intervento a radiopop 25-3-2011 guerra, migranti in Veneto e a Verona, e altro
Siamo in guerra però non spariamo. Ameno fino a questa mattina.
Il ministro Ignazio La Russa ha detto: i nostri aerei Tornado hanno compiuto già molte missioni ma non hanno sparato un colpo.
Cioè noi siamo si in guerra ma siamo buoni.
Vediamo un po'. La missione affidata agli aerei italiani è quella di verificare la possibilità di reazione della difesa contraerea libica e, nel caso questa possibilità ci fosse, neutralizzarla.
Gli aerei italiani hanno verificato che non c'era pericolo di reazione e i bombardieri francesi e inglesi hanno potuto agire indisturbati senza correre rischi.
Cioè noi teniamo fermo il nemico e gli altri giù botte.
Che differenza c'è?Francesi e inglesi e americani cattivi e noi siamo buoni?
Italiani brava gente come sempre?
Le dichiarazioni del ministro La Russa hanno un che di poco limpido, di furbastro, di tristo.
Quando si dice l'importanza de le physique du role.
A Lampedusa arrivano migliaia di persone che scappano dalla Libia, dalla Tunisia e da altri paesi del continente africano.
La stima che fa il governo è che in breve ne arriveranno circa 50 mila e pensano di distribuirli nelle varie regioni in proporzione al numero degli abitanti e tenendo conto di alcune particolarità.
Pare che al Veneto ne tocchino circa 5 mila.
La reazione del presidente della regione Veneto, Zaia, non si fa attendere: “ Siamo disponibili ad accogliere eventuali profughi dalla Libia, in particolare rifugiati politici, ma non accetteremo clandestini dal Maghreb, come quelli che stanno sbarcando in questi giorni nell'isola di Pantelleria”. Pantelleria?
Poi precisa: “Quelli di Lampedusa però sono clandestini, di profughi libici per ora ce ne sono zero”.
Perciò, in pratica, in Veneto niente.
Tosi dice: noi ne possiamo accogliere non più di trenta. Generoso.
La differenza tra profughi e clandestini oramai è impossibile perché è inesistente, non c'è più differenza tra chi fugge dalla guerra e chi fugge da una miseria omicida.
In queste ore stanno cercando un barcone con 380 eritrei a bordo che ha lanciato l'S.O.S da un qualche punto del Mediterraneo.
Eritrei. Li considerati profughi, clandestini, migranti, turisti...?
Io faccio un po' della mia spesa settimanale in un supermercato vicino a casa mia.
Ci sono intere scaffalature con cibo per cani e gatti. No, non sto facendo demagogia a buon mercato. Voglio solo fare un ragionamento che, spesso, ci rifiutiamo di fare.
Allora, crocchette di salmone, polpettine con verdure al vapore, lettiere disegnate da noti artisti...
E questi prodotti vengono anche reclamizzati in TV.
In Italia e a Verona ci sono associazioni per la protezione degli animali.
A Verona la vice ministra leghista Marini è giustamente nota per i suoi interventi a tutela degli animali (un po' meno a tutela dei mendicanti rom che rincorre per le strade del centro).
La presidente della commissione cultura del consiglio comunale di Verona, la AN Lucia Cametti è, altrettanto giustamente nota, come la Marini, per essersi sempre interessata alla tutela degli animali.
La ministra per il turismo Brambilla propone leggi con punizioni per chi maltratta gli animali, il Governo fa spot televisivi per proteggergli e, avvicinandosi il tempo delle vacanze, risentiremo i pressanti e commoventi inviti a non abbandonare cani e gatti....
In gran parte dei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo la fame non è una sconosciuta.
Ma nei paesi subsahariani la fame, la sete, le epidemie, la spaventosa mortalità infantile per denutrizione sono i compagni di ogni giorno della miserabile vita di quelle popolazioni che, tuttavia, hanno immense ricchezze sotto i loro piedi ricchezze che noi da tempo immemorabile rubiamo.
E come contropartita vendiamo loro le armi con le quali si massacreranno in guerre tribali e fin che
si ammazzano tra di loro noi possiamo stare tranquilli.
Però, però...
Magari non hanno cibo o acqua ma di sicuro qualcuno in quelle città e in quei villaggi ha la televisione o il cellulare o internet e tra una sparatoria e l'altra ci guardano e allora qualcuno, per esempio una donna, una madre, comincia a riflettere e pensa: se la, in Europa, in Italia, a Verona ci sono associazioni per proteggere gli animali, ci sono leggi che condannano chi li maltratta, c'è cibo in abbondanza per cani e gatti perché mio figlio deve morire di fame?
E parte, lei con il suo uomo e suo figlio e nessuno li può fermare perché, pensa, se proteggono e accolgono gli animali a maggior ragione accoglieranno, sfameranno e proteggeranno mio figlio e tutti noi.
Arriveranno, stanno arrivando. Saranno cacciati? Torneranno, sempre di più e più risoluti a restare.
E vinceranno loro perché sono tanti e hanno ragione e quando sono in tanti ad aver ragione, prima o dopo vincono.
E allora? Perché dobbiamo lasciare la soluzione del problema a Zaia a Tosi a Bricolo, a Maroni, a La Russa?
Non servono cervelli fangosi, otturati da pregiudizi e idiozie razziste, ma menti libere, qui e in tutto il mondo, ma soprattutto qui perché noi siamo a un giorno di barcone da loro e allora cominciamo a ragionare in grande a pensare a un mondo per i nostri nipoti e i loro nipoti, i nipoti di quelli dei barconi, appena un po' migliore di questo.
