28 febbraio 2013
a radio pop 20130226 su fascisti all'università, il rettore e altro.
La storica Alessandra Kersevan doveva presentare un suo libro sulle vicissitudini degli italiani d'Istria, le foibe e le vicende politiche del dopoguerra in quella regione ma non ha potuto farlo perché fascisti e autorità accademiche non l'hanno consentito.
Gino Spiazzi, presidente dell'ANED, la Associazione Nazionale degli Ex Deportati, scrive: “ ...hanno voluto usare una denominazione e una vicinanza temporale per creare una sorta di par condicio rispetto al 27 gennaio “Giorno della Memoria” che commemora la deportazione di antifascisti, ebrei, rom e sinti, omosessuali, partigiani, militari renitenti alla leva da parte dei nazifascisti, e lo sterminio di 11 milioni di persone, quasi fosse possibile una “comparazione” tra i progetti di sterminio del nazionalsocialismo e altre dolorose vicende, in una inaccettabile e oscena guerra delle memorie.
Certo non tutte le interpretazioni storiche possono essere condivisibili, ogni ricerca storica può essere dibattuta, ma non con la forza come è avvenuto facendo chiudere aule, togliendo la corrente elettrica dell'intero piano per vietare la proiezione di fotografie dell'epoca, consentendo l'irruzione di uno squadrismo fascista che conosciamo bene, lo abbiamo patito. Tutto questo non fa onore all'Università, ma, soprattutto, getta una ennesima luce sinistra sulla cultura politica della città di Verona.
Attendiamo le scuse del Rettore insieme a quelle del mondo accademico veronese, certo nei riguardi della relatrice, delle studentesse e degli studenti che hanno avuto una ben triste testimonianza da parte della istituzione, ma anche a noi che abbiamo consumato la vita per non vedere più l'uso della forza per impedire il libero dispiegarsi delle idee.”
E, così, interviene anche l'ex senatrice Tiziana Valpiana:
“Gentile signor Rettore, sono rimasta basita nel leggere alcuni degli argomenti della lettera con cui Lei, cedendo alle pressioni di una ben precisa parte politica, proponeva al professor Romagnani di annullare una conferenza storica, che trova proprio nell'Università la sua collocazione più naturale.
Lei scrive:”....l'impressione estremamente forte è che non si giustifichi la coincidenza di questa conferenza con il tempo della commemorazione....c'è un tempo per la pietà e un tempo per la scienza”.
Contrariamente a quanto Lei sembra credere, signor Rettore, la legge chiede espressamente di...”rinnovare la memoria di quelle vicende” e dunque ritengo molto gravi le sue affermazioni che contrastano con il dettato legislativo e che impediscono una iniziativa non solo del tutto legittima ma auspicata dalla legge stessa. Sarebbe stato opportuno da parte della importante istituzione culturale che Lei presiede, prima di giudicare e reprimere, almeno ascoltare.
Auspico che l'Università di Verona possa nel futuro farsi promotrice di iniziative per diffondere la conoscenza della complessa vicenda del confine orientale anziché vietare quelle organizzate e, attraverso il confronto delle idee, diventare un baluardo di cultura democratica anziché spettatrice impreparata di squadrismo fascista.”
Dunque, nella nostra bella Verona, dove già abbiamo nelle cariche amministrative più importanti:
Flavio Tosi, sindaco, condannato in via definitiva per razzismo
Matteo Bragantini, deputato Lega, condannato in via definitiva per razzismo
Luca Coletto, assessore del Comune di Verona, condannato in via definitiva per razzismo
Maurizio Filippi, presidente Parco Scientifico “Star”, condannato in via definitiva per razzismo
Enrico Corsi, assessore del Comine di Verona, condannato in via definitiva per razzismo
Barbara Tosi, nel Cda della Cassa di San Miniato, condannata in via definitiva per razzismo
Massimo Mariotti, che indossa la camicia nera quando presiede il Consiglio comunale di Verona, è presidente Acque Veronesi.
Andrea Miglioranzi (Forza nuova e poi Lega), che compone e canta in lode del capitano
delle SS Priebke, è presidente Amia..
Probabilmente, dimentico qualcuno.
.......si aggiunge ora un Rettore che se la prende con gli studenti democratici aggrediti dai fascisti.
Con tutto questo abbiamo fatto il pieno. Non serve altro.
Giorgio Bragaja
intervento per radiopop 27 nov 2012
Qualche amico mi ha rimproverato la mia visione “centrista” della città.
Cioè parlo e scrivo quasi sempre dei luoghi del centro storico e poco degli altri quartieri e della periferia.
E' vero. Solo in parte ma è vero e mi spiego (e mi giustifico?). Una volta nel centro storico abitavano ricchi, poveri, artigiani, proletariato, sottoproletariato, professionisti, commercianti, nobili, mendicanti, numerose prostitute libere con relative mezzane, più altre in quattro o cinque case di tolleranza.
Di queste ultime, i “casini”, due o tre solo alla Carega.
Oggi alla Carega ci puoi abitare solo se hai un reddito da banchiere, o da primario ospedaliero o da avvocato o notaio di grido.
