10 febbraio 2010

Intervento a radiopop del10-2-2010 su Glaxo, Aziende comunali e altro

La Glaxo se ne va. La sua parte più importante, quella della ricerca, chiude. 550 lavoratori altamente qualificati a casa. Una perdita secca per Verona.

Pare che si trasferirà in Cina. E se va in Cina la ricerca perché la parte produttiva ( altri 5 mila lavoratori) che in Cina o in India costa dieci volte meno, dovrebbe restare a Verona?

La Glaxo non è la fatina buona che si impaurisce davanti al ministro Sacconi o al sindaco Tosi.
Ci siamo dimenticati della ferocia con la quale difese fino all'ultimo il suo brevetto sui farmaci anti AIDS per impedirne la produzione a basso costo nei Paesi più poveri dell'Asia e dell'Africa dove c'erano milioni di ammalati?

Tutti, ministri, parlamentari, Sindaco, Presidente della Provincia, esponenti dell'Università, Presidente degli industriali e, naturalmente, i sindacati, protestano. Questi ultimi, i sindacati, tentano di fare di tutto per proteggere i posti di lavoro ma è dura.

Gli altri, quasi tutti, riempiono pagine di giornale con ovvie banalità, se non vere e proprie sciocchezze, del tipo “ sul caso Glaxo bisogna partire dagli aspetti positivi (!) cioè che si conferma il fatto che l'azienda non abbandona Verona e ne manterrà attività importanti”.

A dirlo è il presidente degli industriali veronesi ricordando che la Glaxo, per ora, resterà a Verona con il settore produzione con altrettanti dipendenti del settore ricerca.

Sembra lo spot pubblicitario televisivo di una importante marca di acqua minerale, quello del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Peccato che il pieno, di acqua o di soldi, se lo beva sempre il padrone e ai lavoratori resti sempre, e solo, il bicchiere vuoto.

Un discorso serio tenta di farlo il deputato Dal Moro “ Siamo di fronte a scelte di una multinazionale che per logiche finanziarie e industriali ha deciso di tagliare e questo si aggiunge ad altre drammatiche crisi industriali che giorno dopo giorno stanno investendo il nostro Paese”. E, aggiungo io, malgrado il suo bilancio, della Glaxo, non sia in passivo ma segni un più 11% che, a dir la verità, non è poco pur se in calo di un 2% rispetto all'anno precedente.

E un altro discorso serio, e allarmato, è quello di Tansella, Preside della Facoltà di Medicina.

“ A Verona c'è uno dei due centri dell Oms (Organizzazione mondiale della sanità) per la cura della salute mentale e avevamo un corso di genetica psichiatrica assieme alla Glaxo e ora resta un buco.
Senza la ricerca sui farmaci per le malattie mentali, questi pazienti e le loro famiglie, che sono sempre i penultimi della società, rischiano di diventare gli ultimi”.

Un titolo stupido de “L'Arena” annuncia “L'industria Guna di Milano assumerà i lavoratori licenziati dalla Glaxo”.

Poi si legge l'articolo e si capisce che non è vero niente. L'azienda milanese si dice “ pronta ad assumere quei ricercatori con competenze e trascorsi nel settore delle medicine non convenzionali.”
Ho sentito in giro e mi si dice che alla Glaxo i ricercatori con quelle competenze sulle medicine non convenzionali si contano con le dita di una mano. E infatti la notizia è sparita.

Nella nostra città e nella nostra provincia non è solo la Glaxo a licenziare. Altre piccole e medie società sono in crisi e c'è la cartiera di Ca' di David con 120 lavoratori senza salario, il settore del mobile..l'Agsm il cui presidente, questa mattina, dichiara che in Azienda su 600 dipendenti ce ne sono 200 in esubero.
E altre aziende che si sono trasferite o si trasferiscono.

E tutte le più grandi, ma non solo quelle, hanno avuto soldi dallo Stato, cioè da noi, e la conferma viene dalla stessa Confindustria che addirittura denuncia che il Governo deve ancora dare alle aziende 70 miliardi di arretrati.

Negli ultimi 10 anni delle 50 mila imprese aperte in Romania, Bulgaria e Ungheria quasi la metà sono italiane e, naturalmente, molte di queste venete e veronesi.

Pochi hanno alzato la voce per fermare questa emorragia di posti lavoro.
I padroni e i padroncini che delocalizzano pensano che sia legittimo farlo salvo poi criticare Marchionne che fa lo stesso con la Fiat.
Tutti parlano di globalizzazione evitando di pronunciare la parola giusta.

Perciò vien da citare, correggendola un po', la celebre frase di Humphrey Bogart in un vecchio film: “E' il capitalismo bellezza. E tu non puoi farci niente”.( Nel film era “la stampa” non il capitalismo).
Invece i tentativi per “farci qualcosa” sono stati non pochi e non è vero che non ci si può fare nulla.

Nel 1789, nel 1870, nel 1917, nel 1945, nel 1968.

Alcuni, di questi tentativi, almeno in parte, sono riusciti. Altri no.

Ma non è detto che tutto ciò che è fallito fosse sbagliato e che tutto ciò che è riuscito sia giusto.
Tutto sta nel non perdersi d'animo.

Basta non stare nella sala da pranzo. Né seduti a tavola con Marchionne, Montezzemolo, Mercegaglia, Berlusconi e soci né, in piedi, a servire, con ministri, cardinali, opinionisti della stampa e della TV.

Il momento giusto, prima o poi, arriva.

Sulle Aziende pubbliche ancora al prossimo appuntamento.

Giorgio Bragaja

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