Ci riusciremo? Di sicuro no se non ci poniamo il problema.
Precedenti interventi a Radio Popolare e altro si trovano su:
giorgiobragaja.blogspot.com
25 marzo 2011
18 marzo 2011
intervento a radiopop 18-3-2011 su il150°,il nucleare a Verona, l'Arena e la Fenice e la Capitolare
Celebrazioni del 150 anniversario de l'unità d'Italia.
Mi faccio una intervista.
Domanda: hai partecipato alle celebrazioni per il 150° anniversario de l'unità d'Italia?
Risposta: si, con qualche riserva.
Domanda: allora anche tu ti commuovi quando senti l'inno di Mameli.
Risposta: checche ne dica Benigni parole e musica non sono un granché ma, se assisto ad una cerimonia, quando lo suonano mi alzo in piedi perché è l'inno del mio Paese, che amo, ma non mi commuovo. Mi commuovo quando ascolto l'Internazionale. Belle le parole e bella la musica.
Cambiamo argomento.
In Giappone è successo quello che sappiamo.
La ministra Prestigiacomo, ministra per l'ambiente, non ha dubbi:”...faremo lo stesso le centrali”.
Il territorio veronese era (e forse lo è ancora) tra quelli indicati per la costruzione di una centrale nucleare. Doveva essere la bassa legnaghese. Poi tutto fu sospeso e poi però si riprese con il governo Berlusconi.
L'allora ministro Zaia, a Roma, votò il piano nucleare ma poi, a Venezia, diventato governatore del veneto, disse (e continua a dire) che per fare le centrali nucleari in Veneto dovranno passare sul suo corpo.
La ministra Prestigiacomo, cambia un po' idea ma insiste: “...le centrali si faranno ma solo dove le regioni sono d'accordo”.
A ruota Vendola, governatore della Puglia fa sapere che loro si opporranno con i carri armati e Formigoni, governatore della Lombardia, fa sapere che per loro l'ipotesi di una centrale nucleare nella loro regione è già stata scartata da tempo.
Dunque si potrebbe dire che le regioni non le vorranno e così si può star tranquilli.
No. Non è così, intanto perché può ancora succedere che qualche regione, particolarmente povera, accetti in cambio di importanti finanziamenti e poi perché, con loro, non si sa mai.
E l'altro ieri si votava alla Camera una mozione, un documento che avrebbe impegnato il governo ad accorpare in una sola data lo svolgimento dei referendum (tra cui quello sul nucleare) con le elezioni amministrative, favorendo cosi il raggiungimento del quorum indispensabile per la validità del voto e dei referendum risparmiando anche 340 milioni di euro, non pochi dati i tempi che corrono.
Bene, anzi male. La mozione non è passata per un solo voto. Mancavano dieci deputati del partito democratico, del partito che aveva proposto la mozione.
Ora una considerazione “antipatica”.
In questi giorni tutti a lodare i giapponesi che, colpiti da questa terribile calamità, non protestano non urlano ma dimostrano una sofferenza “composta” e tutti qui a dire, ammirati, “come sono diversi da noi! ”.E' vero, sono diversi, e per alcuni aspetti è una diversità positiva, ma accettano ancora un imperatore che si ritiene di origine divina ( da noi ancora non c'è); nonostante Hiroshima e Nagasaki hanno accolto un sacco di centrali nucleari gestite da società private (che hanno mentito e continuano a mentire sulla gravità del pericolo), senza fare le barricate e adesso non urlano la loro rabbia, non accusano, sono “composti”.
Preferisco i napoletani, preferisco gli italiani, preferisco noi.
Nella nostra provincia, nell'Est veronese, a Soave e dintorni, dopo quattro mesi dall'alluvione che aveva semidistrutto quella economia, sono andati ancora sotto acqua.
I soldi per fare le opere di contenimento dei torrenti c'erano subito ma non è stato fatto niente.
Il presidente della Provincia, Miozzi, arrivato subito sul posto, di fronte alla rabbia e agli insulti dei cittadini di nuovo con le case invase dall'acqua, si è messo a urlare davanti alla televisione”...è una vergogna, non hanno fatto niente e c'erano i soldi, devono pagare, in quattro mesi non hanno mosso un dito ,bisogna mandarli a casa!”
Mandare a casa chi? Forse il geometra ultimo assunto all'ufficio tecnico della Provincia o del Genio civile o della Regione o del Consorzio di bonifica? O invece bisognerebbe mandare a casa chi avendo accettato i più alti gradi delle cariche civili deve assumersi anche le più alte responsabilità?
Come, per esempio, il presidente della Regione, e il suo assessore competente, o il presidente della Provincia, cioè Miozzi, e il suo assessore competente.
In questi quattro mesi hanno protestato contro chi doveva fare e non ha fatto?
Urlare, da parte di chi ha responsabilità, a disastro avvenuto, non serve a molto, fa solo aumentare la rabbia.
Due sole parole sul carnevale veronese.
Il patron del carnevale, Ginetto D'Agostino, detto anche Volkswagen, aveva intimato “...niente carri politici a Verona“ e, invece, un carro politico c'era. Uno solo.
In una città e in una provincia dove stracomandano Lega e Berlusconi quell'unico carro “politico” dei 70 presenti era quello che inneggiava a Berlusconi e sbeffeggiava quelli che lo attaccano.