Per alcuni versi ho avuto un' infanzia e una adolescenza privilegiate.
Aprivo la finestra della stanza dove dormivo con i miei fratelli e di fronte avevo la reggia di Cangrande e le Arche Scaligere
Per andare a scuola, ogni mattina, attraversavo piazza dei Signori, piazza Erbe, poi passavo sotto la torre del Gardello, attraversavo piazzetta Monte e arrivavo alla Carega. Elementari “Isotta Nogarola”
Il tempo libero, quello dei giochi, degli amici, delle “bande”, scorreva nei giardini sull'Adige dietro la chiesa di santa Anastasia con davanti castel san Pietro e il ponte Pietra o, se pioveva, sotto i portici di Sottoriva.
Per anni, ogni giorno, più o meno consapevolmente, ho assorbito questo paesaggio urbano.
Paesaggio urbano che, malgrado alcuni sciagurati interventi come la distruzione del parco della rimembranza del Liceo Maffei e dei giardinetti di piazzetta Bra Molinari, e della copertura di forte San Leonardo con un' inguardabile tempio votivo chiamato anche santuario, ancora permane.
Questo paesaggio urbano ancora mi lega, mi trattiene tra queste strade, vicoli e piazze.
Paesaggio urbano che è legato indissolubilmente a quanto c'è intorno, a quanto dalle sue piazze, dai suoi lungadige si vede.
Forse che la città sarebbe la stessa se, per esempio, dalle sue piazze e dai suoi ponti non si vedesse la cinta delle colline?
Anche se amministratori democristiani, una cinquantina d'anni fa, hanno deciso, come ho ricordato più sopra, di coprire e hanno poi coperto, uno dei più bei forti della cinta fortificata, il San Leonardo, con un incredibile tempio stile assiro- babilonese che incombe sul panorama.
-
Chi guarda dalla città a sinistra in alto vede il tempio e a destra in alto vede l'enorme croce luminosa del don Calabria.
C'è qualche dubbio su chi comanda a Verona?
Torno a dire, la città è anche la sua collina e dunque anche per questo il tunnel sotto le Torricelle oltre che inutile, costoso, stupido, è anche uno sfregio alla bellezza di Verona.
E poi io sono uno che qualche volta pensa male e allora penso: il tunnel previsto esce quasi a Parona e allora chi dalla Valpantena deve andare all'ospedale di borgo Trento o in città cosa fa? Arrivato a Parona fa chilometri per tornare indietro o non ci sarà qualche bravo e premuroso amministratore che dirà: ma allora facciamo un'uscita anche in Valdonega!
Fantapolitica? Sicuri?
Non li conoscete.
L'architetto Nico Bolla, urbanista, docente universitario, ex consigliere comunale è intervenuto a palazzo Barbieri in un dibattito sul tunnel.
Intervenuto, come giustamente nota “L'Arena”, “con una classe di altri tempi”, per spiegare il suo deciso no al tunnel proponendo la Mediana come alternativa e per augurare “una iniezione di Umanesimo”.
Augurio che l'assessore alla viabilità Corsi ha accolto con riserva dovendo, prima, farsene spiegare il senso dall'assessore alla cultura.
Molti berlusconiani veronesi, tra questi il vicesindaco Giacino, stanno trasmigrando dal Pdl alla Lega.
Titolo de “L'Arena”: “Fuga dal Pdl perché, dicono, Tosi ci dà più fiducia”.
Chiamala fiducia! Tradotta, significa più posti e più prebende.
Giorgio Bragaja
Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop su Agec e altre cose.
Parlerò di Agec, l'Agenzia Gestione Edifici Comunali di Verona, del Comune di Verona, che, appunto, gestisce migliaia di appartamenti pubblici e che in questi giorni tiene banco tra le tante squallide vicende che percorrono le nostre giornate.
Però, prima, due minuzie.
La scrittrice Paola Tonussi ha dato alle stampe una “Antologia dei grandi scrittori veronesi degli ultimi centocinquant' anni”.
Con una lettera a “L'Arena” Luciano Zenari critica le scelte dell'autrice sia per le esclusioni che per le inclusioni.
Tra le ingiuste esclusioni, secondo Zenari, il poeta Giuseppe Piccoli, lo storico Pier Paolo Brugnoli, l'editrice e saggista Giuliana Pistoso...
Tra le inclusioni, tra gli altri, spicca il nome di Giorgio Gioco che, afferma Zenari, “...stimo moltissimo come ristoratore e chef ma non riesco ad immaginarlo come grande scrittore”.
Neppure come scultore anche se l'onnipresente .....Zucchetta ha patrocinato una sua scultura (di Gioco) per una esposizione alla Gran Guardia.
La scultura si intitolava “Le melagrane” e rappresentava, ovviamente, un grappolo di melagrane a grandezza naturale. Naturalissime.
