intervento a radiopop 20091229 su hotel di lusso e tutti buoni a Natale
Cinque mesi fa, il 21 luglio, da radio popolare parlai della possibilità che in una delle zone più tutelate e belle di Verona, le Torricelle, si attuasse un intervento edilizio devastante e cioè la trasformazione dell'attuale seminario stimmatino, a San Leonardo, in albergo di lusso.
Un hotel con 100 stanze, piscina coperta e scoperta, terrazza panoramica con ristorante, su una superficie di trentamila metri quadrati di cui 12 mila edificati.
La notizia era presa da un volantino distribuito alla Fiera di Milano dalla Palladium Group, società immobiliare tra le più importanti d'Italia collegata con la immobiliare ”Adige Docks” dei costruttori veronesi fratelli Mazzi.
La Palladium Group, per intenderci, ha progettato il recupero della Manifattura Tabacchi ed è in corsa per realizzare “L'Ecoborgo” (centri commerciali, residence...) nell'area dell'ex Seminario Vescovile di San Massimo cioè non è una accolita di sprovveduti che butta lì un idea tanto per dir qualcosa tanto più che alla Camera di Commercio risulta una dichiarazione esplicita “intervento edilizio relativo all'area della Casa San Leonardo e zone limitrofe.
In quella trasmissione mettevo in rilievo come parti importanti dei quartieri storici della città, e della collina che le fa da sfondo, sono proprietà, oltre che dei militari, anche del clero e che, con la crisi delle vocazioni e relativo abbandono delle strutture esistenti, occorreva la massima attenzione da parte dei consiglieri della opposizione per impedire interventi speculativi.
I consiglieri, a dire il vero, intervennero più volte ma senza avere risposte soddisfacenti.
L'assessore all'urbanistica affermò che “non ci risulta che ci siano richieste per l'area di San Leonardo e la zona è a destinazione collinare e agricola sottoposta a precisi vincoli e norme per il rispetto ambientale e paesaggistico della collina.
Già, però se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che “ i precisi vincoli e norme” molte volte e, spesso proprio relativamente a proprietà del clero, sono andati a farsi benedire.
Ora la questione torna. Torna perché alcuni esponenti di “Sinistra, ecologia e libertà” affermano che il Comune non può continuare a fare la scimmietta che non vede, non sente e non parla. Affermano che “già sono stati fatti lavori di sbancamento e sono stati tolti degli ulivi secolari” e mostrano un documento affermando che si tratta di un contratto preliminare firmato dai padri stimmatini con la società Mazzi nel quale si parla della possibilità che in futuro le aree possano assumere vocazione edificatoria e “in particolare consentire la realizzazione in via preferenziale di una casa di riposo o, secondariamente, di un albergo”.
L'assessore all' urbanistica risponde così ” Chiudo la porta a qualsiasi velleità di costruire un albergo di lusso nella struttura religiosa però siamo disponibili a prendere in considerazione progetti di interesse pubblico, di ambito preminentemente religioso o legato al mondo della sanità”.
La porta sarà stata chiusa. Però non troppo bene. Si sentono gli spifferi.
Cosa significa “di ambito preminentemente religioso? “ ,Una bella struttura di accoglienza per i pellegrini diretti al vicino (cento metri) santuario, con ristorante panoramico e, perché no, anche con piscina cosa sarebbe? Potrebbe benissimo essere considerata una struttura di “ambito preminentemente religioso” o no?
A proposito che fine ha fatto, o sta facendo, la casa di cura Chierego Perbellini cinquanta metri più in basso?
Veniamo ora al Natale con la bontà diffusa in ogni luogo.
Il sindaco leghista di Sona dichiara “ io il crocifisso ce l'ho dappertutto, nel mio ufficio, nella mia camera da letto, nel mio cuore, nel mio portafogli”. Quest'ultima localizzazione lascia un po' perplessi.
Il presidente della Provincia Miozzi, a Natale, ha cucinato personalmente il risotto per i poveri.
Casualmente erano presenti giornalisti di tre quotidiani e operatori di due televisioni che non ci hanno fatto perdere nulla dell'avvenimento.
Nelle stesse ore i volontari dell'associazionismo, senza TV, i cercavano i poveri, cacciati dal suo collega Tosi e dalle ronde, per dar loro una coperta e un pasto caldo.
Il vescovo Zenti scrive “ ..a Verona si riscontra un diffuso senso di tolleranza e persino di accoglienza e di ospitalità, al di là di singoli episodi che potrebbero smentirlo e che una eccessiva risonanza dà in pasto ad un pubblico per nulla critico e bisogna che i media riservino almeno il 50% del loro spazio alle buone notizie”.
Ma sì, singoli (insignificanti?) episodi come l'assassinio di Nicola Tommasoli, il pestaggio al bar Posta, l'aggressione al procuratore capo Schinaia, i diciassette indagati per varie aggressioni in centro storico, la curva sud dello stadio, lo sgombero dei Rom e dei senza tetto ecc. ecc...?
“un pubblico per nulla critico” ? Un pubblico che per Zenti va bene quando crede a Tosi e a Berlusconi ma non va bene se pensa che Verona sia una città con grossi problemi di intolleranza e violenza.
Una docente universitaria, mi segnala un fatto. Riassumo ma spero di mantenere tutto il senso del suo discorso:
” Lo studente Giacomo Salbego, eletto rappresentante in Senato accademico, con una civilissima lettera chiede al Rettore ragione dei fatti del 16 novembre cioè Feltri e Tosi che fanno lo spot elettorale a spese dell'Università, polizia che reprime gli studenti solo perché osano porre domande.