Il responsabile del carro dichiara: “...il Cavaliere è incalzato dai draghi cioè da tutti coloro che lo combattono con ogni mezzo e noi siamo suoi sostenitori e speriamo che riesca a cavarsela”.
Cioè il carnevale, che storicamente è nato come un giorno di libertà per criticare il potere, è diventato invece, a Verona, una emanazione del potere tanto che persino il giornale “L'Arena” ha dovuto prendere le distanze.
La giunta Tosi ha dato moli soldi per il carnevale .
D'Agostino se li è meritati tutti, fino all'ultimo centesimo.
Per l'Arena, la Fenice, la Capitolare, sarà per la prossima volta.
Giorgio Bragaja
Per leggere gli interventi precedenti e altro: giorgiobragaja.blogspot.com
Celebrazioni del 150 anniversario de l'unità d'Italia.
Mi faccio una intervista.
Domanda: hai partecipato alle celebrazioni per il 150° anniversario de l'unità d'Italia?
Risposta: si, con qualche riserva.
Domanda: allora anche tu ti commuovi quando senti l'inno di Mameli.
Risposta: checche ne dica Benigni parole e musica non sono un granché ma, se assisto ad una cerimonia, quando lo suonano mi alzo in piedi perché è l'inno del mio Paese, che amo, ma non mi commuovo. Mi commuovo quando ascolto l'Internazionale. Belle le parole e bella la musica.
Cambiamo argomento.
In Giappone è successo quello che sappiamo.
La ministra Prestigiacomo, ministra per l'ambiente, non ha dubbi:”...faremo lo stesso le centrali”.
Il territorio veronese era (e forse lo è ancora) tra quelli indicati per la costruzione di una centrale nucleare. Doveva essere la bassa legnaghese. Poi tutto fu sospeso e poi però si riprese con il governo Berlusconi.
L'allora ministro Zaia, a Roma, votò il piano nucleare ma poi, a Venezia, diventato governatore del veneto, disse (e continua a dire) che per fare le centrali nucleari in Veneto dovranno passare sul suo corpo.
La ministra Prestigiacomo, cambia un po' idea ma insiste: “...le centrali si faranno ma solo dove le regioni sono d'accordo”.
A ruota Vendola, governatore della Puglia fa sapere che loro si opporranno con i carri armati e Formigoni, governatore della Lombardia, fa sapere che per loro l'ipotesi di una centrale nucleare nella loro regione è già stata scartata da tempo.
Dunque si potrebbe dire che le regioni non le vorranno e così si può star tranquilli.
No. Non è così, intanto perché può ancora succedere che qualche regione, particolarmente povera, accetti in cambio di importanti finanziamenti e poi perché, con loro, non si sa mai.
E l'altro ieri si votava alla Camera una mozione, un documento che avrebbe impegnato il governo ad accorpare in una sola data lo svolgimento dei referendum (tra cui quello sul nucleare) con le elezioni amministrative, favorendo cosi il raggiungimento del quorum indispensabile per la validità del voto e dei referendum risparmiando anche 340 milioni di euro, non pochi dati i tempi che corrono.
Bene, anzi male. La mozione non è passata per un solo voto. Mancavano dieci deputati del partito democratico, del partito che aveva proposto la mozione.
Ora una considerazione “antipatica”.
In questi giorni tutti a lodare i giapponesi che, colpiti da questa terribile calamità, non protestano non urlano ma dimostrano una sofferenza “composta” e tutti qui a dire, ammirati, “come sono diversi da noi! ”.E' vero, sono diversi, e per alcuni aspetti è una diversità positiva, ma accettano ancora un imperatore che si ritiene di origine divina ( da noi ancora non c'è); nonostante Hiroshima e Nagasaki hanno accolto un sacco di centrali nucleari gestite da società private (che hanno mentito e continuano a mentire sulla gravità del pericolo), senza fare le barricate e adesso non urlano la loro rabbia, non accusano, sono “composti”.
Preferisco i napoletani, preferisco gli italiani, preferisco noi.
Nella nostra provincia, nell'Est veronese, a Soave e dintorni, dopo quattro mesi dall'alluvione che aveva semidistrutto quella economia, sono andati ancora sotto acqua.
I soldi per fare le opere di contenimento dei torrenti c'erano subito ma non è stato fatto niente.
Il presidente della Provincia, Miozzi, arrivato subito sul posto, di fronte alla rabbia e agli insulti dei cittadini di nuovo con le case invase dall'acqua, si è messo a urlare davanti alla televisione”...è una vergogna, non hanno fatto niente e c'erano i soldi, devono pagare, in quattro mesi non hanno mosso un dito ,bisogna mandarli a casa!”
Mandare a casa chi? Forse il geometra ultimo assunto all'ufficio tecnico della Provincia o del Genio civile o della Regione o del Consorzio di bonifica? O invece bisognerebbe mandare a casa chi avendo accettato i più alti gradi delle cariche civili deve assumersi anche le più alte responsabilità?
Come, per esempio, il presidente della Regione, e il suo assessore competente, o il presidente della Provincia, cioè Miozzi, e il suo assessore competente.
In questi quattro mesi hanno protestato contro chi doveva fare e non ha fatto?
Urlare, da parte di chi ha responsabilità, a disastro avvenuto, non serve a molto, fa solo aumentare la rabbia.
Due sole parole sul carnevale veronese.
Il patron del carnevale, Ginetto D'Agostino, detto anche Volkswagen, aveva intimato “...niente carri politici a Verona“ e, invece, un carro politico c'era. Uno solo.
In una città e in una provincia dove stracomandano Lega e Berlusconi quell'unico carro “politico” dei 70 presenti era quello che inneggiava a Berlusconi e sbeffeggiava quelli che lo attaccano.
Il responsabile del carro dichiara: “...il Cavaliere è incalzato dai draghi cioè da tutti coloro che lo combattono con ogni mezzo e noi siamo suoi sostenitori e speriamo che riesca a cavarsela”.
Cioè il carnevale, che storicamente è nato come un giorno di libertà per criticare il potere, è diventato invece, a Verona, una emanazione del potere tanto che persino il giornale “L'Arena” ha dovuto prendere le distanze.
La giunta Tosi ha dato moli soldi per il carnevale .
D'Agostino se li è meritati tutti, fino all'ultimo centesimo.
Per l'Arena, la Fenice, la Capitolare, sarà per la prossima volta.
Giorgio Bragaja
Per leggere gli interventi precedenti e altro: giorgiobragaja.blogspot.com
11 marzo 2011
a radio popolare 11-3-2011 l'accoppiata vincente, che bravo Tosi, Capitolare, carnevale
A fare gli onori di casa c'era l'assessore alle pari opportunità del Comune di Verona Vittorio di Dio.
Memorabile la sua dichiarazione resa quando fu insediato in quell'incarico: “...pari opportunità? Per gli uomini perché le donne di opportunità ne hanno avute anche troppe”. A seguire, non meno illuminante, quella di qualche giorno fa sul caso Ruby: “...la colpa è delle donne che oramai sono troppo disponibili, nessuno ha ordinato loro di fare le escort”. Se la colpa è delle donne Silvio è una vittima.
Moderatrice del dibattito la giornalista Elena Gaiardoni passata, tempo fa, da “L'Arena” al “Giornale” della famiglia Berlusconi.
Sto parlando della celebrazione dell '”8 marzo” organizzata dalla Giunta al palazzo della Gran Guardia.
La moderatrice Gaiardoni, vera maitresse à penser, ha arricchito il dibattito con affermazioni come queste : “...il premier Silvio Berlusconi ha avuto il merito di farci affrontare la festa della donna in modo nuovo” e “...un presidente così divertente non ce l'avremo mai più” e ancora “...voglio toccare un argomento scabroso che non mi fanno mai toccare sui giornali ovvero che chi comanda in questo Paese è una lobby gay”.
I presenti sostengono che fosse sicuramente sobria ma, forse, un po' disturbata dalla notizia, appresa poco prima, che il marito, Alfredo Meocci, una volta grigio notabile democristiano e ora grosso esponente berlusconiano, con sentenza della Corte dei Conti dovrà restituire all'Erario 107 mila euro (circa 215 milioni delle vecchie lirette) in seguito alla vicenda della sua nomina a direttore generale della Rai, ritenuta illegittima.
Dopo le esternazioni della Gaiardoni molte delle donne presenti se ne sono andate protestando vivacemente.
Fortunatamente poco distante dalla Gran Guardia, sul Liston di piazza Bra. centinaia di donne con le candele accese hanno ricordato il perché la festa della donna si celebra in quella data cioè hanno voluto ricordare l'eccidio del 1908 a New York quando 129 donne furono lasciate morire nell'incendio della fabbrica dove lavoravano.
Nella corsa al peggio l'accoppiata Di Dio-Gaiardoni è sicuramente tra le favorite seguita a una incollatura dall'immancabile don Fasani sempre presente in questa gara.
Pochi giorni fa, infatti, sul settimanale diocesano “Verona Fedele” rispondendo a un lettore che si diceva indignato per l'atteggiamento troppo tiepido della Chiesa sulla vicenda Berlusconi-Ruby, così scriveva: “...una cannonata a Berlusconi sarebbe un tappeto rosso all'altra parte e Lei è proprio sicuro che dall'altra parte ci siano i poveri, i giusti, i moralmente ineccepibili?...se poi vuole che gliela dica tutta, la Chiesa non ha preso posizione neanche ai tempi della DC, la Chiesa non deve fare o disfare governi”.
A parte la spudorata menzogna sulla Chiesa silente ai tempi della DC e sulla sua imparzialità verso i governi di questa nostra Italia, don Fasani, a conti fatti, dice che è bene che ci teniamo Berlusconi e, d'altra parte, non è lui che ha anche scritto: “..ce l'hanno con Berlusconi solo perché gli piacciono le donne”?
Per chiudere questa prima parte ci vuole una boccata d'aria buona.
Rispondendo ad una intervistatrice, la dottoressa Annamaria Molino, senologa, direttore dell'Oncologia medica di Borgo Roma, afferma: “...le quote rosa? se veramente ci fosse meritocrazia e la professionalità venisse riconosciuta, le quote, oggi, dovrebbero chiederle gli uomini”. Parole sante.
Altro argomento.
Che bravo Tosi! che brava anche certa Lega!
Verona in questi giorni è attraversata da un fremito di ansiosa meraviglia per il nostro sindaco.
Comincia Gianbattista Ruffo (che è anche presidente onorario della gloriosa e antica Società Letteraria) con un lungo articolo su “L'Arena” elogia il fatto che Tosi abbia invitato il Presidente Napolitano a venire a Verona per il 150 anniversario de l'unità d'Italia.
