06 marzo 2010

a radiopop il 4-3-2010 su banche, Corsi, assoc. alpini

Una breve premessa per poi dire di una nuova, anche se prevedibile, dura botta per Verona.

La nostra città, lo ricordiamo, doveva diventare la City bancaria del Nord. Da far tremare Milano.
Il più grande Polo Finanziario d'Italia, l' insieme di tre potenze( Unicredit, Banco Popolare e Cattolica Assicurazioni ) aveva già acquistato i terreni dal Comune, a Verona Sud, per costruire edifici avveniristici tutti vetro e acciaio nei quali far lavorare i cervelli della finanza locale, fantasiosa, emergente, dinamica, per produrre soldi dai soldi.

Ad un certo punto però i cervelli veronesi, non tutti, sono andati in corto circuito e gli azionisti di due dei tre soci hanno rischiato di perdere tutto.

E allora niente più City, niente Polo Finanziario, Milano può tirare un sospiro di sollievo, la terribile Verona ha fatto flop e dove dovevano sorgere i luccicanti grattacieli per ora parcheggiano auto e camioncini.
E il Comune di Verona ha restituito alle banche i soldi incassati per i terreni. 38 milioni di euro.
Non si sa perché il Comune abbia restituito i soldi dato che erano state le banche a recedere dal contratto, non il Comune. e un giorno o l'altro qualcuno ce lo dovrà spiegare.

Finita la premessa veniamo all'oggi.
Milano, sopravvissuta all'assalto del defunto Polo Finanziario di Verona, risponde da par suo e decide di inghiottire buona parte della banca Unicredit Verona già Cassa di Risparmio.

Parlano di rimodulazione dei compiti, di ristrutturazione degli indirizzi il che, tradotto in parole più semplici, significa revisione delle competenze e riduzione e trasferimenti di personale.
Il tutto assorbito dal cosiddetto “Bancone” di Milano.

Il sottosegretario Aldo Brancher di Forza Italia che di banche e bilanci se ne intende (tre mesi a San Vittore con l'accusa di falso in bilancio poi depenalizzata dal Governo Berlusconi) si dice molto preoccupato per Verona e chiede alla Fondazione Cariverona, che è il primo socio di Unicredit, di puntare i piedi.

Di impedire, cioè, quello che si profila come un vero e proprio smantellamento con dispersione e riduzione di personale che “lavora, abita e consuma a Verona”.

Da Milano il grande capo Profumo assicura che saranno annullati solo gli organi sociali, cioè i Consigli, ma nessuno gli crede.
Quello dell'annullamento degli organi sociali rappresentativi è di solito il primo passo che non resta mai unico.
Sarebbe l'ultimo atto verso la scomparsa definitiva della vecchia Cassa di Risparmio.
La Cassa andò a Milano e in città, a Verona, fu creata la Fondazione Cariverona titolare di un enorme patrimonio che le ha consentito di distribuire grandi risorse sul territorio per restauri, interventi di sostegno ad attività culturali, sociali...

A Verona inoltre fu istituita la sezione “Corporate” cioè la Banca d'Impresa. Ora il pericolo è che anche questa venga ridimensionata e non solo con la riduzione degli organi sociali.

Del resto questa è la tendenza del capitale: accentramento delle attività finanziarie (spesso con parallelo decentramento delle attività produttive là dove costano meno) e riduzione drastica dei costi di gestione soprattutto in periodi di crisi.

E' evidente la mancanza, a Verona, di una classe dirigente, finanziaria, imprenditoriale e politica con una visione d'insieme, strategica, che riesca a subire il minor danno possibile di fronte a concorrenti spesso sottovalutati e in un periodo difficile come questo.

Basta un breve riassunto degli ultimissimi anni.
Fallimento dell'idea di Polo Finanziario, come ricordato più sopra, ingloriosa chiusura del Parco Scientifico che doveva essere un esempio per tutto il Veneto, lento e inesorabile declassamento culturale ed economico della Fondazione Arena (quella degli spettacoli areniani), chiusura del settore ricerca della Glaxo e temuto conseguente ridimensionamento anche del suo settore produzione.

Aggiungerei anche il non invidiabile primato di Verona nella emissione di polveri sottili, che non è indipendente dalla capacità di governo del territorio da parte di chi regge la città, e abbiamo così un quadro sufficiente per esprimere un giudizio.

Altri due argomenti. Il primo: l'assessore alla viabilità Corsi è anche candidato per la Lega alle prossime elezioni regionali ed è anche l'ideatore, assieme al comandante della Polizia Municipale, di un perverso, ma a modo suo razionale, sistema di divieti, permessi e vincoli studiati con l'unico scopo di incassare soldi, molti soldi, dalle multe.

Bene questo assessore ha fatto installare una serie di cartelloni elettorali grandi come lenzuola con la sua faccia e, naturalmente, con l'invito al voto, su una strada trafficata, a pochi centimetri dal ciglio, piantati su parallelepipedi di cemento pronti ad accogliere il cranio di malcapitati e distratti guidatori.

Il fatto è stato denunciato ma lui ha detto che non lo sapeva e che la colpa era della società pubblicitaria. Peccato che i cartelloni fossero sulla strada che lui percorre tutti i giorni.
Si è multato?

Secondo argomento: il signor Ilario Peraro presidente della sezione veronese della Associazione Nazionale Alpini, sezione che, credo, con i suoi 20 mila soci e 5 mila aggregati sia la più forte d'Italia, è stato intervistato in occasione del prossimo novantesimo anniversario della fondazione della Associazione.

Benevolmente imboccato dalla giornalista di servizio sulle vicende che hanno coinvolto il responsabile della Protezione Civile Guido Bertolaso risponde con convinzione: “Sul caso Bertolaso vorrei chiedere ai tanti che starnazzano chi avrebbe fatto di meglio, chi si sarebbe assunto il compito di correre tra un disastro e l'altro..”. Starnazzano. I magistrati, naturalmente, con le loro toghe svolazzanti e polverose. Non profumate come la biancheria dei Centri Benessere frequentati da Bertolaso.

Convinzione,questa del signor Peraro, in base alla quale in nome dell'emergenza si può fare tutto. Convinzione, come purtroppo si sa, molto pericolosa e che, mi auguro, non sia condivisa da tutti i 25 mila iscritti alla Associazione alpini di Verona.


Giorgio Bragaja

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