Lo studente commette l'ingenuità di usare la mail del Comune di Verona, essendo impiegato alla Biblioteca civica per il tramite di una cooperativa.
Nello stesso periodo il presidente dell'azienda trasporti del Comune di Verona Massimo Mariotti usa la mail dell'azienda pubblica per invitare i suoi camerati ad una festa privata il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, specificando che è gradita la camicia nera.
Al presidente Mariotti nessuno dice niente e invece il Rettore Mazzucco si sdegna e lo studente Giacomo Salbego viene messo in ferie e gli è stato detto che è meglio che si licenzi se no sarà mandato a Prato.
L'idea che un rettore si muova a danno di un suo studente mi riesce insopportabile”.
Aggiungo io: insopportabile e intollerabile. Mettiamo Mazzucco insieme a Tosi e a Zenti?
Su “Verona Fedele”, settimanale della Curia don Fasani, portavoce del vescovo, rispondendo a una lettera di un lettore che si lamenta per gli insegnanti troppo multiculturali, cioè quelli che rispettano anche le altre religioni, cosi risponde: “...a forza di mandar giù anche i cristiani, quelli che hanno meno pazienza, potrebbero stancarsi, consegnando alla politica, cioè al braccio secolare, la difesa dei propri interessi e questo non sarebbe il massimo”.
Braccio secolare. Brunetta? Carabinieri? Forze armate? Polizia? Ronde Padane? Non sarebbe il massimo dice don Fasani.
Però se non c'è altro mezzo...
Giorgio Bragaja
29 dicembre 2009
26 dicembre 2009
a radiopop 22-12-2009 su la scomparsa del Consiglio Comunale, Zenti e Babbo Natale e altro
Per la discussione e approvazione del Bilancio del Comune di Verona, Bilancio che decide quanti dei nostri soldi saranno spesi e come saranno spesi, il giornale “L'Arena “ ha dedicato l'altro ieri una pagina.
E solo una ventina di righe, o poco più, per le proposte, o le critiche, dei consiglieri di minoranza , proposte e critiche che, in questo modo, sono apparse poco comprensibili nelle loro motivazioni.
Il resto della pagina alla Giunta. Poco anche ai consiglieri di maggioranza.
Per il resto dell'anno niente o quasi. Solo la presenza giornaliera, ossessiva. per 365 giorni, del sindaco Tosi e dei suoi assessori.
Io non credo che consiglieri di minoranza, esperti e di lunga militanza politica, come Pozzerle, Zerbato, Uboldi, Perini e altri non abbiano suggerimenti o critiche o proposte sulle quali chiedere che si discuta in Consiglio. Sono anzi convinto, anzi so, perché qualche volta assisto alle sedute, che tutti i consiglieri di minoranza intervengono e affrontano i temi in discussione.
Il problema è un altro. E' che “L'Arena” é interessata quasi esclusivamente a Tosi e ai suoi amici.
Una volta, non un secolo fa, ma fino a sei, sette anni fa, “a Consiglio Comunale aperto” ,cioè in seduta pubblica, erano presenti giornalisti e televisioni e “L'Arena” riportava, pur in sintesi e pur sempre con un occhio di riguardo per la maggioranza del momento, gli interventi dei consiglieri e così i cittadini- elettori riuscivano a sapere qualcosa di quello che facevano i loro eletti.
Cioè c'era un rapporto continuo, seppure indiretto, tra i cittadini e i loro rappresentanti; poco, ma qualcosa c'era. Ora non più. Solo poche righe ogni tanto.
E' stata una scelta del giornale.
Il Rengo, l'antica campana della torre dei Lamberti in piazza Erbe, i cui solenni rintocchi da secoli avvertono i cittadini veronesi che qualcosa di importante è successo o sta succedendo, suona, ancora oggi, per dire che, si riunirà il Consiglio Comunale.
Ma, oggi, la voce del Rengo assomiglia a quella di una campana a morto perché il Consiglio Comunale è scomparso. Così come sta scomparendo il Parlamento. Ci sono solo Berlusconi e compari a Roma e solo Tosi e compari a Verona.
Ora nessuno si illude, e tanto meno chi ha una qualche esperienza, che basti avere visibilità nelle pagine de “L'Arena” o apparire sugli schermi di Telearena o TeleNuovo per “esserci”politicamente.
Ci vuole ben altro e Tosi lo sa tanto è vero che lui e compagnia sono sempre in giro tra la gente ma serve anche questo, servono anche i giornali e le televisioni.
E allora perché i consiglieri di opposizione non protestano pubblicamente non alzano la voce con la informazione locale?
Hanno paura di essere ancor più oscurati? Più oscurati di come sono ora è impossibile.
E poi perché i consiglieri di minoranza, con una parte dei loro gettoni di presenza e anche con qualche aiuto finanziario dei loro rappresentanti in Parlamento, non pubblicano, almeno due o tre volte l'anno, un foglio, un bollettino da mandare a tutte le famiglie della città per far conoscere quello che si potrebbe fare per affrontare i problemi della città e, per dirne uno, il problema del lavoro problema al quale la Giunta Tosi neanche ci pensa?
Farlo una volta sola alla vigilia delle elezioni non serve, può essere controproducente, anzi lo sarebbe di sicuro
Cambiamo argomento. Non è un argomento nuovo ma non è colpa mia.
Zenti, il vescovo Zenti, ce l'ha con Babbo Natale. A Copenaghen i potenti del mondo non si mettono d'accordo su come salvare il pianeta ma lui pensa a Babbo Natale e, nell'incontro con i politici e amministratori veronesi in Seminario, dice: “Non ho nulla contro Babbo Natale ma lo si potrebbe festeggiare non il 25 dicembre ma un po' più avanti in occasione del carnevale”.
