17 febbraio 2010

A radio popolare il 17-2-2010 su occupazione, tunnel e altro..

A Verona nel 2009 hanno perso il lavoro poco meno di 5 mila cittadini mentre altrettanti sono andati in cassa integrazione cioè, tra poco, a casa anche loro.

Nel primo mese e mezzo di quest'anno, sempre a Verona, i nuovi cassaintegrati sono stati circa 900 il che significa che nel 2010, quest'anno, i cassaintegrati saranno quasi il doppio dell'anno scorso e, ripeto, la cassa integrazione, purtroppo, nella maggioranza dei casi significa, dopo pochi mesi, il licenziamento

Il settore più colpito è l'industria metalmeccanica (con il 55% della cassa integrazione) cioè l'asse portante di tutto il settore industriale il che precisa ancor più la caratteristica di gravità della crisi.

Nel settore delle costruzioni, secondo l'Associazione dei costruttori veronesi, il ricorso alla cassa integrazione si annuncia quasi decuplicato rispetto all'anno scorso e i grandi dimenticati sono
gli extracomunitari precari privi di qualsiasi ammortizzatore sociale e in stato di assoluto abbandono per non parlare dei lavoratori in nero addirittura scomparsi.

Nel commercio e nell'artigianato centinaia di imprese hanno chiuso. E poi c'è sempre la Glaxo con 500 dipendenti altamente qualificati che stanno per essere mandati a casa.
Sulle donne e gli uomini che stanno dietro questi numeri c'è il silenzio.

E il Governo e i suoi vassalli, del Veneto e di Verona, continuano a ripetere che, malgrado tutto, stiamo meglio degli altri Paesi perché, dicono, da noi c'è un tasso di disoccupazione inferiore a quello medio europeo E' una balla.

La percentuale inferiore dell'Italia è legata unicamente alla Cassa integrazione un istituto da fame che esiste solo da noi in Italia e, oggi, serve a mascherare i dati sui disoccupati effettivi. Lo dice perfino la Banca d'Italia. La cassa integrazione era una conquista e l'hanno trasformata in alibi.

Per esempio quanti dei cassintegrati veronesi degli ultimi anni hanno poi ripreso il loro posto di lavoro e quanti, invece sono diventati e rimasti disoccupati? E quanti giovani non hanno trovato lavoro? Li dobbiamo, o no, aggiungere al conto dei disoccupati?

Nei resoconti degli incontri svoltisi a Verona tra le forze sociali, i sindacati, gli imprenditori, le istituzioni... ho come l'impressione che manchi qualcosa, che si abbia paura a chiamare le cose con il loro nome, tutto diventa indistinto, le responsabilità sono equamente distribuite, per ben che vada vengono attribuite a una sorta di Fato, un che di ineluttabile e indefinibile, l'operaio e il padrone sulla stessa barca, è colpa della crisi mondiale, basta “litigare” come scrive il vescovo Zenti, ci vuole la concordia per il bene comune, ci vuole pazienza e il peggio passerà.

Vien quasi sonno.

Eppure sappiamo (Agenzia delle entrate, quella delle tasse) che in Italia ci sono soltanto 76 mila persone che dichiarano di guadagnare più di 100 mila euro ma si vendono 206 mila auto di lusso che costano oltre 100 mila euro. E costoro sarebbero sulla stessa barca con l'operaio delle Cartiere di Ca' di David.

Ci vogliamo svegliare e dire che operai e padroni non sono sulla stessa barca, che insegnanti e governo non sono sulla stessa barca, che la concordia, da sempre, va bene per chi comanda ma non per chi è comandato, che la crisi non è figlia di N.N. e che c'è chi ci guadagna e chi invece ci rimette e perde casa, affetti e, qualche volta, la vita?

Cambiamo argomento.

Il tunnel, il traforo, come lo vogliamo chiamare.
Una prima richiesta di indire un referendum per verificare l'effettiva volontà dei cittadini, per capire se veramente i veronesi vogliono questa opera costosa e da molti ritenuta inutile e dannosa era stata respinta e il sindaco Tosi aveva detto che il tunnel era nel suo programma votato dalla maggioranza dei cittadini e perciò niente referendum e zitti.

Zitti non sono stati alcuni cittadini molto in vista di Verona, al di fuori degli schieramenti politici, tra i quali il Procuratore capo Schinaia, che hanno pubblicato una dichiarazione per sostenere la opportunità del referendum.

Tosi ha subito detto, tra altre stupidaggini, che il procuratore per la sua carica non doveva schierarsi.
Qualcuno, subito, gli deve aver fatto notare che nell'Italia repubblicana solo i pregiudicati per certi reati possono perdere il diritto di espressione.
Tasto delicatissimo e Tosi, condannato in via definitiva per propaganda razzista, ha fatto immediatamente marcia indietro.

Contemporaneamente o subito dopo la maggioranza si è spaccata.

La Lega contro AN, il Pdl contro tutti e due. Referendum si, referendum no.
La lega accusa il Presidente della Provincia, (che è di AN), di volere il referendum sul traforo in città ma di non volerlo per il Motor City che sarà il più grande autodromo d'Europa a Trevenzuolo e per l'Ipermercato di Isola della Scala (casa sua).

Come si vede dibattito di alto livello ma io vorrei suggerire alla opposizione che è soddisfatta per questa spaccatura nella maggioranza di andarci cauta e ricordare “i ladri di Pisa” che di giorno litigano e poi di notte vanno a rubare insieme.

Perché ci sono le elezioni tra poco e vogliono pescare voti di qua e di là.
Penso male?

Brevissimo sui carri del carnevale della settimana scorsa.

Con argomenti, lì pronti sul piatto, come il tunnel, Ca' del Bue, il parcheggio a San Zeno, la tranvia, il traffico, il lavoro ecc hanno preferito non disturbare il Palazzo (Barbieri) e volare alto e hanno scelto i premi Nobel, i corsari, la samba..

Ha ragione Giuseppe Brugnoli quando, su “L'Arena”, scrive che a questo punto la sfilata dei carri è meglio, come una volta, limitarla al rione di San Zeno, e morta lì, senza bloccare la città per un intera giornata.


Giorgio Bragaja

Nessun commento: