è a Verona. Qui bisogna saltare, cioè parlare, denunciare ad alta voce.
In fondo è questo quel che chiedevano i tre cittadini con quelle lettere a “L'Arena”. Ma non hanno avuto risposta.
Dicono che Zenti sia amico di Tosi. Non è una spiegazione o, se lo è, non è una buona spiegazione.
Giorgio Bragaja
a radio pop su unicredit e s. leonardo
a radiopop il 12-5-09
Tra un paio di mesi la Unicredit Banca di Verona, con una riunione del suo Consiglio Generale, deciderà, come da statuto, quanti soldi dare al Comune per interventi nel settore culturale, interventi mirati, con indicazioni precise.
Per esempio: sistemare il tal monumento roso dal tempo e dall'inquinamento, restaurare la tal chiesa di proprietà comunale (ce ne sono) o altro.
In una città come Verona le opportunità o, meglio, le necessità non mancano, anzi.
Così è sempre avvenuto ma non, se ricordo bene, l'anno scorso e senza che qualcuno lo rilevasse; l'anomalia passò quasi, o del tutto, inosservata.
L'anno scorso infatti l'istituto finanziario veronese anziché dare soldi al Comune con indicazioni esatte dei progetti per i quali si dovesse spenderli, li erogò, li diede, senza “indirizzo” cioè come se avesse detto: Comune, sindaco, assessore alla cultura, questi sono i soldi, milioni di euri, spendeteli come volete.
Mai successo prima credo
Ciò può significare che il Comune, che deve tagliare le destinazioni di bilancio per la cultura perché il Governo ha tagliato i fondi agli Enti Locali, colloca i soldi della Banca dove più gli fa comodo per dimostrare che, in fondo, il Governo, del suo stesso colore politico, non è poi cosi cattivo.
Per esempio in voci di bilancio che comunque avrebbe dovuto ridurre come il funzionamento di strutture museali o scolastiche o come il sostegno a manifestazioni ed eventi culturali importanti previsti ma ancora non finanziati. Più in generale Unicredit è andata in soccorso di un bilancio in difficoltà. Un intervento politico dunque.
Cioè, in pratica, Berlusconi taglia i fondi per la cultura al suo ministro Bondi, il ministro Bondi è costretto a tagliare i fondi per la cultura al sindaco amico Tosi, mettendolo in difficoltà, ma interviene la Banca Unicredit e tutto, o quasi tutto, si sistema.
Alcune considerazioni. Perché Unicredit, il suo Consiglio Generale, rinuncia ad alcune sue importanti prerogative come il diritto di dare indicazioni precise su dove andranno a finire i suoi soldi? In cambio di cosa?
E' noto che i rapporti tra i responsabili di Unicredit e il sindaco Tosi non sono un granché ed è forse per questo motivo che la deroga a dare precise indicazioni, cioè, per dirla così com'è, questo “regalino” fatto alla Giunta di destra, viene visto come un tentativo di proclamare una specie di armistizio tra banca e Tosi.
Ancora; Unicredit opera su diversi territori, comuni e province. Gli Enti che governano questi territori se questa deroga, da “una tantum” nel 2008 come si spera che debba rimanere, dovesse diventare norma anche per quest'anno 2009 e per gli anni successivi, come reagiranno?
Si chiederanno il perché di tanto favore e discrezionalità concessi a Verona e non a loro.
Non pretenderanno anche loro perciò, e con più di una buona ragione, di godere degli stessi privilegi di cui gode il Comune di Verona o, più precisamente, la Giunta del sindaco Tosi?
E ancora: ricordando i precedenti può anche succedere che i soldi avuti, praticamente senza vincoli di destinazione, possano anche finanziare iniziative “culturali”, che malgrado abbiano dell'incredibile, come la gara di automobili in piazza Bra, automobili con le ruote sostituite da forme di grana padano, si sono realmente svolte qualche anno fa.
Oppure a promuovere le schioppettate leghiste in costume sparate per ricordare le Pasque Veronesi, schioppettate che, realmente, si svolgono ogni anno, in Aprile, in qualche piazza di Verona.