Infatti, non erano state modellate dalla mano dello chef-scultore che, semplicemente, aveva comprato i frutti in un negozio, gli aveva portati, cosi com'erano, freschi e profumati, in fonderia dove dei bravi artigiani ne avrebbero ricavato il modello in creta, poi in cera, lo avrebbero messo nella fornace, da dove sarebbero uscite, dopo la colata di bronzo fuso, lucide e “come vere”così come sono ora, ornamento sui tavoli del “12 Apostoli”.
Gioco, di suo, ci ha messo solo i soldi per comprare le melagrane dal fruttivendolo.
Qualcuno può dire ma tu ce l'hai con Gioco.
Si, un po', ma per un altro motivo, più serio.
Tutti ammiriamo la bella scultura di Finotti, il Berto Barbarani, in piazza Erbe.
Ma, lì dov'è, non è il suo posto.
Quando fu messa lì un veronese molto importante scrisse: “.....Berto guarda la sua piazza, gli ombrelloni, la fontana con madonna Verona”.
Balle. Se osservate il volto della statua vi accorgete subito che gli occhi non “vedono” gli ombrelloni ma sono fissi verso l'alto ben al di sopra degli ombrelloni, di palazzo Maffei, perfino più in alto della torre del Gardello.
Il perché è semplice: era stata pensata e modellata per essere collocata in piazza San Zeno e gli occhi di Berto puntati sul rosone della basilica.
Gioco riuscì a farla mettere vicino al suo ristorante.
E gli occhi di Berto ora scrutano il cielo per capire “se vien da piovar”.
Agec.
intervento per radiopop-3-11-2012 su: una foto d'epoca
Titolo de “L'Arena” due giorni fa: “Verona rende onore all'Ottavo Bersaglieri-Verrà conferita la cittadinanza onoraria alla bandiera di guerra del Reggimento entrato nella storia militare della nostra città”.
L'articolo, di Alessandra Vaccari, è corredato da una foto con i bersaglieri che sfilano a passo di corsa in piazza Bra.
La foto (è scritto sotto) è del 1944. Repubblica di Salò.
L'Ottavo Reggimento Bersaglieri ( la sua caserma era a San Zeno ) costituito più di un secolo fa, mi pare, nel 1871, ha partecipato a tutte le guerre, dalla fine del ' 800 in poi.
In Eritrea, poi a Candia, poi in Cina, poi la guerra italo turca, poi la prima guerra mondiale, poi la seconda guerra mondiale in Albania, in Grecia, in Africa, e poi ai giorni nostri ovunque in aiuto a terremotati e alluvionati e, oggi, in giro per il mondo in “missioni di pace”. La foto scelta dalla Vaccari ( non ditemi che è stata una scelta di un qualsiasi altro redattore o del direttore ) riguarda però proprio il periodo della repubblica fascista.
Che senso ha? E', questa, la foto che rappresenta la centenaria storia del reggimento?
Proprio quella e solo quella foto tra le centinaia di foto che, magari, ritraggono i bersaglieri mentre. prima del '43 sfilano nelle vie e piazze di Verona? Ricordo che, spesso, il reggimento, andava, a passo di corsa, fino alla cattedrale di santa Anastasia per la messa. Lo vedevo dalle finestre di casa mia. E, spesso, la sua fanfara suonava sul Liston in piazza Bra.
Ma, forse, quella foto è stata messa lì per compiacere qualche residuo nostalgico dei “bei tempi”.
I miei tre fratelli sono stati tutti bersaglieri dell'ottavo reggimento, chi ufficiale, chi allievo ufficiale, chi semplice bersagliere e hanno combattuto in Albania, in Africa e al confine orientale. Il più giovane di loro, volontario proprio in quel reparto di bersaglieri, a diciotto anni, ne l' ottobre del 1943, è morto in Friuli ucciso, assieme a Stefano Rizzardi, dai partigiani jugoslavi.
Il mio legame con lui era strettissimo, era il fratello maggiore che mi insegnava a giocare, che mi accompagnava a scuola nei primi anni delle elementari nel rione della Carega, ma, tuttavia, ciò non mi impedisce di dire che quel reggimento di bersaglieri del 1943, combattendo nelle cui file mio fratello è morto, come altri giovani veronesi, non rappresenta, proprio quello e solo quello, la centenaria storia de l' Ottavo reggimento bersaglieri.
E, tra l'altro, nel 1944, non si chiamava neppure più Ottavo Reggimento Bersaglieri ma “Battaglione Bersaglieri Benito Mussolini”.
Perché, nel 1943, quel reggimento si era collocato dalla parte sbagliata. Con i nazisti.
E' chiaro che la Vaccari non la pensa così, anzi. Ed è altrettanto chiaro che il direttore de “L'Arena” neanche sa di cosa si parla.
Cose di poca importanza? Credo di no.
Giorgio Bragaja
Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop-3-11-2012 su: una foto d'epoca
Titolo de “L'Arena” due giorni fa: “Verona rende onore all'Ottavo Bersaglieri-Verrà conferita la cittadinanza onoraria alla bandiera di guerra del Reggimento entrato nella storia militare della nostra città”.
L'articolo, di Alessandra Vaccari, è corredato da una foto con i bersaglieri che sfilano a passo di corsa in piazza Bra.