Scelta coraggiosa, quella di Tosi, afferma Ruffo, poi svolge un inno al federalismo da costruire e auspica l'eliminazione dell'assistenzialismo di stato. e conclude: “...bisogna dare atto al sindaco di avere preso una iniziativa quanto mai opportuna e intelligente e di aver avuto anche il coraggio di portarla avanti andando controcorrente nel suo partito”.
Su “L'Arena” Maurizio Battista fa un ragionamento un po' più approfondito (non ci voleva molto) e parla di un cambio di rotta di Tosi, “da verde padano a italiano”. Cioè all'interno della Lega si starebbe consumando uno scontro tra la parte grezza, dura, di Bossi, di Gobbo, del Trota, di Borghezio, del sindaco e deputato Montagnoli, del capogruppo al senato Bricolo, che per l'occasione si è spostato da Ginevra, della Martini e altri contro l'area di Maroni e Tosi.
Ha ragione Maurizio Battista quando scrive che Tosi, con questi 'nuovi atteggiamenti' pensa di diventare punto di riferimento per i moderati di Verona.
Tosi, dice Battista, non è più il sindaco che firmava ordinanze a raffica, si è sganciato dai tradizionalisti cattolici, dialoga con le comunità straniere, frequenta i salotti televisivi, ha accettato di intitolare un ponte a Mariano Rumor citando il buon governo della DC veneta....e ne deduce, senza dirlo, che questa può essere una buona Lega e che, in fondo, con questa Lega bisognerà trattare.
Voglio fare alcune considerazioni.
Per prima cosa penso che a Tosi dei cento e cinquanta anni dell'Unità d'Italia gliene importi meno che niente. E così pure di Napolitano.
Penso che, in previsione del calo dei consensi a Berlusconi, stia mettendo in atto una strategia di facciata, e solo di facciata, di perbenismo per pescare voti in quell'area. Chi non voterà più Berlusconi non vorrà però votare Borghezio o il Trota e allora il nuovo Tosi si è vestito a nuovo per ricevere quei voti.
Però questo Tosi vestito a nuovo, l'altro giorno, ha incamerato nella sua compagine anche il peggio della destra violenta, xenofoba e incolta di Verona, quella che inneggia al boia delle fosse Ardeatine, quella il cui esponente in consiglio comunale si dichiara fascista, confermando così di non essere diverso da quel Tosi che pochi mesi fa sfilava con loro per le vie di Verona.
Battista scrive che Tosi mostra di non essere più quello delle ordinanze a raffica contro tutto e tutti quelli che non fossero omologabili ai principi discriminatori e razzisti della Lega.
Non è vero perché quelle ordinanze ci sono ancora tutte e sono, tutte con la loro ferocia sociale, ancora in vigore e Tosi le fa applicare. E continua a fare il palo a Berlusconi.
Questa Lega di Tosi è migliore perché invita Napolitano?
Giorgio Bragaja
Per i precedenti interventi (e altro) cercare su:
giorgiobragaja.blogspot.com
A fare gli onori di casa c'era l'assessore alle pari opportunità del Comune di Verona Vittorio di Dio.
Memorabile la sua dichiarazione resa quando fu insediato in quell'incarico: “...pari opportunità? Per gli uomini perché le donne di opportunità ne hanno avute anche troppe”. A seguire, non meno illuminante, quella di qualche giorno fa sul caso Ruby: “...la colpa è delle donne che oramai sono troppo disponibili, nessuno ha ordinato loro di fare le escort”. Se la colpa è delle donne Silvio è una vittima.
Moderatrice del dibattito la giornalista Elena Gaiardoni passata, tempo fa, da “L'Arena” al “Giornale” della famiglia Berlusconi.
Sto parlando della celebrazione dell '”8 marzo” organizzata dalla Giunta al palazzo della Gran Guardia.
La moderatrice Gaiardoni, vera maitresse à penser, ha arricchito il dibattito con affermazioni come queste : “...il premier Silvio Berlusconi ha avuto il merito di farci affrontare la festa della donna in modo nuovo” e “...un presidente così divertente non ce l'avremo mai più” e ancora “...voglio toccare un argomento scabroso che non mi fanno mai toccare sui giornali ovvero che chi comanda in questo Paese è una lobby gay”.
I presenti sostengono che fosse sicuramente sobria ma, forse, un po' disturbata dalla notizia, appresa poco prima, che il marito, Alfredo Meocci, una volta grigio notabile democristiano e ora grosso esponente berlusconiano, con sentenza della Corte dei Conti dovrà restituire all'Erario 107 mila euro (circa 215 milioni delle vecchie lirette) in seguito alla vicenda della sua nomina a direttore generale della Rai, ritenuta illegittima.
Dopo le esternazioni della Gaiardoni molte delle donne presenti se ne sono andate protestando vivacemente.
Fortunatamente poco distante dalla Gran Guardia, sul Liston di piazza Bra. centinaia di donne con le candele accese hanno ricordato il perché la festa della donna si celebra in quella data cioè hanno voluto ricordare l'eccidio del 1908 a New York quando 129 donne furono lasciate morire nell'incendio della fabbrica dove lavoravano.
Nella corsa al peggio l'accoppiata Di Dio-Gaiardoni è sicuramente tra le favorite seguita a una incollatura dall'immancabile don Fasani sempre presente in questa gara.