Oppure a sostenere la demenziale ricostruzione in plastica di parte dell'ala de l' Anfiteatro romano per consentire la mostra dei presepi, ricostruzione che, purtroppo e inesorabilmente, avverrà nel prossimo dicembre e che durerà tre o quattro mesi.
Allora, quando, in luglio o in settembre, si riunirà il Consiglio Generale di Unicredit sarebbe bene che i consiglieri ripristinassero la sana abitudine di indicare come, dove, e perché, andranno spesi i soldi. Magari mettendo tra le priorità qualcosa che riguardi Palazzo Forti per agevolarne la sua permanenza nel patrimonio pubblico con la destinazione e il vincolo museale che aveva stabilito il munifico donatore: lo scienziato veronese Achille Forti.
Giorgio Bragaja
Tra un paio di mesi la Unicredit Banca di Verona, con una riunione del suo Consiglio Generale, deciderà, come da statuto, quanti soldi dare al Comune per interventi nel settore culturale, interventi mirati, con indicazioni precise.
Per esempio: sistemare il tal monumento roso dal tempo e dall'inquinamento, restaurare la tal chiesa di proprietà comunale (ce ne sono) o altro.
In una città come Verona le opportunità o, meglio, le necessità non mancano, anzi.
Così è sempre avvenuto ma non, se ricordo bene, l'anno scorso e senza che qualcuno lo rilevasse; l'anomalia passò quasi, o del tutto, inosservata.
L'anno scorso infatti l'istituto finanziario veronese anziché dare soldi al Comune con indicazioni esatte dei progetti per i quali si dovesse spenderli, li erogò, li diede, senza “indirizzo” cioè come se avesse detto: Comune, sindaco, assessore alla cultura, questi sono i soldi, milioni di euri, spendeteli come volete.
Mai successo prima credo
Ciò può significare che il Comune, che deve tagliare le destinazioni di bilancio per la cultura perché il Governo ha tagliato i fondi agli Enti Locali, colloca i soldi della Banca dove più gli fa comodo per dimostrare che, in fondo, il Governo, del suo stesso colore politico, non è poi cosi cattivo.
Per esempio in voci di bilancio che comunque avrebbe dovuto ridurre come il funzionamento di strutture museali o scolastiche o come il sostegno a manifestazioni ed eventi culturali importanti previsti ma ancora non finanziati. Più in generale Unicredit è andata in soccorso di un bilancio in difficoltà. Un intervento politico dunque.
Cioè, in pratica, Berlusconi taglia i fondi per la cultura al suo ministro Bondi, il ministro Bondi è costretto a tagliare i fondi per la cultura al sindaco amico Tosi, mettendolo in difficoltà, ma interviene la Banca Unicredit e tutto, o quasi tutto, si sistema.
Alcune considerazioni. Perché Unicredit, il suo Consiglio Generale, rinuncia ad alcune sue importanti prerogative come il diritto di dare indicazioni precise su dove andranno a finire i suoi soldi? In cambio di cosa?
E' noto che i rapporti tra i responsabili di Unicredit e il sindaco Tosi non sono un granché ed è forse per questo motivo che la deroga a dare precise indicazioni, cioè, per dirla così com'è, questo “regalino” fatto alla Giunta di destra, viene visto come un tentativo di proclamare una specie di armistizio tra banca e Tosi.
Ancora; Unicredit opera su diversi territori, comuni e province. Gli Enti che governano questi territori se questa deroga, da “una tantum” nel 2008 come si spera che debba rimanere, dovesse diventare norma anche per quest'anno 2009 e per gli anni successivi, come reagiranno?
Si chiederanno il perché di tanto favore e discrezionalità concessi a Verona e non a loro.
Non pretenderanno anche loro perciò, e con più di una buona ragione, di godere degli stessi privilegi di cui gode il Comune di Verona o, più precisamente, la Giunta del sindaco Tosi?
E ancora: ricordando i precedenti può anche succedere che i soldi avuti, praticamente senza vincoli di destinazione, possano anche finanziare iniziative “culturali”, che malgrado abbiano dell'incredibile, come la gara di automobili in piazza Bra, automobili con le ruote sostituite da forme di grana padano, si sono realmente svolte qualche anno fa.