La foto (è scritto sotto) è del 1944. Repubblica di Salò.
L'Ottavo Reggimento Bersaglieri ( la sua caserma era a San Zeno ) costituito più di un secolo fa, mi pare, nel 1871, ha partecipato a tutte le guerre, dalla fine del ' 800 in poi.
In Eritrea, poi a Candia, poi in Cina, poi la guerra italo turca, poi la prima guerra mondiale, poi la seconda guerra mondiale in Albania, in Grecia, in Africa, e poi ai giorni nostri ovunque in aiuto a terremotati e alluvionati e, oggi, in giro per il mondo in “missioni di pace”. La foto scelta dalla Vaccari ( non ditemi che è stata una scelta di un qualsiasi altro redattore o del direttore ) riguarda però proprio il periodo della repubblica fascista.
Che senso ha? E', questa, la foto che rappresenta la centenaria storia del reggimento?
Proprio quella e solo quella foto tra le centinaia di foto che, magari, ritraggono i bersaglieri mentre. prima del '43 sfilano nelle vie e piazze di Verona? Ricordo che, spesso, il reggimento, andava, a passo di corsa, fino alla cattedrale di santa Anastasia per la messa. Lo vedevo dalle finestre di casa mia. E, spesso, la sua fanfara suonava sul Liston in piazza Bra.
Ma, forse, quella foto è stata messa lì per compiacere qualche residuo nostalgico dei “bei tempi”.
I miei tre fratelli sono stati tutti bersaglieri dell'ottavo reggimento, chi ufficiale, chi allievo ufficiale, chi semplice bersagliere e hanno combattuto in Albania, in Africa e al confine orientale. Il più giovane di loro, volontario proprio in quel reparto di bersaglieri, a diciotto anni, ne l' ottobre del 1943, è morto in Friuli ucciso, assieme a Stefano Rizzardi, dai partigiani jugoslavi.
Il mio legame con lui era strettissimo, era il fratello maggiore che mi insegnava a giocare, che mi accompagnava a scuola nei primi anni delle elementari nel rione della Carega, ma, tuttavia, ciò non mi impedisce di dire che quel reggimento di bersaglieri del 1943, combattendo nelle cui file mio fratello è morto, come altri giovani veronesi, non rappresenta, proprio quello e solo quello, la centenaria storia de l' Ottavo reggimento bersaglieri.
E, tra l'altro, nel 1944, non si chiamava neppure più Ottavo Reggimento Bersaglieri ma “Battaglione Bersaglieri Benito Mussolini”.
Perché, nel 1943, quel reggimento si era collocato dalla parte sbagliata. Con i nazisti.
E' chiaro che la Vaccari non la pensa così, anzi. Ed è altrettanto chiaro che il direttore de “L'Arena” neanche sa di cosa si parla.
Cose di poca importanza? Credo di no.
Giorgio Bragaja
Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop 16-10-2012 su si salvi chi può e altro
E' un “si salvi chi può” disperato e generalizzato.
Ieri Forza Italia, oggi il Pdl.
Le previsioni sono nere.
Berlusconi sparito,o quasi, dalla scena politica, la Lega al minimo del gradimento, la devastazione delle inchieste e degli arresti, ognuno, nella maggioranza, pensa per sé stesso e solo per sé stesso.
A Roma come a Verona.
Il vicesindaco Giacino non ha perso tempo e ha anticipato tutti.
Capito che, tra non molto, probabilmente prima della scadenza del mandato, la barca di Tosi salperà per altri lidi e tenterà di avvicinarsi a porti più opulenti, Venezia o Roma o Strasburgo, e che, via Tosi, per i suoi amici e famigli veronesi la vita si farà dura, ha avuto una pensata: perché non posso apparire io come quello che, in forte anticipo, lancia l'idea, per esempio, di Tosi deputato con una lista nazionale fatta da “amministratori che abbiano dimostrato di meritare la fiducia dei loro amministrati al di fuori di quei partiti cui la gente non crede più” ?
Una sorta di lista Tosi nazionale.
E con dentro anche il nostro Giacino, naturalmente, perché anche lui si considera un bravo amministratore anche se quasi nessuno sa cosa abbia fatto di notevole in questi anni ( oltre a sostituire il sindaco al taglio di qualche nastro), e come tale si considera meritevole di una promozione a più alti incarichi, deputato anche lui al fianco di Tosi.
Se chiedete in giro “lei sa chi è Giacino? “ vi sentirete rispondere, parenti esclusi: ”Giacino chi?”.
Ma tant'è, la disperazione del “si salvi chi può” è tale che sta investendo un po' tutti i miracolati da Tosi.
Presidenti e consiglieri di amministrazione di Enti comunali e Aziende pubbliche (quasi tutti di destra o estrema destra) e quasi tutti senza alcuna esperienza o competenza, nominati solo perché fedeli al capo al quale diranno sempre di si, fiutano l'aria, sentono che qualcosa sta cambiando e che loro saranno i primi a pagare.