A nessuno sfugge la delicatezza e signorilità della proposta che, immediatamente, suscita l'invidia di Borghezio il quale si chiede: “ Ma perché questa idea non è venuta a me!”
Interi popoli hanno la tradizione natalizia impersonata da Babbo Natale, milioni e milioni di bambini, oramai anche da noi,”aspettano Babbo Natale che porta doni”.
Si può non essere d'accordo e rimpiangere i tempi in cui i doni li portava Gesù bambino o, come da noi, santa Lucia e il Natale non era preda di un forsennato consumismo ma non si può proporre, con volgare irrisione, di far sfilare Babbo Natale il “ venerdì gnocolar” con il Papà del gnoco, le marjorettes diVillafranca, il Duca della Pignata e il Re del Torbolin.
Il comitato del carnevale, carnevale che ha cinque secoli di storia, ha detto subito di no e Pietro Robbi il cittadino di San Zeno che ha vestito i panni del Papà del Gnoco nell'ultimo carnevale, ha detto : “Mi sembra sbagliato voler accostare una figura come quella di Babbo Natale, comunque legata ad un rito ed a un momento religioso, a una festa pagana e profana come il nostro carnevale”.
Il carnevale veronese non mi piace più, è diventato cortigiano del potere ma in questa occasione il suo comitato ha risposto come si deve al vescovo Zenti il quale però, per la parte del suo discorso sui temi della politica, rivolto ai politici presenti in Seminario ha avuto invece il plauso del capogruppo del PDL-AN Ciro Maschio “...il vescovo è in piena sintonia con il nostro programma e di Governo e di Amministrazione comunale”.
Non c'erano dubbi.
Su “L'Arena”, ogni settimana, come se non ne bastasse uno, scrive anche un altro vescovo, Pietro Nonis, di Vicenza.
Ieri ha scritto, tra altre cose, per evidenziare che l'Italia va male: “ ... abbiamo un Parlamento nel quale di recente è stata mandata, senza meriti politici, una signora che aveva solo il pregio d'essere madre di un giovane ucciso da un carabiniere contro il quale quello aveva pericolosamente issato un estintore”.
Aveva solo il pregio...quasi una fortuna.
Haidi Giuliani, la mamma di Carlo, il ragazzo ucciso, dopo il G8 di Genova del 2001 ha svolto una costante attività e un sofferto impegno politico in tutta Italia e, nel 2006, è stata eletta al Senato. Dunque Nonis, con greve perfidia, dice il falso. Se ci fossero l' aldilà e l' inferno Nonis avrebbe il posto assicurato ma lui, Nonis, il vescovo Nonis, lo sa bene che non c'è né l'uno né l'altro.
Nonis, a differenza di qualche suo collega, ha fama di essere persona colta.
Il che rende ancora più indecente quello che ha scritto.
Giorgio Bragaja
Per la discussione e approvazione del Bilancio del Comune di Verona, Bilancio che decide quanti dei nostri soldi saranno spesi e come saranno spesi, il giornale “L'Arena “ ha dedicato l'altro ieri una pagina.
E solo una ventina di righe, o poco più, per le proposte, o le critiche, dei consiglieri di minoranza , proposte e critiche che, in questo modo, sono apparse poco comprensibili nelle loro motivazioni.
Il resto della pagina alla Giunta. Poco anche ai consiglieri di maggioranza.
Per il resto dell'anno niente o quasi. Solo la presenza giornaliera, ossessiva. per 365 giorni, del sindaco Tosi e dei suoi assessori.
Io non credo che consiglieri di minoranza, esperti e di lunga militanza politica, come Pozzerle, Zerbato, Uboldi, Perini e altri non abbiano suggerimenti o critiche o proposte sulle quali chiedere che si discuta in Consiglio. Sono anzi convinto, anzi so, perché qualche volta assisto alle sedute, che tutti i consiglieri di minoranza intervengono e affrontano i temi in discussione.
Il problema è un altro. E' che “L'Arena” é interessata quasi esclusivamente a Tosi e ai suoi amici.
Una volta, non un secolo fa, ma fino a sei, sette anni fa, “a Consiglio Comunale aperto” ,cioè in seduta pubblica, erano presenti giornalisti e televisioni e “L'Arena” riportava, pur in sintesi e pur sempre con un occhio di riguardo per la maggioranza del momento, gli interventi dei consiglieri e così i cittadini- elettori riuscivano a sapere qualcosa di quello che facevano i loro eletti.
Cioè c'era un rapporto continuo, seppure indiretto, tra i cittadini e i loro rappresentanti; poco, ma qualcosa c'era. Ora non più. Solo poche righe ogni tanto.
E' stata una scelta del giornale.
Il Rengo, l'antica campana della torre dei Lamberti in piazza Erbe, i cui solenni rintocchi da secoli avvertono i cittadini veronesi che qualcosa di importante è successo o sta succedendo, suona, ancora oggi, per dire che, si riunirà il Consiglio Comunale.
Ma, oggi, la voce del Rengo assomiglia a quella di una campana a morto perché il Consiglio Comunale è scomparso. Così come sta scomparendo il Parlamento. Ci sono solo Berlusconi e compari a Roma e solo Tosi e compari a Verona.
Ora nessuno si illude, e tanto meno chi ha una qualche esperienza, che basti avere visibilità nelle pagine de “L'Arena” o apparire sugli schermi di Telearena o TeleNuovo per “esserci”politicamente.