Pochi giorni fa, infatti, sul settimanale diocesano “Verona Fedele” rispondendo a un lettore che si diceva indignato per l'atteggiamento troppo tiepido della Chiesa sulla vicenda Berlusconi-Ruby, così scriveva: “...una cannonata a Berlusconi sarebbe un tappeto rosso all'altra parte e Lei è proprio sicuro che dall'altra parte ci siano i poveri, i giusti, i moralmente ineccepibili?...se poi vuole che gliela dica tutta, la Chiesa non ha preso posizione neanche ai tempi della DC, la Chiesa non deve fare o disfare governi”.
A parte la spudorata menzogna sulla Chiesa silente ai tempi della DC e sulla sua imparzialità verso i governi di questa nostra Italia, don Fasani, a conti fatti, dice che è bene che ci teniamo Berlusconi e, d'altra parte, non è lui che ha anche scritto: “..ce l'hanno con Berlusconi solo perché gli piacciono le donne”?
Per chiudere questa prima parte ci vuole una boccata d'aria buona.
Rispondendo ad una intervistatrice, la dottoressa Annamaria Molino, senologa, direttore dell'Oncologia medica di Borgo Roma, afferma: “...le quote rosa? se veramente ci fosse meritocrazia e la professionalità venisse riconosciuta, le quote, oggi, dovrebbero chiederle gli uomini”. Parole sante.
Altro argomento.
Che bravo Tosi! che brava anche certa Lega!
Verona in questi giorni è attraversata da un fremito di ansiosa meraviglia per il nostro sindaco.
Comincia Gianbattista Ruffo (che è anche presidente onorario della gloriosa e antica Società Letteraria) con un lungo articolo su “L'Arena” elogia il fatto che Tosi abbia invitato il Presidente Napolitano a venire a Verona per il 150 anniversario de l'unità d'Italia.
Scelta coraggiosa, quella di Tosi, afferma Ruffo, poi svolge un inno al federalismo da costruire e auspica l'eliminazione dell'assistenzialismo di stato. e conclude: “...bisogna dare atto al sindaco di avere preso una iniziativa quanto mai opportuna e intelligente e di aver avuto anche il coraggio di portarla avanti andando controcorrente nel suo partito”.
Su “L'Arena” Maurizio Battista fa un ragionamento un po' più approfondito (non ci voleva molto) e parla di un cambio di rotta di Tosi, “da verde padano a italiano”. Cioè all'interno della Lega si starebbe consumando uno scontro tra la parte grezza, dura, di Bossi, di Gobbo, del Trota, di Borghezio, del sindaco e deputato Montagnoli, del capogruppo al senato Bricolo, che per l'occasione si è spostato da Ginevra, della Martini e altri contro l'area di Maroni e Tosi.
Ha ragione Maurizio Battista quando scrive che Tosi, con questi 'nuovi atteggiamenti' pensa di diventare punto di riferimento per i moderati di Verona.
Tosi, dice Battista, non è più il sindaco che firmava ordinanze a raffica, si è sganciato dai tradizionalisti cattolici, dialoga con le comunità straniere, frequenta i salotti televisivi, ha accettato di intitolare un ponte a Mariano Rumor citando il buon governo della DC veneta....e ne deduce, senza dirlo, che questa può essere una buona Lega e che, in fondo, con questa Lega bisognerà trattare.
Voglio fare alcune considerazioni.
Per prima cosa penso che a Tosi dei cento e cinquanta anni dell'Unità d'Italia gliene importi meno che niente. E così pure di Napolitano.
Penso che, in previsione del calo dei consensi a Berlusconi, stia mettendo in atto una strategia di facciata, e solo di facciata, di perbenismo per pescare voti in quell'area. Chi non voterà più Berlusconi non vorrà però votare Borghezio o il Trota e allora il nuovo Tosi si è vestito a nuovo per ricevere quei voti.
Però questo Tosi vestito a nuovo, l'altro giorno, ha incamerato nella sua compagine anche il peggio della destra violenta, xenofoba e incolta di Verona, quella che inneggia al boia delle fosse Ardeatine, quella il cui esponente in consiglio comunale si dichiara fascista, confermando così di non essere diverso da quel Tosi che pochi mesi fa sfilava con loro per le vie di Verona.
Battista scrive che Tosi mostra di non essere più quello delle ordinanze a raffica contro tutto e tutti quelli che non fossero omologabili ai principi discriminatori e razzisti della Lega.
Non è vero perché quelle ordinanze ci sono ancora tutte e sono, tutte con la loro ferocia sociale, ancora in vigore e Tosi le fa applicare. E continua a fare il palo a Berlusconi.
Questa Lega di Tosi è migliore perché invita Napolitano?
Giorgio Bragaja
Per i precedenti interventi (e altro) cercare su:
giorgiobragaja.blogspot.com
04 marzo 2011
intervento a radiopop 4-3-2011 su Verona 2029, la Lega è serena, case sfitte e altro
Correva l'anno 2029, Verona con poca gente per le strade. Africani, islamici, slavi, zingari, al pari degli investitori, sono emigrati in massa verso i nuovi mercati cinesi e indiani.
La città è svuotata, spettrale, perlustrata, la sera, da minacciose ronde armate.
E' sindaco Swirner, l'attuale direttore di Telenuovo ed è molto influente monsignor Fagiani.
Verona, divisa in due dal fiume lo è anche socialmente e politicamente in opposte fazioni: destra Adige e sinistra Adige, come dopo la pace di Luneville del 1801, quando l'occupante francese, a destra Adige, chiamava spregiativamente Veronette la parte di Verona, a sinistra Adige, occupata dagli austriaci.