Maurizio Filippi, Andrea Miglioranzi e soci presiedono istituzioni e Enti pubblici di enorme importanza, di ricerca o di servizi come il Parco scientifico e tecnologico “Verona Innovazione “ o AMIA o altre aziende avendo fatto prima rispettivamente, mi pare, il tabaccaio il primo e il rappresentante di caramelle il secondo, con tutto il rispetto per questi mestieri, e altri che si sono occupati di cose che comunque nulla hanno a che fare con gli incarichi loro regalati da Tosi.
Miglioranzi, veramente, un merito e una positiva esperienza, agli occhi di Tosi, ce l'ha.
Faceva parte fino a pochi anni fa del complesso musicale Gesta Bellica, quello che cantava morte agli ebrei e viva Priebke. Ora è dirigente del movimento politico Partito Nazionale Fiamma Futura il cui acronimo è PNFF che richiama, volutamente, l'altro acronimo: PNF. Cioè quello del tristemente famoso Partito Nazionale Fascista del ventennio.
Fino a poco tempo fa l'acronimo amato da Miglioranzi e dai suoi amuci era il numero 88.
Il numero 8 nel nostro alfabeto sta alla lettera H. Due H, cioè HH, significano, per questi giocherelloni, Heil Hitler.
Via Tosi tutti costoro resteranno, giustamente, come si usa dire, “in braghe di tela” e sotto le intemperie.
Perché, le intemperie, arriveranno.
Cinque giovani veronesi, sul lago, massacrano di botte un ragazzo.
Bastonate, calci, cinghiate.
Risultato: fratture, tagli....prognosi 60 giorni.
Poliziotti, psicologi, giornali e Tv: “....ma il movente non è politico”.
Si da il caso, però, che gli aggressori siano, a quanto pare, tutti di estrema destra, di Forza Nuova, tutti fedeli della doppia H.
Giorgio Bragaja
Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
intervento per radiopop 3 ottobre 2012 su “intransigenza”, case Mazzanti e altro.
“ Sono diventato meno intransigente “ ha dichiarato qualche giorno, fa durante una delle sue quasi quotidiane interviste a giornali e Tv, il sindaco di Verona Flavio Tosi.
La categoria dell'intransigenza, comunemente, viene associata a valori nobili.
Tosi è stato condannato, in via definitiva dopo tre gradi di giudizio, per razzismo non per intransigenza.
Quando parla di sé dovrebbe essere più preciso.
Comunque se intendeva dire: “ sono diventato meno razzista”, ce ne rallegriamo.
La stampa internazionale ha detto (scritto) che piazza Erbe è la più bella piazza del mondo.
Ivan Zerbato ha espresso pubblicamente, e con ragione, la sua disapprovazione per il colore dell'intonaco, color giallo canarino, con il quale è stata ricoperta una delle case Mazzanti in piazza Erbe, quella vicina a via della Costa.
Anni fa, fu restaurato un affresco delle Case Mazzanti, quello più a sinistra sulla facciata della casa che fa angolo con corso santa Anastasia, affresco che tuttavia era ancora ben visibile.
Dopo qualche tempo, poco, l'affresco sparì quasi completamente e ora resta un vasto muro desolatamente grigio con qualche residua traccia di colore.
L'intervento di restauro era evidentemente sbagliato.
L'anno scorso, o l'altr'anno, sempre in questa (quasi) settimanale rubrica azzardai una proposta:
perché non “ravvivarlo”, quell'affresco, ripristinarlo, ricostruirlo, farlo rivivere, riportarlo come era prima del restauro sbagliato?
In fondo si tratterebbe solo di rimediare ad un errore umano di oggi e non di ignorare, artificiosamente e volgarmente, gli effetti del naturale ma implacabile trascorrere dei secoli.
Intere città d'arte in Europa sono state ricostruite tali e quali dopo la guerra e perché no un affresco?
Un esponente de Pdl lombardo, un certo Piazza, presidente di una importante istituzione pubblica parcheggia la sua Jaguar nel posto riservato ad un invalido , l'invalido protesta ma l'altro se ne frega. L'invalido chiama un vigile che da una multa al prepotente.
Questi si allontana, si procura un punteruolo, torna e buca tutte le gomme della macchina dell'invalido.
Così ne scrive “il manifesto”: “....se domani si deplorerà che qualcuno abbia messo mano ai forconi non bisognerà andare a chiederne conto agli incazzati, agli umiliati, ai depredati, agli offesi, ma rivolgersi gentilmente ai signori Piazza, Fiorito, Polverini, Turano e agli altri come loro...perché non vorremmo, un domani, trovarci a deplorare, contriti, un tragico passare alle vie di fatto, che, forse, in altri luoghi, in altre latitudini, in altri contesti meno ottenebrati, sarebbe già avvenuto”.
Commento e giudizio troppo pessimisti, addirittura catastrofici?
Io, per consolidate abitudini, spesso giro per il centro e poi mi fermo in corte Sgarzarie dove trovo vecchi e nuovi amici.
Fino ad un paio di anni fa ci si trovava in piazza Erbe all'angolo con corso santa Anastasia, proprio sotto l'affresco di cui sopra, ma poi anche quel posto, come tanti altri, si era autopromosso di rango diventando un “quasi ristorante” ai tavolini del quale non è più consentito sedersi per gustare una sola modesta consumazione cioè un bianco o un rosso e così ci siamo trasferiti nella più accogliente corte Sgarzarie.
Ebbene i commenti di questi miei vecchi e nuovi amici, quasi tutti di idee politiche diverse dalle mie e appartenenti a categorie sociali le più diverse, concordano con il commento de “il manifesto”.
Anzi, per qualcuno di loro i forconi non bastano.
L'Istat, l'Istituto di statistica nazionale, rileva che il 98% degli italiani si informa solo con la Tv.
Anni e anni fa a Verona c'era una emittente radiofonica di sinistra, “Radio Centrale” diventata poi, per breve tempo prima di scomparire, una rete televisiva ,”Tele centrale”, sostenute finanziariamente, la radio e la televisione, dalla generosità dell'avvocato radicale veronese Bruno Kovarich.
Io collaboravo per i commenti politici.
Le difficoltà erano enormi e la generosità di Kovarich non sarebbe stata eterna.
E infatti fu così e ora a Verona l'informazione alternativa è praticamente affidata solo a questa radio, a Radio Popolare Verona....che non è una televisione e che funziona solo grazie al lavoro volontario e all'impegno di pochi.
Un esposto denuncia di un gruppo di cittadini di Veronetta ha indotto la magistratura ad aprire un fascicolo per verificare la possibile presenza e dispersione nell'aria di polveri di amianto durante i lavori in corso alla Passalacqua.
Naturalmente il Comune per bocca dell'assessore Giacino ha detto che amianto non ce n'è.
Vedremo.
Giorgio Bragaja
Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona.
17 febbraio 2013
Intervento a radio pop 16-9-2012
Quando Monti fu nominato (non eletto) capo del governo, in uno di questi miei interventi affermai che, utilizzando la sua fama di persona seria, sarebbe riuscito a fare quel che a Berlusconi non era stato permesso fare.
Era una previsione facile facile.
Ma la realtà sta dimostrando che era una previsione al ribasso.
Infatti: Monti afferma che lo Statuto dei lavoratori ha portato più danni che benefici ai lavoratori stessi e, conformemente a questa sua pensata, di quello Statuto non tiene gran conto. La sua ministra Fornero afferma che il lavoro non è un diritto confermando di non aver mai letto la nostra Costituzione e che le sue lacrime al momento della nomina non erano dovute alla consapevolezza della pesante responsabilità che si stava assumendo ma erano dovute alla incontenibile gioia e meraviglia per la botta di fortuna che le era immeritatamente piovuta dal cielo.
E c'è ancora chi scrive e dice che la lotta di classe e le ideologie sono roba del secolo scorso, oramai morte e sepolte.
Renzi, sindaco di Firenze ma più noto come “il rottamatore”, è partito da Verona con il suo camper per un tour italiano durante il quale si batterà, dice, per svecchiare, rottamare, il suo partito, il Pd, ma anche gli altri partiti, i sindacati, le istituzioni e si propone come capo del governo se il Pd dovesse vincere le prossime elezioni.
Largo ai giovani politici e via i vecchi politici.
Fa bene? Ha ragione?
In qualche misura si.
Però....
Qualche volta sono andato ad assistere alle sedute del consiglio comunale, leggo sui giornali i resoconti delle sedute, ascolto alla radio e alla televisione i discorsi, le dichiarazioni, le interviste dei nuovi giovani politici veronesi e non.
Se devo dir la verità non mi sembrano granché.
Non è la solita solfa di “...ai miei tempi...” ecc. ecc.
Se ne avete la voglia e il tempo andate qualche volta anche voi ad assistere alle sedute del consiglio, ad ascoltarli dal vivo e riconoscerete che una qualche ragione ce l'ho.
Perciò se Renzi vuole rottamare non si limiti al vecchio e usato ( che, spesso, è “usato garantito”) ma dia un'occhiata anche al nuovo. Il materiale non è del migliore e la resa è piuttosto scarsa.
Nel precedente intervento, la settimana scorsa, avevo parlato degli spettacoli in Arena e al Teatro romano criticando i primi ed elogiando i secondi attribuendo meriti e demeriti ai rispettivi responsabili.
Bene Savorelli per il Teatro Romano, male Girondini per la lirica in arena.
L'altro giorno la Federazione della Sinistra, il Partito Socialista e Sinistra Ecologia e Libertà sono tornati ancora una volta sulla questione con una dichiarazione comune dal titolo significativo: “ La lirica a Verona retrocessa in Serie B”.
E dicono: “La situazione areniana è il fallimento più clamoroso, non solo per il calo di spettatori e incassi, ma per la qualità delle perdite e per la mancanza assoluta di una proposta di inversione della rotta.
E il calo del turismo non c'entra assolutamente nulla perché altrimenti non si spiegherebbero le cifre record di Salisburgo ma neppure quelle positive di teatri di qualità (Macerata) o quelle in crescita del Teatro Romano a Verona.
