24 giugno 2010

a radiopop il 24-6-2010 su Verona fortunata, Glaxo, un trentennale a modo loro

Verona, la nostra città è fortunata: ha un sindaco, Tosi, che va su tutte le TV e adesso ha pure un ministro tutto suo: Brancher.

Però ci dimentichiamo di avere anche un altro veronese importante: il giovane concittadino Federico Bricolo che è addirittura capogruppo dei senatori della Lega al Senato della Repubblica.
Veramente non è che ce ne fossimo dimenticati ma da quasi tre anni appare una volta alla settimana in televisione solo per pronunciare sempre la stessa frase con sempre la stessa espressione: “Il governo lavora, lasciatelo lavorare” e così dopo un po' di tempo uno si abitua, non lo memorizza, non lo trattiene, se ne sbarazza, non lo percepisce più nemmeno visivamente, scompare.

Tanto più che nessuno sa cosa abbia fatto o stia facendo in Senato.
Fino a qualche giorno fa. Fino a quando è giunta la notizia che il nostro giovane concittadino, ha introdotto nel famigerato disegno di legge sulle intercettazioni un ancor più famigerato emendamento che inventa il termine di ” violenza sessuale di lieve entità “ nei confronti dei minori.

Cioè propone l'abolizione dell'obbligo di arresto nei casi di violenza sessuale nei confronti dei bambini se la violenza è di “lieve entità”.

“Lieve entità”.L'idea che una qualche violenza sui bambini possa essere definita “lieve” può essere maturata solo in menti contorte e sessualmente disturbate.


Il senatore Bricolo, mesi fa, aveva, invece, proposto il carcere per “ ...chi rimuove il crocefisso da un edificio pubblico” ritenendo, questo, un reato più grave degli abusi sessuali sui bambini.

Così Verona oltre ad avere un sindaco condannato in via definitiva per propaganda di idee razziste e un nuovo ministro che, dopo aver passato tre mesi in carcere, è sotto processo per appropriazione indebita, abbiamo anche un senatore che indulge sui colpevoli di reati sessuali sui bambini.
Verona è proprio fortunata.
A proposito la nomina a ministro di Brancher è arrivata appena in tempo per consentirgli di non presentarsi, tra poche ore, all'udienza processuale.

Glaxo. Si, ancora Glaxo perché lo svolgimento della vicenda non mi ha convinto.

Quel che si sa dai giornali: la Glaxo qualche mese fa annuncia che la sede di Verona (500 ricercatori, più gli addetti alla produzione, più l'indotto) non è più sostenibile e perciò verrà chiusa e tutti a casa. Sorpresa e sgomento tra i dipendenti e la notizia è di quelle che tengono banco su TV radio e giornali. Intervengono tutti, sindaco ministri, sindacati...

Dopo un po' di tempo una notizia rassicurante: si è fatta viva una multinazionale americana, la Aptuit, che si dichiara disponibile a rilevare, a comprare, la Glaxo con, dice, l'impegno a mantenere l'occupazione almeno per tre anni.

Cominciano le trattative tra le due aziende, tra chi vende e chi compra, con intermediario il governo e la partecipazione dei sindacati in un clima generale che è quello della globalizzazione che prevede salari e diritti spinti verso il basso e con molta disponibilità di forza lavoro a Est e a Sud del mondo e senza un collegamento internazionale tra le forze sindacali.

Si arriva quasi alla conclusione delle trattative e tutti, o quasi tutti, dicono che il risultato sarà soddisfacente.
Tra qualche settimana dovrà esserci la definizione dell'accordo con gli ultimi particolari.
Ci sono perplessità e timori detti sottovoce: con che prodotti continua la ricerca? Aptuit si occupa quasi esclusivamente di erogazione di servizi non di inventare farmaci il che può comportare un abbandono della ricerca. E dopo i tre anni? E l'indotto? E la commercializzazione?
Ricercatori Glaxo non italiani cominciano a pensare ad un altra sistemazione. Alcuni se ne sono già andati.
Tutti pensano: non sarà più come prima ma accontentiamoci. Poteva andare peggio.

Io mi sono fatto un idea un po' diversa sul come sono andate le cose.
La Glaxo ad un certo punto per motivi vari: bilancio non soddisfacente, ristrutturazione della ricerca, ridislocazione delle attività...decide di andarsene da Verona.
E senza dir niente a nessuno si accorda con Aptuit.

Quando l'accordo è a buon punto allora, e solo allora, dichiara pubblicamente la sua intenzione di chiudere a Verona, senza alternative, suscitando paura e disperazione.
Si pensa come organizzare la protesta
Dopo un po' appare l'alternativa Aptuit che dice di essere disposta a rilevare la sede di Verona.
Dalla disperazione si passa alla speranza e cominciano le trattative tirando un sospiro di sollievo.

Qualcuno può dire: ma perché la Glaxo avrebbe fatto questa manfrina cioè non annunciare, contemporaneamente alla decisione di andarsene, che c'è un compratore?

Perché dopo il “chiudo tutto” ogni altra e diversa soluzione, anche pessima, sarà la benvenuta e poco contrattata.

Perché è una vecchia e consolidata tecnica. Ha quasi sempre funzionato in periodi di crisi.

Perché introducendo solo in un secondo tempo il salvatore, ha smorzato, spezzato, indebolito il livello della protesta appena cominciata ma non ancora ben organizzata e robusta.

Altro argomento.

Il “Premio pari opportunità” premio che il Comune assegna a chi si distingue nell'impegno per riscattare la donna dai mille ostacoli esistenti nel suo cammino verso una effettiva uguaglianza, è stato assegnato al giornalista de “L'Arena” Silvino Gonzato per la sua giornaliera rubrica “La posta della Olga”.

Particolare curioso: a consegnare il premio è stato, naturalmente, l'assessore alle pari opportunità del Comune cioè l'assessore Di Dio, destra della destra, per lui il presidente della Camera Fini è un comunista.

L'assessore Di Dio quando fu nominato alle pari opportunità disse: (L'Arena) “ Pari opportunità? Si ma per gli uomini perché le donne di opportunità ne hanno avuto anche troppe”.
E non era una battuta.

Il trentennale delle Circoscrizioni la prossima volta.

Giorgio Bragaja

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