Ci vuole ben altro e Tosi lo sa tanto è vero che lui e compagnia sono sempre in giro tra la gente ma serve anche questo, servono anche i giornali e le televisioni.
E allora perché i consiglieri di opposizione non protestano pubblicamente non alzano la voce con la informazione locale?
Hanno paura di essere ancor più oscurati? Più oscurati di come sono ora è impossibile.
E poi perché i consiglieri di minoranza, con una parte dei loro gettoni di presenza e anche con qualche aiuto finanziario dei loro rappresentanti in Parlamento, non pubblicano, almeno due o tre volte l'anno, un foglio, un bollettino da mandare a tutte le famiglie della città per far conoscere quello che si potrebbe fare per affrontare i problemi della città e, per dirne uno, il problema del lavoro problema al quale la Giunta Tosi neanche ci pensa?
Farlo una volta sola alla vigilia delle elezioni non serve, può essere controproducente, anzi lo sarebbe di sicuro
Cambiamo argomento. Non è un argomento nuovo ma non è colpa mia.
Zenti, il vescovo Zenti, ce l'ha con Babbo Natale. A Copenaghen i potenti del mondo non si mettono d'accordo su come salvare il pianeta ma lui pensa a Babbo Natale e, nell'incontro con i politici e amministratori veronesi in Seminario, dice: “Non ho nulla contro Babbo Natale ma lo si potrebbe festeggiare non il 25 dicembre ma un po' più avanti in occasione del carnevale”.
A nessuno sfugge la delicatezza e signorilità della proposta che, immediatamente, suscita l'invidia di Borghezio il quale si chiede: “ Ma perché questa idea non è venuta a me!”
Interi popoli hanno la tradizione natalizia impersonata da Babbo Natale, milioni e milioni di bambini, oramai anche da noi,”aspettano Babbo Natale che porta doni”.
Si può non essere d'accordo e rimpiangere i tempi in cui i doni li portava Gesù bambino o, come da noi, santa Lucia e il Natale non era preda di un forsennato consumismo ma non si può proporre, con volgare irrisione, di far sfilare Babbo Natale il “ venerdì gnocolar” con il Papà del gnoco, le marjorettes diVillafranca, il Duca della Pignata e il Re del Torbolin.
Il comitato del carnevale, carnevale che ha cinque secoli di storia, ha detto subito di no e Pietro Robbi il cittadino di San Zeno che ha vestito i panni del Papà del Gnoco nell'ultimo carnevale, ha detto : “Mi sembra sbagliato voler accostare una figura come quella di Babbo Natale, comunque legata ad un rito ed a un momento religioso, a una festa pagana e profana come il nostro carnevale”.
Il carnevale veronese non mi piace più, è diventato cortigiano del potere ma in questa occasione il suo comitato ha risposto come si deve al vescovo Zenti il quale però, per la parte del suo discorso sui temi della politica, rivolto ai politici presenti in Seminario ha avuto invece il plauso del capogruppo del PDL-AN Ciro Maschio “...il vescovo è in piena sintonia con il nostro programma e di Governo e di Amministrazione comunale”.
Non c'erano dubbi.
Su “L'Arena”, ogni settimana, come se non ne bastasse uno, scrive anche un altro vescovo, Pietro Nonis, di Vicenza.
Ieri ha scritto, tra altre cose, per evidenziare che l'Italia va male: “ ... abbiamo un Parlamento nel quale di recente è stata mandata, senza meriti politici, una signora che aveva solo il pregio d'essere madre di un giovane ucciso da un carabiniere contro il quale quello aveva pericolosamente issato un estintore”.
Aveva solo il pregio...quasi una fortuna.
Haidi Giuliani, la mamma di Carlo, il ragazzo ucciso, dopo il G8 di Genova del 2001 ha svolto una costante attività e un sofferto impegno politico in tutta Italia e, nel 2006, è stata eletta al Senato. Dunque Nonis, con greve perfidia, dice il falso. Se ci fossero l' aldilà e l' inferno Nonis avrebbe il posto assicurato ma lui, Nonis, il vescovo Nonis, lo sa bene che non c'è né l'uno né l'altro.
Nonis, a differenza di qualche suo collega, ha fama di essere persona colta.
Il che rende ancora più indecente quello che ha scritto.
Giorgio Bragaja
17 dicembre 2009
a radio popolare 15-12-2009 su un film, un libro, Tosi, Zaia, Zenti e altro
Qualche sera fa ho rivisto in televisione un film di Pietro Germi “Signore e Signori”.
Il Film, un capolavoro, è del 1965 e Germi aveva visto, capito e rappresentato l'humus dal quale sarebbe nata la Lega e la maggioranza attuale.
I luoghi del film sono Treviso e dintorni ma avrebbero potuto essere anche Vicenza o Verona o Padova.
L'ambiente sociale è un ceto medio sordido e codardo con un bigottismo ostentato tutelato da un clero compiacente.
In quei luoghi, pochi anni dopo, nel 1978, Franco Rocchetta e Marilena Marin avrebbero fondato, con successo, la Lega Veneta. Sei anni prima che vedesse la luce la Lega Lombarda di Bossi.
Il Veneto, ricco e socialmente feroce, sarà preso ad esempio da tanti.
Se questo film lo ritrovate tra i programmi TV non perdetelo. Anche perché, con i disoccupati che crescono, i giovani che non trovano lavoro, gli evasori premiati con lo scudo fiscale, è bene sapere da dove viene la classe dirigente che governa il nostro Paese.