I turisti, purtroppo, sono oramai gli unici spettatori del Festival lirico mentre da anni non vengono più a Verona i melomani e gli appassionati dall'Italia e dall'estero preferendo altre piazze di caratura e serietà superiore.
In realtà il buco del 2012 è il coronamento inevitabile di una politica culturalmente disastrosa di Tosi e Girondini politica che ha affossato, anno dopo anno, la musica lirica a vantaggio di altre manifestazioni di cassetta”.
Silvia Nicolis, imprenditrice, direttrice del museo Nicolis di Villafranca, presidente della sezione turismo di Confindustria dice: “....le mostre sono mancate del tutto....anche la stagione lirica ha segnato un momento di difficoltà: qualcuno dice che sia mancata la qualità....voglio credere che all'interno della Fondazione Arena ci sia una totale competenza per scelte di qualità...”.
Un modo molto beneducato, molto “inglese”, per dire, sostanzialmente, le stesse cose dette da quei sovversivi di cui sopra.
Giorgio Bragaja
Questo e i precedenti interventi si trovano digitando: Radio Popolare Verona
.
a radiopop luglio 2012 varie di fine estate
La stagione degli spettacoli al Teatro Romano è andata molto bene.
Gli spettatori sono aumentati e le rappresentazioni si sono mantenute al solito buon livello come del resto c'era da aspettarsi conoscendo bene, e da lungo tempo, fin dalla mia esperienza in consiglio comunale, le capacità e l'esperienza del responsabile del settore cioè chi, in definitiva, ha più voce in capitolo per quel che riguarda la scelta degli spettacoli, dei registi e quant'altro: Savorelli.
La stagione degli spettacoli lirici in Arena è andata molto male .
Non conosco altrettanto bene le capacità e l'esperienza del responsabile del settore, Girondini, però, pur essendo forse vero che l'abito non fa il monaco, se penso a certe sue mises viste in qualche occasione mondana, capigliatura parruccata e fusciacche addominali violacee, qualche dubbio sulle sue scelte per gli spettacoli in arena poteva essere più che legittimo.
Quando il sindaco Tosi era assessore in Regione si portò dietro Girondini e lo nominò responsabile del settore cultura.
Quando Tosi tornò a Verona per fare il sindaco riportò con sé anche Girondini e lo nominò sovrintendente dell'Ente Lirico.
Tosi-Girondini è così diventato un binomio inscindibile.
Non risultano tracce importanti del lavoro di Girondini in Regione. Invece, ci sono tracce importanti del suo lavoro a Verona.
In arena spettatori in calo, livello artistico degli spettacoli a dir poco deludente.
Il suo sodale, Tosi, non è da meno.
In città non una mostra dignitosa. Castelvecchio, Palazzo Forti, Palazzi Scaligeri, Gran Guardia, come morti.
Mantova, Ferrara, Brescia, Trento, Vicenza, Padova, Rovereto, per non dire di Venezia, allestiscono mostre in continuazione e mai men che dignitose, spesso di alto livello.
Tosi ha preteso per sé anche l'assessorato alla cultura e pensa perciò che sia suo compito principale dare la caccia ai turisti, soprattutto giovani, che mangiano panini sugli scalini della Domus Mercatorum in piazza Erbe e a chi gli fa osservare che i giovani turisti con pochi soldi di oggi tra cinque, dieci anni potrebbero essere i turisti che portano molti soldi a Verona, risponde, all'unisono con quel genio dell'ex presidente degli albergatori veronesi di confindustria, tale Cavara, che è meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Oggi le multe a chi mangia un panino in piazza Erbe.
Tra qualche settimana salsicce a volontà in piazza dei Signori per le sagre degli amici tirolesi dell'assessore Corsi e del sindaco Tosi.
Del resto Tosi è pur sempre quello dei “quattro sassi” . Cioè i reperti archeologici.
Un paio d'anni fa un noto imprenditore veronese mi disse di aver affidato, perché fosse esposta, la sua ricca collezione di quadri (impressionisti e non solo) al Mart, il museo di Rovereto e non a qualche istituzione veronese perché qui non se la meritavano.
In Tv ( se ricordo bene sulla rete “7” ) una conduttrice che, a pare mio, non l'ha molto in simpatia, gli ricorda che lui, Tosi, ha dichiarato di avere tre pistole. E Tosi risponde: ”Si, è vero; è perché sono stato minacciato e ho anche un fucile con la licenza di caccia”.
Tre? Una per un aggressore rom, una per un aggressore marocchino e una per un aggressore albanese?
Non ha fatto una gran bella figura. Forse il suo suggeritore, il capo ufficio stampa Roberto Bolis, è in ferie.
Sul tema delle alleanze Tosi ha dichiarato l'altro giorno: “ per il prossimo governo la Lega non dovrebbe guardare il colore politico di chi ha di fronte”.
E' vero. Lui non ha bisogno di guardare. Va sicuro. A occhi chiusi. Infatti il responsabile della sua campagna elettorale è stato tale Andrea Miglioranzi, esponente della destra veronese più estrema, che senza pudore alcuno dichiara apertamente di essere fascista.