Le due parti, nel 2029, finiranno per scontrarsi violentemente. L'epilogo si scopre con la lettura del libro.
Il libro, uscito da pochi giorni, è: “Adieu pearà”. L'autore mantiene l'anonimato sotto il falso nome di Giulio Meazza.
Il libro è stato voluto dalla redazione de “L'ombroso” periodico veronese (semiclandestino) di “miserie umane e misurazioni maxillofacciali”.
Leggendolo si ride? Direi proprio di no. Neppure amaro si ride. Ci si arrabbia e, poi, si vorrebbe far qualcosa perché il 2029 che verrà sia diverso da quello descritto dal libro. E' un libro che è bene leggere
Parafrasando una celeberrima e orrenda canzone: “...meno male che “L'ombroso” c'è”.
Altro argomento.
Dopo mesi di indagini si avvia a conclusione la vicenda giudiziaria della sindaca leghista del comune veronese San Stefano di Zimella, vicenda che trattammo già qualche mese fa.
Però ieri il nucleo di Polizia tributaria della Finanza ha posto i sigilli su due immobili di Cologna intestati, dall'ex funzionario delle imposte Filiberto Segantini, alla figlia Alessia che, appunto, è la sindaca del comune di Zimella e alla quale sono state contestate le accuse di “riciclaggio e di impiego di danaro, beni o utilità di provenienza illecita”.
Per la Finanza e per il pubblico ministero la sindaca avrebbe avuto un ruolo attivo nell'impiego di danaro per l'acquisto dei due appartamenti, danaro frutto di tangenti incassate dal padre dagli industriali conciari per “ammorbidire i controlli fiscali”.
Il padre, che era anche esponente di Forza Italia, avrebbe così incassato, secondo gli inquirenti, circa 500 mila euro di mazzette in parte girati alla figlia per l'acquisto degli appartamenti.
La sindaca ha detto che non sapeva da dove venivano i soldi e si è detta serena e si capiva che crede nella Befana.
Il segretario provinciale della Lega Nord, Bragantini, dichiara “...suo padre le ha regalato quei due appartamenti ma Alessia non sapeva da dove provenissero i soldi”. E anche lui è sereno.
E sereno è pure Gianluca Soardi, già presidente dell'azienda trasporti di Verona, costretto alle dimissioni perché accusato di vari reati commessi, anche in concorso con la moglie, proprio nella sua veste istituzionale ma che, però continua a fare, serenamente, il sindaco del comune di Sommacampagna. Del resto come si fa a non sentirsi sereni se il più sereno di tutti è il nostro presidente del Consiglio?
E pure il senatore Bricolo che, appresa la notizia che, forse lui, proprio lui, farà il ministro dell'Agricoltura e, ascoltata la dichiarazione di Bossi: “..Bricolo ministro? bene, ha proprio la faccia da agricoltore”, benché qualcuno abbia sollevato dubbi sul vero senso delle parole di Bossi, ha subito risposto, da Ginevra, che, in attesa della nomina, si sente sereno.
Poi Bossi ha aggiunto che, in quel Ministero, anche un siciliano va bene purché risolva il problema delle quote latte cioè, in pratica, penalizzando gli allevatori onesti, per esempio quelli della Lessinia che, invece, avevano aderito alle direttive europee a differenza degli allevatori leghisti della Lombardia, e che dovranno, incolpevoli, addossarsi parte delle onerosissime multe.
Meno sereno, forse, deve essere il deputato, ministro per soli diciannove giorni e poi costretto alle dimissioni, il veronese Aldo Brancher, deputato del Pdl che, questa mattina, la Corte di appello gli ha confermato la condanna a due anni di reclusione per appropriazione indebita e ricettazione nella vicenda della piratesca scalata alla banca Antonveneta. Condanna confermata anche per sua moglie.
Sarebbe utile tenere un preciso aggiornamento dell'elenco delle sentenze che riguardano i bossiani e i berlusconiani di questa bella Italia.
Sarebbe un modo intelligente per capire meglio chi è che pretende di governarci.
Incendi e case sfitte.
Dunque, in via Mazzini ci sono solo 12, dico dodici, residenti. Vuol dire che circa solo l'uno per cento delle case di via Mazzini è occupato. Il resto disabitato, in decomposizione, in pericolo di incendi, più o meno spontanei, come nell'adiacente via Cattaneo.
In città ci sono circa diecimila appartamenti sfitti, vuoti. Solo in borgo Venezia sono circa 400 le abitazioni nuove vuote, invendute e l'associazione dei costruttori e la giunta comunale propongono, invece, nuovi quartieri, nuove cementificazioni.
Ma che idea di città hanno?
Lunedì 7 marzo al teatro Camploy in via Cantarane, con ingresso libero, organizzato dall'Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea, si terrà lo spettacolo, parlato e cantato, “Se viene Garibaldi soldato mi farò”. E' divertente e intelligente.
Giorgio Bragaja
giorgiobragaja.blogspot.com
giorgio.bragaja@gmail.com
Correva l'anno 2029, Verona con poca gente per le strade. Africani, islamici, slavi, zingari, al pari degli investitori, sono emigrati in massa verso i nuovi mercati cinesi e indiani.
La città è svuotata, spettrale, perlustrata, la sera, da minacciose ronde armate.