Un libro da leggere che, come il film di Germi, aiuta a capire molte cose, è quello appena uscito per le edizioni Cierre come numero speciale della rivista Venetica il cui titolo è già un programma. “La città in fondo a destra, integralismo, fascismo e leghismo a Verona”. C'è anche la curva sud dei tifosi dell' Hellas.
Scritto benissimo, chiaro, documentato, con numerose note esplicative e, per chi vuol saperne ancora di più, una preziosa bibliografia. Ne parlerò ancora.
Il procuratore Schinaia ha fatto allestire in Tribunale un Presepio con personaggi di colore compreso Gesù. Con la pelle scura come erano e come sono i palestinesi.
Il ministro Zaia, leghista doc veneto, dà fuori di testa e parla di provocazione e continua così :”se dedica tanto tempo a pensare a queste cose, cioè al presepio, spero che il Procuratore ne dedichi altrettanto a cause e processi “.
Zaia è il rivale di Tosi per la candidatura alla Presidenza della Regione Veneto e qualche maligno può pensare che l'invito ad occuparsi di più di cause e processi rivolto al procuratore sia fatto nella speranza che, cercando, si trovi qualcosa per arrivare al bis della condanna definitiva di Tosi per istigazione all'odio razziale di un paio di mesi fa eliminando così un concorrente pericoloso.
Il consueto sermone domenicale su “L'Arena” del vescovo Zenti è così accoratamente titolato : ”Se avessimo statisti alla De Gasperi !”. Ma la curia non l'aveva già trovato questo statista “alla De Gasperi” sia a Palazzo Barbieri a Verona che a Palazzo Chigi a Roma?
Infatti, se non ricordiamo male il portavoce del vescovo, don Fasani, non era corso in difesa di Tosi definendolo vittima di accanimento ideologico e giudiziario e non era corso in difesa di Berlusconi perché “ non si può chiedere le dimissioni del capo del Governo solo perché gli piacciono le donne”?
Una difesa così sincera, leale, dell'uno e dell'altro, di Tosi e di Berlusconi, significa che il politico “alla De Gasperi”, in Curia, l'avevano trovato anche se l'elenco delle malefatte di Tosi (pag. 189 e 190 del libro sopra citato) per non parlare di quelle di Berlusconi, è molto lungo e, certamente, a conoscenza del vescovo il quale, però, sta zitto perché dichiara di evitare pronunciamenti pubblici contro le amministrazioni perché favorevole ad una “ persuasione silenziosa” tanto silenziosa da essere inesistente, siccché Roberto Puliero, con feroce sarcasmo, propone che il motto episcopale sullo stemma del vescovo di Verona diventi “Tasi e Tosi”.
Se, domenica, il vescovo ha invocato uno statista “alla De Gasperi” vuol forse dire che la Curia comincia ad avere dei dubbi verso lo statista che ci governa ora?
Dubbi però quasi di sicuro destinati a sparire di fronte alle immagini di Berlusconi colpito, sanguinante ma tuttavia consapevole della presenza delle telecamere. Immagini che oscureranno per un qualche tempo il conflitto di interessi e il tentativo di stravolgere la Carta Costituzionale.
Ma solo per qualche tempo. L'aria sta cambiando. Il vento gira e prevede tempesta.
Altro argomento : la città, le sue strade le sue piazze.
Luciano Cenna è un architetto veronese e dire che è un architetto noto è riduttivo. Ha progettato cose importanti ha scritto sui giornali e ha scritto libri. Questi, quasi tutti, con argomento la sua città. La sua famiglia è stata titolare, e credo lo sia ancora, di un ristorante sul Liston in piazza Bra.
Quando qualcuno, sull'onda zeffiriliana, mesi fa, aveva proposto di abbattere alcuni alberi della sua piazza, la Bra, per dare spazio al plateatico dei ristoranti e bar, aveva scritto che sarebbe salito sugli alberi per impedirlo.
Nel 1989, venti anni fa, aveva scritto che” piazza Bra e piazza Erbe concorrono al titolo per le più sfortunate piazze italiane per l'occupazione del suolo pubblico con tavoli e poltroncine più adatti a contornare i bordi delle piscine in Florida che il centro storico della città”.
La realtà di oggi non è tanto diversa. Per capirlo basta andare, appunto, in piazza Bra dove Rana vince il ricorso al Tar sul plateatico o in piazza Erbe dove l'antico toloneo viene occupato non solo dai tavoli dei bar ma anche dai Suv e dove, per il Natale, il pandoro Bauli oscura, la colonna con il leone di San Marco e altre baracche e luminarie costruiscono una sconnessa sagra paesana.
In via Roma, a cinquanta metri da piazza Bra, hanno inaugurato il monumento alla motocicletta del campione Ruffo “forgiata dall'allievo di Berto da Cogollo” che va ad aggiungersi alle statue, alle lapidi, alle targhe, alle targhette, ai busti, alle iscrizioni con i quali e le quali i nostri amministratori appestano strade e piazze ignari della misura e del rispetto per i luoghi e la storia.
La domanda è : c'è un sovrintendente a Verona?
Giorgio Bragaja
Qualche sera fa ho rivisto in televisione un film di Pietro Germi “Signore e Signori”.
Il Film, un capolavoro, è del 1965 e Germi aveva visto, capito e rappresentato l'humus dal quale sarebbe nata la Lega e la maggioranza attuale.
I luoghi del film sono Treviso e dintorni ma avrebbero potuto essere anche Vicenza o Verona o Padova.
L'ambiente sociale è un ceto medio sordido e codardo con un bigottismo ostentato tutelato da un clero compiacente.