E, siccome ha lavorato bene, ora Miglioranzi è diventato anche presidente dell'Amia con relativo lauto emolumento.
Se osserviamo il panorama degli eletti in cariche istituzionali e dei nominati alle presidenze e nei consigli di amministrazione degli Enti pubblici, Verona si conferma come la città più a destra d'Italia.
Ma non è una novità.
Giorgio Bragaja
I precedenti interventi si trovano su: Radio Popolare Verona
a radiopop luglio 2012 varie di fine estate
La stagione degli spettacoli al Teatro Romano è andata molto bene.
Gli spettatori sono aumentati e le rappresentazioni si sono mantenute al solito buon livello come del resto c'era da aspettarsi conoscendo bene, e da lungo tempo, fin dalla mia esperienza in consiglio comunale, le capacità e l'esperienza del responsabile del settore cioè chi, in definitiva, ha più voce in capitolo per quel che riguarda la scelta degli spettacoli, dei registi e quant'altro: Savorelli.
La stagione degli spettacoli lirici in Arena è andata molto male .
Non conosco altrettanto bene le capacità e l'esperienza del responsabile del settore, Girondini, però, pur essendo forse vero che l'abito non fa il monaco, se penso a certe sue mises viste in qualche occasione mondana, capigliatura parruccata e fusciacche addominali violacee, qualche dubbio sulle sue scelte per gli spettacoli in arena poteva essere più che legittimo.
Quando il sindaco Tosi era assessore in Regione si portò dietro Girondini e lo nominò responsabile del settore cultura.
Quando Tosi tornò a Verona per fare il sindaco riportò con sé anche Girondini e lo nominò sovrintendente dell'Ente Lirico.
Tosi-Girondini è così diventato un binomio inscindibile.
Non risultano tracce importanti del lavoro di Girondini in Regione. Invece, ci sono tracce importanti del suo lavoro a Verona.
In arena spettatori in calo, livello artistico degli spettacoli a dir poco deludente.
Il suo sodale, Tosi, non è da meno.
In città non una mostra dignitosa. Castelvecchio, Palazzo Forti, Palazzi Scaligeri, Gran Guardia, come morti.
Mantova, Ferrara, Brescia, Trento, Vicenza, Padova, Rovereto, per non dire di Venezia, allestiscono mostre in continuazione e mai men che dignitose, spesso di alto livello.
Tosi ha preteso per sé anche l'assessorato alla cultura e pensa perciò che sia suo compito principale dare la caccia ai turisti, soprattutto giovani, che mangiano panini sugli scalini della Domus Mercatorum in piazza Erbe e a chi gli fa osservare che i giovani turisti con pochi soldi di oggi tra cinque, dieci anni potrebbero essere i turisti che portano molti soldi a Verona, risponde, all'unisono con quel genio dell'ex presidente degli albergatori veronesi di confindustria, tale Cavara, che è meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Oggi le multe a chi mangia un panino in piazza Erbe.
Tra qualche settimana salsicce a volontà in piazza dei Signori per le sagre degli amici tirolesi dell'assessore Corsi e del sindaco Tosi.
Del resto Tosi è pur sempre quello dei “quattro sassi” . Cioè i reperti archeologici.
Un paio d'anni fa un noto imprenditore veronese mi disse di aver affidato, perché fosse esposta, la sua ricca collezione di quadri (impressionisti e non solo) al Mart, il museo di Rovereto e non a qualche istituzione veronese perché qui non se la meritavano.
In Tv ( se ricordo bene sulla rete “7” ) una conduttrice che, a pare mio, non l'ha molto in simpatia, gli ricorda che lui, Tosi, ha dichiarato di avere tre pistole. E Tosi risponde: ”Si, è vero; è perché sono stato minacciato e ho anche un fucile con la licenza di caccia”.
Tre? Una per un aggressore rom, una per un aggressore marocchino e una per un aggressore albanese?
Non ha fatto una gran bella figura. Forse il suo suggeritore, il capo ufficio stampa Roberto Bolis, è in ferie.
Sul tema delle alleanze Tosi ha dichiarato l'altro giorno: “ per il prossimo governo la Lega non dovrebbe guardare il colore politico di chi ha di fronte”.
E' vero. Lui non ha bisogno di guardare. Va sicuro. A occhi chiusi. Infatti il responsabile della sua campagna elettorale è stato tale Andrea Miglioranzi, esponente della destra veronese più estrema, che senza pudore alcuno dichiara apertamente di essere fascista.
E, siccome ha lavorato bene, ora Miglioranzi è diventato anche presidente dell'Amia con relativo lauto emolumento.
Se osserviamo il panorama degli eletti in cariche istituzionali e dei nominati alle presidenze e nei consigli di amministrazione degli Enti pubblici, Verona si conferma come la città più a destra d'Italia.
Ma non è una novità.
Giorgio Bragaja
I precedenti interventi si trovano su: Radio Popolare Verona
Iscriviti a:
Post (Atom)