Oppure a promuovere le schioppettate leghiste in costume sparate per ricordare le Pasque Veronesi, schioppettate che, realmente, si svolgono ogni anno, in Aprile, in qualche piazza di Verona.
Oppure a sostenere la demenziale ricostruzione in plastica di parte dell'ala de l' Anfiteatro romano per consentire la mostra dei presepi, ricostruzione che, purtroppo e inesorabilmente, avverrà nel prossimo dicembre e che durerà tre o quattro mesi.
Allora, quando, in luglio o in settembre, si riunirà il Consiglio Generale di Unicredit sarebbe bene che i consiglieri ripristinassero la sana abitudine di indicare come, dove, e perché, andranno spesi i soldi. Magari mettendo tra le priorità qualcosa che riguardi Palazzo Forti per agevolarne la sua permanenza nel patrimonio pubblico con la destinazione e il vincolo museale che aveva stabilito il munifico donatore: lo scienziato veronese Achille Forti.
Giorgio Bragaja
A Radio pop 2009 05 05 tunnel e Tommasoli
a radiopop il 5-5-09 su tunnel e Tommasoli
La maggioranza di destra che governa Verona ha dunque confermato la sua volontà di costruire il tunnel sotto le Torricelle, cioè la più grande opera pubblica dopo i muraglioni sull'Adige costruiti dopo la catastrofica inondazione di fine Ottocento.
Costerà circa 380 milioni di euri di soldi nostri più i soldi che, poi, dovranno pagare gli utenti per i pedaggi. Si calcola che costerà, per chi sarà costretto ad usarla per il lavoro, circa mille euri l'anno.
Due mesi fa, sempre su Radio Popolare, affermavo che il traforo, da Quinto di Valpantena fino all'Adige, in parte sotterraneo e in parte in trincea a cielo aperto, sventrerebbe la collina che fa da sfondo scenografico alla città, e che ne è il polmone verde, porterebbe inquinamento, non risolverebbe il problema del traffico e, consentendo anche il transito dei Tir, comporterebbe elementi di pericolosità.
Basterebbe, invece, completare il collegamento a sud della città. E pazienza se i Tir dei marmisti della Valpantena saranno costretti a impiegare qualche minuto in più per arrivare a destinazione.
In un Paese dalle norme e dalle regole un po' ballerine come il nostro i progetti, tutti i progetti, quasi sempre, vengono poi modificati con le famigerate “varianti in corso d'opera”e con le più fantasiose motivazioni: supposte necessità tecniche, ostacoli imprevisti, anche se facilmente prevedibili, nuove esigenze di traffico..cosicché, per esempio,nel nostro caso, invece di una sola uscita intermedia sotto Avesa, ne potranno fare altre con relative strutture di supporto: autogrill, motel, negozi....
Durante l'esperienza, non breve, che ho fatto nelle commissioni urbanistiche del Consiglio Comunale e del Consiglio Regionale, ne ho viste di tutti i colori: ho visto zone rigidamente vincolate trasformate in aree edificabili, aree a parco letteralmente scomparse dalla cartografia, tratti di fiume diventare cave di ghiaia, territori a destinazione agricola trasformarsi improvvisamente in zone a vocazione commerciale...e di tutto e di più.
Per cui, quando dicono che il tunnel avrà una sola uscita intermedia, dicono quasi sicuramente una balla perché elementari esigenze di traffico ed economiche, vere o, più spesso, inventate, non importa, imporranno modifiche con “varianti in corso d'opera” tragicamente peggiorative.
E insensate. Perché è bene ricordare, e voglio ricordarlo, che non c'è limite all'insensatezza.
Lo sanno i veronesi e lo ricordano, che personaggi di primo piano di Forza Italia con incarichi istituzionali rilevanti, tuttora mantenuti, avevano proposto, sempre in tema di trafori per snellire il traffico, addirittura una galleria sotto i giardini Lombroso, tra la chiesa di San Giorgio e Ponte Garibaldi? E una passerella aerea tra il romano Ponte Pietra e la piazzetta della romanica chiesa di Santo Stefano per poter eliminare “l'ingombro e i noiosi rallentamenti del traffico provocati dal semaforo”?