In quei luoghi, pochi anni dopo, nel 1978, Franco Rocchetta e Marilena Marin avrebbero fondato, con successo, la Lega Veneta. Sei anni prima che vedesse la luce la Lega Lombarda di Bossi.
Il Veneto, ricco e socialmente feroce, sarà preso ad esempio da tanti.
Se questo film lo ritrovate tra i programmi TV non perdetelo. Anche perché, con i disoccupati che crescono, i giovani che non trovano lavoro, gli evasori premiati con lo scudo fiscale, è bene sapere da dove viene la classe dirigente che governa il nostro Paese.
Un libro da leggere che, come il film di Germi, aiuta a capire molte cose, è quello appena uscito per le edizioni Cierre come numero speciale della rivista Venetica il cui titolo è già un programma. “La città in fondo a destra, integralismo, fascismo e leghismo a Verona”. C'è anche la curva sud dei tifosi dell' Hellas.
Scritto benissimo, chiaro, documentato, con numerose note esplicative e, per chi vuol saperne ancora di più, una preziosa bibliografia. Ne parlerò ancora.
Il procuratore Schinaia ha fatto allestire in Tribunale un Presepio con personaggi di colore compreso Gesù. Con la pelle scura come erano e come sono i palestinesi.
Il ministro Zaia, leghista doc veneto, dà fuori di testa e parla di provocazione e continua così :”se dedica tanto tempo a pensare a queste cose, cioè al presepio, spero che il Procuratore ne dedichi altrettanto a cause e processi “.
Zaia è il rivale di Tosi per la candidatura alla Presidenza della Regione Veneto e qualche maligno può pensare che l'invito ad occuparsi di più di cause e processi rivolto al procuratore sia fatto nella speranza che, cercando, si trovi qualcosa per arrivare al bis della condanna definitiva di Tosi per istigazione all'odio razziale di un paio di mesi fa eliminando così un concorrente pericoloso.
Il consueto sermone domenicale su “L'Arena” del vescovo Zenti è così accoratamente titolato : ”Se avessimo statisti alla De Gasperi !”. Ma la curia non l'aveva già trovato questo statista “alla De Gasperi” sia a Palazzo Barbieri a Verona che a Palazzo Chigi a Roma?
Infatti, se non ricordiamo male il portavoce del vescovo, don Fasani, non era corso in difesa di Tosi definendolo vittima di accanimento ideologico e giudiziario e non era corso in difesa di Berlusconi perché “ non si può chiedere le dimissioni del capo del Governo solo perché gli piacciono le donne”?
Una difesa così sincera, leale, dell'uno e dell'altro, di Tosi e di Berlusconi, significa che il politico “alla De Gasperi”, in Curia, l'avevano trovato anche se l'elenco delle malefatte di Tosi (pag. 189 e 190 del libro sopra citato) per non parlare di quelle di Berlusconi, è molto lungo e, certamente, a conoscenza del vescovo il quale, però, sta zitto perché dichiara di evitare pronunciamenti pubblici contro le amministrazioni perché favorevole ad una “ persuasione silenziosa” tanto silenziosa da essere inesistente, siccché Roberto Puliero, con feroce sarcasmo, propone che il motto episcopale sullo stemma del vescovo di Verona diventi “Tasi e Tosi”.
Se, domenica, il vescovo ha invocato uno statista “alla De Gasperi” vuol forse dire che la Curia comincia ad avere dei dubbi verso lo statista che ci governa ora?
Dubbi però quasi di sicuro destinati a sparire di fronte alle immagini di Berlusconi colpito, sanguinante ma tuttavia consapevole della presenza delle telecamere. Immagini che oscureranno per un qualche tempo il conflitto di interessi e il tentativo di stravolgere la Carta Costituzionale.
Ma solo per qualche tempo. L'aria sta cambiando. Il vento gira e prevede tempesta.
Altro argomento : la città, le sue strade le sue piazze.
Luciano Cenna è un architetto veronese e dire che è un architetto noto è riduttivo. Ha progettato cose importanti ha scritto sui giornali e ha scritto libri. Questi, quasi tutti, con argomento la sua città. La sua famiglia è stata titolare, e credo lo sia ancora, di un ristorante sul Liston in piazza Bra.
Quando qualcuno, sull'onda zeffiriliana, mesi fa, aveva proposto di abbattere alcuni alberi della sua piazza, la Bra, per dare spazio al plateatico dei ristoranti e bar, aveva scritto che sarebbe salito sugli alberi per impedirlo.
Nel 1989, venti anni fa, aveva scritto che” piazza Bra e piazza Erbe concorrono al titolo per le più sfortunate piazze italiane per l'occupazione del suolo pubblico con tavoli e poltroncine più adatti a contornare i bordi delle piscine in Florida che il centro storico della città”.
La realtà di oggi non è tanto diversa. Per capirlo basta andare, appunto, in piazza Bra dove Rana vince il ricorso al Tar sul plateatico o in piazza Erbe dove l'antico toloneo viene occupato non solo dai tavoli dei bar ma anche dai Suv e dove, per il Natale, il pandoro Bauli oscura, la colonna con il leone di San Marco e altre baracche e luminarie costruiscono una sconnessa sagra paesana.
In via Roma, a cinquanta metri da piazza Bra, hanno inaugurato il monumento alla motocicletta del campione Ruffo “forgiata dall'allievo di Berto da Cogollo” che va ad aggiungersi alle statue, alle lapidi, alle targhe, alle targhette, ai busti, alle iscrizioni con i quali e le quali i nostri amministratori appestano strade e piazze ignari della misura e del rispetto per i luoghi e la storia.
La domanda è : c'è un sovrintendente a Verona?
Giorgio Bragaja
01 dicembre 2009
A radiopop 20091201 su milioni che girano, assegni come lenzuola, il presepio e altro
Dai giornali di ieri e dell'altro ieri si apprende che si è conclusa la trattativa tra Comune di Verona e le Banche relativamente alla vicenda del Polo Finanziario e dei palazzi storici.
Il Comune cede Palazzo Forti, Palazzo Gobetti. Palazzo Pompei e si riprende i terreni davanti alla Fiera. Palazzo Forti resta come Galleria d'Arte Moderna.
Tutti contenti, pare. Però, però.... la cosa non convince più di tanto.
Anzi il giro dei milioni non convince affatto.
Vediamo di riassumere.
Tempo fa il Comune di Verona, in accordo con Cariverona, Cattolica Assicurazioni e Banco Popolare, decise che Verona dovesse avere il suo Polo Finanziario un luogo cioè dove concentrare attività finanziarie, bancarie. assicurative e di programmazione tecnologicamente avanzata addirittura in concorrenza con la City di Milano e a tal scopo predispose gli strumenti urbanistici necessari e ne individuò il sito di fronte alla Fiera.
Banche e Assicurazioni acquistarono i terreni e privati e imprese prepararono i progetti e il Comune incassò i soldi, circa 36 milioni.
Succede però che alcuni dei soggetti, Popolare e Cattolica, a causa di decisioni sbagliate e poco chiare, perdano un sacco di soldi tanto da dover ridurre personale e sportelli e le loro azioni crollano, in pratica restano “in braghe di tela” e, così, per loro, l'idea del Polo svanisce e, insieme con Cariverona, chiedono al Comune di riavere i soldi.
Il Comune stranamente non fa una piega. Dice che va bene ma soldi non ne ha e allora riprende slancio l'idea di vendere i suoi palazzi storici per restituire i soldi, anzi, ad un certo punto, decide che invece dei soldi è meglio dare direttamente i palazzi a Cariverona che poi si combinerà con Popolare e Cattolica.
I cittadini (alcuni) si pongono una domanda: perché il Comune si è sentito obbligato a restituire i 36 milioni?
A rinunciare all'iniziativa erano state le Banche, non il Comune che aveva rispettato gli impegni . Perciò il Comune poteva tenersi i soldi. E che le Banche e le Assicurazioni si arrangiassero!
Invece no, il Comune accetta di restituire i soldi. Perché?
Può darsi che mi sfugga qualcosa di importante però faccio questa domanda (da Radio popolare e anche su “L'Arena” ) e più volte, da un anno a questa parte e non ho ancora sentito, o letto, spiegazioni convincenti mentre quando si tratta dei soldi dei cittadini le spiegazioni non solo devono esserci ma devono essere, appunto, del tutto convincenti.
Se le risposte non sono assolutamente convincenti siamo autorizzati a pensare il peggio.
E allora ripropongo la domanda: perché dobbiamo pagare noi?
Ora parliamo di altri soldi, sempre nostri comunque.
L'altro ieri i giornali veronesi mettevano in bella vista l'assessore Di Dio che con altri comprimari reggeva la fotocopia, di due metri per uno, di un assegno di 35 mila euri che il Comune di Verona ha elargito alla parrocchia dei Santi Apostoli per concorrere alle spese per la riparazione del tetto e dei muri lesionati.
Un mese prima c'era stata una analoga foto con analoga compagnia, eccetto il cambio di assessore, il regionale Giorgetti invece del comunale Di Dio, e la fotocopia di un assegno, di 200 mila euri anche questa di due metri per uno, tipo lenzuolo, stanziati dalla Regione.
Negati alla discrezione e gonfi di boria populista, uomini pubblici ostentano generosità con i soldi altrui anche quando sarebbe il caso, prima di elargire soldi nostri, di capire bene chi ha provocato il danno e chi, perciò, dovrebbe pagare.
Infatti in molti pensano che il danno alla chiesa sia stato provocato dalle ruspe che, a pochi metri di
distanza, hanno scavato una voragine per un parcheggio sotterraneo e, all'inizio, tutti i giornali davano per certa questa spiegazione poi, con il passare delle settimane, questa ipotesi è scomparsa mano a mano che si veniva a sapere che l'impresa degli scavi per il garage era la stessa che ha vinto la gara per il traforo sotto le Torricelle. Potenza del cemento armato!
Domanda : perché dobbiamo pagare noi?
In Consiglio Comunale qualcuno ha chiesto spiegazioni?
Da tempo immemorabile a casa mia ai primi di dicembre si fa il Presepio. Ateo, continuo a farlo perché racconta una bella storia. Una storia buona. Le statuine, (i “personaggi”), di artigianato povero, sono vecchissime, rovinate, scheggiate, lisciate da numerose mani soprattutto di bambini.
A Natale, resisterò con tutte le mie forze quando il sindaco Tosi, e il comandante dei vigili urbani, con al seguito le cineprese di Telearena e Telenuovo, verranno a casa mia per procedere all'espulsione degli extracomunitari clandestini Gesù Giuseppe e Maria.
Chiudiamo in allegria.
Con in mano i volantini per difendere il crocefisso nelle scuole, un attivista della Lega si è fatto scappare una serie di bestemmie durante una discussione con un passante e agli agenti spiegò che era arrabbiato perché aveva perso il lavoro. Speriamo che faccia un pensierino su come mai ha perso il lavoro e sul perché la sua Lega non parla mai dei problemi del lavoro ma solo di crocefissi, di bandiere, di clandestini e di ronde.
Giorgio Bragaja
Dai giornali di ieri e dell'altro ieri si apprende che si è conclusa la trattativa tra Comune di Verona e le Banche relativamente alla vicenda del Polo Finanziario e dei palazzi storici.
Il Comune cede Palazzo Forti, Palazzo Gobetti. Palazzo Pompei e si riprende i terreni davanti alla Fiera. Palazzo Forti resta come Galleria d'Arte Moderna.
Tutti contenti, pare. Però, però.... la cosa non convince più di tanto.
Anzi il giro dei milioni non convince affatto.
Vediamo di riassumere.
Tempo fa il Comune di Verona, in accordo con Cariverona, Cattolica Assicurazioni e Banco Popolare, decise che Verona dovesse avere il suo Polo Finanziario un luogo cioè dove concentrare attività finanziarie, bancarie. assicurative e di programmazione tecnologicamente avanzata addirittura in concorrenza con la City di Milano e a tal scopo predispose gli strumenti urbanistici necessari e ne individuò il sito di fronte alla Fiera.
Banche e Assicurazioni acquistarono i terreni e privati e imprese prepararono i progetti e il Comune incassò i soldi, circa 36 milioni.
Succede però che alcuni dei soggetti, Popolare e Cattolica, a causa di decisioni sbagliate e poco chiare, perdano un sacco di soldi tanto da dover ridurre personale e sportelli e le loro azioni crollano, in pratica restano “in braghe di tela” e, così, per loro, l'idea del Polo svanisce e, insieme con Cariverona, chiedono al Comune di riavere i soldi.
Il Comune stranamente non fa una piega. Dice che va bene ma soldi non ne ha e allora riprende slancio l'idea di vendere i suoi palazzi storici per restituire i soldi, anzi, ad un certo punto, decide che invece dei soldi è meglio dare direttamente i palazzi a Cariverona che poi si combinerà con Popolare e Cattolica.
I cittadini (alcuni) si pongono una domanda: perché il Comune si è sentito obbligato a restituire i 36 milioni?
A rinunciare all'iniziativa erano state le Banche, non il Comune che aveva rispettato gli impegni . Perciò il Comune poteva tenersi i soldi. E che le Banche e le Assicurazioni si arrangiassero!
Invece no, il Comune accetta di restituire i soldi. Perché?
Può darsi che mi sfugga qualcosa di importante però faccio questa domanda (da Radio popolare e anche su “L'Arena” ) e più volte, da un anno a questa parte e non ho ancora sentito, o letto, spiegazioni convincenti mentre quando si tratta dei soldi dei cittadini le spiegazioni non solo devono esserci ma devono essere, appunto, del tutto convincenti.
Se le risposte non sono assolutamente convincenti siamo autorizzati a pensare il peggio.
E allora ripropongo la domanda: perché dobbiamo pagare noi?
Ora parliamo di altri soldi, sempre nostri comunque.
L'altro ieri i giornali veronesi mettevano in bella vista l'assessore Di Dio che con altri comprimari reggeva la fotocopia, di due metri per uno, di un assegno di 35 mila euri che il Comune di Verona ha elargito alla parrocchia dei Santi Apostoli per concorrere alle spese per la riparazione del tetto e dei muri lesionati.
Un mese prima c'era stata una analoga foto con analoga compagnia, eccetto il cambio di assessore, il regionale Giorgetti invece del comunale Di Dio, e la fotocopia di un assegno, di 200 mila euri anche questa di due metri per uno, tipo lenzuolo, stanziati dalla Regione.
Negati alla discrezione e gonfi di boria populista, uomini pubblici ostentano generosità con i soldi altrui anche quando sarebbe il caso, prima di elargire soldi nostri, di capire bene chi ha provocato il danno e chi, perciò, dovrebbe pagare.
Infatti in molti pensano che il danno alla chiesa sia stato provocato dalle ruspe che, a pochi metri di
distanza, hanno scavato una voragine per un parcheggio sotterraneo e, all'inizio, tutti i giornali davano per certa questa spiegazione poi, con il passare delle settimane, questa ipotesi è scomparsa mano a mano che si veniva a sapere che l'impresa degli scavi per il garage era la stessa che ha vinto la gara per il traforo sotto le Torricelle. Potenza del cemento armato!
Domanda : perché dobbiamo pagare noi?
In Consiglio Comunale qualcuno ha chiesto spiegazioni?
Da tempo immemorabile a casa mia ai primi di dicembre si fa il Presepio. Ateo, continuo a farlo perché racconta una bella storia. Una storia buona. Le statuine, (i “personaggi”), di artigianato povero, sono vecchissime, rovinate, scheggiate, lisciate da numerose mani soprattutto di bambini.
A Natale, resisterò con tutte le mie forze quando il sindaco Tosi, e il comandante dei vigili urbani, con al seguito le cineprese di Telearena e Telenuovo, verranno a casa mia per procedere all'espulsione degli extracomunitari clandestini Gesù Giuseppe e Maria.
Chiudiamo in allegria.
Con in mano i volantini per difendere il crocefisso nelle scuole, un attivista della Lega si è fatto scappare una serie di bestemmie durante una discussione con un passante e agli agenti spiegò che era arrabbiato perché aveva perso il lavoro. Speriamo che faccia un pensierino su come mai ha perso il lavoro e sul perché la sua Lega non parla mai dei problemi del lavoro ma solo di crocefissi, di bandiere, di clandestini e di ronde.
Giorgio Bragaja
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