08 aprile 2011

Intervento a radiopop 8-4-2011 la Capitolare, monumenti, la Passalacqua e ancora la guerra

Trecento migranti tra i quali donne e bambini provenienti dalla Libia annegano nel Mediterraneo.
Scappavano dalla guerra. Altri, quanti altri non sappiamo, partono e non arrivano, scomparsi. Dall'Eritrea, dal Niger,.....da dove non c'è pane verso dove c'è pane e companatico.

Solo menti piccole, irriflessive e indecentemente egoiste possono pensare di riuscire a respingerli con blocchi navali o con eserciti regionali o, poi, contenerli con tendopoli o recinti.
Se i disperati pensano che tutto intorno a loro sia fame e miseria stanno fermi ma se capiscono che di la dal mare c'è, appunto, pane e companatico si muovono.

Continueranno a venire anche se i barconi affondano. Assisteremo a un miracolo: verranno a nuoto o addirittura cammineranno sulle acque perché nessuno riuscirà a fermare un padre e una madre che cercano cibo e avvenire per i loro figli.

Soprattutto dopo che la guerra sta dimostrando di perseguire, in realtà, quello che tutti i paesi occidentali, e Gheddafi insieme, vogliono: rallentare, ingabbiare, limitare la nuova rivolta araba e quella che ne dovrebbe essere la conseguenza e cioè la trasformazione democratica di quei Paesi liberi da condizionamenti politici ed economici neocolonialisti.
Trasformazione che sola potrebbe consentire uno sviluppo economico sul posto capace di creare lavoro e avvenire e fermare l'esodo..

La guerra dicono di farla per cambiare. In realtà la fanno per non cambiare nulla.
Il nome dell'isola Lampedusa evoca il nome dello scrittore de “Il gattopardo”. “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
Ma i disperati del mondo, anche se non hanno letto il libro, hanno capito come vanno le cose e tutto cambierà.

Quello che segue può sembrare un argomento di secondaria importanza ma non lo è perché riguarda il peso che l'informazione locale ha sul più generale bagaglio informativo nazionale. Cioè riguarda il fatto che “L'Arena”, telenuovo e altri media locali sono stati determinanti nella formazione delle opinioni e dei giudizi di un ceto sociale misto, rancoroso e ignorante.

Qualche mese fa don Piazzi lasciò l'incarico di direttore della prestigiosa Biblioteca Capitolare di Verona e il vescovo Zenti nominò al suo posto don Bruno Fasani già direttore del settimanale della Diocesi “Verona Fedele”.
Ho molti amici cattolici con i quali mi trovo spesso. Alcuni di loro appresero la notizia di questa nomina con disappunto, altri con soddisfazione.

Il disappunto dei primi era dovuto al fatto che, essendo la Capitolare la biblioteca più antica del mondo nell'area della cultura latina, ritenevano la nomina di don Fasani del tutto inadeguata.

La soddisfazione degli altri, pur d'accordo con i primi sulla inadeguatezza del prescelto, era dovuta al fatto che, ricordando il detto latino: promoveatur ut amoveatur, pensavano che il vescovo con quella nomina avesse finalmente, diciamo così, promosso don Fasani per rimuoverlo dal suo, ormai ingombrante impegno, nel settimanale diocesano.

Perché è pur vero che don Fasani da tempo non ne era più il direttore ma una intera pagina, la seconda, quella del commento politico e delle lettere, quella che dà l'impronta politica ad un giornale, era, ed è, rimasta sua e chi ha un po' di esperienza in questo campo sa che questo tipo di pagina è la più seguita dai lettori e se a ciò aggiungiamo il fatto che “Verona Fedele” tira decine di migliaia di copie e che perciò viene letto da buona parte dei veronesi ben si capisce la soddisfazione di quei miei amici cattolici che credevano, e speravano, che la sua nomina a direttore della Capitolare preludesse ad un suo soffice allontanamento dalla politica attiva, almeno da quella giornalistica, e che la sua inadeguatezza al nuovo ruolo potesse essere sopportata. Tanto, è difficile fare danni alla Capitolare.

Ma i mesi son passati don Fasani è ancora lì e quei miei amici cattolici non sono più tanto soddisfatti.

Don Fasani, che sa scrivere, anche se in un modo che a me non piace per alcune punte di compiaciuta volgarità, quasi volesse dimostrare che è un prete “di mondo”, su “Verona fedele” ha scritto e scrive: “....ce l'hanno con Berlusconi perché gli piacciono le donne” “....sul nucleare bisogna lasciar decantare l'emozione e onestamente non riesco a vedere alternative credibili al nucleare” “....mi chiedo e chiedo se non sia arrivato il tempo di chiedere una rapida privatizzazione della Rai” e avanti così.

E sulla giustizia la settimana passata è incorso in un piccolo, ma rivelatore, infortunio. Ad un lettore che gli aveva fatto delle domande sulla riforma della “giustizia”, rispose parlando, invece, di riforma della “magistratura” cioè usando, inconsapevolmente, lo stesso lessico di Berlusconi e di Alfano cioè, per lui come per Berlusconi e Alfano, si tratta di intervenire sulla “magistratura” , di limitarne l'indipendenza e la libertà di giudizio, più che sul funzionamento della “giustizia”.

Ho parlato troppo di “Verona Fedele” e di don Fasani? Mi son lasciato prendere la mano?
Non credo. Non lo credo perché ricordo bene come sia stato uno dei grandi errori dell'area progressista italiana, e veronese, la sottovalutazione dell'importanza dei mezzi di comunicazione locali, carta stampata e radio e televisione, lasciando così il campo completamente, o quasi, sguarnito e cioè facilmente coltivato e messo a frutto oltre che da “L'Arena” dalle varie Telearena, Telenuovo, Radiomaria, Verona Fedele, e parenti vari e multicolori tutti più o meno, però, della stessa famiglia salvo il “Corriere della sera” (inserto veronese), pochi altri e, naturalmente, Radio Popolare.

E ancora oggi l'area progressista veronese fatica a mettere insieme un progetto per l'informazione democratica in questa città.
Però, come si usa dire, non è mai troppo tardi.

Notizia dell'ultima ora: la Consulta ha bocciato la norma che consentiva ai sindaci di perseguire mendicanti e lucciole perché viola ben tre articoli della Costituzione. Il sindaco Tosi dice che la decisione della Consulta è sbagliata. Ieri Tosi ha consentito l'uso del teatro Camploy all'Arcigay proseguendo nel suo tentativo di accreditarsi come volto presentabile della Lega, oggi la Consulta ci ha ripresentato l'altro volto della Lega e di Tosi, quello impresentabile, quello vero.


Buona giornata.

Giorgio Bragaja

per gli interventi precedenti e altro cercare su: giorgiobragaja.blogspot.com
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