Lo sanno, e lo ricordano, i cittadini che la proposta di traforo degli anni novanta, pur sostenuta a spada tratta da sperimentati tecnici e progettisti di valore internazionale, prevedeva, contro ogni elementare norma di sicurezza, un' unica canna con due sensi di marcia e con pressoché inesistenti strutture di emergenza?
Questo per dire, se ce ne fosse bisogno, che c'è sempre da aspettarsi il peggio da parte di chi ha pensato e poi ha avuto l' ottusa disinvoltura di trasformare in proposte queste idee balorde e sconnesse da ogni sia pur minimo buon senso.
E, su queste questioni, purtroppo, non c'è stata molta differenza tra Giunte di centro destra, di centro e di centro sinistra. Dispiace dirlo ma è così.
Una volta costruito il tunnel ( o in fase di costruzione) chi si potrà opporre quando proporranno di costruire grandi centri commerciali agli imbocchi o alle uscite con la minaccia che, altrimenti, l'Ente gestore, di fronte alle spese di gestione aumentate (aumentano sempre!) si vedrebbe costretto ad aumentare i pedaggi?
Oppure quando diranno che per non costringere gli utenti a fare tragitti troppo lunghi per raggiungere gli imbocchi o le destinazioni, occorrerà, appunto, fare un raccordo in entrata e in uscita, a Porta Vescovo o in Valdonega?
Verrebbe da dire che l'idea del traforo è tanto stupida e insensata che finiranno per non farlo ma questa considerazione varrebbe in un Paese, e in una città, “come si deve”, per dirla con una espressione un po' demodé, ma non è il nostro caso e poi, lo sappiamo, il cemento, con poco o tanto ferro al suo interno, ha pur sempre il suo peso.
Ora una breve considerazione per l'anniversario dell'uccisione di Nicola Tommasoli.
Qualcuno ha storto il naso per il corteo di giovani che il primo Maggio ha voluto ricordare il fatto. Corteo durante il quale i manifestanti hanno voluto ricordare le comuni radici di intolleranza, legate a ideologie razziste e naziste, che accomunano i diversi episodi di violenza accaduti nella nostra città.
Voglio solo dire che o questa città ha il coraggio di riflettere seriamente, una volta per tutte, e non per pochi giorni, di volta in volta costretta dai singoli episodi, su questi legami, oppure nelle strade, o allo stadio, questi episodi sono tragicamente destinati a ripetersi.
Giorgio Bragaja
La maggioranza di destra che governa Verona ha dunque confermato la sua volontà di costruire il tunnel sotto le Torricelle, cioè la più grande opera pubblica dopo i muraglioni sull'Adige costruiti dopo la catastrofica inondazione di fine Ottocento.
Costerà circa 380 milioni di euri di soldi nostri più i soldi che, poi, dovranno pagare gli utenti per i pedaggi. Si calcola che costerà, per chi sarà costretto ad usarla per il lavoro, circa mille euri l'anno.
Due mesi fa, sempre su Radio Popolare, affermavo che il traforo, da Quinto di Valpantena fino all'Adige, in parte sotterraneo e in parte in trincea a cielo aperto, sventrerebbe la collina che fa da sfondo scenografico alla città, e che ne è il polmone verde, porterebbe inquinamento, non risolverebbe il problema del traffico e, consentendo anche il transito dei Tir, comporterebbe elementi di pericolosità.
Basterebbe, invece, completare il collegamento a sud della città. E pazienza se i Tir dei marmisti della Valpantena saranno costretti a impiegare qualche minuto in più per arrivare a destinazione.
In un Paese dalle norme e dalle regole un po' ballerine come il nostro i progetti, tutti i progetti, quasi sempre, vengono poi modificati con le famigerate “varianti in corso d'opera”e con le più fantasiose motivazioni: supposte necessità tecniche, ostacoli imprevisti, anche se facilmente prevedibili, nuove esigenze di traffico..cosicché, per esempio,nel nostro caso, invece di una sola uscita intermedia sotto Avesa, ne potranno fare altre con relative strutture di supporto: autogrill, motel, negozi....
Durante l'esperienza, non breve, che ho fatto nelle commissioni urbanistiche del Consiglio Comunale e del Consiglio Regionale, ne ho viste di tutti i colori: ho visto zone rigidamente vincolate trasformate in aree edificabili, aree a parco letteralmente scomparse dalla cartografia, tratti di fiume diventare cave di ghiaia, territori a destinazione agricola trasformarsi improvvisamente in zone a vocazione commerciale...e di tutto e di più.
Per cui, quando dicono che il tunnel avrà una sola uscita intermedia, dicono quasi sicuramente una balla perché elementari esigenze di traffico ed economiche, vere o, più spesso, inventate, non importa, imporranno modifiche con “varianti in corso d'opera” tragicamente peggiorative.
E insensate. Perché è bene ricordare, e voglio ricordarlo, che non c'è limite all'insensatezza.
Lo sanno i veronesi e lo ricordano, che personaggi di primo piano di Forza Italia con incarichi istituzionali rilevanti, tuttora mantenuti, avevano proposto, sempre in tema di trafori per snellire il traffico, addirittura una galleria sotto i giardini Lombroso, tra la chiesa di San Giorgio e Ponte Garibaldi? E una passerella aerea tra il romano Ponte Pietra e la piazzetta della romanica chiesa di Santo Stefano per poter eliminare “l'ingombro e i noiosi rallentamenti del traffico provocati dal semaforo”?
Lo sanno, e lo ricordano, i cittadini che la proposta di traforo degli anni novanta, pur sostenuta a spada tratta da sperimentati tecnici e progettisti di valore internazionale, prevedeva, contro ogni elementare norma di sicurezza, un' unica canna con due sensi di marcia e con pressoché inesistenti strutture di emergenza?
Questo per dire, se ce ne fosse bisogno, che c'è sempre da aspettarsi il peggio da parte di chi ha pensato e poi ha avuto l' ottusa disinvoltura di trasformare in proposte queste idee balorde e sconnesse da ogni sia pur minimo buon senso.
E, su queste questioni, purtroppo, non c'è stata molta differenza tra Giunte di centro destra, di centro e di centro sinistra. Dispiace dirlo ma è così.
Una volta costruito il tunnel ( o in fase di costruzione) chi si potrà opporre quando proporranno di costruire grandi centri commerciali agli imbocchi o alle uscite con la minaccia che, altrimenti, l'Ente gestore, di fronte alle spese di gestione aumentate (aumentano sempre!) si vedrebbe costretto ad aumentare i pedaggi?
Oppure quando diranno che per non costringere gli utenti a fare tragitti troppo lunghi per raggiungere gli imbocchi o le destinazioni, occorrerà, appunto, fare un raccordo in entrata e in uscita, a Porta Vescovo o in Valdonega?
Verrebbe da dire che l'idea del traforo è tanto stupida e insensata che finiranno per non farlo ma questa considerazione varrebbe in un Paese, e in una città, “come si deve”, per dirla con una espressione un po' demodé, ma non è il nostro caso e poi, lo sappiamo, il cemento, con poco o tanto ferro al suo interno, ha pur sempre il suo peso.
Ora una breve considerazione per l'anniversario dell'uccisione di Nicola Tommasoli.
Qualcuno ha storto il naso per il corteo di giovani che il primo Maggio ha voluto ricordare il fatto. Corteo durante il quale i manifestanti hanno voluto ricordare le comuni radici di intolleranza, legate a ideologie razziste e naziste, che accomunano i diversi episodi di violenza accaduti nella nostra città.
Voglio solo dire che o questa città ha il coraggio di riflettere seriamente, una volta per tutte, e non per pochi giorni, di volta in volta costretta dai singoli episodi, su questi legami, oppure nelle strade, o allo stadio, questi episodi sono tragicamente destinati a ripetersi.
Giorgio Bragaja
07 giugno 2009
Iscriviti a:
Post (Atom)