E' sindaco Swirner, l'attuale direttore di Telenuovo ed è molto influente monsignor Fagiani.
Verona, divisa in due dal fiume lo è anche socialmente e politicamente in opposte fazioni: destra Adige e sinistra Adige, come dopo la pace di Luneville del 1801, quando l'occupante francese, a destra Adige, chiamava spregiativamente Veronette la parte di Verona, a sinistra Adige, occupata dagli austriaci.
Le due parti, nel 2029, finiranno per scontrarsi violentemente. L'epilogo si scopre con la lettura del libro.
Il libro, uscito da pochi giorni, è: “Adieu pearà”. L'autore mantiene l'anonimato sotto il falso nome di Giulio Meazza.
Il libro è stato voluto dalla redazione de “L'ombroso” periodico veronese (semiclandestino) di “miserie umane e misurazioni maxillofacciali”.
Leggendolo si ride? Direi proprio di no. Neppure amaro si ride. Ci si arrabbia e, poi, si vorrebbe far qualcosa perché il 2029 che verrà sia diverso da quello descritto dal libro. E' un libro che è bene leggere
Parafrasando una celeberrima e orrenda canzone: “...meno male che “L'ombroso” c'è”.
Altro argomento.
Dopo mesi di indagini si avvia a conclusione la vicenda giudiziaria della sindaca leghista del comune veronese San Stefano di Zimella, vicenda che trattammo già qualche mese fa.
Però ieri il nucleo di Polizia tributaria della Finanza ha posto i sigilli su due immobili di Cologna intestati, dall'ex funzionario delle imposte Filiberto Segantini, alla figlia Alessia che, appunto, è la sindaca del comune di Zimella e alla quale sono state contestate le accuse di “riciclaggio e di impiego di danaro, beni o utilità di provenienza illecita”.
Per la Finanza e per il pubblico ministero la sindaca avrebbe avuto un ruolo attivo nell'impiego di danaro per l'acquisto dei due appartamenti, danaro frutto di tangenti incassate dal padre dagli industriali conciari per “ammorbidire i controlli fiscali”.
Il padre, che era anche esponente di Forza Italia, avrebbe così incassato, secondo gli inquirenti, circa 500 mila euro di mazzette in parte girati alla figlia per l'acquisto degli appartamenti.
La sindaca ha detto che non sapeva da dove venivano i soldi e si è detta serena e si capiva che crede nella Befana.
Il segretario provinciale della Lega Nord, Bragantini, dichiara “...suo padre le ha regalato quei due appartamenti ma Alessia non sapeva da dove provenissero i soldi”. E anche lui è sereno.
E sereno è pure Gianluca Soardi, già presidente dell'azienda trasporti di Verona, costretto alle dimissioni perché accusato di vari reati commessi, anche in concorso con la moglie, proprio nella sua veste istituzionale ma che, però continua a fare, serenamente, il sindaco del comune di Sommacampagna. Del resto come si fa a non sentirsi sereni se il più sereno di tutti è il nostro presidente del Consiglio?
E pure il senatore Bricolo che, appresa la notizia che, forse lui, proprio lui, farà il ministro dell'Agricoltura e, ascoltata la dichiarazione di Bossi: “..Bricolo ministro? bene, ha proprio la faccia da agricoltore”, benché qualcuno abbia sollevato dubbi sul vero senso delle parole di Bossi, ha subito risposto, da Ginevra, che, in attesa della nomina, si sente sereno.
Poi Bossi ha aggiunto che, in quel Ministero, anche un siciliano va bene purché risolva il problema delle quote latte cioè, in pratica, penalizzando gli allevatori onesti, per esempio quelli della Lessinia che, invece, avevano aderito alle direttive europee a differenza degli allevatori leghisti della Lombardia, e che dovranno, incolpevoli, addossarsi parte delle onerosissime multe.
Meno sereno, forse, deve essere il deputato, ministro per soli diciannove giorni e poi costretto alle dimissioni, il veronese Aldo Brancher, deputato del Pdl che, questa mattina, la Corte di appello gli ha confermato la condanna a due anni di reclusione per appropriazione indebita e ricettazione nella vicenda della piratesca scalata alla banca Antonveneta. Condanna confermata anche per sua moglie.
Sarebbe utile tenere un preciso aggiornamento dell'elenco delle sentenze che riguardano i bossiani e i berlusconiani di questa bella Italia.
Sarebbe un modo intelligente per capire meglio chi è che pretende di governarci.
Incendi e case sfitte.
Dunque, in via Mazzini ci sono solo 12, dico dodici, residenti. Vuol dire che circa solo l'uno per cento delle case di via Mazzini è occupato. Il resto disabitato, in decomposizione, in pericolo di incendi, più o meno spontanei, come nell'adiacente via Cattaneo.
In città ci sono circa diecimila appartamenti sfitti, vuoti. Solo in borgo Venezia sono circa 400 le abitazioni nuove vuote, invendute e l'associazione dei costruttori e la giunta comunale propongono, invece, nuovi quartieri, nuove cementificazioni.
Ma che idea di città hanno?
Lunedì 7 marzo al teatro Camploy in via Cantarane, con ingresso libero, organizzato dall'Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea, si terrà lo spettacolo, parlato e cantato, “Se viene Garibaldi soldato mi farò”. E' divertente e intelligente.
Giorgio Bragaja
giorgiobragaja.blogspot.com
giorgio.bragaja@gmail.com
Iscriviti a:
Post (Atom)